giovedì 30 giugno 2011

"Se io, se lei! Se io, se lui!" - Capitolo 14

 Clandestinità
I dieci giorni successivi passarono in un lampo.
Durante il giorno Bonnie aiutava con l’organizzazione del ballo di beneficenza e, di solito, pranzava con Meredith e Stefan.
Di nottte, invece, veniva rapita da Damon.
Il vampiro, infatti, mantenne la sua promessa e la notte dopo il primo sogno si ripresentò. Poi tornò ancora e ancora….
Alla fine Bonnie ci fece l’abitudine.
Doveva ammettere, però, che durante i primi due giorni aveva ardentemente sperato in un’insonnia improvvisa che la tenesse sveglia per notti intere e, per aiutare la sorte, aveva bevuto così tanto caffè da essere apposto per i successivi vent’anni, ma ogni sforzo era stato inutile.
Puntuale come un orologio svizzero, Damon continuava a tornare ed era così insistente  e così snervante che Bonnie cominciò seriamente a credere che sarebbe stato anche capace di colpirla con un grosso oggetto contundente pur di spedirla nel mondo dei sogni.
Dopotutto non era di certo una bugia che il giorno in cui Bonnie si era riempita di caffè, Damon le avesse rifilato con l’inganno e con la super velocità una compressa bella forte di sonnifero che le causò il sogno più lungo della sua intera esistenza.
Così Bonnie si era arresa, non aveva fatto più storie e aveva cominciato a dare corda a Damon.
Alla fine ci aveva preso gusto.
Damon, nei sogni, non si risparmiava in niente e creava ogni notte un mondo diverso in cui lei poteva liberamente immergersi.
E quando non si trattava di mondi fantastici e di pura invenzione, Damon la portava in città lontane che lei aveva sempre desiderato vedere e che lui ricostruiva stando attento ad ogni minimo dettaglio.
Una notte Bonnie si ritrovò in Egitto, sul dorso della Sfinge e tutto intorno a lei il deserto, le oasi, le carovane, le guide turistiche e gli scorpioni giganti.
Bonnie non aveva idea se qualla roba degli scorpioni fosse vera o no, ma non le importava. Ogni notte le si apriva davanti un modo intero di cui lei era l’unica e incontrastata esploratrice ed era fantastico.
Per non parlare poi dei vestiti che Damon le metteva addosso.
Si, perché dato che il sogno lo creava lui, allora ad ogni cambio di scenario Bonnie era vestita in modo diverso anche se lui restava sempre uguale.
Così una notte era un’ esploratrice con tanto di completo kaki e capello di tela, un’altra notte era un’odalisca, un’altra notte era una dama parigina alla corte di Maria Antonietta, una notte era una diva del cinema nell’Italia degli anni cinquanta e una notte era stata addirittura una delle guardie dei reali inglesi.
Bonnie si divertiva da matti.
Certo, al risveglio era tutto parecchio complicato.
Insomma, non poteva parlare con nessuno di quei sogni, neanche con Stefan, e non aveva voglia di sentire le ovazioni di Meredith se le avesse raccontato qualcosa del genere.
Inoltre c’era il fatto che ogni volta che vedeva Elena si sentiva sempre più in colpa e quando incontrava Damon nella realtà era così imbarazzata che le veniva seriamente voglia di andarsi a nascondere dall’altra parte del mondo per non farsi vedere mai più.
Continuava a ripetersi che era una persona orribile e che aveva sparato tante sentenze su Elena quando lei stava facendo esattamente la stessa cosa.
A quel punto, di solito, arrivava una voce dentro di lei che le diceva che non era vero che era così cattiva visto che tra lei e Damon non era successo niente, ma poi Bonnie ripensava ai sogni, a ciò che si diceva con Damon, a ciò che facevano insieme, al segreto che condividevano in silenzio e allora malediceva se stessa dicendosi che forse sarebbe stato meglio che tra loro due fosse davvero successo qualcosa perchè almeno in quel caso sarebbe stato soltato un atto puramente fisico che non c’entrava niente con la connessione emotiva che Bonnie sentiva crescere sempre di più ogni notte che passava e che era resa più forte anche dal divieto categorico che lei aveva posto riguardo il non toccarsi.
Tutti quei giochi di sguardi, quello sfiorarsi involontariamente che avvenivano durante i sogni erano molto più intensi di qualsiasi contatto.
Ma, ormai, non c’era più tempo per le sue solite elucubrazioni, i suoi dubbi e i suoi rimorsi di coscienza: la notte era arrivata.
Bonnie si mise a letto, lanciò uno sguardo al vampiro seduto sul ramo del grosso albero di fronte alla sua finestra e poi chiuse gli occhi scivolando dolcemente nel sonno.

Stare con Elena era difficile.
Di solito era già piuttosto complicato stare con lei quando erano tutti in gruppo, ma passare delle ore da solo con Elena era veramente un grosso problema.
Nonostante questo, però, Stefan non riusciva a riniunciarci.
Dopo quella loro prima uscita notturna che li aveva condotti a casa Gilbert, Stefan ed Elena avevano comincito ad uscire insieme ogni notte per passeggiare lungo le strade buie e deserte della città.
Elena gli diceva che le mancava Fell’s Chuch e il potersi muovere liberamente per quelle strade e allora Stefan l’accontentava e la portava fuori a tarda notte, quando ormai non c’era più nessuno che potesse riconoscerla…..esattamente come faerebbe un bravo amico.
Stefan si alzò dalla poltrona nel salottino del pensionato su cui, ancora una volta, si era seduto ad aspettare Elena e cominciò a girare per la stanza, nervoso e irritato.
Lui non voleva essere amico di Elena, non voleva la sua amicizia, non voleva stare lì a sentirla parlare del fratello, non ci riusciva.
Ma come poteva dirlo a lei!?!
Era vero che non accettava di essere soltanto un amico per Elena, ma era altrattanto vero che non sarebbe mai stato capace di rinunciare a lei adesso che sembrava averla ritrovata.
- A volte l’amore è una vera rottura! - pensò Stefan prima che un tocco delicato sulla sua spalla lo costringesse a voltarsi.
E lei era lì….Elena….
Era così preso dai suoi pensieri che non l’aveva sentita arrivare.
Elena lo guardò leggermente confusa.
“Tutto bene, Stefan?” - gli chiese.
- Tutto bene??? Tutto male, vorrai dire!!! - pensò in risposta il vampiro prima di rispondere: “Certo! Perché me lo chiedi?”.
“Nulla è che…mi sembri…non so…arrabbiato, ecco!” - fece Elena.
- Soltanto arrabbiato? - pensò Stefan mentre diceva: “E perché mai dovrei essere arrabbiato, scusa? Sto benissimo!”.
Ultimamente gli riusciva così bene mentire e dissimulare che non sapeva più se farsi chiamare Stefan o Damon.
Elena annuì lentamente
“Ok! Se lo dici tu! Forse sarà stata una mia impressione…” - gli disse.
“Sbagliata!” - fece Stefan.
“Come, scusa?” - chiese Elena, confusa.
“L’impressione….era sgaliata! Hai avuto un’impressione sbagliata!” - chiarì Stefan.
Elena sorrise, imbarazzata.
“Ehmm…si..si…certo! Hai ragione….!” - balbettò - “Andiamo?”.
Stefan annuì: “Ti seguo!” - disse.
Lasciarono il pensionato silenziosamente, come ogni notte.
Stefan scandagliò tutta la zona intorno e, dopo essersi accertato che non c’era anima viva in giro, diede il via libera.
Elena uscì nell’aria fresca della notte, sorridendo e respirando a pieni polmoni.
“Ogni volta è sempre più bello!” - commentò la ragazza, raggiante.

