giovedì 29 settembre 2011

"Forse...il destino..." - Capitolo 3

 Nicole e Lilian
L’avevano trattato come se fosse un poppante.
Lui, un vampiro con più di cinquecento anni alle spalle, cinquecento anni di morte! Un vampiro che non era un vampiro qualsiasi, ma era IL vampiro!
Loro avevano osato bloccarlo, rimproverarlo e risbatterlo in panchina senza il minimo segno di rispetto o di giustificato timore reverenziale che tutti avrebbero dovuto provare nei suoi confronti.
L’irritazione e la rabbia crescevano a dismisura e ormai il ricordo di Astaroth e di ciò che stava per avvenire a lui e a Bonnie era quasi stato cancellato del tutto nella mente di Damon dall’onta del torto subito.
Intorno a lui tutti erano immobili e fissavano quelle due ragazzine impertinenti sbucate da chissà dove che avevano umiliato lui e stavano per fare del male ad Elena.
E nessuno faceva del male al suo Angelo! Nessuno!
“Nicole! Ma quando la smetterai una buona volta di lamentarti quando una battaglia finisce? Sembra quasi che tu voglia farti ammazzare!” - disse la ragazza che aveva avuto l’ardire di afferrare Elena per un braccio e strattonarla all’indietro.
“Tu sta zitta! Punto primo: non mi avrebbe mai uccisa perché io sono troppo forte e perfetta in ogni cosa che faccio! Punto secondo: tu non capisci la raffinata arte del combattimento, Lilian! Quindi….non fiatare!” - rispose quella che aveva osato intimargli di non metterle i bastoni tra le ruote come se lui fosse un peso morto da doversi sorbire forzatamente.
“Ehi…” - cercò di intervenire Damon, sguardo basso e pugni chiusi.
Ma nessuno parve ascoltarlo.
“Io non ci vedo proprio nulla di raffinato nel combattere!”.
“Come ti ho già detto: non capisci assolutamente niente!”.
“Ehi…” - tentò di nuovo Damon, mentre l’irritazione saliva quasi ai massimi storici per lui.
“Io non capisco nulla? Ha parlato quella che se va in giro con gli anfibi anche d’estate!”.
“E ti pareva che non dovevi farne una questione di moda?”.
“Certo che ne faccio una questione di moda! A dispetto di quello che tu credi, cara Nicole, la moda è fondamentale!”.
“Ok! Tu sei pazza, Lilian! Io l’ho sempre detto che il contributo genetico di tua madre non ti ha fatto per niente bene!”.
“Si può sapere quando la smetterai di offendere mia madre in questo modo ogni volta che ne hai l’occasione?”.
“Mai! Abituatici!”.
“Beh…allora se la metti così neppure il tuo amato paparino ti ha trasmesso esattamente ogni virtù possibile!”.
“Infatti! A quelle ci ha pensato mia madre! Visto? A differenza tua io ho due genitori di cui non devo vergognarmi affatto! Dei tuoi, purtroppo per te, si salva soltanto tuo padre!”.
“Aaaargh! Quando fai così mi fai infuriare, Nicole!”.
“Bene Lilian! Almeno così la smetti di essere sempre così rigida e snob!”.
“Io non sono snob!”.
“Certo che lo sei!”.
“No, non lo sono!”.
“Si, lo sei!”.
“Ti ho detto che non lo sono! Smettila!”.
“E io, invece, ti dico che lo sei quindi smettila tu!”.
“Nicole…mi sto arrabbiando!”.
“Uuuuhhh che paura!”.
“Nicole!”.
“Si, lo so…ho un bel nome, ma grazie per avermelo ricordato!”.
“Aaaaargh! Zitte tutte e due! Ora!” - Damon esplose all’improvviso mentre nella stanza calava il silenzio ed un improvviso temporale si addensava fuori dalla finestra accompagnato da fulmini e saette che squarciavano il cielo non più sereno di Fell’s Church.
Tutti gli altri, che si erano lentamente ed inconsapevolmente avvicinati alle due ragazze, si voltarono di scatto verso di lui, con gli occhi spalancati per il tono e la forza che aveva messo in quelle parole.
Stefan si avvicinò per primo, parandosi le mani avanti come ad indicargli di stare calmo.
“Damon…” - cominciò, ma venne subito interrotto.
“Non ci provare nemmeno, fratellino! In questo preciso istante la mia irritazione è alle stelle e non ti converrebbe tentare di farmi ragionare, nonostante tu non mi abbia relativamente fatto nulla!” - lo avvertì Damon.
Prima che Stefan potesse ribattere in qualche modo, la ragazza che non aveva combattuto fece un passo avanti.
“Sta calmo con le minacce!” - osò intimargli.
Damon fissò per qualche istante quegli strani occhi verde-azzurro e si chiese se non fosse impazzita.
Nonostante il Potere che aveva sprigionato poco prima, le si era fatta avanti per….proteggere Stefan? Ma che gliene importava a lei di Stefan? E, soprattutto, come si permetteva di mettere bocca sul suo personalissimo modo di trattare suo fratello?
Strinse i pugni e fece un passo avanti già pronto ad attaccare, ma la ragazza che aveva combattuto afferrò prontamente un braccio della sua compagna e la tirò indietro, scuotendo la testa.
“Siamo nel “periodo da idiota”…non dimenticarlo!” - le ricordò puntandole un indice contro come se quella frase senza senso spiegasse tutto.
“Ok! Ma non mi piace per niente questo suo modo di comportarsi!” - rispose l’altra.
Ancora una volta Damon si fece avanti e le affrontò entrambe.
“Voi due e quell’altro mostro siete piombate qui dentro dal nulla senza una spiegazione, senza dirci chi siete e che cosa volete! E adesso…..io voglio che voi rispondiate ad ogni nostra domanda visto che abbiamo appena rischiato la vita a causa vostra!” - premise - “Cominciamo con la più semplice: Chi siete?”.
La ragazza che aveva combattuto prese la parola.
“Segreto!” - disse.
“Segreto? Ma cosa avete, cinque anni?” - Damon era sconcertato.
“Segreto!” - ripetè la ragazza ridendo e cominciando a girare per la stanza toccando ogni cosa come se non si trovasse in casa d’altri.
Non che l’incolumità delle cose appartenenti a Stefan lo preoccupasse particolarmente, ma lo urtava il fatto che quella lì se ne andasse tranquillamente in giro in un modo così arrogante, in un modo così…..Accidenti! Solo lui aveva il diritto di comportarsi così, ecco!
“Fermati e smettila di toccare cose in giro!” - le ordinò duramente Damon.
La ragazza si bloccò con la mano sulla copertina di un libro posato sul comodino di fianco al letto e lo guardò sorridendo.
“Perché? Ti dà fastidio?” - lo sfidò.
“Parecchio, si!” - rispose Damon.
“Ma davvero? Eppure non dovrebbe visto che sto toccando solo cose di Stefan e a te non frega nulla di tuo fratello, no?”.
A quelle parole Damon si accigliò.
Aveva appena chiamato per nome suo fratello o se lo era sognato?
Si voltò di scatto verso l’interessato così come fecero tutti, probabilmente sospettando ciò che lui stesso sospettava cioè che Stefan le conoscesse.
“Non prendetevela con lui! Non ci conosce più di quanto ci conosciate voi!” - intervenne la ragazza che aveva combattuto.
“Esatto! Piuttosto..siamo noi a conoscere voi!” - aggiunse l’altra con totale disinteresse e nonchalance, agitando distrattamente una mano per aria.
Tutti quei misteri dovevano finire! Damon avvertiva la strana sensazione di essere preso in giro e la cosa non gli piaceva affatto.
“E allora diteci come fate a conoscerci!” - fece, frustrato.
“Nessuno vi ha mai detto che siete…ehmm...famosi? Di certo non siamo le uniche sconosciute a conoscervi!” - rispose la ragazza dai capelli neri.
“Perfetto! Adesso diteci chi siete voi!” - pretese Damon.
La ragazza alzò gli occhi al cielo e si passò una mano sulla fronte perfettamente asciutta nonostante il combattimento estenuante appena conclusosi.
Damon riusciva a sentire il battito del tutto regolare del suo cuore e non c’era traccia né di affanno né di stanchezza sul suo viso.
“Ma mollare il colpo una volta, no eh?” - si lamentò la ragazza - “Ok! Va bene! Mi hai convinto! Io sono Nicole e lei è mia cugina Lilian!” - disse facendo una piccola riverenza ironica ed indicando l’altra ragazza che salutò con un unico gesto ampio e semicircolare della mano.
“Nicole e Lilian? Solo Nicole e Lilian? Nessun cognome, niente di niente?” - intervenne Stefan.
