martedì 24 aprile 2012

Disconnessa dal mondo O_O

Ciao a tutti!!!
Vi scrivo dal lavoro solo per dirvi una cosuccia:
Dont'worry, non mi sono persa in qualche landa desolata e il blog non è stato lasciato a se stesso!XD Purtoppo sono momentaneamente priva di connessione internet a casa mia e quindi non posso aggiornare con regolarità, ma tutto dovrebbe sistemarsi nel giro di dieci giorni e per allora tornerò sicuramente con le novita sulla nuova fanfiction che vi avevo promesso su EFP. Nel frattempo cercherò magari di aggiungere qualcosa, se riesco, dal lavoro, quindi tentemi d'occhio che prima o poi ricomincio a postare anche qui!XDXDXDXD
ALLA PROSSIMA...BACIONI...IOSNIO90!!!

giovedì 12 aprile 2012

"Forse...il destino..." - Epilogo

Epilogo

O5 Agosto 2034
“Nicole! Giuro che se non ti dai una mossa salgo su a prenderti e ti butto di sotto a suon di calci!”.
Il sole brillava alto su Fell’s Church in quella mattina di inizio agosto. L’aria era calda, ma un lieve venticello proveniente da est arrivava a rinfrescare la pelle di Nicole, impegnata nella tragica impresa di infilarsi niente meno che un vestito, oltretutto scelto da sua cugina Lilian.
C’erano voluti giorni e gli sforzi congiunti della sua intera famiglia per convincerla e alla fine sua cugina l’aveva spuntata soltanto perché…Lilian credeva per via delle minacce con cui l’aveva tartassata, ma la realtà cruda e semplice, realtà di cui Nicole non avrebbe mai fatto parola, era che sua cugina era riuscita nella sua impresa soltanto perché aveva dalla sua un’arma incredibile: i geni combinati di suo zio Stefan e sua zia Elena! I quali la rendevano non solo la progenie della coppia più smielata mai esistita, ma anche mortalmente pesante.
“Nicole! Non puoi arrivare in ritardo, non oggi! Anzi….lo so cosa pensi quindi prima che tu lo dica ti rispondo già che no, non puoi mancare! Te lo proibisco categoricamente, mi hai sentita? Non osare, Nicole!”.
Appunto! Mortalmente pesante, mai definizione fu più adatta per descrivere Lilian in due parole.
“Scendo, Lilian, scendo…” - rispose con voce terribilmente annoiata - “Dammi solo un altro minuto e vedrai che non se la prenderà nessuno se faccio tardi, dopotutto la giornata che hai organizzato è dedicata a me, no? Sono io la festeggiata, giusto? Fidati! Si aspettano che arrivi in ritardo, quindi rilassati!”.
I vent’anni a detta di Lilian erano una tappa importante della vita, quella tappa che segnava davvero la fine dell’adolescenza e l’inizio dell’età adulta. A vent’anni - sempre secondo Lilian - ci si cominciava a fare un’idea di quelle che sarebbero state le vere responsabilità e si cominciava a capire che il mondo non era tutto rose e fiori mentre si apprendeva la sacrosanta lezione che niente ci era dovuto per diritto di nascita, ma che le cose bisognava guadagnarsele.
Per questo motivo aveva cominciato i preparativi di quella festa già sei mesi prima perché - oltre a tutto il resto - Lilian era anche pienamente convinta che lei, Nicole, non sarebbe mai stata in grado di mettere su una festa come si conveniva.
Nicole non aveva neppure cercato di opporsi e l’aveva lasciata fare perché quando Lilian entrava nel loop mentale della party planner allora nessuno era in grado di riportarla al mondo reale fino a che il suo obiettivo non era stato portato a termine. In particolare, l’obiettivo che si era prefissata per il compleanno di Nicole era quello di organizzare non una festa, ma una specie di sagra di paese che coinvolgesse chiunque nell’arco di dieci miglia da Fell’s Church.
I volantini, persino quelli aveva distribuito per spargere la voce perché ovviamente gli inviti andavano recapitati a mano solo agli amici intimi e ai parenti.
In quel frangente Nicole fu grata almeno del fatto che lei i suoi amici e parenti ce li aveva tutti radunati in un unico, grande e vecchio edificio: il pensionato.
 - Tre Alleluia per il pensionato! -
“Non osare scherzare, Nicole! Piuttosto, vedi di sbrigarti!” - fu la risposta acida di Lilian.
Nicole sospirò mentre si riavviava i capelli all’indietro e fissava con occhio critico e un sopracciglio alzato la sua immagine riflessa allo specchio.
Lilian aveva insistito per il vestito e Nicole non era riuscita a farle cambiare idea, ma almeno doveva dire che sua cugina si era attenuta a qualcosa che in fondo non era troppo esagerato e pretenzioso e che forse poteva addirittura rientrare nel suo stile che non era mai stato troppo ricercato.
L’abito era nero, senza spalline, bustino stretto a sottolinearle alla perfezione il punto vita e gonna a sbuffo lunga fin poco sopra il ginocchio. Il tutto era decorato da ghirigori in argento sul bustino e piccoli brillantini bianchi sulla gonna.
Aveva dovuto abbandonare i suoi classici anfibi ed era stata forzata ad indossare trappole mortali che Lilian adorava chiamare “sandali”. Anch’essi neri con pietruzze argentate, avevano un tacco non troppo alto, ma ugualmente scomodo per una che i tacchi non li metteva neppure se a chiederglielo era lo Spirito Santo disceso dal cielo.
Infine aveva insistito per tenere la sua polsiera - su quella non aveva ceduto - ed in cambio aveva dato la sua parola a Lilian di indossare un set di collana e bracciale con pendente che sua cugina aveva liberamente scelto senza obiezioni da parte sua.
Il solito filo di matita e mascara le incorniciavano lo sguardo e i capelli tenuti sciolti le scendevano in morbide onde nere lungo tutta la schiena andando a contrapporsi ancora più nettamente del solito, insieme al nero del vestito, al pallore naturale della sua pelle.
Decise che si, per un giorno solo poteva anche farlo lo sforzo di andarsene in giro abbigliata in quel modo, la cosa non avrebbe guastato la sua reputazione.
Non prese con se nulla, né borsa né niente e lasciò la sua stanza prendendo a scendere pigramente le scale interne del pensionato fino ad arrivare sulla soglia dove, come da copione, dovette assistere all’inquietante spettacolo di Lilian avvinghiata ad Owen e lui che…boh…come faceva a trasformarsi da ragazzo a polpo in così breve tempo Nicole non lo avrebbe mai capito.
“Finalmente!” - esclamò Lilian, voltandosi nell’abbraccio di Owen per riuscire a guardarla con quei suoi occhi indignati neanche avesse commesso il più atroce dei delitti.
“Oddio mio, rilassati Lilian, quante volte devo ripetertelo!?!” - sospirò Nicole.
Lilian non la ascoltò nemmeno. Le si avvicinò di un passo e la squadrò da capo a piedi con una mano portata elegantemente al mento. Soppesò ciò che vedeva per un paio di secondi e poi prese a girarle attorno, fissandola attentamente da ogni angolazione.
“Che diamine stai facendo?” - sbottò Nicole, sotto lo sguardo divertito di Owen che non la finiva di sghignazzare vedendola così in difficoltà con la sua fidanzata.
Nicole pensò che quel ragazzo non le piaceva, per niente! Era irritante quindi perfetto per Lilian. Si erano trovati quei due.
“Ti valuto!” - rispose Lilian.
“Ma ti rendi conto che è da stamattina che mi tartassi a distanza e non mi hai ancora fatto gli auguri per il compleanno?” - le fece notare.
“Si, si…auguri…” - berciò Lilian.
Nicole spalancò la bocca per lo sconcerto e allargò appena un attimo le braccia per poi farle ricadere pesantemente lungo i fianchi.
“Ci rinuncio!” - disse, avviandosi a grandi passi verso la porta d’ingresso.
Lilian la riacciuffò per un braccio giusto un attimo prima che mettesse piede fuori e la tirò verso di se, abbracciandola stretta.
“Oddio, hai ragione, hai ragione, scusami tanto, Niki!” - prese a dirle - “E Buon compleanno!” - aggiunse poi con un gran sorriso allontanandosi appena da lei affinchè potessero guardarsi negli occhi.
Nicole ricambiò il sorriso mentre scioglieva l’intreccio delle loro braccia.
“Perdonata!” - disse.
“Allora…non vuoi sapere come penso che ti stia questo vestito?” - la provocò Lilian.
Nicole si riavviò ancora una volta i capelli all’indietro e questa volta si incamminò sul serio, lasciandosi Owen e Lilian alle spalle.
“Non mi serve saperlo! Mi sta benissimo ed io sono bellissima! Ma, dopotutto, io sarei perfetta anche con un telo di iuta addosso, quindi…”
“Sei la solita sbruffona!” - la rimbeccò Lilian, affiancandola senza mai mollare la presa sulla mano di Owen.
Nicole scrollò le spalle e il resto del tragitto da lì al centro di Fell’s Church lo trascorse in silenzio, ad ascoltare i discorsi dei due piccioncini e ad annuire di tanto in tanto quando si rivolgevano a lei, ma in realtà totalmente persa nei suoi pensieri.
Non perdeva mai d’occhio la sua destra: in un modo o nell’altro riusciva sempre a puntare lo sguardo in quella direzione.
L’evento - così piaceva chiamarlo a Lilian - fu effettivamente un successo. Era sì pieno di persone che Nicole neppure conosceva, ma almeno sua cugina era riuscita nell’impresa di farli divertire tutti, uno ad uno.
L’intera Fell’s Church era bella e addobbata a festa, con striscioni eleganti, fiaccole e fiori ovunque che andavano a fare da sfondo a tavoli su tavoli di cibo e bevande sufficienti a sfamare l’intera cittadina per un mese intero forse.
La sera calò presto e solo allora Nicole riuscì a ritagliarsi un angolino tutto suo in disparte dove poter riflettere con calma e lucidità, guardando tutto e tutti dall’esterno come in fondo sentiva di star facendo da…da sempre.
Nicole aveva un segreto, un segreto che non aveva detto e non aveva intenzione di rivelare a nessuno: ricordava tutto! Astaroth e il resto, le lotte, gli incendi, le morti…tutto! Ed era la sola!
Quando Astaroth era morto in quella che era stata una vera esplosione di luce poi quella luce stessa aveva come reagito alla morte del demone e aveva preso a girare e a girare, a girale intorno. Tutto il mondo, tutto il Tempo, tutto era stato risucchiato in quel vortice ed era stato riscritto eliminando ogni traccia del passaggio di Astaroth dalla storia. La vita di tutti era cambiata, i ricordi di tutti erano cambiati, tranne i suoi.
Perché? Si era interrogata spesso su questo e alla fine era giunta ad una conclusione tanto semplice da farla quasi ridere, ma che era anche l’unica giusta e plausibile: si era ritrovata nell’occhio del ciclone, letteralmente! E chiunque sapeva che, incredibilmente, in presenza di un ciclone il posto più sicuro è al suo interno, nell’occhio, quel punto dal quale il ciclone prende vita, ma che resta un punto fermo, statico, non soggetto a nessun tipo di distruzione o cambiamento di qualsivoglia genere.
Nella battaglia contro Astaroth lei aveva generato la luce, lei aveva generato il ciclone, lei era rimasta ferma in quel punto fisso quindi lei non era stata travolta dal vortice di cambiamento che aveva travolto il resto del mondo.
Sembrava irreale, quasi ridicolo, ma era così.
E adesso era giunta al punto in cui pensava a se stessa davvero come ad una spettatrice del bello show che erano le vite degli altri perché quelle erano vite perfette, vite nelle quali nessuno di loro aveva conosciuto gli orrori della guerra contro i demoni, vite che non erano state segnate dall’arrivo di Astaroth, vite che, alla morte del demone, erano state ridate a chi era stato ucciso da Astaroth o per ordine di Astaroth.
Lo ricordava ancora quel giorno di due mesi prima, il giorno della lotta quando non appena il ciclone si era calmato portandosi via con se negli abissi dell’oblio anche il Castello nero lei si era ritrovata da sola al centro dell’Old Wood e aveva deciso, in preda all’ansia e alla confusione, di rifugiarsi al pensionato. Non appena era arrivata lì….se li era ritrovati tutti davanti, tutti in perfetta salute e intenti a fare le cose più disparate, dal preparare il the per sua madre allo sfogliare riviste di moda per Lilian e sua zia Elena.
Fu in quel momento, quando le chiesero perché sembrava così sconvolta e perché i suoi vestiti erano sporchi di sangue, terra e sudore che Nicole capì, capì di essere rimasta la sola a ricordare, la sola la cui vita non era stata riscritta di una virgola.
Aveva provato ad indagare parlando con gli altri, giusto per avere la conferma di ciò che pensava e la conferma era arrivata, ad esempio, quando Matt e la rediviva Olivia annunciarono che sarebbero partiti per una crociera oppure quando Lilian le raccontò come una mattina si era svegliata con la certezza di amare Owen e allora era corsa da lui, si erano dichiarati l’un l’altro per poi perdersi in un bacio da film romantico d’altri tempi. Ecco, quella storia Nicole se l’era fatta ripetere perché lei la ricordava in modo nettamente diverso. Nei suoi ricordi, Lilian un giorno si era svegliata con la certezza di amare Owen ed era corsa da lui, si erano dichiarati l’uno all’altra e quando erano stati sul punto di coronare il loro sogno d’amore…BAM….era comparso Astaroth con il suo Castello e il suo seguito di demoni e allora Lilian ed Owen avevano fatto quella ridicola promessa di rimandare il tutto a quando quella brutta situazione sarebbe giunta al termine. Quella era la storia che Nicole ricordava e quella era la storia che Lilian raccontava mentre Astaroth era ancora in vita, ma poi il Figlio del Fuoco era morto, tutto era stato riscritto e adesso la verità di sua cugina era diversa dalla sua. Perché di verità si trattava. Nicole non poteva accusarli di vivere in una menzogna e che la loro vera vita era un’altra, no, perché….né la sua versione né la loro era falsa.
Aveva finito con l’accettarlo.
Per parecchio tempo aveva portato addosso un peso ben più grande di qualche ricordo non riscritto e se quello doveva essere il prezzo da pagare per avere l’assoluta certezza che Astaroth era finito e che la loro lotta era giunta al termine, allora era felice di pagarlo. Ne avrebbe sopportati altri mille di segreti come quello se fosse stato necessario.
Uno spostamento d’aria alla sua destra, il solito spostamento d’aria, le ricordò che un altro segreto lei già ce l’aveva.
Annuì, consapevole e sospirò.
A proposito di quel segreto voleva fare una cosa e, mentre la faceva, voleva anche controllare qualcos’altro.
Si voltò e si avviò verso l’Old Wood, sperando di non essere vista da nessuno, ma a trovarla fu suo padre.
“Nicole! Lilian dice che tra poco devi farti bella per le foto del taglio della torta!” - l’avvertì sogghignando.
“Taglio della torta? C’è un taglio della torta?” - si lamentò Nicole.
Suo padre scrollò le spalle.
“Ok! Dille che arrivo, prima…ho una piccola cosa da sbrigare..” - disse.
“Nulla di grave, spero…” - fece suo padre.
A quelle parole Nicole voltò lo sguardo sulla cittadina completamente sana e nel pieno sviluppo del suo splendore, lanciò un’occhiata a tutta la sua famiglia felice e in vita e poi guardò la gente di Fell’s Church, gli stessi che fino a poco prima aveva chiamato superstiti e che adesso erano semplicemente persone serene cullate dalla beata ignoranza dovuta al fatto di non sapere nulla di nessun personaggio o evento soprannaturale, neppure di loro.
Tornò a guardare suo padre dopo un lungo attimo e si concesse per la prima volta di essere davvero soddisfatta di ciò che era riuscita a fare.
“Oh papà, ormai non esiste più nulla che possa davvero essere definito grave o pericoloso, fidati!” - gli rispose sorridendo.
Suo padre non capì, Nicole glielo leggeva negli occhi, ma la lasciò andare con la promessa di non rivelare a Lilian che aveva temporaneamente abbandonato la festa.
Fece tutto il tragitto che la separava dal cuore vivo e pulsante dell’Old Wood di corsa, senza mai fermarsi e senza smettere di sorridere.
Giunta a destinazione si voltò ancora alla sua destra, fissando per un attimo lo sguardo sulla figura visibile solo ai suoi occhi che non l’abbandonava mai e che anche in quel momento l’aveva seguita.
Pronunciò poche parole e davanti a lei si tese una linea retta di luce e poi si aprì uno squarcio, uno squarcio nel tessuto spazio-temporale simile a quello che aveva usato con Lilian durante il loro precedente viaggio nel passato.
“Cosa vuoi fare, Nicole?” - le chiese curiosa la figura alla sua destra.
“Ti accontento! E’ da settimane che me lo chiedi e finalmente ho deciso di assecondarti, quindi siine felice! Ti mancavano i viaggi nel Tempo? Perfetto! Adesso viaggeremo nel Tempo! Non un viaggio solo, piuttosto salteremo da un anno all’altro proprio come piaceva fare a te!” - rispose Nicole.
“Devo confessarti che a volte la tua gentilezza nei miei confronti mi commuove, cara Nicole!” - le rispose Astaroth, mentre la luce dello squarcio li avvolgeva e li risucchiava al suo interno.