Nel sogno il cielo era di un azzurro abbagliante con enormi nuvole bianche e un numero non precisato di rondini e farfalle che volavano libere.
Si trovava in uno sconfinato e bellissimo giardino, pieno di fiori e alberi e, in lontananza, riusciva persino a sentire il nitrire dei cavalli.
Alle sue spalle si ergeva una villa da’altri tempi, imponente e lussuosa, con lunghe scalinate e colonne davanti all’entrata, molto simile a quelle delle soap opera in costume che davano in televisione e di cui sua sorella era ghiotta.
Bonnie si guardava intorno, ammirata e meravigliata, mentre Damon, a qualche passo da lei, la osservava curioso.
“Allora, streghetta? Ti piace?” - le chiese.
“Se mi piace? E’ un posto fantastico, Damon!”- rispose, entusiasta, mentre continuava a guardarsi intorno.
“Sono contento che ti piaccia!” - fece Damon avvicinandosi a lei e affiancandola.
“Dove ci troviamo?” - chiese Bonnie.
“A casa mia!” - rispose Damon.
Bonnie rimase spiazzata da quella risposta.
Tornò a guardare il giardino e la villa con occhi nuovi e più consapevoli e si rese conto che quei luoghi corrispondevano perfettamente alla descrizione che Damon ne aveva fatto quando le aveva racconatato della sua infanzia con Stefan.
Guardò Damon e, commossa dallo sguardo nostalgico del vampiro, gli si fece più vicina e, senza esitazione, gli prese la mano.
Damon si voltò verso di lei e guardò le loro mani intrecciate, ricambiando la stretta.
“Ci vieni spesso, qui? Nei sogni, intendo!” - domandò Bonnie, guardando la villa.
“No! Questo posto non è esattamente quello che ricordo più volentieri!” - rispose Damon.
Bonnie sospirò e la converazione sprofondò e cadde nel silenzio.
Rimasero semplicemente lì, guardandosi intorno e tenendosi per mano.
Bonnie si sentiva quasi un’intrusa, era come se quel posto fosse talmente intimo per Damon che lei non avesse alcun diritto di starci.
“Perché mi hai portato qui?” - gli chiese.
Ma Damon non rispose e si limitò a guardarla.
Bonnie, avvertendo gli occhi neri del vampiro su di lei, voltò il viso nella sua direzione e i loro sguardi si scontrarono e si fusero.
Un vento leggero cominciò a solleticarle le guance e a farle ondeggiare i lunghi capelli rossi.
Ad ogni sogno quell’elettrcità che tanto cercava di allontanare sembrava stringersi sempre di più intorno a loro due e lei cominciava a perdere ogni congnizione del tempo e dello spazio. Era come librarsi in aria e Bonnie non sapeva più come sottrarsi.
Fortunatamente, Damon mise fine a quella tortura e distolse lo sguardo dai suoi occhi per andarlo a posare sulla sua intera fugura.
Gli occhi del vampiro si fecero, improvvisamente, divertiti e maliziosi.
“Devo ammetterlo, streghetta: saresti stata proprio una dama stupenda…una preda pregiata!” - commentò osservandola.
 Bonnie avvampò per l’imbarazzo e, in un primo momento, non riuscì a capire e cosa Damon si stesse riferendo.
Poi, abbassando lo sguardo, si vide e capì.
Indossava un vestito bellissimo. Era di un dolce verde pallido, con scollatura quadrata e busto stretto che si apriva in un ampia gonna che arrivava a toccare il terreno coprendole i piedi ai quali indossava della bellissime scarpe dorate con appena un po’ tacco.
Le maniche del vestito le arrivavano strette al gomito per poi aprirsi in ampi giri di tessuto leggero  e delicato simile alla seta.
Tutto l’abito era arrichito con ricami in oro e bianco perla e tra i capelli aveva dei bellissimi fermagli fatti con smeraldi e perle luminose.
“Oddio!”  esclamò sorpresa - “E’ incredibile! Ho sempre desiderato indossare un abito così e adesso che ce l’ho addosso non me ne sono neppure accorta!”.
Damon, a questa sua affermazione, se la rise di gusto.
Bonnie lo guardò infastidita, con un sopracciglio alzato.
“Si può sapere che cosa hai da ridere tanto?” - si lamentò - “Piuttosto mi spieghi una buona volta perché tu resti sempre vestito come al solito e non ti adegui anche tu come fai adeguare me?” - gli chiese.
“E’ un sogno, Bonnie! Non siamo davvero tornati indietro nel tempo! Qui potrei anche andarmene in giro con la mia adorata Ferrari e nessuno ci farebe caso!” - le ricordò Damon.
“Lo so che è un sogno, ma almeno potresti darmi questa soddisfazione, almeno una volta!” - ribattè Bonnie.
Damon si portò una mano al mento e fece finta di pensarci su: “Mmmh..no!” - disse.
“Oh, andiamo! Non è giusto che tu ti diverta a farmi indossare quello che ti pare come se fossi una spacie di Barbie gigante senza ricambiare il favore facendomi da Ken!” - protestò Bonnie.
Damon ricominciò a ridere a crepapelle, ma proprio mentre stava per risponderle, qualcosa colpì Bonnie al fianco facendole quasi perdere l’equilibrio.