“Certo che ce l’abbiamo un cognome, ma noi preferiamo farci chiamare solo con i nostri nomi! Un po’ come le grandi star, avete presente? Madonna, Cher? Per un breve periodo aveva pensato di adottare uno pseudonimo alla Lady Gaga, ma mi sono stancata presto!” - rispose Nicole.
“Bene allora, perché anch’io mi stanco facilmente e se avete finito di sparare cavolate passerei alla seconda domanda: che cosa siete? Perché di sicuro non siete umane o almeno non del tutto!” - riprese la parola Damon.
“Esatto, genio! Ma mi hai visto combattere poco fa? Ti pare che una semplice umana possa farlo? Ovvio che no! Siamo ibridi tutte e due! Ibridi diversi, ma ibridi!” - rispose Nicole, orgogliosa della sua performance di poco prima.
“Ibridi di che genere?” - chiese Stefan.
“Io direi di smetterla con queste domande! Avete cose più importanti e pericolose di noi a cui pensare, tipo Astaroth! Non volete sapere cosa vuole da voi?” - intervenne Lilian.
“Più importanti e pericolose? E chi ci dice che voi non siete un pericolo per noi?” - chiese Damon.
“E a te sembra che se avessimo voluto farvi fuori saremmo venute qui a fermare ciò che sarebbe inevitabilmente successo per mano di Astaroth? Ma sei scemo o fai lo scemo?” - rispose Nicole.
Damon ringhiò e si fece avanti.
“Non osare mai più offendermi! Lo dico per la tua incolumità, ragazzina!” - sibilò.
“Io, invece, ti offendo quanto mi pare perché in questo periodo sei un’idiota totale sotto ogni punto di vista! Ma ci ragioni con la testa, si o no? E’ evidente a chiunque che noi siamo dalla vostra parte e che siamo qui per difendervi!” - rispose Nicole senza più la minima traccia di divertimento nella voce.
Damon aveva ormai raggiunto il livello massimo di sopportazione.
Si sentiva ribollire dentro, ma allo stesso tempo, chissà per quale maledettissimo motivo, non era in grado di alzare nemmeno un dito contro quella ragazza.
- Essere del gentiluomini come me a volte non aiuta! - pensò.
La troppa galanteria che gli impediva di far del male fisico ad una donna era l’unica soluzione che riusciva a trovare a quello strano stato d’animo.
“Difenderci? Difenderci?” - urlò Damon puntando un dito in direzione di Elena - “Tu stavi quasi per far del male ad Elena! Altro che difenderla, tu eri sul punto di uccidere il mio Angelo!” - la accusò.
“Non era mia intenzione e se lei non si fosse messa in mezzo non sarebbe successo!” - rispose Nicole.
“Nessuno fa de male al mio Angelo, alla mia Principessa delle Tenebre, ci siamo intesi?” - fece Damon.
Nicole si tirò indietro e guardò Lilian che sbuffò sonoramente scuotendo la testa.
Un attimo dopo, Damon sentì lo schianto potente di una mano sul suo viso.
Nicole gli aveva appena dato uno schiaffo talmente forte da costringerlo a voltare la testa di lato.
C’era un motivo ben preciso se Nicole aveva l’abitudine di chiamare quei 5/6 anni della vita di suo padre il “periodo da idiota”.
Ricordava chiaramente il giorno in cui aveva coniato istintivamente quell’espressione che poi era durata nel tempo e che si era diffusa tra tutti i membri della famiglia prima e della resistenza poi.
Era una sera d’inverno di un po’ di anni prima. Lei aveva 7 anni mentre Lilian 6  e si erano messe in testa di sfruttare quei tre mesi di freddo e neve per rimettere insieme i pezzi delle lunghissime vite dei loro due padri per poi decidere chi tra le due aveva il papà più coraggioso. Damon e Stefan, i loro Damon e Stefan, furono quindi costretti a raccontare, notte dopo notte, almeno un decennio della loro vita nel dettaglio.
Erano ormai a metà febbraio e, sebbene le giornate erano diventate già più calde, loro continuavano a rintanarsi sulle poltrone accanto al camino della pensione ogni sera per poter ascoltare rapite i racconti dei loro genitori.
In breve tempo quella loro folle trovata era diventata un’abitudine serale anche per le loro madri e i loro amici e quella sera erano quindi tutti riuniti.
Si era finalmente arrivati al periodo che andava da quando avevano conosciuto Elena fino ai due matrimoni e alle loro nascite e Nicole era talmente elettrizzata che non riusciva a stare ferma.
Sentiva di avere la vittoria in tasca perché, a conti fatti, era suo padre che si era rivelato il più avventuroso e già pregustava il momento in cui avrebbe sbattuto in faccia a Lilian la genetica superiorità e perfezione della sua famiglia.
Il racconto dello zio Stefan fu un racconto carico di sentimento e gioia immensa per aver da subito riconosciuto la donna della sua vita.
Quando si passò a suo padre le cose e l’atmosfera cambiarono radicalmente per Nicole.
Gli adulti risero di gusto nel momento in cui suo padre ripescò nella memoria gli anni in cui credeva di essere innamorato di zia Elena e aveva fatto di tutto per portarla via a zio Stefan senza degnare neppure di una misera attenzione sua madre, ma per le due bambine quel racconto risultò alquanto stomachevole.
Lilian si alzò dalla poltrona e corse fuori con gli occhi lucidi urlando alla madre: “Come hai potuto? Papà è il migliore!”.
Nicole spese giusto due secondi per analizzare il fatto che, nonostante volesse bene a suo zio, lui non era di certo il migliore per poi tornare a focalizzare la sua attenzione su suo padre mentre tutti gli altri, dopo la fuga di Lilian, adesso guardavano lei che era troppo furiosa per la sua giovane età.
Nicole non aveva mai avuto un rapporto bellissimo con sua zia e non perché Elena non ci avesse provato o perché i suoi genitori non le avessero sempre detto di comportarsi bene, ma semplicemente perché aveva sempre avuto un’opinione pessima di sua zia fin dalla tenera età.
Per i suoi gusti Elena era troppo vanitosa, troppo insopportabile, troppo antipatica, troppo egocentrica e non riusciva davvero a capire dove fosse la grande compassione che tutti gli altri le affibbiavano perché lei non la vedeva da nessuna parte.
Era per questo motivo che a due anni decise che avrebbe preso sotto la sua ala la sua cuginetta, per non farla crescere all’ombra malsana della madre e sotto la sua cattiva influenza. Purtroppo non aveva potuto fare miracoli e quindi Lilian qualcosa dalla madre l’aveva preso, ma almeno non era un totale disastro come Elena…ed era più simpatica.
Ma ritornando a quel giorno….
Nicole aveva molte cose da dire a suo padre in quel momento, ma non pensava che nessuna fosse abbastanza cattiva da fargli capire cosa pensasse per davvero.
L’unica cosa che fece fu scendere dalla poltrona e pararsi davanti al Damon di allora puntandogli un dito contro per poi dirgli una sola parola: “Idiota!”.
Da quel giorno ogni volta che saltava fuori l’argomento Nicole lo liquidava con uno sbuffo e usciva dalla stanza per non essere costretta ad ascoltare quelle scempiaggini.
Prima del Viaggio ci aveva pensato molto a come avrebbe reagito vedendosi catapultata proprio in quel periodo che tanto odiava e quindi si era munita di delega in caso di atti inconsulti come lo schiaffo che aveva appena rifilato a quel suo futuro padre ancora troppo idiota, appunto.
Sapeva che da lì a poco, se niente andava storto, le cose sarebbero finalmente filate per il verso giusto tra i suoi, ma era anche consapevole del fatto che, prima dell’arcobaleno, l’ultimo fulmine è il più potente. Quindi quello in cui stava vivendo non era solo il “periodo da idiota” in generale, ma era il culmine del “periodo da idiota”, cioè giusto un po’ prima che suo padre si rendesse conto di quanto effettivamente fosse stato idiota a non aver subito seguito sua madre in capo al mondo invece di sprecare il suo tempo con quella scopa bionda di sua zia.
Sospirò e si spolverò via dai vestiti un po’ di polvere inesistente mentre tutti i presenti la guardavano con gli occhi impauriti per ciò che aveva osato fare e Lilian se la sghignazzava di gusto alle sue spalle.