05 Agosto 2011
Il posto faceva veramente pena.
Una bettola sgangherata con le pareti scrostate, grosse moto parcheggiate all’esterno e un ridicolo pezzo di legno tenuto su da un’asta spezzata e rattoppata con un pezzo di stoffa sudicia su cui si leggeva a malapena la scritta “BAR”.
Suo padre certi posti se li cercava col lanternino.
Lo squarcio l’aveva presa dall’Old Wood del suo tempo per rilasciarla nell’Old Wood dell’anno a cui aveva pensato, il 2011, per l’esattezza il 5 agosto perché sì, aveva deciso di spostarsi indietro nel tempo usando come punto di attracco la data del suo compleanno e perché voleva vedere cosa succedeva a Fell’s Church in quegli anni. Nessuno dei suoi parenti e conoscenti nel 2011 aveva incontrato lei o Lilian visto che il tempo era stato riscritto, quindi tutti erano andati avanti con le loro normali vite senza strani viaggi nel Tempo, solo che….quando pensava a quelle cose, a ciò che il cambiamento della storia aveva comportato per le controparti passate dei suoi familiari lei pensava a Damon, a come lo aveva visto all’inizio e a come lo aveva visto alla fine, pensava al percorso interiore che aveva compiuto e al dolore e agli sforzi che gli era costato. In quei momenti si sentiva terribilmente in colpa perché tutto era stato cancellato per colpa sua.
Poi, però, era successo qualcosa, un’illuminazione non molto tempo prima che le aveva fatto sorgere un dubbio: e se il fatto che lei ricordasse tutto avesse avuto un significato più grande di quello che lei attribuiva alla cosa? Se servisse a ricordare al Tempo stesso che quei giorni e quegli avvenimenti che aveva riscritto li aveva soltanto cambiati, ma non cancellati perché continuavano a vivere in lei?
Nicole lanciò un’occhiata alla figura silenziosa di Astaroth alla sua destra.
Persino Astaroth, colui che doveva morire e che di fatto era morto davvero, continuava in un certo senso a “vivere” nella sua memoria e grazie alla sua memoria perché lei lo ricordava, sapeva con certezza che lui era esistito e così facendo era come se avesse creato un ponte tra il mondo vero e l’oblio a cui l’essenza stessa del demone si era aggrappata per trovare un modo per sopravvivere anche nella morte.
Certo, questo significava che lei era l’unica in grado di vedere il demone dato che era l’unica a ricordarsi della sua esistenza e dato che lui stesso non era vivo davvero, ma solo….una visione, una proiezione astrale di ciò che era stato in vita, ma la cosa non faceva poi molta differenza.
Tolto il fatto che Nicole doveva stare attenta a non essere beccata a parlare "da sola” per non essere presa per pazza, tutto il resto era come era sempre stato tra lei e il demone fatta eccezione per il reciproco desiderio di uccidersi, quello ormai era sparito con la vittoria di Nicole.
Tornando a Damon…
Il dubbio era che qualcosa di tutto quel lavoro interiore che lui aveva fatto fosse rimasto proprio perché i ricordi di Nicole erano rimasti, a testimonianza che quel periodo era esistito davvero quindi aveva voluto cominciare da lì, da quell’anno e da suo padre.
Appena messo piede nell’Old Wood del 2011 Nicole aveva subito scandagliato silenziosamente l’area in cerca dell’aura di suo padre e quando l’aveva trovata si era limitata a seguirla fino a quella catapecchia che adesso si ritrovava davanti.
Sperò solo che, una volta entrata, non si ritrovasse davanti lo spettacolo di Damon che si dava da fare con un’orda di ragazze sbavanti perché - sul serio - poteva reggere tutto, ma non quello, non adesso che vedeva davvero Damon e suo padre come la stessa persona.
Prese un bel respiro e spinse la porta cigolante del locale.
Venne investita subito dal tanfo pungente di alcol, fumo e sudore e fece una smorfia.
Era sera e il posto non era affollato, ma c’erano delle persone, soprattutto motociclisti baffuti che si soffermavano a guardarla mano a mano che avanzava.
Certo, con quel vestito che aveva addosso in un posto del genere non passava di certo inosservata!
Individuò Damon al bancone del bar, da solo, un bicchiere ricolmo di whisky in una mano e l’altra a scompigliarsi i capelli, con il viso atteggiato nell’espressione tipica di chi sta combattendo una battaglia interiore e non vuole essere disturbato da nessuno, ma purtroppo per lui Nicole non era "nessuno", lei era Nicole Salvatore, la sua adorata figlioletta venuta dritta dritta dal futuro per fare due chiacchiere usando i benefici dati dall’anonimato per fargli scucire informazioni personali.
Prese posto sullo sgabello di fianco a quello di Damon e si voltò completamente nella sua direzione, giusto per fargli capire che era con lui che ce l’aveva.
Damon la osservò appena qualche attimo.
“Bel vestito, ragazzina! Tornatene alla sua sfilata di moda, stasera non è aria!” - le disse e Nicole sospirò di sollievo perché da come Damon aveva cominciato quella frase Nicole aveva avuto il terrore che al suo futuro padre fosse davvero saltato in mente di mettersi a flirtare con lei. Bleah…
“Niente sfilata di moda per me! Piuttosto la definirei l’opera perversa di una cugina dispotica, comunque…..” - rispose Nicole - “Chissà perché qualcosa mi dice che non è aria da un pezzo per te! Ne sai almeno il perché?”
Damon si voltò a guardarla e scosse la testa come se stesse parlando con una povera imbecille.
Da quello sguardo Nicole si accorse che, nonostante fosse soddisfatta di ciò che aveva fatto lottando e sconfiggendo Astaroth e non le pesasse molto la situazione in cui era costretta a vivere, vedere di nuovo sul volto di Damon quello sguardo a metà tra il diffidente e il cinico che le rivolgeva all’inizio della loro conoscenza faceva male.
Non potendo fare altro, deglutì.
“E lo sapresti tu?” - fece Damon.
“Io posso immaginarlo!” - fece, criptica, Nicole lanciando un’occhiata al piccolo oggetto che solo quando si era avvicinata aveva visto posato davanti a Damon - “E non dirmi che è tuo perché lo vedo benissimo da me che è un anello da donna!” - e per essere proprio precisi diciamo che Nicole lo vedeva da se che quello era il prezioso anello di opale di sua madre, l’anello dal quale non si separava mai.
“Che hai fatto, l’hai rubato?” - ipotizzò.
L’espressione di Damon si indurì.
“Non sono affari tuoi!” - le sibilò.
“Oh, avanti, guarda che a me puoi dirlo, sai? Non mi scandalizzo mica!” - lo pungolò dandogli anche un leggero colpetto su una spalla, ghignando - “ Altrimenti lascia che indovini! Allora, allora, allora….è di una ragazza, ovvio! Magari la tua ragazza oppure una ragazza di cui sei innamorato..” - continuò ed in quel momento: la folgorazione!
Voleva scoprire se qualcosa di tutto ciò che Damon aveva passato durante i giorni che aveva vissuto nel futuro - quei giorni che erano stati cambiati e lui non ricordava più - resisteva ancora intatto nella sua coscienza? Perfetto! Allora doveva partire dai sentimenti che sentiva per Bonnie.
“Scommetto che la ragazza è bionda! Si, ti ci vedo proprio a dannarti l’anima per una di quelle biondine perfette, dalla pelle perfetta, dagli occhi azzurri magari, una di quelle che hanno tutti i ragazzi ai loro piedi! Tu sei uno di quei ragazzi, ho indovinato? Uno di quelli che si sta contendendo il cuore di lei e magari lei ti ha respinto e allora tu le hai sottratto l’anello per vendetta! E’ di questo che si tratta? C’è una bionda che ha scelto un altro?” - fece Nicole.
Ormai non provava più alcun astio verso sua zia Elena, però….beh…c’era da dire che certe vecchie storie tornavano sempre utili.
Damon tenne per tutto il tempo gli occhi puntati sull’anello di Bonnie. L’ascoltava, ma era come se non la stesse ascoltando e Nicole lo sapeva, ma continuava ad andare avanti, aggiungendo allusioni su allusioni ad una perfetta bionda per vedere fino a che punto lui si sarebbe fatto distrarre dal pensiero di Elena. Addirittura provò ad ipotizzare che, magari, se lei aveva ragione, allora la bionda poteva ancora tornare indietro e scegliere lui, ma Damon…niente, non dava segni di vita, rimaneva immobile a fissare la pietra d’opale e la cosa stava cominciando a diventare quasi inquietante.
“Ehi? Ehi? Stai bene, si?” - lo richiamò Nicole.
Damon si voltò a guardarla, ma anche in quel momento la vedeva, ma era come se non la vedesse e Nicole si sentiva totalmente invisibile agli occhi del vampiro.
Lanciò brevemente un’occhiata alla sua destra e pensò che forse era quello ciò che provava Astaroth ora che era diventato un “mai esistito” dimenticato da tutti.
“Devo andarmene!" - fece Damon, alzandosi e avanzando a grandi passi verso l’entrata del bar.
“Dalla bionda a restituirle l’anello?” - chiese Nicole.
Damon tornò a voltarsi e aveva lo sguardo confuso, corrucciato.
“Non è bionda…” - biascicò facendo per andarsene nuovamente.
Nicole scese dal suo sgabello e lo raggiunse fuori.
“Hai così tanta fretta?” - fece.
“Si! Ho fretta! Ho anche aspettato troppo! Potrebbe succedere di tutto se continuo ad aspettare e non deve succedere niente! Devo ridarle l’anello che sì, le ho rubato, e devo dirle che è da due mesi che mi sento strano, che provo…cose!” - fece Damon - “Ma che sto a dirlo a te, devo essere impazzito!” - aggiunse poi come riscuotendosi da un sogno.
“Forse sei solo cambiato!” - fece Nicole.
Damon si bloccò e la fissò qualche istante, serio e pensieroso.
“Uhm…già…” - disse soltanto prima di allontanarsi nella notte diretto verso Fell’s Church e….beh…verso Bonnie, questo Nicole poteva dirlo con certezza.
“E’ divertente e piuttosto strano!” - commentò Astaroth, affiancandola e restando con lei a guardare la figura di Damon che si allontanava.
“Cosa?” - chiese Nicole.
“E’ stato divertente il modo in cui gli hai parlato e non trovi anche tu che si strano, davvero una strana coincidenza, che tuo padre e tua madre abbiano deciso di mettere le carte in tavola e mettersi in gioco per i loro sentimenti reciproci proprio lo stesso giorno in cui tre anni dopo saresti nata tu?” - rispose Astaroth facendole notare qualcosa che non aveva notato prima.
Sorrise.
“Si, strana coincidenza davvero…”.