Stefan le era mancato.
Elena non se ne era mai resa tanto conto come in quelle quasi due settimane in cui avevano preso a vedersi e a stare insieme per parecchie ore ogni notte.
Forse l’idea di essere amici non era stata una delle sue idee migliori, ma Stefan aveva accettato, dopotutto.
E poi, come poteva lei anche soltanto osare sperare che tra loro potesse esserci di più dopo quello che gli aveva fatto?
Era ovvio che a Stefan quella situazione stesse bene.
L’aria della notte era fredda e le pizzicava la pelle, ma ad Elena non importava.
Aveva passato così tanto tempo rinchiusa nel pensionato badando bene di restare alla larga da Fell’s Church perché correva il rischio che qualcuno la vedesse e la riconoscesse che, adesso, le andava bene tutto pur di restare fuori e camminare in tutta libertà e senza nessun bisogno di mascherarsi.
“Ti è mancata davvero la città, vero? Non la smetti di sorridere un attimo!” - commentò Stefan che, con le mani nella tasca del giubbotto, le camminava accanto.
“E pensare che prima di….si, insomma…di morire…davo così per scontato tutto questo che non vedevo l’ora di andarmene lontano da qui!” - fece Elena.
“E invece adesso non ci pensi nemmeno, vero?” - continuò Stefan.
Elena annuì: “E’ proprio vero che scopri il vero valore delle cose soltanto quando le perdi!” - buttò lì lanciando una rapida occhiata a Stefan mentre le guance le si tingevano di rosso.
Stefan la fissò per qualche attimo, ma poi distolse velocemente lo sguardo.
Elena lo interpretò come un segnale che la avvertiva di cambiare argomento.
“E tu? Ti manca la tua casa?” - gli chiese.
“Firenze, dici?” - fece Stefan - “No!” - rispose dopo un attimo.
“Sul serio?” - chiese Elena.
“Nel corso dei secoli ci sono tornato spesso a Firenze, ma ormai non è più quella di una volta..” - spiegò Stefan voltandosi per sorriderle.
“Capisco!” - fece Elena ricambiando il sorriso.
Calò il silenzio, ma divenne subito così pesante che era quasi insostenibile così Elena si affrettò a parlare.
“Allora? Come sta Bonnie? Ultimamente non la vedo quasi mai!” - disse.
Stefan si accigliò un attimo prima di rispondere: “Tutto bene! E’ impegnata con il ballo di beneficenza!”.
“Sarebbe bello se fosse un ballo in maschera….almeno così potrei parteciparvi anch’io!” - commentò Elena.
“Glielo suggerirò!” - rispose Stefan - “Dopotutto sono lei e Meredith che devono decidere le decorazioni, magari possono farsi carico anche del tema!”.
“Sarebbe fantastico!” - disse Elena, sorridendo - “Anche se, quasi sicuramente, dovrò implorare Damon per giorni prima di convincerlo!” - agginse - “A proposito: lo hai visto in questi giorni? Ultimamente sparisce spesso e non so dove se ne va!”.
“Se non lo sai tu!” - fece Stefan.
“Quando gli ho chiesto spiegazioni mi ha detto che ultimamente è parecchio stanco e che se ne va a dormire! Io non gli credo e sono un po’ peoccupata! Insomma te lo vedi Damon che passa tutta la serata più la notte a dormire? Io no! Insomma…non è il tipo e poi….”.
“Ok! Adesso basta!” - la interruppe bruscamente Stefan alzando la voce.
Elena si fermò all’istante e lo guardò stranita.
“Stefan….che…che succede?” - gli chiese, timorosa.
Stefan le si parò davanti e scosse la testa: “Senti….questa idea dell’amicizia non funziona, quindi finiamola qui!” - le disse.
“Che? Cosa? No!” - fece Elena - “Stefan? No! Insomma…noi due siamo amici e…” - non sapeva più cosa dire.
“Noi due non siamo mai stati amici, Elena! E non lo saremo mai!” - la interruppe Stefan.
“Perché?” - fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre sentiva gli occhi riempirlesi di lacrime.
“E me lo domandi anche?” - fece Stefan - “Basta…ok?…Basta!”.
E nel momento in cui Stefan le voltò le spalle e fece per andarsene, Elena scoppiò in lacrime e lo raggiunse bloccandolo per una mano.
“Io non voglio perderti, Stefan! Mi sei mancato così tanto! Io ho bisogno di te nella mia vita!” - gli disse tra le lacrime.
“Ma io non posso, Elena! Non posso esserti amico, non lo capisci? Io…a me non basta esserti amico, io voglio di più e tu non puoi darmelo, quindi…perché dovrei continuare a farmi del male inutilmente?” - fece Stefan riprendendo a camminare.
Quella rivelazione diede una scossa al cuore di Elena e, in quel momento, non le importò più nulla.
Corse da Stefan e gli si gettò addosso, chiudendogli le braccia sul petto e abbracciandolo mentre posava la testa sulla sua schiena.
“Resta con me!” - gli disse, piangendo - “Io ti amo, Stefan!”.
Stefan si irriggidì all’istante e si liberò dalla sua presa.
Le prese le mani e gliele baciò entrambe.
Elena sorrise.
“Vorrei tanto crederti!” - sospirò il vampiro.
“Fallo, perché è la verità!” - lo incitò Elena.
Stefan sorrise e scosse la testa: “No, non lo è! La verità è che tu sei confusa, Elena, ancora confusa! Ed è sempre la stessa storia che si ripete!” - le disse - “Prima stavi con me e nel frattempo volevi Damon perché sapevi che, a causa della mia presenza, non potevi averlo! Adesso è lo stesso soltanto che le posizioni mie e di mio fratello sono invertite: adesso stai con Damon, ma vuoi me perché sai che, a causa della presenza di Damon, non puoi avermi!” - a quel punto le prese il viso tra le mani e la guardò dolcemente - “E questo non è amore, Elena! E’ capriccio! E nonostante io continui ad amarti con tutto me stesso….non posso cadere di nuovo nel solito gioco che tanto ti piace fare!”.
L’ennesima lacrima lasciò gli occhi di Elena e le rigò una guancia.
Stefan le si avvicinò e gliela rubò con un tenero bacio.
Elena chiuse gli occhi, godendosi a pieno le sensazioni magnifiche che quel casto contatto stavano scatenando in lei.
Quando riaprì gli occhi Stefan era tornato a guardarla.
“Addio!” - le sussurrò, prima di lasciarla andare e di allontanarsi da lei.
Elena lo guardò andare via senza muovere un muscolo.
Voleva dirgli così tante cose….
Voleva urlargli che questa volta non era un capriccio, che questo era amore vero, che lo sentiva parte della sua anima, che aveva capito che quello che provava per Damon era solo affetto e nulla più perché non le importava davvero cosa faceva Damon quando le era lontano o con chi passava il suo tempo oppure a chi pensava quando si perdeva a guardare il cielo.
Ma non riusciva a muoversi.
Come poteva biasimare Stefan per il fatto che pensasse quelle cose di lei?
Come poteva biasimarlo per non crederle?
Ma le aveva detto che l’amava ancora e, per quella notte, se lo sarebbe fatto bastare.
Elena si riscosse e si incamminò verso il pensionato.
L’unica cosa che doveva fare adesso era riposare e cercare di capire qual era il modo migliore per far capire a Stefan cosa realmente provava per lui.