Nicole si guardò intorno.
“Che c’è? Che avete tutti da guardare?” - chiese.
Prevedibilmente, Damon uscì dallo stato di stupefatta immobilità in cui era piombato e le si avvicinò con la sua aura gonfia d’ira a stento trattenuta.
Nicole sorrise.
“Cosa abbiamo da guardare? Tu mi hai appena preso a sberle, ragazzina! L’ultimo che ha osato farlo è morto in meno di tre secondi!” - urlò Damon.
Nicole sollevò un sopracciglio: conosceva suo padre talmente bene da sapere a memoria tutto il suo repertorio di minacce con annesse storie fasulle come una banconota da tre dollari. Sicuramente neppure se lo ricorda quand’era stata l’ultima volta che qualcuno gli aveva dato uno schiaffo.
Nicole alzò una mano e gli fece cenno di aspettare mentre con l’altra scavava nella tasca posteriore dei suoi short e ne estraeva un pezzo di carta spessa e siglata con la S del cognome della sua famiglia.
“E quello cos’è, adesso?” - chiese Damon.
Nicole gli porse il biglietto ripiegato con un sorriso innocente.
“Una delega!” - rispose.
Alle sue spalle Lilian si lasciò definitivamente andare ad una risata divertita e fragorosa tanto da portarle addirittura le lacrime agli occhi.
“Una delega? Una delega per cosa e da chi?” - chiese Damon spazientito.
Nicole ghignò: “Una delega da parte tua per prenderti a schiaffi!” - rispose.
Damon si tirò indietro con il busto, scettico e ammutolito.
“Che c’è? Non vuoi leggerlo?” - fece Nicole indicando con un cenno il biglietto ancora tra le sue mani - “Allora lo leggo io!”.
Salì in piedi su una sedia e si schiarì rumorosamente la voce, aprendo il biglietto.
“Allora….così dice: Io sottoscritto Damon Salvatore nel giorno 16 Aprile dell’anno 2034 rilascio questa delega a Nicole di modo che possa farmi fisicamente del male nel momento in cui, durante il suo viaggio all’indietro nel tempo, verrà a contatto con il Damon Salvatore dell’anno 2011 ancora troppo stupido per capire di trovarsi nel pieno del “periodo da idiota”! Firmato: DS!” - lesse, per poi prendersi due minuti per guardarsi intorno e mostrare a tutti che c’erano davvero scritte quelle cose e che la firma era autentica.
“E’ davvero la tua firma, Damon?” - chiese Meredith.
Damon annuì continuando a fissare Nicole che, nel frattempo, si era rimessa il biglietto in tasca in vista di altre opportunità in cui avrebbe potuto farne sfoggio ed era saltata giù dalla sedia per poi sedercisi comodamente.
“Non può essere….” - mormorò Damon.
“Rassegnati! E’ la verità! Tu stesso hai riconosciuto la tua firma, no?” - rispose Nicole guardandosi distrattamente le unghie curate e laccate di un nero lucido.
“No, aspettate! C’è una cosa che…insomma…nel biglietto diceva 2034 e parlava di un viaggio all’indietro nel tempo…cioè, fateci capire, voi due….” - intervenne Stefan.
“Veniamo dal futuro, si!” - concluse Lilian - “Ventitre anni nel futuro per essere precisi! Ecco spiegato perché vi conosciamo!”.
“Quindi voi siete…cosa? Alleate? Conoscenti? Amiche?” - chiese Elena.
“Vicine di casa? Quella te la sei scordata!” - la interruppe Nicole alzando ironicamente gli occhi al cielo.
Lilian le diede una pacca sulla spalla e riprese la parola: “Niente di tutto questo, ma….siamo davvero qui per difendervi da Astaroth! Non vi faremmo mai del male!” - disse.
“Oh ma smettetela e diteci chiaramente chi siete!” - pretese Damon.
Nicole, a quel punto, si alzò dalla sedia e si avviò alla finestra trascinandosi dietro Lilian per un polso.
“Ora è giunto il momento di andare!” - tagliò corto - “Ma ci rivedrete prima di quanto possiate immaginare, non temete!”.
E, detto questo, bastò un salto per atterrare sul giardino posteriore del pensionato e poi sparire nel fitto degli alberi che delimitavano il bosco, lasciandosi dietro una sola risposta e molte domande.
Una lunga saetta di luce rossa squarciò in due il tronco spesso e secolare di una quercia al centro esatto dell’Old Wood e si dissolse nel nulla mentre un ringhio amareggiato e carico dell’ennesima delusione si propagava per il bosco costringendo gli uccelli e i piccoli animali che lo popolavano di notte ad una rapida fuga.
Era sempre la stessa storia.
Se si distraeva per un attimo, lei arrivava a rovinargli tutto.
Se calcolava tutto nei minimi dettagli…..lei arrivava a rovinargli tutto.
Nicole Salvatore era la sua rovina.
In un modo o nell’altro quella ragazza aveva sempre un asso nella manica.
Astaroth si biasimava aspramente ogni giorno di più per commettere sempre lo stesso errore di sottovalutarla tanto e tanto spesso.
Avrebbe dovuto immaginarlo che, come lui monitorava ogni sua mossa, anche lei faceva lo stesso.
Avrebbe dovuto immaginarlo che non tutto sarebbe stato così semplice.
Stava cominciando a pensare che quel Viaggio non era stata una così grande idea, ma lo consolava il fatto che Nicole era sola.
Si, con lei era sempre presente quell’impiastro un pò troppo saccente di Lilian, ma non aveva l’appoggio della resistenza perché la resistenza non esisteva ancora.
E non aveva l’appoggio di Matt Honeycutt perché lui al momento era solo un ragazzino, nient’altro che la pallida illusione di colui che sarebbe stato un giorno e neppure lontanamente vicino alla posizione di prestigio che era destinato a raggiungere nel gruppo.
E non aveva l’appoggio della sua famiglia, ma soprattutto non aveva l’appoggio di suo padre e di sua madre. Al momento l’una era troppo debole, inesperta ed insicura mentre l’altro era troppo stupido, egocentrico e viziato.
Nicole era sola e quello era un vantaggio: finalmente avrebbero potuto confrontarsi ad armi pari!
“Mi sembri parecchio assorto, Astaroth, per caso ti disturbo?” - una voce alle sue spalle bloccò i suoi pensieri e gli fece nascere un sorriso sul viso demoniaco.
Astaroth si voltò.
Gli occhi di Nicole erano sorridenti e carichi di ironia. Uno sguardo che Astaroth non avrebbe mai dimenticato e che avrebbe sempre popolato i suoi incubi.
“Per nientre, mia cara! Lo sai che ho sempre tempo per te, anzi…era proprio a te che stavo pensando!” - le rispose.
“Oh, ma così mi lusinghi!” - fece Nicole fingendo imbarazzo.
“Pensavo a quanto tu sia sola adesso…” - le rivelò.
Nicole, la cui figura era a qualche metro da lui ed illuminata solo dalla luce della luna, scrollò le spalle e si fece improvvisamente seria assumendo l’espressione torva che era solita usare solo quando si trattava dell’incolumità della cosa a cui lei teneva di più in assoluto: la sua famiglia.
“Non ti permetterò di far loro del male, a nessuno di loro! Hai sbagliato i tuoi calcoli se pensavi che io te lo avrei permesso senza oppormi! Nessuno tocca nessun membro della mia famiglia a meno che non voglia morire per mano mia! Ci siamo intesi? I tuoi subdoli giochetti valli a fare con qualcun altro, ma non farli con me! Per quanto mi riguarda puoi anche tornare indietro a quando mio padre era umano e tentare di farlo fuori lì, ma sappi che ci sarò sempre io a fargli da scudo, a fare da scudo a tutti loro, uno per uno! Mi sarei aspettata di meglio da te! Dici tanto di essere forte ed indistruttibile, ma quando si tratta di fare fuori me, una semplice ragazzina, devi ricorrere a questi trucchetti da codardo! Tornare indietro nel tempo per uccidere i miei genitori prima che io venga al mondo e prima che loro siano abbastanza forti ed uniti da tenerti testa…….davvero una mossa di rara bassezza, Astaroth! Complimenti!” - disse Nicole con una calma da fare invidia a molti.
“Siamo in guerra, Nicole…..ogni mezzo è lecito per distruggere il nemico!” - rispose Astaroth.
“Io ti fermerò!” - fece Nicole.
“Noi due siamo alla pari in quanto a Potere….potrebbe vincere chiunque nello scontro finale! Sei così sicura di riuscire a fermarmi?” - chiese Astaroth.
“In tal caso…morirò provandoci!”.