05 Agosto 2015
Quella volta lo squarcio temporale risputò fuori lei e quella specie di fantasma che si portava dietro proprio alle spalle del pensionato che, per quel giorno, era illuminato a festa.
Il giardino posteriore era agghindato con palloncini e fiori, il sole brillava alto nel cielo sereno di quel pomeriggio lontano ed in lontananza era possibile ascoltare anche il canto di qualche uccellino coraggioso che era uscito allo scoperto nonostante il caldo.
Era il giorno del suo primo compleanno e per celebrare quell’occasione, rispetto alla megafesta che Lilian le aveva organizzato nel suo tempo, sua madre aveva optato per qualcosa di decisamente più intimo.
Sentiva delle risate provenire dal pensionato e Nicole si avviò sorridente verso l’edificio, aggirandolo per poter scorgere il giardino senza essere vista.
Azzerò la sua aura, giusto per prevenzione, e fissò lo sguardo sulla scena che aveva davanti.
Sua zia Elena, seduta su una sedia a dondolo all’ombra del piccolo portico, dettava legge e istruiva suo zio Stefan, suo padre ed Alaric su come disporre i regali su un lungo tavolo, mantenendo il suo comportamento risoluto e deciso nonostante l’enorme pancione che aveva davanti.
A pensare che lì dentro c’era Lilian, Nicole quasi scoppiò a ridere.
Un bambino dai capelli scuri, di circa due anni, arrivò in quel momento insieme a sua madre che altri non era che Meredith e mentre lei andava a depositare anche il suo pacchetto sul tavolo appena allestito per i doni di compleanno, il piccolo Owen le lasciò la mano e corse incontro ad Elena fermandosi a fissare sorridente il pancione di questa e chiedendole il permesso per accarezzarglielo con una mano.
Sua zia Elena annuì scoppiando in una serena risata.
Probabilmente stava pensando che quello era semplicemente il gesto di un bambino curioso e sveglio, ma Nicole sapeva che dietro c’era molto di più già a quel tempo. Quando si parlava di anime gemelle dopotutto, c’era da aspettarsi qualsiasi cosa, persino che sentissero la presenza dell’altro quando ancora l’altro non è nemmeno nato.
Non lo avrebbe mai ammesso e se fosse venuto fuori l’argomento avrebbe negato fino alla morte, ma in fondo anche lei trovava tutto ciò molto….romantico, ecco.
Il cancelletto che divideva la parte posteriore del pensionato da quella anteriore cigolò in quel momento, rivelando l’arrivo di Matt insieme ad Olivia.
I due salutarono tutti gli altri e dopo le solite battutine di rito di suo padre nei confronti dei due, Matt ed Olivia si separarono: lui andò ad aiutare Alaric con la disposizione delle sedie per il pranzo ed Olivia si avviò verso Meredith prendendo a parlare tra loro.
Erano due coppie molto unite e nel suo tempo, il tempo in cui Olivia non era morta per mano di Astaroth, lo erano ancora di più.
Tutti e quattro umani, le due donne cacciatrici e i due uomini studiosi del sovrannaturale, due coppie perfettamente complementari sia in ciò che facevano che nei loro modi: le donne decise e risolute, gli uomini dolci e pacati.
Nicole voleva bene a tutti loro, sia chiaro, ma quando decidevano di mettersi in gruppo a fare paternali erano davvero così irritanti con tutta quella loro ragione e compostezza….
“Coraggio, mia cara! Vieni pure, ti tengo io la porta!” - la voce di un’anziana donna annunciò l’arrivo di sua madre. La signora Flowers aveva aperto dall’interno la porta sul retro che dava sul giardino e stava lasciando passare Bonnie che spingeva una carrozzina completamente rossa che di certo non passava inosservata.
La signora Flowers….
Nicole l’aveva vissuta poco, soltanto da bambina ma ogni volta che pensava a lei le mancava come se l’avesse conosciuta da sempre.
Purtroppo la morte della donna non era stata riscritta dato che era stata naturale e non indotta o provocata dal Figlio del Fuoco, anzi…era addirittura avvenuta prima che Astaroth facesse la sua comparsa.
“Quella donna è una strega!” - esclamò Astaroth, colpito.
“Eh già!” - confermò Nicole.
“Non smetterò mai di scoprire cose nuove su di te, cara Nicole!” - fece lui.
Nicole gli lanciò un’occhiata e non rispose.
Rimase nel’ombra per molto tempo, godendosi la felicità della scena che aveva davanti, godendosi suo padre e sua madre che coccolavano la versione di lei ancora in fasce, godendosi su zio Stefan che accarezzava teneramente il pancione di sua zia Elena e godendosi persino i discorsi filosofici tra Matt ed Alaric mentre Owen correva loro intorno con il modellino di un piccolo aereo di linea tra le mani.
La giornata passò tranquillamente.
- Il miglior compleanno di sempre - pensò Nicole.
Al calare della sera gli uomini si adoperarono per rimettere tutto apposto, Elena andò a letto presto e mentre gli altri erano radunati dentro intenti a parlare tra loro, Nicole scorse sua madre che usciva di nuovo sul retro dondolando la sua carrozzina.
Le si avvicinò, seguendo puramente l’istinto.
Gli occhi di Bonnie scattarono su di lei immediatamente.
Nicole sorrise.
“Buonasera!” - la salutò gentilmente e così come era successo con Damon anche con Bonnie arrivò a colpirla forte la terribile consapevolezza che nessuno in quel tempo la ricordava.
Soltanto il vagito della neonata Nicole riuscì ad impedirle di soffrire nuovamente, ricordandole che loro, tutti loro, sua madre, suo padre, i suoi zii, loro tutti la conoscevano, in un’età diversa ma la conoscevano.
“Ciao..!?!” - rispose sommessamente Bonnie facendo sembrare quel saluto più una domanda che altro.
“Oh, giusto, scusa! Probabilmente ti starai chiedendo chi sono!” - fece Nicole - “Il fatto è che…sono nuova in città, arrivata da appena due giorni, sono uscita di casa per fare una passeggiata, ma mi sono persa nel bosco! Ho vagato parecchio…” - aggiunse, indicando l’Old Wood in lontananza.
Gli occhi di Bonnie passarono dalla diffidenza alla preoccupazione.
“Oddio! E tu stai bene? Quel posto…il bosco….non è molto sicuro, ecco! Io stessa ne sono molto spaventata e adesso che c’è lei poi…non ti dico…” - le disse, lanciando uno sguardo alla bambina ancora sveglia e vivace.
“Oh, io sto benissimo, grazie! Piuttosto….lei è tua figlia?” - chiese.
Bonnie annuì: “Si! La mia bambina!” - sospirò.
Nicole sorrise teneramente.
“Sembri molto giovane per essere già madre e moglie…” - buttò lì Nicole.
“Oh, ma non sono sposata!” - la corresse Bonnie - “Cioè…non sono neppure una ragazza madre però, eh! Semplicemente…suo padre non è molto il tipo da matrimonio ed io ho scoperto che neppure per me in fondo è così importante, sono altre le cose importanti!”.
“Sembri molto felice…” - fece Nicole.
“Perché lo sono!” - rispose Bonnie.
Nicole annuì appena e si fermò con lo sguardo sulla sua versione molto, ma molto passata.
“Beh…ehmm…dov’è che abiti? Magari posso darti delle indicazioni per arrivarci sana e salva!” - le propose Bonnie spezzando il silenzio che era calato - “Anzi, no! Ci sono due miei amici che stanno per tornare a casa ed è tardi, se aspetti un attimo vado dentro a chiedergli di darti un passaggio, che ne dici?”.
Nicole strabuzzò un attimo gli occhi, ma la cosa meno sospetta che le veniva da fare era annuire e accettare, quindi annuì e accettò cordialmente.
Bonnie si allontanò di qualche passo, giusto il tempo di aprire la porta sul retro ed infilarci la testa dentro per poter spiegare la situazione agli altri.
In quel frangente Nicole si accorse che Astaroth si era mosso dalla sua destra per avvicinarsi alla bambina che adesso lo guardava fisso e gli tirava la cravatta: come aveva immaginato lei non era l’unica Nicole in grado di vedere il demone e ricordare tutto. A quanto pareva ogni versione di lei, in ogni tempo vedeva Astaroth e ricordava tutto.
Nicole doveva saperne di più quindi le serviva un altro viaggio perché di certo non poteva pretendere di avere le sue risposte da una bimbetta di un anno appena.
Bonnie non fece in tempo a voltarsi di nuovo, che Nicole era già sparita nell’ennesimo squarcio temporale.