“Ahiii!” - gridò Bonnie recuperando per puro miracolo l’equilibrio.
Qualcosa l’aveva urtata senza il minimo riguardo e le aveva pure fatto male.
Si voltò accigliata alle sue spalle e vide due bambini giocare a rincorrersi sul prato verde.
Ridevano felici e le loro urla di gioia le fecero scaldare il cuore e addolcire lo sguardo.
Non avevano la stessa età, ma sembravano molto affiatati.
Erano vestiti in maniera decisamente strana per Bonnie, ma che dovesse essere del tutto normale per l’epoca in cui si trovavano in quel fantastico sogno.
Stava per dire quanto li trovasse carini e stava anche per chiedere a Damon chi fossero, quando il bambino più piccolo ricominciò a correre e quello un po’ più grande, per rincorrerlo, inciampò su un ramo spezzato e cadde, urlando di dolore.
Bonnie si allarmò subito e gli corse incontro.
Gli si inginocchiò di fianco e lo aiutò a mettersi seduto.
“Stai bene, piccolino? Tutto apposto? Ti sei fatto molto male?” - gli chiese preoccupata.
Fu a quel punto che il bambino si voltò verso di lei e la guardò con due occhi neri e profondi….inconfondibili.
A Bonnie mancò il respiro.
“Si, signorina, sto bene! Grazie!” - le rispose, educatamente, il bambino.
Bonnie restò a guardarlo immobile mentre il bambino si massaggiava una caviglia.
“Ehmm…sei sicuro? Ti..ti fa male la gamba?” - gli chiese.
Il bambino si guardò il piede destro, attentamente, e poi si voltò verso di lei con un gran sorriso.
“Sicurissimo, signorina!” - disse.
Bonnie non potè fare a meno di rispondere a quel sorriso così aperto e luminoso.
Lo aiutò ad alzarsi e gli tolse con le mani la polvere che gli si era accumulata addosso dopo la caduta.
“Come ti chiami?” - gli chiese, timorosa.
“Damon Salvatore, signorina!” - rispose il bambino con un profondo inchino.
Bonnie restò ulteriormente sconcertata mentre gli occhi le si riempivano di lacrime.
Il piccolo Damon se ne accorse sibito e si preoccupò per lei.
“State bene, signorina? Perché piangete?” - le chiese.
Bonie ingoiò il groppo che le si era formato in gola e rispose: “Non preoccuparti per me…sto bene!”.
E mentre diceva queste cose il bambino più piccolo tornò indietro e si fermò a diversi metri da loro.
“Damon? Stai bene? Andiamo a giocare!” - urlò.
Il piccolo Damon si voltò e rispose: “Arrivo, Stefan!”.
Subito dopo lanciò un ultimo sorriso a Bonnie e corse via, scomparendo alle spalle della villa.
Bonnie rimase lì, in ginocchio, con le lacrime che le rigavano il viso.
Damon le si avvicinò e l’aiutò ad alzarsi.
“Perché mi hai portata qui?” - chiese di nuovo, Bonnie - “E rispondimi questa volta!”.
Damon le si parò davanti e le asciugò le lacrime.
“Perché volevo che mi conoscessi!” - disse.
Bonnie dovette respirare profondamente per un paio di volte prima di poter parlare di nuovo.
“Il bambino…perché me lo hai mostrato?” - chiese.
“Per lo stesso motivo! Quella è la parte umana di me, Bonnie…..dovevi vederla!” - rispose Damon tenendole le mani.
Bonnie ritirò in fretta una mano e si asciugò le lacrime.
“Tutto questo…è triste!” - sussurrò.
Ed era vero.
Bonnie trovava infinitamente triste che Damon credesse che quel bambino, dimenticato nel tempo, fosse l’unica cosa umana e pura che ancora aveva dentro, persa chissà dove e raggiungibile soltanto attraverso i sogni.
Voleva guardarlo negli occhi e urlargli che non era così, che quel bambino e lui erano la stessa identica persona, che i sentimenti puri e la gentilezza d’animo di quel bambino erano i suoi e che sarebbe bastato poco per far tornare tutto a galla.
L’odio che Damon provava inconsciamente verso se stesso le spezzava il cuore.
Damon le accarezzò una guancia e la costrinse a guardarlo.
“Non è triste….è giusto! Strano, ma giusto!” - le disse.
Gli occhi di Bonnie si colmarono nuovamente di lacrime e un’intensa sensazione di calore le si propagò dentro quando Damon le cinse la vita e l’attirò dolcemente a se senza staccare gli occhi dai suoi.
Le mani di Bonnie scivolarono, come animate da coscienza propria, sulle spalle di Damon e vi si aggrapparono.
Damon le asciugò l’ultima lacrima e avvicinò il suo viso a quello di Bonnie che chiuse gli occhi non appena avvertì il contatto gelido tra le sue labbra e quelle di Damon.
E lì, nel sogno, davanti alla villa che aveva fatto da sfondo all’infanzia umana di Damon, il bacio crebbe e prese possesso dei loro corpi che si fusero in un tutt’uno come se fossero sempre stati destinati a quello.
Non era il loro primo bacio, ma questa volta era diverso perché entrambi sentivano crescere dentro una consapevolezza che prima non avevano.
Scintille luminose esplosero dietro le palpebre chiuse di Bonnie e il suo cuore, tanto ferito e martoriato, sembrò che le rinascesse nel petto.
Sapeva che quello era soltanto un sogno, ma sapeva anche che quel sogno era reale.
Lì non si trattava di lei che sognava di baciare Damon.
Lì si trattava di loro due, coscienti e consapevoli di quello che facevano e dicevano, rinchiusi in un mondo fantastico e parallelo.
Quando la presa di Damon diminuì, Bonnie avvertì lo strano formicolio che percepiva ogni qualvolta che il sogno cominciava a svanire.
E quando aprì gli occhi era ormai l’alba ed era nella sua stanza, stesa a guardare il soffitto sul suo letto.
Si alzò lentamente e si toccò le labbra.
La casa era nel silenzio assoluto e la camera era rischiarata dai primi raggi di sole che annunciavano l’arrivo del nuovo giorno.
Bonnie si alzò e si avvicinò alla finestra splalancata, appoggiandovisi a guardando all’esterno.
Aveva bisogno di un segno concreto che le dicesse che quel sogno era stato opera di Damon e non un semplice frutto della sua fantasia.
E il segno arrivò.
Un corvo nero e lucente le si poggiò delicatamente su una spalla e le sfiorò il viso con un’ala prima di spiccare il volo e scomparire nel cielo.

mercoledì 29 giugno 2011

AVVISO IMPORTANTE

CIAO A TUTTE!
Come forse avrete già visto per forum, siti o network vari, gira questa petizione
, e la richiesta di firmarla da chiunque.
Vi prego di passare a questo link, dove tutto viene spiegato molto bene:http://www.facebook.com/notes/efp-il-tuo-sito-di-fanfiction-ufficiale/rischi-concreti-di-problemi-e-censura-anche-per-i-siti-di-fanfiction-per-deliber/181618001896891
!
Tutte le nostre FanFiction e i siti ad esse legate, oltre a tanti altri blog e forum o quant'altro, rischiano di essere chiusi se quella delibera passerà.Generalmente io non sono il tipo che firma queste cose o che chiede ad altri di firmarle, ma questa volta è importante!!!
Da autrice e lettrice di fanfiction e da scrittrice di un proprio blog mi sento in dovere di fare qualcosa per evitare che questo meraviglioso mondo che è quello delle fanfiction ci venga portato via!!! VI PREGO PERTANTO DI FIRMARE LA PETIZIONE! LA DELIBERA VERRA' VAGLIATA IL 6 LUGLIO!
GRAZIE A TUTTE!
BACIONI...IOSNIO90!!!

lunedì 27 giugno 2011

Spoiler "Se io, se lei! Se io, se lui!" - Capitolo 14

Nel sogno il cielo era di un azzurro abbagliante con enormi nuvole bianche e un numero non precisato di rondini e farfalle che volavano libere.
Si trovava in uno sconfinato e bellissimo giardino, pieno di fiori e alberi e, in lontananza, riusciva persino a sentire il nitrire dei cavalli.
Alle sue spalle si ergeva una villa da’altri tempi, imponente e lussuosa, con lunghe scalinate e colonne davanti all’entrata, molto simile a quelle delle soap opera in costume che davano in televisione e di cui sua sorella era ghiotta.
Bonnie si guardava intorno, ammirata e meravigliata, mentre Damon, a qualche passo da lei, la osservava curioso.
“Allora, streghetta? Ti piace?” - le chiese.
“Se mi piace? E’ un posto fantastico, Damon!”- rispose, entusiasta, mentre continuava a guardarsi intorno.
“Sono contento che ti piaccia!” - fece Damon avvicinandosi a lei e affiancandola.
“Dove ci troviamo?” - chiese Bonnie.
“A casa mia!” - rispose Damon.


Ecco lo spoiler...come promesso!!!
Vi incuriosisce? Beh...sappiate che questo è il capitolo con la C maiuscola che in molte aspettavano!!!! Vi piacerà!!!XDXDXDXDXDXD
BACIONI...IOSNIO90!!!

sabato 25 giugno 2011

Una nuova passione....