mercoledì 28 settembre 2011

Citazioni...

Ho capito che non avevo smesso di credere in Dio. Avevo solo smesso di credere che gliene importasse qualcosa di noi. Dio forse esiste o forse no, ma non credo che abbia importanza. In ogni caso ce la dobbiamo cavare da soli.


Tratto da "Shadowhunters: Città di Ossa" di Cassandra Clare.

lunedì 26 settembre 2011

Spoiler "Forse...il destino..." - Capitolo 3

“Aaaargh! Quando fai così mi fai infuriare, Nicole!”.
“Bene, Lilian! Almeno così la smetti di essere sempre così rigida e snob!”.
“Io non sono snob!”.
“Certo che lo sei!”.
“No, non lo sono!”.
“Si, lo sei!”.
“Ti ho detto che non lo sono! Smettila!”.
“E io, invece, ti dico che lo sei quindi smettila tu!”.
“Nicole…mi sto arrabbiando!”.
“Uuuuhhh che paura!”.
“Nicole!”.
“Si, lo so…ho un bel nome, ma grazie per avermelo ricordato Lilian!”.
“Aaaaargh! Zitte tutte e due! Ora!” - Damon esplose all’improvviso mentre nella stanza calava il silenzio ed un improvviso temporale si addensava fuori dalla finestra accompagnato da fulmini e saette che squarciavano il cielo non più sereno di Fell’s Church.


Ehmmm...come si dice? Buon sangue non mente?
Beh...mi sa che per Niki e Lily il detto è azzeccatissimo!XDXDXDXD
Nel prossimo capitolo ci sarà il primo, vero confronto tra il caro gruppetto di Fell's Churh e le due ragazze venute dal futuro!
Damon...beh...anche dallo spoiler si capisce che non è dell'umore migliore e se avete letto lo scorso capitolo saprete anche il perchè!XDXDXDXDXD
Adesso la domanda è: Nicole e Lilian diranno subito TUTTA la verità?
A GIOVEDI' PER IL CAPITOLO...BACIONI...IOSNIO90!!!!

venerdì 23 settembre 2011

Rubrica Telefilmica: Dawson's Creek

                
                     

ANAUANAUEI a tutti!
Perchè...parliamoci chiaro....chi non ha mai cantato a squarciagola questo ritornello guardando Dawson'Creek! E non venitemi a raccontare che lo cantavate in un inglese impeccabile perchè non ci credo!XDXDXDXDXD
Dawson's Creek ha segnato una generazione, la mia generazione!
Avevo più o meno dieci anni quando vidi per la prima volta lo spot in tv della serie e mi chiesi: ma che cavolo è un telefilm?
Praticamente è da Dawson's Creek che è nata questa mia passione e ricordo ancora quando andò in onda per la prima volta l'episodio finale di due ore! Mamma mia piansi come una bambina mentre Jen registrava il filmato per sua figlia consapevole che sarebbe morta da lì a poco e che non avrebbe potuto vederla crescere!
Dawson's Creek negli anni mi è entrato davvero dentro e adesso mi viene in automatico paragonarlo ad ogni cosa che guardo e, ve lo giuro, mai niente è arrivato al suo livello!
E pensare che, fodamentalmente, non è neanche un telefilm con chissà quante pretese!
Racconta semplicemente la vita e gli anni della crescita di un gruppo di amici come tanti con i loro problemi, le loro gioie e i loro sogni!
Ma, forse, proprio per questo è stato un grande telefilm! Perchè non ha mai preteso di essere spettacolare o di essere più di ciò che era!
E, ovviamente, ho amato tutti i personaggi, ma anch'io avevo la mia coppia del cuore!
In molti non ci pensano, ma tutta questa cosa dei team che c'è adesso non è nata con Twilight e simili, ma con Dawson's Creek!
Chi doveva scegliere Joey? Team Dawson o Team Pacey?
Personalmente la mia preferenza è sempre stata questa:

                   

Cioè......Team Pacey forever!
Ma come potevo anche solo pensare di tifare per Dawson!?! Io!?!
Pacey è sempre stato il mio personaggio preferito! E quando una sera lessi su un giornale che sia avvicinava la terza stagione e che Pacey sarebbe stato al centro della scena per via della sua relazione con Joey...cioè.....urlai dalla gioia!
Ma erano troooooooooppo tenieri insieme! Come si poteva non amarli?
E, quando lei alla fine, negli ultimi due minuti dell'ultimo episodio, sceglie Pacey....non vi dico....la realizzazione di un sogno, proprio! E ovviamente con conseguente presa in giro a mia cugina che faceva il tipo per Dawson, ma vabbè...sorvoliamo...XDXDXD
Adesso vi lascio....mi sa che ho scritto anche troppo!XDXDXD
Prima però voglio condividere con voi una delle immagini più spavantose che mi sia mai capitato di vedere!
Mi raccomando...se siete deboli di stomaco non la guardate che qui si è raggiunto un tale basso livello di televisone che io personalmente ho avuto gli uncubi per settimane prima di imparare a riderci su...
Eccola qua...

XDXDXDXDXD
ALLA PROSSIMA...BACIONI...IOSNIO90!!!