05 Agosto 2024
Nicole riaprì gli occhi un istante dopo e lo scenario intorno a lei era totalmente cambiato. Dal pensionato era tornata nel cuore del bosco e, ad essere onesti, questa volta non aveva viaggiato alla cieca affidandosi solo alla data del suo compleanno per spostarsi nel Tempo, ma stavolta aveva richiamato a se un ricordo preciso, il ricordo del suo decimo compleanno, l’anno in cui aveva preteso di trascorrere tutta la giornata da sola con i suoi genitori a correre per il bosco, l’anno in cui alla fine ci si era persa nel bosco e per la prima volta in vita sua ne aveva avuto paura.
Ricordava solo questo, di essersi persa, ma non ricordava ciò che era successo nel mentre. Aveva sempre attribuito la cosa all’età, insomma capita a tutti di non ricordare gran parte di ciò che era avvenuto nell’infanzia, ma in quel momento si rese conto che quel suo vuoto di memoria era dovuto ad altro, era dovuto a lei stessa e a quel viaggio che stava facendo, era dovuto al fatto che aveva tutta l’intenzione di andare a parlare con la sua versione di appena dieci anni, una cosa che capitava raramente a chi compiva viaggi nel tempo e che lasciava sempre molta confusione in testa e annebbiamento.
Si diresse a nord, verso il bosco all’altezza della parte vecchia del cimitero e si nascose lì, tra le fronde, aspettando l’arrivo della piccola Nicole.
“Ti sembra una buona idea?” - le chiese Astaroth.
“Voglio capire se sono solo io a vederti, oppure se è una cosa a cui ho condannato anche tutte le altre versioni passate e future di me!” - rispose Nicole.
“E se anche fosse così, cosa faresti al riguardo?” - chiese ancora Astaroth.
“Nulla! Voglio solo saperlo! Se devo essere l’unica a ricordare, almeno voglio che tutta questa situazione e le sue probabili implicazioni mi siano chiare!” - fece Nicole.
Qualche metro più in là, dei passi attirarono la sua attenzione e poco dopo, passando attraverso un fitto cespuglio ed insudiciandosi le mani e le ginocchia di terra fresca, la sua versione bambina arrivò affannata, stanca e spaurita, con i capelli già lunghi raccolti in una treccia ordinata che le ricadeva su una spalla.
La bambina avanzò ancora di qualche passo e poi si fermò, guardandosi attorno confusa. Alla fine si arrese alla stanchezza e si lasciò cadere lungo il tronco di un albero, portandosi le ginocchia al petto e sussurrando piano il nome di suo padre sperando che la salvasse.
Nicole sorrise; in quel momento la piccola Nicole sembrava tanto Bonnie….
Prese un bel respiro ed uscì allo scoperto, smuovendo le foglie affinchè l’altra se stessa la sentisse, infine le sorrise e la raggiunse.
La bambina si tirò indietro, diffidente. Il suo sguardo aveva perso tutta la paura di poco prima e si era indurito, diventando terribilmente serio per una ragazzina di dieci anni.
Nicole si inginocchio sull’erba e alzò le mani in segno di resa.
“Sono un’amica!” - fece.
“I miei genitori mi hanno detto di diffidare degli estranei!” - fece la bambina.
“I tuoi genitori ti hanno anche detto che in certi casi devi sempre seguire il tuo istinto, anche se la situazione non sembra a tuo favore…” - ribattè Nicole.
L’altra se stessa corrugò la fronte.
“Come fai a sapere queste cose? Conosci i miei genitori? Sei una strega?” - volle sapere.
Nicole annuì: “Entrambi!” - rispose.
“Oh!” - fece la piccola - “E cosa vuoi?”
A Nicole scappò una breve risata, secca e improvvisa: adesso capiva perché le ripetevano sempre di essere una piccola impertinente sfacciata.
“Volevo chiederti una cosa a dire il vero….” - le rispose.
“Mi vuoi chiedere qualcosa dello strano amico che ti porti dietro?” - fece la bambina indicandole con un cenno Astaroth, sempre e costantemente alla sua destra.
Nicole aveva la sua risposta: anche tutte le altre versione di se stessa disseminate nel tempo potevano vedere Astaroth.
Ma adesso c’era un’altra domanda che le sorgeva spontanea: anche loro erano costrette a conviverci così come faceva lei?
“A dire il vero si, volevo parlarti di lui!” - rispose Nicole - “Lo conosci?”.
La piccola annuì: “Certo! Si chiama Astaroth ed è un demone!”.
“Ok! E anche tu hai per caso un Astaroth che sta sempre con te e che solo tu puoi vedere?” - chiese ancora Nicole, avida di sapere.
Questa volta la bambina scosse la testa.
“No, non ce l’ho un Astaroth!” - rispose.
Nicole la guardò pensierosa.
Quindi questo cosa significava? Che le altre versioni di se stessa potevano vedere Astaroth, ma non avevano una versione di Astaroth sempre con loro? E allora come faceva quella bambina a conoscerlo?
“Va bene, ma allora come fai a conoscerlo? A sapere come si chiama e cos’è?” - chiese Nicole.
“Io lo sogno!” - rispose la bambina.
“Lo sogni? In che senso?”.
“Nel senso che è da…quando sono nata che ogni volta che dormo faccio sempre lo stesso sogno! Un sogno dove è raccontata una storia e in questa storia c’è lui che è mio nemico e che fa un sacco di cose brutte anche a mamma e papà e agli zii, però alla fine io lo sconfiggo sempre!” - raccontò l’altra Nicole - “Quand’ero più piccola mi spaventavano questi sogni però poi ci ho fatto l’abitudine e adesso….non mi fanno più paura!”.
Nicole rimase senza parole e annuì soltanto, lentamente.
Quindi stando a quanto diceva la sua versione bambina, lei era l’unica a sapere che tutto ciò che ricordava era davvero successo perché era l’unica che effettivamente l’aveva vissuto, ma tutte le altre versioni di se conoscevano comunque la storia, ma tramite un sogno e tale la consideravano e forse era meglio così.
Ma si chiedeva ancora perché Astaroth fosse rimasto solo con lei e non fosse andato in giro ad importunare anche le altre versioni di se stessa.
“Io sono unico, ricordi?” - fece Astaroth - “Non sono mai esistite versioni passate o future di me, quindi è ovvio che quando sono morto sia rimasto unico anche nella morte e sono solo con te perché ci sono solo io! Niente passato, niente futuro, solo presente!” - si spiegò - “E adesso tu sei come me!”.
A quelle parole Nicole si voltò di scatto.
“Come, scusa?”.
“Pensaci! Anche tu adesso sei unica nel Tempo in un certo senso! Si, esistono versioni passate e future di te, ma nessuna di loro è come te perché nessuna di loro ha vissuto o vivrà ciò che tu hai vissuto! Conoscono la storia, sanno di esserne state protagoniste, ma per loro è solo un bel sogno, nulla di concreto come invece lo è stato per te!” - rispose Astaroth - “Perché non mi sembri felice? A me piaceva essere unico nel Tempo! E poi è un bell’appellativo, non trovi? Facciamo così: adesso che sono morto puoi usarlo al posto mio! Almeno lo manterrai in auge!”.
Nicole lo lasciò parlare, ma aveva finito di ascoltarlo da parecchio.
Perché non era contenta? Perché si sentiva una martire, ecco perché! E perché non aveva mai avvertito così intensamente quella sensazione prima di quel momento.
Ma cosa le restava da fare se non accettarla e andare avanti?
Adesso che aveva avuto le sue risposte ci avrebbe convissuto, belle o brutte che le parevano.
Quello era l’unico modo per garantire la felicità e la serenità di tutti e poco importava se avrebbe dovuto continuare a sorbirsi le brutte battute di Astaroth per chissà quanto tempo ancora.
“Devo trovare i miei genitori!” - fece la piccola Nicole, alzandosi all’improvviso.
“Certo, scusa, vai! Sono…lo sai dove sono?” - le chiese.
La bambina scosse la testa, imbarazzata.
Nicole scandagliò appena la zona con il suo Potere fino a trovare l’aura di Damon.
Indicò un sentiero di fronte a loro.
“Sei vai sempre dritto per quel sentiero e gridi forte il nome di tuo padre lui ti sentirà e verrà a prenderti!” - le disse.
“Tu non vieni?” - le chiese la piccola.
Nicole scosse la testa: “No! Vai tu, io resto ancora un po’ qui!” - la rassicurò.
“Da sola?”.
“Ho il mio amico immaginario qui con me! Non sono sola!” - rispose Nicole con un sorriso.
“Ok, allora!” - disse la bambina finalmente convinta - “Ciao!” - urlò, prima di mettersi a correre verso il sentiero che le aveva indicato con l’unico scopo di trovare suo padre.
Nicole la guardò a lungo e solo quando la vide scomparire tra gli alberi aprì un nuovo squarcio che, questa volta, la riportò finalmente a casa, nel suo tempo e alla sua festa.
Si incamminò per le strade deserte della Fell’s Church del 2034 più sicura di ciò che le era capitato in sorte, ma anche con una nuova e in fondo piacevole malinconia a gravarle sul cuore.
“Tutta la nostra lotta….tutta la nostra grande battaglia finale….era a questo che doveva portare? A questa sorte di…convivenza forzata?” - chiese sommessamente ad Astaroth senza nessuna forma di ironia nella voce, ma solo con tanta tranquillità e forse pace.
“Questo era l’unica soluzione a cui si poteva aspirare, non lo vedi? Quante volte ti ho ripetuto che io e te siamo due facce della stessa medaglia? Io l’unico in grado di ucciderti e tu l’unica in grado di uccidere me. Destinati ad incontrarci e a combattere. Io il male, tu il bene. Luce ed ombra. Una lotta primordiale che va avanti fin dall’Inizio della Storia. L’unica cosa che cambia sono i contendenti in campo, le forme sotto cui la luce e l’ombra decidono di mostrarsi e combattere.” - rispose Astaroth - “Ma esiste una bilancia, Nicole! Al mondo non può esserci né troppo male né troppo bene. Deve esserci equilibrio tra le due parti! Adesso questa battaglia l’hai vinta tu con la tua luce, l’ha vinta il bene, ma il male non poteva essere debellato del tutto e allora ecco che la tua luce mi ha accolto, ha accolto in se quell’essenza e quello spirito che neppure credevo di avere e mi ha dato un modo per vivere. Finchè tu vivrai, Nicole, allora anch’io vivrò e sarò sempre qui, alla tua destra. Ogni volta che ti volterai in questa direzione o che guarderai a destra con la coda dell’occhio, tu vedrai me! Sempre!”.
“Suona parecchio inquietante…” - fece Nicole.
“Si e forse lo è per davvero!” - le diede ragione Astaroth mentre entrambi si fermavano a guardare in lontananza le luci della festa e ad ascoltare le risate felici dei suoi partecipanti - “Ma questa è anche l’unica soluzione giusta, in fondo!”.
                                                          