 
Ok....lo ammetto!!!
Io non sono mai stata una grande fan degli anime o dei manga.
In famiglia, quello che se ne intende è mio fratello!!!!
Ma, a volte, capita che, nonostante il rapporto non proprio idilliaco che intercorre tra noi due, mio fratello decida di rendermi partecipe di qualcosa che lo riguarda.
Ed ecco che, dato che questa settimana è stato di umore particolarmente buono, mi ha caldamente consigliato la visione di uno dei suoi anime preferiti: Vampire Knight!!!
Inutile dire che me ne sono innamorata e che nel giro di due giorni ho visto tutti gli episodi delle prime due serie!!!! Il mio preferito è Zero!!!XDXDXDXDXD
Mi è dispiaciuto parecchio per come si è concluso e spero che continueranno l'anime così come sono andati avanti con i manga!!! Sarebbe un peccato se così non fosse!!!!
AL PROSSIMO POST....BACIONI...IOSNIO90!!!

venerdì 24 giugno 2011

Citazioni....

Ricordiamo solo quello che non è mai accaduto!!!!

Tratto da "MARINA" di Carlos Ruiz Zafon.

giovedì 23 giugno 2011

Se io, se lei! Se io, se lui! - Capitolo13

Eventi…particolari

La settimana successiva fu la settimana più lunga di tutta la vita di Bonnie.
I giorni sembravano interminabili e, fatta eccezione per le visite di Meredith, non aveva visto nessun altro.
In una situazione normale appena la noia si fosse fatta sentire Bonnie sarebbe uscita di casa per fiondarsi al pensionato, ma la situazione attuale non era per niente normale.
Come poteva presentarsi davanti ad Elena e dirle: “Ehi, lo sai, a proposito, quando hai scelto Damon non hai spezzato soltanto il cuore di Stefan, ma anche il mio perché io ero e probabilmente sono ancora follemente innamorata del tuo ragazzo!”?
Era assurdo che lei facesse una cosa del genere.
E poi c’era Damon…
Quella sera di sette giorni prima, dopo il bel discorsetto della signora Stones, lei e Damon avevano dormito di nuovo insieme, abbracciati. Ma al mattino dopo Bonnie si sentì un verme, così aprì gli occhi e si voltò dall’altra parte. Un secondo dopo Damon era già andato via e da quella volta non tornò più.
Nel frattempo il sonno di Bonnie era diventato sempre più agitato e, in media, si svegliava almeno quattro volte a notte.
L’assenza di Damon le pesava come un macigno, ma Bonnie sentiva che era giusto così o almeno voleva credere che era giusto così perché credere il contrario era troppo difficile e potenzialmente doloroso.
Così lei si rifugiava nelle sue belle bugie e tirava avanti cercando di restare il più possibile lontana da Damon.
Per quanto riguardava Stefan, non aveva né visto né sentito neppure lui in quei giorni e senza un motivo particolare.
Forse il fatto che Stefan riuscisse a leggerle dentro con soltanto un’occhiata e che quindi potesse capire cosa le succedeva e potesse metterla davanti alla verità dei suoi sentimenti la spaventava così tanto che aveva finito con l’allontanare anche il suo migliore amico.
Quel giorno, però, aveva deciso che non poteva più continuare a nascondersi e si era decisa a presentarsi ad una delle riunioni per il comitato d’organizzazione del ballo di beneficenza per il canile.
Era pomeriggio inoltrato quando, pronta per reinserirsi nella vita sociale di Fell’s Church, si chiuse la porta alle spalle e si ritrovò faccia a faccia con Stefan.
La sorpresa la bloccò un attimo.
“S-Stefan…..” - balbettò.
“Ehi! Stavo venendo a trovarti, ma a quanto vedo hai da fare!” - fece Stefan.
“Ehmm…si! Io…sto andando al Comune, nella sala che usano per le cerimonie e roba simile…Con Meredith diamo una mano per l’organizzazione di un ballo per raccogliere fondi per il canile!” - spiegò Bonnie - “Ma, se vuoi, puoi accompagnarmi! Ti va?” - gli propose sorridendo.
“Certo che ti accompagno!” - rispose Stefan illuminandosi.
Presero a camminare fianco a fianco, tranquillamente.
“Beneficenza per il canile, eh? Non me ne avevi parlato!” - esordì Stefan.
“Sì, hai ragione! A dire il vero ci sono già stati altri incontri, ma io li ho snobbati!” - rispose Bonnie.
“E cosa è cambiato oggi?” - chiese Stefan.
“Beh….non saprei…avevo voglia di uscire e vedere gente! E poi metti che un giorno di questi incontro per strada la segretaria del Sindaco e io non mi sono presentata a nessuna delle riunioni….finisce che mi devo pure sorbire la sua paternale sul fatto che non ho fatto nulla di buono per la mia città!” - rispose Bonnie.
“Ah davvero? E’ questo che dice? Nulla di buono per la città?” - fece Stefan.
Bonnie annuì.
“Ah…beata ignoranza!” - commentò Stefan con un profondo sospiro.
“Potrei sempre dirle che sono una strega e che, mentre tutti i ragazzi normali nei weekend vanno in discoteca, io e i miei amici, tra cui due vampiri che messi insieme hanno più di mille anni, ce ne andiamo in giro ad uccidere mostri!” - propose Bonnie, giocosamente.
“Potresti!” - fece Stefan - “Ma secondo me finisce che ti scoppia a ridere in faccia e ti consiglia di farti una vita e di lasciar perdere le repliche di Buffy in tv!”.
Bonnie scoppiò a ridere: “Potrebbe essere!” - commentò.
Risero entrambi di gusto mentre raggiungevano l’entrata del Comune.
Da lontano Bonnie poteva vedere Meredith che l’aspetta sulla soglia.
Lei e Stefan si fermarono e lui alzò una mano per salutare la loro amica.
Stefan aspettò che Meredith rispondesse al saluto prima di tornare a guardarla.
Adesso gli occhi verdi di Stefan avevano perso l’ironia e la giocosità di poco prima ed erano diventati seri e preoccupati.
“Stai bene?” - le chiese.
“Benissimo!” - fece Bonnie - “E tu? Come stai?” - gli chiese.
“Benissimo!” - rispose Stefan.
Entrambi avevano mentito ed entrambi sapevano che l’altro aveva mentito, ma non importava. Le parole facevano ancora fatica a venire fuori, ma a nessuno dei due servivano le parole. Perché come Stefan riusciva a leggere dentro Bonnie, così Bonnie riusciva a leggere dentro Stefan e vide la stessa sofferenza, la stessa confusione e la stessa paura di soffrire ancora che attanagliavano anche lei e le parole divennero superflue per entrambi.
Potevano anche mentire, ma entrambi conoscevano le verità nascoste dell’altro forse anche meglio di quanto conoscevano le proprie di verità.
Bonnie sorrise e abbracciò Stefan che la strinse a sua volta.
Fu un abbraccio forte e carico di conforto e comprensione per entrambi.
Quando si staccarono si sentivano già meglio.
“Ci vediamo!” - fece Bonnie.
“Poco, ma sicuro!” - rispose Stefan allontanandosi.
Bonnie restò un attimo ferma a guardarlo andare via, poi corse incontro a Meredith con una luce nuova negli occhi e una tranquillità che da troppo tempo non provava.
Meredith l’accolse sorridendo.
“Stefan ti mette sempre di buonumore!” - commentò.
“Questo è vero!” - riconobbe Bonnie.
Lei e Meredith entrarono nell’enorme edificio e percorsero i giardini fini ad arrivare ad una stanza enorme e altissima che tutti chiamavano la Sala delle Cerimonie e dove si svolgevano ogni tipo di eventi che venivano organizzati a Fell’s Chuch.
C’era caos e fermento ovunque. Il viavai di gente era quasi ipnotico e le enormi scatole piene di addobbi incombevano su Bonnie come grossi cumuli di pietra.