giovedì 22 settembre 2011

"Forse...il destino.." - Capitolo 2

 Scontro tra estranei
Nicole guardava la breccia che le aveva permesso il Viaggio insieme a Lilian mentre si richiudeva lentamente.
Aveva una forma sferica e frastagliata, la forma di uno squarcio nel tempo aperto violentemente e senza la minima cura.
Al di là dello squarcio riusciva ancora a vedere l’Old Wood della sua epoca, fatto solo di fiamme e morte mentre tutto intorno a lei il canto degli uccelli affollava l’aria e gli scoiattoli facevano capolino dagli alberi per sincerarsi di cosa stesse avvenendo.
Gli occhi di Nicole erano fissi sulla scena di terrore che si stava lasciando alle spalle e quando la breccia si richiuse e scomparve con un ultimo lampo di luce i suoi occhi assunsero un’improvvisa nota amara e malinconica.
Lo ricordava bene quel posto, l’Old Wood della sua infanzia.
Lo conosceva così bene che la consapevolezza di come erano cambiate le cose con gli anni e di come quel posto fosse andato perso per sempre le spezzava il cuore.
Il cielo era nuvoloso, ma sereno e l’aria spirava fresca tra le fronde degli alberi secolari e carichi di potere ed energia.
Quello ero il posto dove aveva imparato cosa fosse il vero Potere.
Era il posto dove sua madre le aveva insegnato ad essere una brava strega e suo padre le aveva insegnato ad essere una brava vampira.
Era il posto dove li aveva visti litigare tra loro quando le loro idee non collimavano ed era lo stesso posto dove li aveva visti più volte abbracciarsi e chiedersi scusa a vicenda.
Quello era lo stesso posto dove aveva ascoltato le migliori battute di suo padre sulla dieta di suo zio a base di conigli.
Ed era il posto dove una mattina d’estate dei suoi dodici anni aveva confidato a suo padre che si sentiva irrequieta ed insicura per via del suo Potere e gli aveva chiesto di darle un obiettivo.
Era lo stesso posto in cui suo padre le aveva preso la mano e le aveva detto che il suo unico obiettivo doveva essere la felicità perché lei stessa era la felicità. Lei, Nicole, rappresentava la felicità per i suoi genitori e ciò che doveva fare, adesso, era sforzarsi con tutta se stessa per trasformare quella felicità di cui lei era il simbolo in una felicità che le entrasse dentro e le riscaldasse a pieno l’anima.
Quello era il posto in cui Nicole aveva chiesto a suo padre come poteva fare per raggiungere la felicità.
Ed era lo stesso posto in cui suo padre le aveva risposto che l’unico modo che lui conosceva per essere felici era amare. Lui aveva amato sua madre ed insieme avevano raggiunto la felicità quando era nata lei.
L’Old Wood era il posto in cui Nicole aveva sorriso e aveva ripromesso a se stessa che avrebbe raggiunto la sua vera felicità.
Da allora quel consiglio paterno le si era impresso bene dentro e non l’aveva mai abbandonata.
Negli anni, Nicole, si era sempre impegnata al massimo per raggiungere quel suo tanto agognato obiettivo e per questo motivo odiava tanto Astaroth. Non perché avesse ambizioni esagerate o perché le avesse portato via il suo bosco e la sua città o perché stesse cercando di impedirle di nascere, no! Lei lo odiava perché le stava ostacolando la sua personale ascesa alla felicità e questo non poteva perdonarglielo né lasciarglielo passare!
Scosse la testa e riprese contatto con la realtà, mettendo da parte i ricordi.
Accanto a lei, Lilian si stava guardando intorno con un aria disgustata.
Nicole sorrise appena.
Eh si! Quello era anche il posto che Lilian odiava più di qualsiasi altra cosa perché sosteneva che ci fosse sempre troppo fango e troppa terra con cui sporcarsi lì intorno.
“Troviamo Astaroth!” - fece Lilian con una smorfia.
“Qualcosa non va, cuginetta? Non ricordo che tu abbia mai avuto tutta questa fretta di incontrare quel tizio! Cos’è? Il posto non è di tuo gradimento?” - la prese apertamente in giro Nicole, con un ghigno soddisfatto e beffardo sul volto: un piccolo regalino genetico da parte di suo padre!
Lilian le rispose alzando gli occhi al cielo e incrociando le braccia al petto.
“Guarda che lo dico per te! Non sono mica io quella che vuole togliere di mezzo ancora prima che venga al mondo!” - ribattè, poco sicura.
Nicole sorrise di rimando: “Certo! Come no….”.
Si trovavano nella zona più centrale e carica di energia dell’Old Wood, nonché quella più vicina al cimitero.
Lo raggiunsero entro poco e presero a camminare tra le lapidi in direzione del centro di Fell’s Church.
“Dobbiamo prenderlo per un segno del destino il fatto che abbiamo fatto un viaggio all’indietro nel tempo e siamo sbucate proprio a due passi dal cimitero?” - chiese retoricamente Lilian.
“Beh…che questa possa trasformarsi in una missione suicida non c’è dubbio! Stiamo per ritrovarci faccia a faccia con il nostro nemico mortale e con i nostri genitori prima che diventassero i nostri genitori e, per quanto per tuoi le cose non siano cambiate poi molto da quando si sono conosciuti a quando sei nata tu…..per me è diverso! Ti ricordo che in questo periodo della sua storia mio padre si trova nel pieno di quello che solitamente chiamo il suo “periodo da idiota”! E questo significa che potrebbe anche decidere di non aiutarci minimamente e di lasciarci alle amorevoli cure di Astaroth!” - rispose Nicole.
“Odio il “periodo da idiota” di tuo padre! Ogni volta che ci raccontavano quella parte della loro storia facevo sempre finta di ascoltare!” - fece Lilian.
“Lo dici a me? Io cambiavo direttamente stanza!” - ribattè Nicole.
“Comunque….Ti conosco! E qualcosa mi dice che, “periodo da idiota” o no, se avrai bisogno di aiuto nessuno ti impedirà di mettere in testa a tutti che devono aiutarti per forza!” - esclamò Lilian sorridendo.
“Mi conosci bene, eh?” - ammiccò Nicole.
“Il vantaggio di essere cresciute insieme!” - rispose Lilian.
Nicole si lasciò andare ad una risata.
Lei e Lilian erano completamente diverse e avevano avuto i loro alti e bassi. Per come la vedeva Nicole, sua cugina era troppo simile a sua madre perché riuscissero davvero ad andare sempre d’accordo, ma nonostante questo, le legava un profondo affetto e il fatto che fossero sempre mandate in missione insieme aveva accresciuto pian piano la loro stima e fiducia reciproca. Nicole sapeva che, tra loro due, la più forte era lei, ma sapeva anche che, se ne avesse avuto bisogno, Lilian sarebbe sempre stata lì per darle una mano impegnandosi a fondo.
Ma la spensieratezza di quei pensieri venne presto spazzata via da un’ondata di un Potere che non apparteneva a quell’epoca, un Potere che aveva imparato a riconoscere bene nonostante si celasse sempre sotto forme diverse.
Nicole si bloccò sul posto.
“Cosa c’è?” - le chiese, allarmata, Lilian.
“Astaroth! Quel gran bastardo non ha perso tempo! Dobbiamo muoverci!” - rispose Nicole.
Le due ragazze abbandonarono, quindi, la loro andatura lenta e umana e le loro sembianze di ragazze qualsiasi per trasformarsi in due fiere letali, veloci e assetate del sangue del Figlio del fuoco, sfrecciando tra gli alberi che costeggiavano il cimitero e arrivando rapidamente davanti alla facciata di quel pensionato così familiare, ma allo stesso tempo così giovane e sconosciuto.
“E’ lì dentro?” - fece Lilian.
Nicole annuì e con un unico balzo arrivò all’altezza di quella stanza che era sempre stata di suo zio e ne ruppe la finestra con una piccola sfera di energia creata dalla sua mano destra, mentre Lilian la seguiva a ruota e atterravano insieme tra i vetri rotti sul davanzale interno.
L’espressione di Astaroth fu impagabile e Nicole ghignò.
“Astaroth..” - fece a mò di saluto.
Con la coda dell’occhio si diede un’occhiata in giro e realizzò di essere giunta appena in tempo.
Con uno schiocco delle dita liberò coloro che erano stati immobilizzati da Astaroth e lanciò appena un’ occhiata a quei suoi genitori che ancora non sapevano neppure di amarsi.
Era strano rivederli tutti lì, più giovani, più umani e più inconsapevoli di ciò che avrebbero dovuto affrontare nel loro futuro, ma ci sarebbe stato tempo per preoccuparsi di quello: adesso doveva pensare ad Astaroth.
“Non è possibile..” - sussurrò il demone, continuando a fissarla.
Nicole sorrise: “Tu dici? Invece io la trovo una cosa possibilissima!” - disse, scendendo dal davanzale e avvicinandosi a sua madre, ancora rannicchiata in un angolo.
Le tese le mani e l’aiutò a rialzarsi: “Stai bene?” - le chiese.
Quella versione un po’ troppo umana e un po’ troppo spaventata di sua madre le fece cenno di si e allora Nicole si voltò verso colui che sarebbe diventato suo padre.
“E tu?” - gli chiese e anche lui annuì.
“Perfetto, allora!” - e, detto questo, Nicole spinse la sua futura madre tra le braccia del suo futuro padre e si rivolse a Lilian.
“Tienili tutti fuori da questa storia!” - ordinò.
“Contaci!”.
Una volta sistemati loro, Nicole potè tornare a concentrasi su Astaroth.
Sospirò: “Astaroth, Astaroth, Astaroth….andiamo! Davvero credevi che ti avrei lasciato venire qui a fare i tuoi porci comodi del tutto indisturbato?” - gli chiese, per poi portarsi una mano sul cuore, melodrammaticamente - “Ma così mi ferisci! Mi fai capire che, nonostante ci conosciamo da due anni, tu non hai ancora capito nulla di me!”.
“Che tu sia qui oppure no, non fa nessuna differenza!” - fece il demone.
Nicole ritornò seria tutto d’un colpo: “Ah no? Io la penso diversamente!” - disse, avvicinandosi sempre di più al suo nemico fino ad arrivargli ad un palmo dal naso - “Io non ti permetterò mai di uccidere nessuno di loro due! Se davvero ci tieni tanto a farlo prima dovrai uccidere me, ma sappiamo bene entrambi che è da anni che ci provi eppure non ci sei mai riuscito! E’ per questo che sei venuto fin qui, no? Perché sei troppo debole e codardo per affrontarmi ad armi pari e allora ricorri a questi subdoli giochetti, ma a me non sta bene, Astaroth! Per niente bene!”.
Astaroth ringhiò ferocemente alle sue accuse e alle sue provocazioni e Nicole avvertì distintamente il Potere del demone che cresceva a dismisura alimentato dalla rabbia e dalla furia cieca.
Si allontanò da lui di qualche passo, continuando a mantenere il contratto visivo e il controllo sulla sua aura che adesso gli pulsava intono, putrida e fetida.
“Allora…vogliamo cominciare? Io sono pronta!” - lo sfidò.
L’arrivo di quelle due ragazze era stato provvidenziale e solo grazie a loro Bonnie era ancora sana e salva, per il momento.
Spaventata ed in preda ai tremori, se ne stava attaccata al braccio di Matt su un lato della stanza di Stefan insieme a tutti gli altri mentre una delle due nuove arrivate lottava con quel demone che sembrava avercela soltanto con lei e con Damon.
Che cosa avesse in comune con Damon tanto da portare Astaroth a tentare di ucciderla proprio non lo sapeva e non riusciva a spiegarselo, ma con la paura che le attanagliava le viscere non riusciva ad avere la mente lucida abbastanza per poterci pensare più intensamente e per dare alla questione il giusto peso.
Bonnie si asciugò gli occhi ancora lucidi di pianto e, solo allora, riuscii a vedere per davvero le due ragazze.
Quando aveva posato gli occhi su Astaroth per la prima volta aveva urlato dal terrore, un  terrore a cui via via si era abituata con il passare dei minuti. Era come se l’aspetto orribile e demoniaco di Astaroth ti entrasse dentro a poco a poco e ti portasse quasi a considerare la vista di quel corpo squamoso un’abitudine.