                                         
                                                FINE

giovedì 5 aprile 2012

"Forse...il destino..." - Capitolo 28

La caduta di Astaroth

L’enorme sala progettata da Astaroth e che quel giorno aveva ospitato fin troppe atrocità si era improvvisamente riempita soltanto dei ringhi del demone e delle urla di guerra di Nicole che rimbalzavano da una parete all’altra infrangendosi nell’aria, trasportate dall’eco fino alle orecchie quasi sanguinanti di Bonnie.
Tutto in Bonnie stava sanguinando, metaforicamente parlando, ma stava sanguinando. Ogni parte del suo corpo, ogni brandello della sua anima, ogni cellula del suo essere, ogni suo respiro, ogni battito di ciglia, ogni singhiozzo, ogni battito del suo cuore portava con se un nuovo e doloroso fiotto di sangue che andava ad aggiungere sofferenza a quella che i suoi occhi stavano patendo nel vedere Nicole braccata, inseguita, ferita e colpita.
Non riusciva ancora a capacitarsi di come avessero fatto ad arrivare a quel punto. Erano successe così tante cose tutte insieme che la testa ad un certo punto le era andata in confusione e lei si era affidata soltanto ai ricordi e all’istinto. Erano quelli, infatti, che l’avevano aiutata contro la barriera e i demoni, ma adesso che il suo compito si era esaurito e che davvero aveva un minuto per tirare il fiato e pensare…non riusciva a farlo, forse aveva addirittura pauradi farlo.
Damon, accanto a lei, l’aveva portata con se lontano dalla lotta, accanto ad uno dei grossi rialzi messi negli angoli della pedana sottostante, uno di quelli su cui avevano combattuto Elena, Stefan e le loro controparti.
Bonnie avvertì un senso di vertigini mentre si guardava intorno e realizzava con lucidità che quello che impregnava il pavimento su cui poggiava i piedi era il sangue dei suoi amici.
Afferrò un braccio di Damon, senza remore e senza imbarazzo, semplicemente per reggersi in piedi e non cadere perché non era sicura di riuscire a farcela da sola. Damon non la respinse, anzi…le passò un braccio intorno alla vita e la strinse cercando di aiutarla e forse addirittura di darle conforto.
Bonnie non lo sapeva questo né poteva constatarlo visto che i suoi occhi, i loro occhi, erano costantemente puntati verso l’alto, a Nicole.
Nicole ed Astaroth erano talmente veloci durante gli attacchi che Bonnie riusciva a vedere l’uno o l’altro soltanto quando uno dei due veniva colpito e lanciato via dall’altro. A volte si trattava di Astaroth, altre volte di Nicole, ma si sentiva così in ansia che arrivava a pensare che anche quando era il demone quello ad avere la peggio, alla fine quella che ne avrebbe pagato le conseguenze più serie era Nicole.
Non voleva che combattesse.
Voleva che Astaroth sparisse all’improvviso, senza che Nicole dovesse sottoporsi all’ulteriore supplizio rappresentato dalla caparbietà a restare e dalle ferite che il demone le infliggeva senza pietà alcuna.
Voleva che esistesse qualcun altro sulla faccia della Terra in grado di sconfiggere Astaroth, qualcuno addirittura più forte di Nicole che comparisse in quel momento e prendesse il posto della ragazza.
Era sperare troppo e Bonnie lo sapeva. Nicole era figlia di un vampiro molto potente e di una strega che, per quanto non fosse bravissima con i suoi poteri, aveva discendenza druida e tanto bastava a porla di diritto tra l’elite magica, di conseguenza Nicole non poteva essere nient’altro che ciò che era, cioè infinitamente potente e infinitamente sola nella sua potenza. Non ci sarebbe mai stato nessuno pienamente in grado di capirla, così come non ci sarebbe mai stato nessuno in grado di aiutarla nelle sue battaglie. Avrebbe sempre dovuto fare tutto da sola e Bonnie si chiese se, qualche volta, l’altra Bonnie si fosse mai sentita in colpa così come si stava sentendo in colpa lei in quel momento per la vita a cui avevano destinato Nicole. Si rispose di si, si disse che anche l’altra Bonnie aveva pensato quelle cose perchè…l’altra Bonnie era lei stessa, ma non aveva potuto fare niente perché aveva guardato tutto a posteriori, quando Nicole era già nata.
La presa di Damon per un attimo si serrò maggiormente sulla sua vita e Bonnie si voltò appena a guardare gli occhi preoccupati e attenti del vampiro che non perdeva una sola mossa di Nicole e che…soffriva con lei, si vedeva.
In quell’attimo si rese conto che neppure lei, con la fortuna che aveva di vedere in anticipo con i suoi occhi la vita che avrebbe avuto sua figlia, avrebbe fatto nulla per rendere diverse le cose.
Persino in quel momento con Nicole alle prese con Astaroth non riusciva a non pensare che quella sarebbe stata sua figlia, la sua meravigliosa figlia, figlia sua e di Damon, la persona che amava. Loro erano una famiglia e poco importava quale sarebbe stato il loro destino, ci sarebbero sempre stati l’uno per l’altra perché è quello che facevano i componenti di una famiglia: si appoggiavano a vicenda.
L’ennesimo boato distrasse Bonnie dai suoi pensieri e lei riuscì a concentrarsi quel tanto che bastava per vedere Astaroth afferrare Nicole per la gola e sollevarla per poi scagliarla violentemente giù dalla loro piattaforma, fino alla pedana su cui erano anche loro. Il corpo di Nicole atterrò malamente a poca distanza da lei e da Damon e Astaroth arrivò giù poco dopo con un sorriso soddisfatto sul volto.
Nicole si rimise presto in piedi, barcollando leggermente e tenendosi una spalla che, nel brutto atterraggio, era stata la prima a toccare terra riuscendo addirittura a spaccare il pavimento della sala tanta era la brutalità con cui Astaroth l’aveva buttata di sotto.
Bonnie trattenne il fiato e la lotta ricominciò in un attimo.
Si portò una mano sul cuore che batteva all’impazzata e sentì gli occhi riempirlesi di lacrime a stento trattenute.
Cominciò a tremare senza neppure rendersene conto.
Damon si voltò verso di lei e portò anche l’altro braccio intorno alle sue spalle, abbracciandola completamente e stringendola forte.
“Calma, streghetta!” - le sussurrò -“Andrà….tutto bene!” -aggiunse, ma Bonnie capì perfettamente che in quella breve frase non c’era la solita sicurezza che caratterizzava qualsiasi cosa Damon dicesse.
Si sentì preda del panico.
“Ho paura, Damon! Ho paura…di perderla…” - confessò.
“No, Bonnie!” - la interruppe Damon, portandole una mano al mento e costringendola a guardarlo - “Dì che hai paura di vederla morire, non dire che hai paura di perderla perché…in ogni caso, in qualsiasi modo andrà questa lotta…noi potremmo perderla comunque Nicole, almeno…perderla per adesso…”
Bonnie spalancò gli occhi e per un attimo non riuscì a rispondere nulla.
Cosa voleva dirle?
Perché…diceva quelle cose?
Possibile che si fosse sbagliata e che Damon fosse ancora convinto che voleva una vita diversa? Con Elena magari?
“C-che…che stai dicendo…?” -balbettò, confusa e terrorizzata.
“Bonnie, non è come pensi, sul serio! Sto solo dicendo che…pensaci….se Nicole sconfigge Astaroth allora tutto ciò che lui ha fatto verrà annullato così come tutte le conseguenze dirette delle sue azioni, giusto?” - fece Damon.
Bonnie prese un respiro e cerò di seguirlo nel suo ragionamento.
“S-si…certo, è giusto! E’grazie a questo che se Astaroth muore tutti i nostri amici torneranno in vita perché è stato lui ad ucciderli e se lui muore, dato che è unico nel Tempo, allora sarà come se non fosse mai esistito…” - rispose, ricordando tutto ciò che Damon e Nicole si erano detti quel giorno e anche ciò che Matt le aveva confidato nei giorno passati.
“Ecco! E adesso rispondi a questo: se Astaroth non fosse esistito allora Nicole e Lilian che motivo avrebbero avuto per venire nel passato e poi trascinare noi nel futuro?” - le chiese Damon, portando alla luce, per la prima volta, qualcosa a cui Bonnie non aveva mai pensato veramente, qualcosa che nessun altro le aveva mai detto.
“Aspetta! Tu stai dicendo…” - disse.
“Si! Nicole e Lilian sono venute nel passato per seguire Astaroth e riuscire a fermarlo! Era quello il loro scopo! Quindi anche noi le abbiamo conosciute soltanto a causa di Astaroth, come…conseguenza del viaggio temporale fatto da Astaroth! Ma se Astaroth non fosse esistito allora Nicole e Lilian non sarebbero mai venute nel passato perché non ne avrebbero avuto motivo e quindi noi non saremmo mai venuti nel futuro e avremmo continuato la nostra vita normalmente!” - spiegò Damon.
“E se adesso Nicole riesce ad uccidere Astaroth allora sarà davvero come se lui non fosse mai esistito e allora la storia si riscriverà, la nostra storia si riscriverà e anche quella di Nicole e di Lilian che senza un Astaroth a tentare di ucciderci non verranno mai nel passato e noi non le conosceremmo mai! Ma questo significa che…” -ragionò Bonnie.
“Dimenticheremo tutto! Nel momento in cui Astaroth morirà, tutta la nostra recente storia cambierà del tutto e noi dimenticheremo di aver viaggiato nel futuro, dimenticheremo di avere incontrato gli altri noi stessi, dimenticheremo Nicole Lilian ed Owen…dimenticheremo tutto! Sarà come se anche questi ultimi avvenimenti delle nostre vite non fossero mai esistiti!” - concluse Damon.
Bonnie si sentì cedere.