“Ragazze!” - le richiamò una voce alla loro spalle.
Bonnie si voltò ritrovandosi davanti la signora Hill, alias la segretaria del Sindaco, che andò loro incontro con un sorriso sulla faccia talmente finto da far quasi paura.
“Bene! Vedo che anche la nostra cara Bonnie ha deciso finalmente di tenere fede alla parola data e di unirsi a noi!” - commentò.
Ma prima che Bonnie potesse rispondere aveva già ripreso a camminare e a parlare indicando persone e cose.
“Come sapete, teniamo molto a questo evento e vogliamo che sia tutto perfetto, per questo motivo ogni persona ha un compito ben preciso da svolgere!” - cominciò.
Un attimo dopo si fermò davanti ad una enorme montagna di scatoloni e li indicò.
“Voi due starete qui! Qui dentro ci sono vari addobbi e striscioni. Quello che dovete fare è aprire ogni singola scatola, spulciare quello che c’è dentro, annotarlo, scegliere quali decorazioni sono le più adatte alla nostra serata e poi metterle tutte in altre scatole per poi consegnarle a me che provvederò a passarle a coloro che si dedicheranno ad addobbare la Sala! Intesi? Qualche dubbio?” - fece, sbrigativa, la donna.
“Solo uno!” - fece Meredith, pratica come sempre - “Ci sono delle indicazioni da seguire sulla scelta degli addobbi da utilizzare? Qualche preferenza?” - chiese.
“No! Avete carta bianca!” - rispose la signora Hill - “ Confido nel vostro buon gusto!” - aggiunse.
Detto questo, sparì veloce come era arrivata.
Bonnie guardò la montagna di scatole davanti a se e sospirò, affranta.
“Insomma… ci ha preso per muli da soma!” - commentò.
Meredith assentì con un sospiro rassegnato: “Penso che sarà meglio cominciare!” - propose.
Afferrarono insieme la prima delle mostruose scatole e l’aprirono.
Bonnie cominciò a tossire a causa della nuvola di polvere che si sollevò.
“Sarà un lavoro davvero piacevole!” - disse, ironicamente, prima di immergere le mani tra gli addobbi.
Andarono avanti per ore ed erano ormai a metà dell’opera quando la signora Hill annunciò che per quel giorno avevano finito e che potevano tornare a casa.
Bonnie mollò subito la presa su ciò che aveva in mano.
“Meno male! Sono sfinita!” - disse.
“Anch’io!” - fece Meredith - “Mettiamo un po’ in ordine qui e poi andiamo via!”.
“Ok!” - rispose Bonnie.
Cominciarono a richiudere le varie scatole aperte e a mettere via i vari fogli su cui avevano annotato cosa poteva andare e cosa no.
Fu, più o meno, a quel punto che Meredith se ne uscì con un frase che lasciò Bonnie completamente spiazzata.
“L’amica che ha aiutato la signora Flowers e la signora Stones a nascondersi durante il periodo in cui voi eravate sotto incantesimo sono io! Io le ho aiutate!” - disse.
“Cosa? E perché mai lo avresti fatto?” - chiese Bonnie, con voce alterata.
“Perché hanno ragione, Bonnie!” - rispose Merdith - “Tutto il bel discorso che hanno fatto a voi, lo hanno fatto anche a me! Il giorno del pic nic le ho sentite dire cose strane così le lo seguite mentre loro seguivano voi e ho visto l’incantesimo. Le ho affrontate e loro mi hanno spiegato le loro ragioni ed io mi sono trovata totalmente d’accordo con loro! Voi quattro vi state rovinando la vita e non fate nulla per impedirlo!”.
Bonnie alzò gli occhi al cielo e prese a camminare su e giù davanti all’amica.
“Io non capisco! Come fai ad essere d’accordo con loro?” - chiese, esasperata.
“Bonnie, tu sai che ogni singola parola di quello che hanno detto è vera! Elena e Stefan dovrebbero stare insieme perché si amano e…beh…mi costa ammetterlo, ma…lo stesso vale per te e per Damon!” - rispose Meredith.
“Me se tu Damon lo detesti!” - protestò Bonnie.
“Oh, andiamo, Bonnie…chi non detesta Damon?” - chiese Meredith retoricamente - “Il fatto è che la signora Flowers e la signora Stones mi hanno fatto notare delle cose su Damon e su di te che io…beh…non ho potuto evitare di non rifletterci su! E alla fine ho finito con il dare loro tutta la ragione!”.
“Ah, davvero?” - fece ironica, Bonnie.
“Si!” - fece Meredith - “E se vuoi sapere proprio tutto: mi sento offesa, Bonnie!”.
“Offesa?”.
“Si! Io e te non siamo soltanto amiche, siamo come sorelle e tu non mi hai detto quello che provavi per Damon!!!” - rispose Meredith.
“E per questo ti senti offesa?” - fece Bonnie.
“Si e…beh…sento anche che mi dispiace!” - rispose Meredith addolcendo lo sguardo e la voce.
“E per cosa?” - chiese Bonnie.
“Per non averlo capito da sola! Ti ho lasciato soffrire in silenzio e sono stata così cieca da non vedere quello che ti succedeva!” - rispose Meredith.
Gli occhi di Bonnie si colmarono di lacrime.
Andò incontro all’amica e l’abbracciò stretta.
“Non devi fartene una colpa, davvero!” - le sussurrò - “Ma grazie, comunque!”.
“Quindi non ce l’hai con me per aver aiutato le nostre due vecchiette preferite?” - chiese Meredith guradandola negli occhi e sorridendo.
“Ultimamente stanno succedendo così tante cose strane che non riesco ad essere arrabbiata con nessuno!” - rispose Bonnie - “E l’unica cosa che voglio, adesso, è tornarmene a casa!”.
“Allora andiamo!” - propose Meredith.
“Si! Tu avviati all’uscita, io devo prima passare al bagno: voglio rinfrescarmi un attimo il viso!” - rispose.
“Ok! Allora ti aspetto fuori!” - fece Meredith.
Bonnie si voltò e corse in uno dei grandi bagni che c’erano sul retro della Sala.
Aprì un rubinetto a caso e fece scorrere l’acqua per qualche attimo prima di immergervi le mani e di spruzzarsela sul viso.
Uscì dal bagno insoddisfatta e bisognosa di una doccia e prese a massaggiarsi distrattamente una spalla mentre si avviava all’uscita.
Ad un tratto, una risata la bloccò.
“Stanca?” - le chiese una voce davanti a lei.
L’avrebbe riconosciuta tra mille.
Bonnie alzò gli occhi e Damon era lì, appoggiato allo stipite della porta della Sala delle Cerimonie.
“Damon!” - fece Bonnie a mò di saluto.
“Ciao streghetta! Allora..stanca?” - le chiese di nuovo.
Bonnie sospirò: “Non ho mai creduto possibile che organizzare una festa ti sfiancasse così tanto, ma adesso che lo so non mi farò più incastrare!” - rispose Bonnie.
Damon si limitò a sorridere e ad annuire.
Ormai Bonnie era arrivata sulla soglia e Damon le stava direttamente di fronte.
E, come qualche ora prima era successo con Stefan, Meredith era di nuovo lì, in lontananza, ad aspettarla.
Ma questa volta fu Meredith la prima a rivolgere un cenno di saluto a Damon a cui lui rispose con un gesto distratto della mano.
“Che ci fai qui? Come sapevi dove trovarmi?” - gli chiese Bonnie.
“L’ho letto nella mente di Stefan!”- rispose Damon con un’alzata di spalle.
“Ok, ma non hai risposto alla mia prima domanda: che ci fai qui?” - fece Bonnie.
L’espressione di Damon si fece improvvisamente seria e lui le si avvicinò prendendole una mano tra le sue.
“L’insonnia…è tornata!” - rispose Damon.
Bonnie sapeva bene a cosa si stava riferendo perché le stava succedendo lo stesso e sapeva bene cosa le stava chiedendo Damon, ma questa volta non avrebbe ceduto.
Scosse la testa: “No! E’ sbagliat0, Damon! No!” - disse.
Un attimo dopo ritirò la mano e corse verso Meredith.
Damon la lasciò fare.