Le due ragazze, invece, non riusciva a smettere di fissarle.
Erano entrambe bellissime, ma in modo molto differente.
Quella che non stava combattento e che si era parata davanti al loro intero gruppo con la chiara intenzione di tagliarli fuori dal combattimento e forse di proteggerli, era il genere di ragazza che Bonnie definiva “oggettivamente bella”, nel senso che chiunque avesse posato lo sguardo su di lei per anche solo due secondi ne sarebbe rimasto abbagliato. E da come la ragazza se ne stava eretta e fiera nella sua posa elegante che la rendeva simile ad un sensuale felino, Bonnie era più che sicura che fosse pienamente consapevole dell’effetto che faceva e che ne andasse orgogliosa.
Aveva i capelli lisci e di un dolce castano illuminato da riflessi dorati che le arrivano dritti fino alle spalle e le tagliavano la fronte in una frangetta precisa tanto da diventare quasi minuziosa in ogni dettaglio. Gli occhi erano di uno strano verde-azzurro e aveva la pelle rosata e visibilmente setosa. Indossava soltanto un leggero abito di cotone azzurro con delle stampe a fiori che ne slanciava la figura magra e
già abbastanza alta, accentuandone la naturale eleganza.
La strega si ritrovò a pensare che non aveva mai conosciuto un’altra ragazza talmente bella da essere addirittura al pari di Elena.
Ed evidentemente anche la sua amica doveva essersene accorta a giudicare dagli sguardi che lanciava alla loro improvvisa protettrice.
Ma, nonostante la bellezza quasi eterea e fin troppo perfetta di quella ragazza, se c’era qualcuno a cui Bonnie non riusciva togliere gli occhi di dosso era colei che le aveva salvato la vita e che adesso stava combattendo, strenuamente e senza un motivo apparente, per difenderla.
Lei aveva una bellezza che Bonnie faticava a decifrare. Non era una bellezza comune, tutt’altro! A Bonnie dava l’impressione di essere la fusione esatta tra perfezione e normalità.
La sua postura non era elegante come quella della ragazza dal vestito a fiori e non era alta quanto lei, ma nelle sue movenze aveva un che di selvaggio che la rendeva irresistibile agli occhi di chiunque.
Aveva dei lunghi capelli neri e lucenti che le ricadevano in morbide onde sulla schiena e che sembravano assecondare ogni suo movimento lasciandole la piena libertà d’azione. Gli occhi erano di un caldo marrone simile al cioccolato al latte ed esprimevano dolcezza, ma anche una buona dose di sarcasmo e divertimento. Aveva la pelle pallida e praticamente perfetta e, al contrario della sua compagna, sembrava avere uno stile d’abbigliamento più aggressivo e meno ricercato. In quel momento indossava un paio di shorts in jeans nero e una maglietta rossa che le ricadeva lunga e svasata sui fianchi, con una stampa in nero dal disegno tribale e un lungo scollo a barca che le lasciava nuda una spalla. Come unico accessorio aveva una polsiera in pelle nera tenuta legata al polso da dei laccetti in cuoio che raffigurava uno strano simbolo leggermente più lucido e luminoso.
Stava combattendo con una grazia, una furbizia e una forza tale che Bonnie si sentì quasi orgogliosa di essere stata salvata da lei, il che era incredibile ed improbabile visto che nemmeno la conosceva.
Ma dentro di se avvertiva uno strano bisogno di ascoltarla parlare di nuovo con quella nota di tenerezza che le aveva rivolto poco prima e, più di ogni altra cosa, voleva scoprire il suo nome.
Con un potente calcio all’altezza dello sterno la ragazza rimandò indietro il demone di qualche passo lasciandolo ansimante e sudato a riprendere fiato mentre lei sembrava ancora in perfetta forma e straordinariamente a suo agio.
“Oh…non dirmi che già sei stanco, Astaroth!” - lo prese in giro senza ritegno, mentre se ne stava tranquilla a rimirarsi le lunghe unghie smaltate di nero.
“Tu non hai neppure idea di cosa ho in serbo per te!” - ringhiò il demone.
“Beh….non molto direi! Considerando il fatto che non ti aspettavi minimamente la mia comparsa, no?” - ragionò la ragazza, con un’ironia che a Bonnie risultò terribilmente familiare anche se non riusciva a spiegarsi il perché.
Ma, dopotutto, ogni cosa di quella ragazza le risultava familiare senza alcuna ragione, quindi…
“Aaaahhh…” - l’urlo frustrato del demone la strappò dai suoi pensieri e la costrinse a concentrarsi di nuovo sulla lotta.
Astaroth scattò ed afferrò la ragazza alla gola mandandola a sbattere con la schiena contro la parete alle sue spalle.
“Io avrò sempre dei piani per te!” - le sibilò, minaccioso.
La ragazza sorrise e gli fece l’occhiolino: “Ci conto!” - disse, e un secondo dopo era già sgusciata via dalla presa del suo avversario parandoglisi alle spalle e, afferrandolo per il colletto posteriore della giacca, lo tirò violentemente indietro per poi formare una sfera di luce azzurra con la mano libera ed infrangergliela nella stomaco cosicché il demone venne sbalzato contro la porta chiusa della stanza.
Astaroth rimase a terra con le mani appoggiate al pavimento e la testa bassa, ma la ragazza non smetteva di tenerlo sotto controllo con lo sguardo.
“Cosa sta succedendo?” - sussurrò Bonnie, in preda all’ansia per quel silenzio improvviso che si era venuto a creare.
“Ssssthhh! Aspettate…” - bisbigliò la ragazza con il vestito a fiori.
Tutti rimasero immobili per diversi minuti seguendo le indicazioni che avevano ricevuto, e troppo tardi Bonnie si accorse del movimento alla sua sinistra.
Damon, con un unico e fluido movimento si fece avanti e riuscì a sorpassare la loro protettrice arrivando a pochi passi dal demone.
Tutti gli sguardi scattarono su di lui.
“Mi pare evidente che è morto, quindi portatevelo via e…” - ma le sue parole vennero stroncate dalla smorfia di dolore che gli deformò il volto non appena si ritrovò la caviglia destra nella morsa di una lunga lingua di fuoco che partiva dalle mani di Astaroth che, piano, rialzò lo sguardo e sorrise.
“Dicevi, mio caro?” - fece il demone.
Damon strinse la mascella, ma si vedeva benissimo che stava soffrendo.
Nemmeno il tempo di realizzare ciò che stava accadendo al vampiro che anche Elena si lanciò in avanti già pronta ad intervenire con un paio delle sue portentose ali per liberare Damon dalla stretta del fuoco di Astaroth.
Ma ciò che non vide fu che, in quel preciso istante, anche la ragazza dai lunghi capelli neri era pronta per tornare all’attacco.
L’aria si era improvvisamente elettrizzata ed intorno alle braccia della ragazza erano comparsi due piccoli e concentrati campi elettrici con i quali lei avrebbe avuto già l’occasione si mandare al tappeto Astaroth se non fosse stato per l’improvvisa quanto sconsiderata comparsa di Elena che la costrinse a deviare il colpo che si infranse sul muro alla sua destra, sfondandolo.
Elena gridò per la sorpresa quando vide i due raggi elettrici che quasi le sfioravano le braccia e si ritrasse.
La ragazza dal vestito a fiori si fece prontamente avanti e la obbligò a tornare in riga lanciandole uno sguardo di pura disapprovazione, mentre Astaroth strinse maggiormente la presa su Damon che, a quel punto, urlò per davvero più per l’irritazione dovuta al fatto che sentisse dolore che per il dolore in se.
Allora la ragazza combattente spiccò un unico salto ed atterrò sul petto del demone lasciandolo senza fiato e costringendolo a stendersi al tappeto e a lasciar andare Damon.
La ragazza lasciò andare il demone solo per afferrare il vampiro per un gomito, duramente: “Tornatene al tuo posto e non ti azzardare a rimetterti in mezzo di nuovo!” - gli sibilò.
Bonnie restò sorpresa dal tono che usò perché mai nessuno aveva mai avuto il coraggio di rivolgersi così a Damon, ma quella ragazza sembrava totalmente sicura di se ed in un certo senso aveva anche ragione: se Damon ed Elena non si fossero messi in mezzo lei non avrebbe corso il rischio di perdere quella lotta.
Detto ciò che aveva da dire e dopo aver lanciato uno sguardo d’avvertimento anche ad Elena, la ragazza spinse letteralmente via Damon ributtandolo all’interno del loro gruppo come si fa con un cane che non sa fare altro che combinare casini.
Bonnie allentò la presa sul braccio di Matt e sentì addirittura l’amico sogghignare per la scena a cui avevano assistito e per il modo in cui Damon era stato trattato.
A dire il vero anche Bonnie lo aveva trovato un tantino divertente, ma più di ogni altra cosa era incuriosita da quella ragazza del tutto fuori dal comune e con quei poteri così incredibili.
“Lui è sempre stato un gran testardo e lei una gran impicciona,eh? Anche se parecchio insignificante, a mio parere!” - commentò Astaroth.
“Calmo con le parole!” - intervenne la ragazza dal vestito a fiori.
“No comment…” - fece l’altra.
La ragazza dal vestito a fiori sbuffò.
“Comunque….io direi di riprendere da dove avevamo lasciato, no?” - propose la ragazza combattente al demone, con un sorriso innocente stampato sul volto.
“Come vuoi, mia cara!” - rispose Astaroth.
In pochi secondi la lotta riprese ancora più veloce e frenetica di prima lasciando tutti senza fiato e con gli occhi che bruciavano nel tentativo di riuscire a seguire ogni attacco e contrattacco.
Astaroth si lanciò in avanti e cercò di sferrare un pugno, ma la ragazza gli bloccò il polso con una mano e con un alto salto, senza mollare la presa, gli volò sulla testa e gli ricadde alle spalle torcendogli il braccio e dandogli una gomitata al centro della schiena.
Il demone si sbilanciò in avanti e riuscì a liberarsi, solo per formare una sfera di fuoco ardente e lanciarla contro la ragazza che la evitò per poco, ma non prestò attenzione all’ennesimo calcio di Astaroth che le arrivò all’altezza delle ginocchia e lei cadde.
Astaroth tentò di approfittarne per schiacciarle il piede sul viso così come aveva fatto con Damon poco prima, ma la ragazza fu abbastanza agile da rotolare di lato e rialzarsi svelta nel momento in cui il piede del demone affondò verso il pavimento.
“Devi sforzarti di più, Astaroth!” - lo canzonò la ragazza passandosi da una mano all’altra un fulmine di breve lunghezza, ma dall’apparenza incredibilmente distruttiva.
Astaroth si voltò verso di lei con un sorriso tirato sulle labbra e aprì le braccia, come per invitarla a colpire.
La ragazza ghignò, afferrò il fulmine come fosse una lancia e si apprestò al tiro, ma proprio nel momento in cui lasciava la presa sul fulmine, il demone rise e scomparve in una voluta di fumo nero.
La ragazza perse leggermente l’equilibrio e si sbilanciò in avanti per la sorpresa mentre il fulmine si infrangeva sulla porta d’ingresso alla stanza e svaniva.
Calò l’ennesimo silenzio e stavolta nessuno si mosse in attesa di una reazione da parte della ragazza dai capelli neri, reazione che non tardò ad arrivare. La ragazza lanciò un urlo frustrato e cominciò a battere i piedi per terra lasciando di stucco Bonnie e tutti i presenti.
“Ma che sta facendo?” - chiese Matt.
“Il solito…” - rispose la ragazza dal vestito a fiori, sminuendo la questione con un gesto frettoloso della mano.
La ragazza combattente si voltò improvvisamente verso di loro ed incrociò le braccia al petto mettendo su un’adorabile broncio da bambina piccola a cui hanno portato via le caramelle.
“Hai finito?” - le chiese la ragazza dal vestito a fiori, guardandola di sottecchi.
“E’ scomparso ed io volevo ucciderlo, uffa!”- si lamentò l’altra, facendo nascere un sorriso spontaneo e sincero sulle labbra di Bonnie.