Da due anni ormai viveva stabilmente a Fell’s Church e gli scontri con Nicole erano stati all’ordine del giorno.
Che fossero scontri fisici o verbali non aveva importanza, importava solo che ci fossero, che avvenissero, quasi come un monito silenzioso di ciò che un giorno li avrebbe attesi al varco oscuro che avrebbe fatto la differenza tra la vita e la morte per uno solo tra loro due o magari per entrambi. E adesso che quel giorno era arrivato l’unica cosa certa anche per Astaroth era che ad uscire da quella stanza vivo sarebbe stato uno solo tra lui e Nicole, uno solo con le mani sporche del sangue dell’altro.
Si stava battendo perché quell’ unosolo fosse lui, ovviamente.
Poteva sembrare uno scontro come gli altri, uno dei tanti in cui si erano spesso cimentati, ma per l’apparenza era facile ingannare.
Le volte precedenti in cui si erano scagliati l’uno contro l’altra erano soltanto servite a testare il terreno, a verificare fin dove l’altro fosse capace di spingersi con la sua forza e il suo Potere, un allenamento, una prova generale in vista dell’unico scontro che avesse davvero valore cioè quello che stavano affrontando adesso.
Sia lui che Nicole tenevano alte le barriere che difendevano i loro pensieri dall’intrusione dell’avversario.
Sia lui che Nicole facevano ricorso a pratiche magiche che si erano ben guardati dall’usare fino a quel momento.
Sia lui che Nicole si buttavano nel corpo a corpo senza riguardo e senza rispetto per la persona che avevano di fronte.
Sia lui che Nicole stavano facendo fatica!
Astaroth non si era mai aspettato nulla di diverso, ma - pensandoci -si sentiva quasi triste nel sapere che entro la fine di quella giornata Nicole sarebbe morta.
Se si fossero trovati in un’altra situazione l’avrebbe lasciata addirittura vivere, ma ormai….
Troppe cose erano successe, troppe cose erano state dette e fatte perché persino lui potesse trovare una soluzione diversa per uscire da quella situazione che non fosse la morte della ragazza che aveva di fronte.
Una lunga lingua di fuoco partì dal suolo sui cui teneva poggiati i piedi e lo avvolse completamente prima di intrecciarsi alla sua mano. Con un colpo deciso del polso Astaroth la scagliò contro Nicole come se fosse una frusta, ma la ragazza si tirò prontamente indietro. Quando Astaroth fece per tornare a colpire ancora e ancora, Nicole con un salto fu costretta ad issarsi sulle pareti della stanza, a correre su esse per tre passi, prima di riuscire a farsi forza e a spiccare il volo con un doppio salto mortale che la portò a poco meno di un metro da lui.
Si fronteggiarono.
Occhi negli occhi, il respiro affannato e i vestiti luridi, continuarono a fissarsi cercando entrambi di capire le prossime mosse dell’altro e, allo stesso tempo, di elaborare una propria strategia che non fosse prevedibile.
Questa volta Nicole fu la prima ad attaccare.
Una sequela di calci e pugni che non aveva nessuno schema e nessun senso si abbattè su Astaroth che alla fine fu costretto a farsi scudo tramite una delle sue barriere difensive pur di sottrarsi all’attacco.
Nicole non cedette.
Un vortice d’acqua scaturì dalle sue mani e lo scagliò contro Astaroth che, per un momento, ne restò sopraffatto. Nicole ne approfittò per arrivargli addosso, voltarlo bruscamente di spalle e colpirlo agli stinchi, costringendolo in ginocchio. Gli afferrò le braccia e gliele tirò indietro, puntandogli un piede a metà della schiena e spingendo, spingendo fino a che Astaroth non fu costretto a digrignare i denti per lo sforzo a cui stava sottoponendo i suoi muscoli pur di resistere.
Liberò una mano dalla presa di Nicole e le afferrò un braccio, facendo pressione per ustionarglielo. Nicole emise un gemito di dolore, ma non perse di lucidità e, prima che Astaroth riuscisse a liberarsi del tutto, gli afferrò la testa con una mano sola e gliela spinse di lato, esponendogli il collo e trapassandolo con i canini. Non bevve una sola goccia del suo sangue nero e amaro, ma affondò abbastanza in profondità e con così volutamente poco accortezza da riuscire a provocargli una ferita larga di carne maciullata e sangue.
Astaroth si ritirò di scatto giusto in tempo per riuscire a voltarsi e vederla mentre si puliva con una mano la macchia nera del suo sangue dalle labbra arcuate in un sorriso di sfida.
Nessuno mai aveva osato infliggergli un affronto simile.
I vampiri….
Erano tutti così….rozzi, creature inferiori e privi di qualsiasi diritto ed eleganza.
Il fatto che Nicole fosse per metà una creatura di così bassa lega e che glielo avesse ricordato in un modo così efficace sì, ma anche così irritante lo stava lentamente facendo perdere la testa.
In un moto di rabbia, le si scagliò contro con un ringhio. Nicole non riuscì neppure a capire dove fosse finito che si ritrovò la mano di Astaroth su una spalla - la stessa che precedentemente si era contusa - che stringeva e stringeva causandole un dolore che la fece tremare da capo a piedi prima che il demone la scagliasse lontano, alzandola di peso e buttandola a ridosso della colonna che svettava ancora in tutta la sua imponenza al centro esatto della sala.
Mentre Nicole era ancora troppo presa ad atterrare pesantemente al suolo e a rimettersi in piedi, Astaroth scattò ancora, ma questa volta il suo obiettivo fu un altro. Sia il vampiro che la strega erano troppo impegnati a seguire le sorti della loro futura figlia per riuscire ad accorgersi di lui in tempo utile da evitargli di afferrare una mano della strega e strattonarla fino a lui, tenendola bloccata con entrambe le braccia strette in una morsa micidiale dietro la schiena, premuta sul petto di Astaroth.
“Allora Nicole….com’è che dicevi? All’ultimo sangue? Adesso è la resa dei conti o roba simile?” - fece Astaroth - “Hai ragione! Adesso è la resa dei conti, ma per me, mia cara! Tu non uscirai viva da qui perché in un modo o nell’altro io ti ucciderò!” - e dicendo questo la presa su Bonnie si fece più forte tanto da portare la strega a gridare nonostante fino a quel momento si fosse morsa un labbro talmente forte da ferirselo piuttosto che mostrasi debole e sottomessa.
“Non ucciderai lei per poter uccidere me! Forse l’avresti fatto un po’ di tempo fa, ma non adesso, non dopo tutto quello che è successo, dopo tutto quello che ti ho fatto e soprattutto dopo che sono stata talmente sfrontata e selvaggia da morderti!” - ribattè sicura Nicole, immobile nella sua posizione, ma attenta.
“Selvaggia! Che termine poetico…forse fin troppo! Spero almeno che il mio sangue ti sia andato di traverso!” -fece Astaroth.
“Sono stata attenta!” - rispose Nicole.
“Davvero? Adesso lo vedremo…” - si ritrovò a dire con un sorriso fin troppo marcato sul viso crudele.
Il sangue di un demone non era come il sangue di una qualsiasi altra creatura.
Era male pure, liquido e viscoso. Era potente ed era legato inesorabilmente al demone stesso anche se ormai era fuori dal suo corpo.
Sapeva che Nicole non aveva bevuto niente da lui, ma dubitava che anche soltanto una piccola goccia del fiume nero che lo attraversava non le fosse entrata in circolo.
Ci provò. Tentare non gli costava niente.
Fissò i suoi occhi su Nicole e recitò un’antica cantilena il cui scopo e significato era, più o meno, quello di richiamare a se ogni parte del suo essere. Di solito questo potente incanto veniva usato dai demoni in fin di vita che cercavano di riprendere il controllo sul proprio corpo pur di riuscire a tenere duro fino all’arrivo dei rinforzi o di riuscire a racimolare abbastanza forze per un ultimo attacco, ma quello stesso incanto, come per qualsiasi altro tipo di magia, aveva mille sfaccettature, mille modi di essere usato.
Astaroth conosceva i più subdoli, alcuni li aveva inventati lui stesso.
Richiamare a se ogni parte di se stesso voleva dire anche - nel suo caso - richiamare a se ogni goccia di sangue persa e se, per sua somma fortuna, anche una sola goccia era riuscita a scendere lungo la gola di Nicole fondendosi a lei allora ciò significava che nel momento in cui quella singola goccia di sangue si fosse spinta di nuovo verso Astaroth riconoscendolo come suo unico padrone allora avrebbe preso il controllo del corpo stesso di Nicole, spingendola a fare qualsiasi cosa Astaroth le ordinasse.
Ripensandoci bene, nonostante si sentisse oltraggiato e violato, Nicole non gli aveva fatto nient’altro che un favore mordendolo.
Astaroth aprì la sua mente e provò a lanciare un piccolo segnale, un impulso telepatico a cui, con gran divertimento, ricevette risposta immediata.
Cominciò a ridere, gettando la testa all’indietro senza riuscire a trattenersi.
Nicole serrò la mascella e si stranì non poco per quella sua reazione.
“Forse non sei stata così attenta come credevi, Nicole!” - le disse Astaroth.
Nicole cercò di parlare, ma dovette accontentarsi di mostrare soltanto la sua migliore espressione confusa con tanto di fronte corrugata perché all’improvviso le sue mani si tesero sotto il controllo di Astaroth e il suo corpo di fece avanti.
“Che mi sta succedendo? Cosa mi hai fatto? E’sleale, Astaroth!” - tentò la ragazza.
Astaroth riprese a ridere.
“Ma non te l’ho fatto io! Te lo sei fatta da sola quando ti è saltato in mente di mordermi! Mai sentito parlare degli effetti collaterali di un morso dato ad un demone, soprattutto se il demone - francamente parlando - è il migliore? E poi…sai com’è?…A mali estremi, estremi rimedi, no?” - la schernì.
Nella sua mente, Astaroth visualizzò Nicole che continuava a camminare verso di lui.
Allentò la presa su Bonnie e la spinse leggermente in avanti verso le mani aperte di Nicole che, pochi istanti dopo e dietro suo suggerimento, si serrarono sul collo della strega.
Nicole strabuzzò gli occhi e Bonnie cominciò a piangere.
Una scena così tragica….
Alle sue spalle, il vampiro abbandonò la sua aria da falso impassibile e gli arrivò alle spalle. Astaroth si voltò appena e gli afferrò il collo con una mano, sollevandolo dal pavimento e scagliandolo il più possibile lontano da lui: per quel giorno ne aveva avuto abbastanza di vampiri e simili.
Nel frattempo Nicole stringeva e la pelle di Bonnie già candida di suo cominciava ad assumere dei toni che variavano dal rosso al viola per la mancanza di ossigeno.
Astaroth trovava tutto ciò parecchio affascinante, ma come aveva ben detto Nicole poco prima lui voleva ucciderla con le sue stesse mani, neppure vederla praticamente suicidarsi gli dava quel senso di esaltazione che desiderava provare.
Ritirò la sua presa sulla ragazza che, istantaneamente, mollò il collo della strega e si piegò in due in preda a forti spasmi e conati di vomito che imbrattarono il pavimento.
Astaroth arcuò un sopracciglio: a quanto pare Nicole quel giorno aveva deciso di mettere su una vera e propria fiera della maleducazione.
Stava per rimproverarla ma si trattenne quando lei alzò gli occhi, lucidi di pianto per fissarlo.
“Stavo per uccidere la mia stessa madre a causa tua!” - lo accusò.
Astaroth fece un passo avanti, sorridendo e scuotendo la testa in risposta a tanta ingenuità.
Davvero credeva che ciò di cui lo accusava per lui era un problema?
Arrivò dalla strega e le strattonò un braccio, spingendola all’indietro e restando a guardare mentre il vampiro si riprendeva dall’attacco subito e si precipitava a soccorrerla, poi si voltò verso Nicole e le mise appena due dita sotto il mento, costringendola a guardarlo.
“Io ti ho in pugno Nicole! Ho ucciso tutti coloro a cui tenevi, stavo per farti uccidere tua madre condannando te all’inesistenza senza neppure muovere un dito, ritorcendoti contro ciò che tu stessa hai fatto. Tutto questo non ti fa pensare? Non ti fa ragionare sul fatto che è…inutile stare qui a combattere? Che una volta fatti i conti io sono e resto di fatto il più forte tra noi due?” - le sibilò.
Nicole gli schiaffeggiò la mano per scostargliela dal suo viso e si tirò di nuovo in piedi, tenendo i pugni serrati e deglutendo per lo sforzo immane che stava facendo per non esplodere del tutto e dare di matto.
“No, Astaroth! Tutto questo….mi spinge soltanto ad odiarti di più! E se è all’odio che mi devo rifare pur di riuscire a batterti, allora così sia! Non mi arrenderò mai!” - gli risposte e, detto ciò, lo scontro riprese più arduo di prima.