Stefan aveva lasciato Bonnie da qualche ora quando ritornò al pensionato.
Era andato a caccia nel bosco e poi aveva fatto una piccola sosta nella radura della grotta per riflettere un po’, esattamente come aveva fatto negli ultimi sette giorni.
Sentirsi sbattere in faccia che, nonostante tutti i tentativi che faceva, era ancora palese che fosse innamorato di Elena lo aveva ferito.
Dentro di se sapeva bene che quei sentimenti non si erano mai assopiti, ma almeno si consolava dicendosi che per il resto del mondo lui l’aveva superata ed era andato oltre.
E invece non era cambiato nulla e lui era di nuovo il vampiro stupido e rammollito che si ostinava a provare amore verso qualcuno che gli aveva spezzato il cuore nel modo peggiore e senza ritegno.
Patetico.
Era rimasto per giorni a crogiolarsi nella sua autocommiserazione tenendo tutti a distanza e persino poco prima, quando si era deciso a parlarne con Bonnie, le parole non avevano voluto lasciare le sue labbra.
Si consolava con il pensiero che Bonnie lo avesse compreso lo stesso, ma Stefan sapeva che, prima o poi, avrebbe dovuto affrontare l’argomento a chiare lettere.
Quando varcò la soglia del pensionato era ormai notte eppure Elena era ancora sveglia e vestita di tutto punto.
Se ne stava seduta sulla stessa panca su cui erano rimasti seduti vicini per un’intera notte, una settimana prima.
Stefan si sforzava con tutto se stesso di non sentire la profonda tenerezza che quel ricordo gli scatenava dentro per non correre il rischio di crearsi di nuovo false speranze.
Non appena lo vide, Elena gli sorrise.
Stefan le si avvicinò.
“Ancora sveglia?” - le chiese.
“Sto decidendo!” - rispose Elena.
“Cosa, se posso saperlo?” - fece Stefan.
“Ho nostalgia di casa, Stefan! Mi manca la mia famiglia!” - rispose Elena.
“E hai pensato di approfittare della notte per uscire e andare da loro, giusto?” - fece Stefan.
Elena annuì: “Ma non so se è la cosa giusta da fare….” - disse.
“E perché mai dovrebbe essere sbagliato?” - ribattè Stefan - “E’ normale che tu ne senta la mancanza e se vai lì e li spii da lontano senza che loro ti vedano….beh..non vedo qual è il problema!”.
Elena lo guardò negli occhi e sorrise.
“Tu sai sempre cosa dire!” - disse.
Stefan sorrise: “Suppongo che sta per arrivare Damon per accompagnarti…” - disse.
Elena scosse la testa: “Non ho detto nulla a Damon! E poi..beh..è da un po’ di giorni che non lo vedo!” - rispose Elena.
“Ah!” - fece Stefan - “Mi dispiace!” - mentì.
Elena si alzò all’improvviso e gli si parò di fronte.
“Accompagnami tu!” - gli propose, decisa.
Stefan rimase spiazzato.
“Ehm…io…” - balbettò.
Elena sorrise: “Adesso sei tu quello che ha bisogno di decidere?”.
Stefan sospirò e si arrese.
“Va bene!” - disse prendendole una mano e lasciandosi tutti i dubbi alle spalle - “Andiamo!”.

Dopotutto stancarsi così tanto non era poi così male se, appena messo piede in casa, si ritrovava ad avere un sonno terribile tanto che salire le scale le risultò quasi una tortura.
Era da giorni che Bonnie non si sentiva così…beh…così ben predisposta al sonno.
Aveva calcolato che, non appena si fosse messa a letto, si sarebbe addormentata in dieci secondi netti.
Così si fece una doccia alla velocità della luce, si infilò il pigiama, andò nella sua camera e si lasciò cadere a peso morto sul suo enorme e comodo letto.
Cominciò, lentamente, un conto alla rovescia a partire da dieci mentre le palpebre le si facevano sempre più pesanti.
Arrivata al numero cinque, Bonnie si addormentò profondamente…
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…Il sogno era vivido e reale come pochi altri.
Bonnie si trovava al centro di un enorme piattaforma bianca il cui perimetro era disegnato da piccoli faretti di luce gialla conficcati nel pavimento di marmo lucido.
Non c’erano né pareti, né soffitto: la piattaforma galleggiava nell’aria.
Intorno a lei tutto era buio e le stelle sembravano più vicine di quanto non fossero mai state, così come la luna.
Bonnie si avvicinò ad uno dei bordi e, cautamente, guardò in basso.
Ciò che vide la spiazzò.
Sotto di lei, cioè sotto la piattaforma, c’era la terra, terra intesa come pianeta Terra.
- Sono nello spazio? - pensò Bonnie.
“Benvenuta sul tetto del mondo, streghetta! Ovviamente..tetto del mondo per come lo immagino io!” - la voce di Damon le arrivò forte e chiara da dietro le sue spalle.
Bonnie si voltò subito e se lo ritrovò di fronte a poco più di un metro da lei.
Il suo primo istinto fu di chiedergli che cosa ci facesse lì, come faceva sempre, ma poi si diede della stupida e ricordò a se stessa che quello era tutto un sogno, il suo sogno e che il Damon che aveva davanti era solo frutto della sua immaginazione.
“Ed è qui che ti sbagli! Questo non è il tuo sogno, Bonnie, ed io sono reale!” - disse Damon rispondendo ai suoi pensieri.
Bonnie si accigliò.
“Cosa?” - chiese.
“Mi hai capito…” - ammiccò Damon.
“Aspetta! Tu mi stai dicendo che sei nella mia testa? Nel mio sogno?” - chiese.
“No!” - rispose Damon - “Ti sto dicendo che il sogno non è tuo, non lo hai creato tu, ma io! Io ho creato il sogno e poi te l’ho piazzato nella tua bella testolina addormentata!”.
Bonnie scosse la testa, incredula: “No, questo è assurdo! Non è possibile!” - disse.
“Si che è possibile!” - fece Damon - “In questo preciso istante, nella vita reale, tu te ne stai tranquillamente nel tuo letto e dormi, mentre io ti sto guardando dall’albero che sta di fronte alla finestra della tua camera e, nel frattempo, sto tenendo in piedi tutto questo!” - finì indicandosi intorno distrattamente.
“E questo cosa significa? Domani mattina che succederà?” - chiese Bonnie.
“Domani tu ti sveglierai normalmente e ricorderai ogni singola cosa successa nel sogno! Sarà come se tu mi svessi incontrato per caso e ti fossi fermata a chiacchierare!” - rispose Damon guardandola attentamente.
“E perché mai stai facendo una cosa del genere?” - fece Bonnie.
“E’ ovvio! Tu già mi evitavi di giorno e poco fa mi hai chiaramente detto che avresti cominciato ad evitarmi anche di notte..! Così ho pensato che se non vuoi vederemi nella vita reale, magari non avresti fatto tante storie in una vita irreale e costruita ad arte!” - rispose Damon.
Bonnie rimase in silenzio a guardarlo per qualche minuto prima di parlare.
“Ok, basta! Esci fuori dalla mia testa, Damon!” - disse.
“No!” - fece Damon, incrociando le braccia al petto.
“Come? Tu non puoi dire di no!” - protestò Bonnie.
“Si che posso!” - fece Damon - “E continuerò a ritornare nei tuoi sogni non appena chiuderai occhio fino a che non mi spiegherai qual è il dannatissimo motivo che ti fa credere che tenermi fuori dalla tua vita sia la cosa giusta!”.