mercoledì 21 settembre 2011

Citazioni...

Si tratta di una verità spaventosa: il dolore può renderci più profondi, può conferire un maggiore splendore ai nostri colori e una risonanza più ricca alle nostre parole. Questo avviene se non ci distrugge, se non annienta l'ottimismo e lo spirito, la capacità di avere visioni e il rispetto per le cose semplici e indispensabili.
 
 
Tratto da “La Regina dei dannati” di Anne Rice.

lunedì 19 settembre 2011

Spoiler "Forse...il destino..." - Capitolo 2

“Dobbiamo prenderlo per un segno del destino il fatto che abbiamo fatto un viaggio all’indietro nel tempo e siamo sbucate proprio a due passi dal cimitero?” - chiese retoricamente Lilian.
“Beh…che questa possa trasformarsi in una missione suicida non c’è dubbio! Stiamo per ritrovarci faccia a faccia con il nostro nemico mortale e con i nostri genitori prima che diventassero i nostri genitori e, per quanto per tuoi le cose non siano cambiate poi molto da quando si sono conosciuti a quando sei nata tu…..per me è diverso! Ti ricordo che in questo periodo della sua storia mio padre si trova nel pieno di quello che solitamente chiamo il suo “periodo da idiota”! E questo significa che potrebbe anche decidere di non aiutarci minimamente e di lasciarci alle amorevoli cure di Astaroth!” - rispose Nicole.
“Odio il “periodo da idiota” di tuo padre! Ogni volta che ci raccontavano quella parte della loro storia facevo sempre finta di non ascoltare!” - fece Lilian.
“Lo dici a me? Io cambiavo direttamente stanza!” - ribattè Nicole.
“Comunque….Ti conosco! E qualcosa mi dice che, “periodo da idiota” o no, se avrai bisogno di aiuto nessuno ti impedirà di mettere in testa a tutti che devono aiutarti per forza!” - esclamò Lilian sorridendo.
“Mi conosci bene, eh?” - ammiccò Nicole.
“Il vantaggio di essere cresciute insieme!” - rispose Lilian.