Le parole di Nicole riecheggiavano ancora per la sala quando lei ed Astaroth ripresero ad attaccarsi a vicenda senza esclusione i colpi.
Damon non sapeva se sentirsi fiero di lei oppure no.
Lasciarsi guidare dall’odio….
Lui l’aveva fatto spesso. Per la sua intera vita si era soltanto lasciato trasportare dall’odio prima verso suo padre, poi verso Stefan, poi verso il mondo intero e chiunque altro gli capitasse a tiro. A volte anche il suo riflesso allo specchio era stato fonte d’odio per lui e carburante malsano per andare avanti.
Purtroppo però, solo molto tardi si era reso conto che l’odio non era la migliore delle compagnie nella vita, solo quando ormai era sul punto di non avere più nulla l’aveva capito, solo quando aveva aperto gli occhi e gli era parso chiaro che le sua non era più“vita” nel vero senso del termine, ma assomigliava più ad un galleggiare nel mare del rimpianto lasciandosi trasportare e tentando di copiare ciò che per gli altri era vita vera.
Chi era colui a cui si era rifatto maggiormente per tentare di emularne la vita? Stefan, ovviamente!
L’aveva seguito in lungo e in largo, si era trasferito a Fell’s Church solo perché l’aveva fatto anche il suo fratellino, se ne era andato con Stefan e ci era poi tornato sempre al seguito di Stefan. Si era introdotto a forza nelle vite di Mutt, Meredith e Bonnie perché loro erano amici di Stefan ed era diventato una terrificante ossessione per Elena perché di lei era innamorato Stefan.
Questo, fino al giorno in cui era cambiato tutto e Nicole e Lilian avevano fatto irruzione nella loro vita. Nel lasso di tempo che era seguito Damon aveva imparato a capire che l’unico prototipo di vita non era quello che aveva Stefan e che persino lui, mettendo da parte tutto quell’odio che ormai covava senza una ragione valida, poteva riuscire a crearsene una sua di vita, una vita diversa da quella che aveva sempre vissuto si, ma che forse era in grado di renderlo stabile e felice.
Ma tutto questo, appunto, poteva averlo….mettendo l’odio da parte.
A volte l’odio era utile, soprattutto quando avevi bisogno di mettere insieme le forze e non avevi più nulla a cui aggrapparti, ma a lungo andare diventava soltanto un ingombro, un peso che non ti avrebbe più lasciato andare, un’agonia talmente subdola che non ti accorgevi neppure di stare lì a subirla e lui non voleva che questo succedesse a Nicole perché, per quanto forte lei potesse essere, aveva anche dimostrato di assomigliargli troppo per non spingerlo a credere che si, ci sarebbe cascata nella trappola che il suo stesso odio le avrebbe teso.
Se voleva davvero sconfiggere Astaroth ed essere felice in seguito allora doveva farlo trovando un altro metodo, qualcosa di altrettanto forte, ma diverso, qualcosa che non avrebbe pregiudicato per sempre la sua vita da lì in avanti.
Ma come poteva fare a dirglielo? A parlarle di quella sua preoccupazione?
Sperò che lo capisse, che ci riuscisse da sola in molto meno tempo rispetto a quanto ce ne aveva messo lui.
“D-Damon…” - una mano di Bonnie si serrò sul suo braccio, lo stesso che la teneva.
Lui si voltò a guardarla mentre riapriva gli occhi dopo i pochi attimi in cui aveva perso i sensi per via di ciò che le era successo.
Damon si sentiva in colpa.
Nonostante avesse provato a reagire, Astaroth l’aveva sbattuto via senza il minimo sforzo continuando a tenere Bonnie prigioniera.
In quegli istanti era riuscito a capire ciò che l’altro Damon aveva provato giorno dopo giorno per via del fatto che l’altra Bonnie era stata rapita dal Figlio del Fuoco e non era stato carino per niente.
Strinse Bonnie a se mentre l’aiutava a rimettersi seduta sull’angolo di pavimento in cui erano entrambi. Lei si lasciò abbracciare mentre ancora si sfiorava delicatamente il collo cercando di fare grandi respiri profondi.
“Come sta Nicole?” - gli chiese Bonnie, sommessamente.
“Combatte…” - rispose lui.
Cos’altro avrebbe potuto dirle?
Bonnie annuì ancora stretta nel suo abbraccio, con la testa appoggiata sul suo petto e gli occhi rivolti di nuovo allo scontro.
Piangeva. Damon riusciva a sentirla così come sapeva che quelle lacrime non erano dovute a ciò che era successo a lei in prima persona, ma a ciò che Nicole aveva dovuto subire in quei momenti e a ciò che era ancora costretta ad affrontare.
Inoltre il breve discorso che avevano fatto poco prima aleggiava ancora silenziosamente tra loro due e pesava, eccome se pesava.
Pesava su Bonnie e pesava su Damon, soprattutto su Damon perché per lui non ricordare tutto ciò che era successo in quel viaggio era mille volte più spaventoso che per gli altri.
Tutti loro, inclusa la streghetta, avrebbero soltanto dimenticato un periodo di tempo in cui si, forse c’era stato qualche misero cambiamento nel loro modo di vedere le cose, ma nulla di troppo drastico o che, comunque, non avrebbero potuto recuperare.
Per lui era diverso. In lui il cambiamento era stato davvero drastico. In quei giorni nel futuro aveva imparato non solo a vedere gli altri sotto una nuova luce, ma aveva in particolar modo imparato a vedere se stesso sotto una nuova luce e ci era riuscito perché….aveva visto il risultato di quel cambiamento, nella fattispecie aveva conosciuto e parlato con Nicole, l’altro Damon e l’altra Bonnie, era stato aiutato nel cambiamento, quasi trascinato di peso attraverso il cambiamento e dubitava seriamente che sarebbe arrivato allo stesso risultato senza quel particolare e atipico aiuto.
Ma non era tutto.
Bonnie pensava a Nicole e al fatto di perdere ogni memoria di lei e Damon pensava alla stessa cosa: anche lui aveva paura di perderla.
Bonnie si aggrappò con tutta la sua forza a lui nel momento in cui tutto intorno a loro cominciò a tremare. La sequela infinita di colpi, magici e non, che Astaroth e Nicole si infliggevano a vicenda si era arrestava per un attimo e il demone aveva levato un grido verso l’altro, focalizzando la sua attenzione sulle travi di legno grezzo che svettavano a circa cinque metri d’altezza, le travi infuocate su cui Lilian aveva combattuto e che di lì a poco, all’ennesimo richiamo del demone, si staccarono dai ganci che le tenevano stabili e legate alle pareti e precipitarono giù ad una velocità inaudita, andando a schiantarsi tutte sul piccolo spazio che Nicole stava occupando e da cui stava cercando di scappare senza riuscirci.
La ragazza finì sepolta viva sotto metri di legno.
Damon spalancò gli occhi e cercò di ricordare se qualcuno gli avesse mai detto se tra i modi per uccidere un ibrido come Nicole o come Lilian ci fosse anche quello convenzionale per uccidere dei vampiri qualsiasi cioè un pezzo di legno infilato dritto nel cuore, ma non riuscì a riportare nulla alla mente.
I secondi passavano e Nicole non accennava a liberarsi dal peso di quelle travi e a mostrasi di nuovo.
La polvere che si era sollevata tornò a depositarsi sul pavimento e di Nicole non c’era ancora traccia.
Possibile che fosse finito tutto così? In uno sbuffo di ragnatele sollevate?
Possibile che lui, Bonnie, loro…l’avessero persa così?
“Damon….che succede? Perché non lancia quella roba via da lei e si rimette in piedi?” - la domanda di Bonnie arrivò alle sue orecchie carica di angoscia, ma portò nella sua mente anche la luce di una rivelazione nuova a cui prima non era arrivato.
Abbassò il suo sguardo su Bonnie e le accarezzò il viso, facendo si che lei muovesse il capo quel tanto che bastava da portare i loro occhi a scontrasi e allora capì: non avrebbe perso Nicole e non avrebbe perso Bonnie perché…non voleva.
Ricordò i giorni prima del loro viaggio nel futuro e riportò alla mente tutti gli sforzi che faceva per tenere lontano dalla sua attenzione la consapevolezza che la streghetta fosse da sempre innamorata di lui e allora comprese anche perché Nicole l’avesse sempre definito un’idiota e trattato con così tanto astio. Perché tutto, fin dall’inizio, era sempre e solo dipeso da lui.
Bonnie l’aveva sempre ed inspiegabilmente amato quindi l’unico che davvero poteva mettere a rischio l’esistenza di Nicole era lui, lui con i suoi tentennamenti e si, le sue paure. Ma adesso che aveva realizzato che l’ultima cosa che voleva era separarsi da Bonnie e perdere Nicole allora…allora non ci sarebbe più stato nulla e nessuno in grado di indebolire lui, indebolire la sua streghetta o indebolire la loro unica e straordinaria figlia.
“Damon che…?” - tentò di dire Bonnie, ma lui non le permise di parlare.
Scosse la testa, le sorrise e annullò del tutto la distanza che separava le loro labbra. Bonnie si irrigidì all’inizio, ma Damon sorrise ancora contro le sue labbra e serrò la presa sulla sua vita, portandole dietro la nuca la mano con la quale le stava accarezzando il viso, immergendo le dita tra i suoi boccoli rossi e delicati.
Bonnie si abbandonò a lui con un gemito, aggrappandosi alle sue spalle e donandogli tutto ciò che aveva da dare.
In quel momento, l’ incantesimo che Astaroth aveva fatto per limitare i poteri mentali di Damon si frantumò nel momento esatto in cui la connessione telepatica sempre presente tra lui e Bonnie esplose nelle loro menti, avvicinandoli come non aveva mai fatto prima.
Il vampiro e la strega scomparvero.
Damon conobbe Bonnie e Bonnie conobbe Damon.
A qualche metro di distanza, le travi ammassate sul corpo di Nicole si mossero e poi volarono via con una violenza tale che, sbattendo contro le pareti della sala, si disintegrarono, lasciando la ragazza libera e di nuovo nel pieno delle sue forze.