“Non è bellissima?” - chiese Elena indicando la bambina che dormiva nel lettino al di là della finestra su cui tenevano fissi gli occhi.
Erano arrivati a casa Gilbert da pochi minuti e l’avevano trovata completamente al buio.
Dopo una breve visita alla finestra della sua vecchia stanza e alla finestra della stanza di sua zia, Elena gli aveva chiesto di portarla con se sull’albero di fronte alla finestra della sua sorellina e si erano fermati lì a guardare la bambina che dormiva beata insieme al suo enorme orsacchiotto rosa.
“E’ stupenda!” - rispose Stefan, sorridendo.
“Te lo dico io, Stefan: sarà Margaret la ragazza più bella che Fell’s Church abbia mai visto, non io!” - disse Elena con una nota di affetto e tenerezza nella voce che Stefan le aveva sentito poche volte e sempre e solo quando parlava della sorellina minore che aveva dovuto abbandonare troppo presto.
Le appoggiò una mano sulla spalla non appena vide una lacrima solcarle il viso.
“Mi dispiace!” - disse.
Elena si voltò a guardarlo: “Di cosa?” - gli chiese.
“Sei io non fossi entrato nella tua vita adesso tu staresti lì con loro!” - rispose Stefan.
Elena scosse la testa e gli accerezzò il viso provocandogli una sensazione talmente intensa ed elettrizzante da immobilizzarlo.
“Non devi sentirti in colpa! Se io non lo avessi voluto non mi sarei mai lasciata coinvolgere! Ma il mio amore per te è sempre stato così grande…” - disse Elena.
Stefan sbarrò gli occhi, mentre Elena gli sorrideva e continuava a tenergli la mano appoggiata sulla guancia.
Il suo tocco era fuoco.
Passarono interminabili secondi prima che Stefan si rese conto della situazione in cui si trovava e decise di porvi fine prima di farsi male.
Codardo? Decisamente, ma non gli importava.
Le afferrò il polso e le scostò la mano dal suo viso.
“Sarà meglio andare, adesso!” - disse e, senza aspettare la risposta di Elena, l’afferrò e saltò giù dall’albero.
Appena poggiarono i piedi a terra lui la lasciò e cominciò a camminare verso il pensionato.
“Stefan, aspetta!” - lo chiamò Elena.
Stefan si bloccò sul posto.
Elena lo raggiunse in fretta e gli sbarrò la strada.
“Ascolta, lo so che ti ho fatto male, ma io ci tengo ancora molto a te!” - gli disse - “Perdonami, se puoi!”.
“Non si tratta di perdono, Elena, ma di fiducia! Io non mi fido di te!” - rispose Stefan.
“Ed hai ragione, ma questo non significa che non possiamo avere una qualche sorta di rapporto, non credi?” - fece Elena.
“E Damon?” - fu la prima domanda a cui Stefan pensò.
Elena scosse la testa: “Qui non si tratta di Damon, ma di me e di te e di quanta voglia abbiamo di riallacciare un rapporto anche soltanto per essere amici!” - rispose Elena - “Tu vuoi essermi amico, Stefan?” - gli chiese.
- No, la tua amicizia non mi basta! - pensò, ma quello che rispose fu: “Si! Amici!”.
“Amici!” - fece Elena, sorridendo tristemente.

Un vento gelido aveva preso a sferzarle dolorosamente il viso e i capelli.
Damon era ancora davanti a lei e la fissava in attesa di una risposta.
“Allora?” - la incalzò.
“Damon, te l’ho già detto: incontrarci di nascosto, dormire insieme….è sbagliato!” - disse.
“E’ solo questo il problema?” - fece Damo0n.
“E ti sembra poco?” - ribattè Bonnie.
“Allora questa è la soluzione! Il sogno, intendo!” - disse Damon.
“E coma fa ad essere la soluzione? Spiegati!”.
“E’ un sogno, Bonnie, e nel sogno può succedere di tutto e puoi stare con chi vuoi! Qui non esiste il giusto e lo sbagliato! E’ solo un sogno…nulla è reale!” - spiegò Damon.
“Ma noi lo ricorderemo, per noi sarà reale!” - sussurrò Bonnie.
Damon le si avvicinò e le mise le mani sulle spalle: “Perché, tu non fai dei sogni che poi il giorni dopo ricordi ancora? Questo sarà esattamente la stessa cosa!” - le disse.
Bonnie alzò lo sgaurdo e lo fissò negli occhi.
“La stess cosa?” - chiese.
Damon annuì, poi scese a lasciarle un bacio sulla fronte: “Al prossimo sogno, streghetta!” - le sussurrò tra i capelli.
Improvvisamente lui sparì e tutti intorno a Bonnie cominciò a tremare e a sparire, come in una televisione senza segnale.
Un attimo dopo, Bonnie riaprì gli occhi, mentre il sole sorgeva all’orizzonte.

Il primo post!!!

Beh... il primo post è sempre difficile!!!
Personalmente non so mai cosa scrivere, quindi....diciamo che mi limiterò alle cose essenziali!!!
Essendo una scrittrice di fanfiction, in questo blog pubblicherò, tutti i giovedì sera, tutti i nuovi capitoli delle mie storie subito dopo averli pubblicati su EFP!!!
Inoltre ogni lunedì lascerò un piccolo spoiler per il capitolo successivo!!!
Dato che la storia che sto pubblicando adesso (Se io, se lei! Se io, se lui!) è già in corso d'opera, ho creato uno spazio apposito di fianco alla bacheca che vi rimanderà al link su EFP in modo che, se lo volete, potete anche leggere tutti i capitoli precedentemente postati!!!
Inoltre ho deciso anche di lasciare i link per la mia serie Il linguaggio della resa, già conclusa, ma a cui rimango molto affezionata!!!!XDXDXDXDXD
Ma in questo blog non parlerò soltanto della mie fanfiction, anzi....
Parlerò di me, delle mie giornate e cercherò di condividere con voi quante più cose possibili tramite non soltanto le parole, ma anche i video, la musica e le immagini!!!
Così , forse, riuscirete a conoscermi meglio....
AL PROSSIMO POST....BACIONI....IOSNIO90!!!!