C’erano poche cose in cui effettivamente Nicole era brava. Nonostante tutto era ancora soltanto una ragazza di appena vent’anni e forse Lilian aveva ragione a rimproverarle in continuazione il fatto di essersi sempre preoccupata troppo di tutto senza mai godersi la sua età e, anzi...lasciandola correre via da lei soltanto per la convinzione che l’eternità sarebbe stata ad aspettarla, rimanendo dalla sua parte sempre e comunque.
In quante cose si era sbagliata se ne rendeva conto soltanto adesso…
Si era persa tutto, concentrandosi solo sull’allenamento, sulle sfide, sulle lotte. I combattimenti, era quella la cosa in cui Nicole era in assoluto la migliore.
Per bravura era riuscita a superare suo zio e addirittura suo padre, per non parlare dell’infinito numero di“nemici” che sin da ragazzina aveva tenuto lontano da Fell’s Church.
Di difendere la città ne aveva fatto la sua missione, la sua unica ragione di vita, ma ora che quella vita era realmente appesa ad un filo mentre combatteva in fondo l’unica grande battaglia per la quale si era preparata per anni e che valesse davvero la pena combattere, si guardava indietro e capiva che gli anni passati per lei si erano lentamente trasformati in un accumulo di rimpianti ed esperienze mai vissute.
La sua facciata da ragazza tosta ed indipendente l’aveva sempre protetta dalla realtà effettiva dei fatti e la sua costante propensione nel voler proteggere Lilian l’aveva fatta vivere nell’illusione che, tra le due, fosse lei l’insegnante e Lilian l’allieva quando invece se avesse fatto più attenzione si sarebbe resa conto che anche lei aveva molto da imparare da quella sua cugina così sensibile e appassionata di cose comuni.
Sperava di rincontrarla e convincerla ad occuparsi di lei e della sua inesperienza alle faccende del mondo al di fuori del soprannaturale, per questo combatteva.
Sperava di rivedere i suoi genitori e ringraziarli per averla amata così come avevano fatto.
Sperava di rincontrare Matt e potergli dire quanto le fosse stato d’aiuto.
Sperava di rivedere i suoi zii, in particolare sua zia Elena e magari darle quell’abbraccio che non le aveva mai dato.
In quell’attimo Nicole si rese conto che poco prima aveva mentito ad Astaroth….per la prima volta da quando lo conosceva.
Gli aveva detto che si sarebbe rifatta all'odio che covava nel cuore per riuscire a batterlo, ma aveva appena realizzato che di odio lei non ne aveva. Ripensava a tutte le persone che aveva perso quel giorno e alla possibilità di riaverle indietro e provava solo amore e forse era da quel sentimento che doveva trarre la forza necessaria per battere il demone.
Bonnie e Damon gliene avevano appena dato una prova, dopotutto…
Sotto quelle travi si era sentita in trappola, sul punto di cedere e di gettare la spugna, debole e irrequieta, ma loro le avevano donato coraggio e forza e l’avevano fatto senza chissà che discorsi o chissà che potenti incantesimi, solo tramite l’amore.
Ironico che stesse pensando seriamente di far fuori Astaroth riversandogli addosso tutto l’amore che provava!
Eppure in quel momento sentiva che era quella la cosa giusta, si sentiva rinata a pronta all’atto finale, qualsiasi cosa esso avrebbe comportato.
Astaroth le si scagliò nuovamente contro reggendo una spada fatta di puro fuoco.
Nicole si preparò a riceverlo e deviò ogni suo affondo tenendo tra le mani un unico fulmine di elettricità azzurra.
Diede tutta se stessa, tenendo gli occhi fissi in quelli del demone e tentando di prevedere ogni sua mossa.
Nel frattempo, lo sentiva….
Sentiva chiaramente l’atmosfera caricarsi di Potere pronto ad esplodere e il terreno sotto i loro piedi cominciare a tremare.
Ogni volta che lei in passato si era ritrovata a chiedere come avrebbe fatto a capire la differenza tra uno scontro qualsiasi tra lei ed Astaroth e LO scontro, Matt le aveva sempre risposto che lo avrebbe capito da sola, che avrebbero percepito entrambi una convinzione tale da parte dell’altro che persino ciò che avevano intorno ne avrebbe risentito perché due potenze come la sua e quella del Figlio del Fuoco che si scontravano in una battaglia all’ultimo sangue avrebbero suscitato sicuramente delle reazioni, reazioni negli essere oscuri e malvagi che sarebbero accorsi ad appoggiare Astaroth e reazioni positive negli esseri fatti di bene e luce che sarebbe stati invece dalla sua parte.
Nicole l’aveva sempre reputata una visione un po’troppo romanzata e forse mistica di ciò che sarebbe accaduto, ma in quel momento si rese conto che Matt aveva sempre parlato con cognizione di causa ed obiettività, affidandosi alla ragione e ai fatti, senza inventarsi stupide favole per farle credere di stare andando incontro ad un meraviglioso quanto atroce destino.
Non era colpa di Matt se quello era il tipo di destino che effettivamente le era stato riservato.
E fu lì che si rese conto di aver sempre sottovalutato anche le idee di Astaroth.
Lui l’aveva affrontata sin dall’inizio ribadendole che loro due erano le facce opposte di una stessa medaglia, che lei era l’unica in grado di competere con lui così come lui era l’unico in grado di competere con lei, che loro rappresentavano il bene e il male in lotta per l’ennesima volta sotto spoglie diverse.
Non crederci era stato facile, ma adesso quelle idee si stavano facendo largo lentamente nella sua testa mostrandole la cruda realtà per quello che era.
Si voltò un attimo solo verso Damon e Bonnie.
Loro due se ne stavano lì, abbracciati a guardarla con una strana consapevolezza negli occhi che Nicole non riusciva a decifrare del tutto.
Si sentì quasi in dovere di ricambiare i loro sguardi con uno che esprimeva tutta la sua determinazione ad affrontare finalmente quel momento, come a volerli rassicurare della sua scelta e forse era proprio così, era ciò che le figlie facevano con i propri genitori.
Lei ed Astaroth si bloccarono a metà della sala, spada contro spada, occhi negli occhi.
“E’ il momento…” - fece il demone.
Nicole annuì e insieme scattarono all’indietro, mettendo una notevole distanza tra loro, ma restando comunque sulla stessa linea d’aria.
Nicole sospirò e rivolse le mani al suolo, chiudendo gli occhi e seguendo soltanto l’istinto.
Sentiva delle voci nella sua testa e dei sussurri arrivarle alle orecchie. Sentiva le carezze del vento placido sulla pelle e sentiva il colore e l’energia infusale nel corpo dai raggi di sole che erano riusciti a farsi strada fino a lei attraverso l’oscurità di quel Castello. Avvertiva le anime degli animali accorsi nel bosco all’esterno, avvertiva il bisbiglio dell’acqua e, per ultimo, le sembrò di percepire un bacio lieve su una guancia e una carezza tra i capelli.
Immaginò che fosse Lilian, la sua anima, tornata per darle forza.
Immaginò che fossero suo padre e sua madre, venuti a dimostrarle ancora una volta il loro appoggio.
Immaginò che fosse Meredith a trasmetterle l’autocontrollo necessario a non crollare.
Immaginò che fossero suo zio Stefan e sua zia Elena accorsi a mostrarle quanto l’impegno e l’amore possono portare lontano.
Immaginò che fossero Alaric ed Owen a ribadirle quanto la sua cocciutaggine l’avrebbe aiutata ancora una volta.
Immaginò che fosse Matt a darle la saggezza necessaria a far confluire in lei tutta la valanga di sensazioni nuove e positive che il mondo intorno a lei si stava prodigando per trasmetterle.
Immaginò se stessa, a sei anni, mentre correva spensierata tra gli alberi dell’Old Wood e desiderò incontrare ancora quella bambina, correre con lei e dirle di non aver paura di ciò che l’aspettava perché avrebbe avuto sempre intorno a lei persone capaci di guidarla verso la scelta più giusta, persone che l'avrebbero protetta anche mentre era lei che proteggeva loro.
Il vento intorno a lei si levò e Nicole sorrise, aprendo le braccia e la sua mente lasciando che la Natura prendesse tutto da lei ed in cambio le restituisse altrettanto.
Una luce bianca ed accecante scaturì dalla sua stessa aura, da sotto la sua pelle, e l’avvolse completamente, creando una sfera pulsante che divenne parte di lei, seguendola mentre apriva gli occhi e avanzava verso Astaroth.
Quella sfera, quella forza, quel Potere…..quella era la sua arma, quella era tutto l’amore e tutta la bontà che aveva racchiuso da sempre in lei.
Astaroth fece altrettanto, avanzò verso di lei seguito da un’ombra nera e profonda, terrificante solo a guardarla, un’arma che era l’esatto opposto della sua e che rappresentava tutto il vero male di cui il demone era fatto e si era alimentato negli anni.
Nicole si sentiva leggera in quei momenti e quando le due energie -quella sua e quella di Astaroth - entrarono in collisione, ne scaturì una guerra estenuante tra bene e male.
L’ombra e la luce si rincorrevano, si cercavano, si allontanavano, si avvicinavano e si mischiavano, tuffandosi l’una nell’altra e lasciando lei e il Figlio del Fuoco senza fiato.
L’ombra aumentò di potenza all’improvviso, schiacciando la luce sotto il peso della sua crudeltà e Nicole si sentì morire lentamente.
Si portò una mano al petto, lì dove sentiva una fitta straziante, ma non si arrese.
Immaginò ancora i suoi genitori e Lilian, le uniche persone in grado di darle forza e allora si rimise in piedi e provò a spingere, ad avanzare.
Le voci di Damon e Bonnie arrivavano alle sue orecchie attutite dai sibili della battaglia in atto, ma erano pregne di così tanta preoccupazione per lei che Nicole interpretò anche quelle come un nuovo motivo per lottare, un qualcosa che la spingeva a continuare.
Avanzò ancora ed Astaroth con lei.
Si ritrovarono a meno di tre centimetri di distanza e fu lì che lei fece ciò che il demone non si sarebbe mai aspettato: si fece avanti e lo abbracciò mentre i suoi occhi si colmavano di lacrime.
“Non importa chi hai ucciso! Io ti perdono!” - gli sussurrò.
Intorno a lei tutto esplose quando la luce schiacciò l’ombra definitivamente.
Astaroth fece per allontanarsi, per tentare di riprendere il controllo delle cose, ma Nicole non glielo permise e lo strinsi ancora più forte, facendo ciò che si era prefissata: annientarlo con l’amore, mostrargli almeno quella realtà meravigliosa e priva di solitudine prima di vederlo sparire.
La luce aumentò e Nicole chiuse gli occhi mentre Astaroth cominciava a gridare, di dolore, di sconfitta, prima che in un ultimo gemito sofferente il corpo del Figlio del Fuoco, il demone Unico nel Tempo, il demone che non era mai nato, ma sempre esistito si disintegrasse del tutto, trasformandosi nella stessa cenere in cui Astaroth aveva trasformato nei secoli ogni suo nemico, ogni anima buona che aveva tentato di fermarlo.
L’intero mondo venne sconvolto da un tremito che me minò le stesse fondamenta e tutto prese a girare.
La luce di Nicole non accennava a svanire, anzi…tutto intorno a lei cominciò a svanire in seguito alla morte del demone che aveva tenuto il Tempo stesso in ostaggio per millenni interi, tutto svaniva eccetto lei e la luce che formò un vortice, un ciclone di cambiamento di cui lei era l’epicentro, l’occhio immobile, il punto fisso.
Cosa sarebbe successo….non lo sapeva.
Vedeva la sua intera vita che le sfrecciava davanti, vedeva le cose mutare davanti ai suoi occhi, ma lei….lei non cambiava, lei rimaneva sempre le stessa e lei conservava ancora ogni ricordo di quella che era stata la realtà fino a che lei aveva compiuto il suo destino.
Si voltò a guardare Bonnie e Damon, ma anche loro erano svaniti, presi dalla magia del vortice, e allora Nicole sorrise, un sorriso colmo di serenità: forse tutto ciò che era successo avrebbe avuto delle conseguenze su di lei e lei sola, ma almeno aveva salvato davvero la sua intera famiglia e Fell’s Church.
Il Destino forse, non era il gran bastardo che aveva sempre creduto.

lunedì 2 aprile 2012

Spoiler "Forse...il destino..." - Capitolo 28

L’enorme sala progettata da Astaroth e che quel giorno aveva ospitato fin troppe atrocità si era improvvisamente riempita soltanto dei ringhi del demone e delle urla di guerra di Nicole che rimbalzavano da una parete all’altra infrangendosi nell’aria, trasportate dall’eco fino alle orecchie quasi sanguinanti di Bonnie.
Tutto in Bonnie stava sanguinando, metaforicamente parlando, ma stava sanguinando. Ogni parte del suo corpo, ogni brandello della sua anima, ogni cellula del suo essere, ogni suo respiro, ogni battito di ciglia, ogni singhiozzo, ogni battito del suo cuore portava con se un nuovo e doloroso fiotto di sangue che andava ad aggiungere sofferenza a quella che i suoi occhi stavano patendo nel vedere Nicole braccata, inseguita, ferita e colpita.




Eccomi qui!!! Buon inizio settimana a tutti!*_*
Allora...questo qui sopra è l'incipit del capitolo 28! Essendo l'ultimo capitolo prima dell'epilogo, non ho potuto lasciarvi altro se non questo visto che, rileggendolo per trovare lo spoiler adatto, mi sono resa conto che qualsiasi cosa vi postassi sarebbe stata davvero troppo...spoilerosaXD Ma dato che non volevo lasciarvi a bocca asciutta, ho preferito mettevi l'inizio del capitolo così già riuscite ad entrare fin da adesso nell'ottica di quello che leggerete giovedì!XD
Adesso vi lascio...
ALLA PROSSIMA...BACIONI...IOSNIO90!!!