Ecco qua il secondo spoiler!
Non è questo granchè, solo un breve e simpatico scambio di battute tra le due nuove arrivate: Lilian e Nicole!
Chi ha letto le schede già si sarà fatto un'idea di chi siano in realtà e saprà sicuramente a cosa si riferisce Nicole quando parla di "periodo da idiota"! XDXDXDXD
Beh...mi sembrva ovvio che non potesse non avere una sua opinione in merito, no?
A GIOVEDI' per il capitolo......BACIONI...IOSNIO90!!!

giovedì 15 settembre 2011

 AstarothGiugno 2011
Astaroth non era mai nato.
Era sempre esistito. O almeno era quello che lui credeva di se stesso.
Non aveva ricordi di una possibile infanzia, non ricordava di aver mai dovuto affrontare quella tortura che era il crescere.
Per quanto ne sapeva e per come gli piaceva vedere le cose, lui era sempre e solo stato il Figlio del Fuoco, il demone spietato ed adulto che era in quel preciso istante e che era da millenni.
La sola idea di aver avuto un’infanzia, in un tempo dimenticato da tutto e da tutti,  persino da lui stesso, lo rendeva furioso.
Avere un’infanzia da ricordare significava essere stati bambini ed Astaroth non aveva mai sentito dentro di se la scintilla d’innocenza che mantengono dentro tutti coloro che un tempo erano stati bambini.
Quindi aveva sempre vissuto in vigore del fatto di essere superiore anche agli altri suoi simili solo perché non pensava di essere mai stato un bambino.
Ne aveva visti così tanti di demoni o, più comunemente, di mostri qualsiasi abbandonare i loro propositi di dolore e morte soltanto perchè si erano sentiti improvvisamente pressati dall’innocenza che la loro passata infanzia gli aveva lasciato dentro…
Perché persino i mostri nascevano, persino i mostri erano stati bambini innocenti una volta.
La differenza tra loro e gli umani era che i bambini-mostri non avevano scelta, erano geneticamente programmati per rinnegare la loro innocenza e votarsi al male.
Ma il fatto di averla avuta un’innocenza significava che questa poteva ritornare in qualsiasi momento ed Astaroth non poteva sopportare che una cosa così abominevole capitasse proprio a lui.
Per essere un demone del suo calibro e con degli obiettivi come i suoi bisognava avere dei requisiti precisi, primo tra tutti l’assoluta mancanza di bontà e purezza.
E lui aveva da sempre avuto uno scopo così grande, una missione così imponente da portare a termine che non poteva neppure permettersi di farsi sorgere il minimo dubbio sul fatto che avesse avuto o meno un’infanzia.
Lui doveva non averla avuta. Punto.
Aveva vissuto per millenni interi cercando il momento opportuno per attuare il suo piano di distruzione. Aveva viaggiato in lungo e in largo cercando il posto adatto. Era stato d’ispirazione per alcuni dei più grandi atti contro l’umanità commessi, ma mai nulla si era dimostrato abbastanza.
Aveva tenuto d’occhio orde di uomini crudeli e spietati allo scopo di soggiogarli e dare inizio al suo piano di conquista e distruzione, ma mai nessuno era stato all’altezza.
Spesso si era chiesto perché non intervenisse di persona, perché non scegliesse semplicemente un posto a caso per cominciare la sua opera di morte, ma solo quando era stato troppo tardi si era accorto di aver sprecato tempo prezioso e, soprattutto, di aver sottovalutato quel mondo che tanto disprezzava e i suoi abitanti.
Era nata lei.
All’improvviso, come comparsa dal nulla, se l’era ritrovata davanti in tutta la sua enigmatica potenza.
Se si fosse fermato a guardarla meglio, Astaroth ne sarebbe rimasto affascinato, ma da quando era venuto a conoscenza che un essere simile era venuto al mondo, che davvero si era andati contro ogni regola del mondo soprannaturale e della natura stessa per permetterle di nascere…beh…lui aveva avuto troppo da fare per potersi concedere una pausa.
Astaroth aveva cominciato a lottare.
Aveva mandato al diavolo ogni sua precedente idea di aspettare il momento adatto, il momento in cui il mondo sarebbe stato abbastanza corrotto da essere degno della sua presenza, per lottare.
Lottare per salvarsi la vita.
Non si era mai ritrovato in una posizione del genere, la posizione in cui sai che stai affrontando un nemico che per te potrebbe rivelarsi mortale e, in un certo senso, la cosa era curiosa.
Lui che non era mai nato, lui che era sempre esistito, poteva vedersi scivolare via la vita che aveva sempre avuto per mano di una ragazza dall’apparenza del tutto innocua.
E allora si era mostrato al mondo nel luogo in cui lei viveva, aveva usato ogni stratagemma possibile pur di allontanarla da coloro che la proteggevano, aveva riversato la sua rabbia sul vampiro e la strega che avevano osato donarle la vita allo scopo di farla infuriare tanto da fare un passo falso, ma nulla di tutto questo era servito.
Erano morti in tanti per mano sua e dei demoni a lui devoti, più di quanti la resistenza fosse riuscita ad uccidere, ma lei non si era mai arresa ed allora…eccolo..il colpo di genio.
Astaroth aveva così tanto Potere da poter viaggiare nei secoli avanti e indietro senza il minimo sforzo, ma aveva sempre trovato tremendamente affascinante e divertente stare pazientemente ad aspettare lo svolgersi degli eventi senza il bisogno di premere il tasto < Accelera > o < Rewind >, ma adesso le cose erano diverse.
Essenzialmente il motivo per cui aveva deciso di ritornare indietro nel tempo era quello di uccidere i genitori di lei prima che potesse saltare in testa a quei due la malsana idea di metterla al mondo.
Quindi un’eccezione alla sua regola poteva farla, no?
Il 2011...
L’aveva sempre considerato uno dei tanti anni poco degni di nota, ma soltanto quando aveva scoperto la storia della sua nemica aveva capito quanto fosse stato stupido.
Non aveva mai fatto così tanti errori di valutazione tutti insieme, ma era intenzionato a porvi rimedio immediatamente.
Astaroth si guardò intorno e fissò il profilo del pensionato che si stagliava un centinaio di metri alla sua destra.
Era immerso tra gli alberi al limitare del bosco, ma già da lì riusciva a vedere quanto fosse squallida, insulsa e troppo felice e serena la vita di Fell’s Church prima che lui la onorasse con la sua comparsa in scena.
Una smorfia di puro disgusto gli deformò il viso quando sentì la luce del sole sfiorargli una mano e si ritrasse come scottato mentre un ghigno malefico gli affiorò sulle labbra non appena udì le voci provenire dal pensionato.
Una sola cosa era certa: tra lui e lei gli bastava ucciderne uno solo per portare a termine il suo lavoro in quel tempo.
Alzò una mano sola e scoccò le dita.

Da troppo tempo la sua vita aveva imboccato un binario contorno e infinito che lui non aveva mai voluto, che non aveva programmato e su cui non aveva alcun controllo.
E Damon odiava non avere il controllo.
Quando mise piede in quella squallida cittadina di provincia per la prima volta lo fece con un piano ben delineato per la mente: semina il panico, rendi la vita di Stefan un inferno in terra, prendi Elena e va via cominciando a vivere la vita da Re della Notte che ti meriti con al fianco la giusta Principessa delle Tenebre.
E, invece….tutto era andato a rotoli.
Avevano cominciato a spuntare fuori nemici da ogni dove che erano stati in grado di incutere più timore di quanto lui avesse mai fatto, Stefan se n’era uscito fuori con la bizzarra idea di aver ritrovato un fratello ed Elena faceva la preziosa con lui crogiolandosi tra le braccia del suo insulso fratellino.
Era bloccato da anni ormai aspettando il momento in cui la sua esistenza avesse rinunciato a fare scherzi per poter ritrovare la giusta via, ma a quanto pareva la sua stessa esistenza aveva voglia di fare la difficile addirittura più di quanto non ne avesse voglia Elena.
Ma Damon era testardo e non si arrendeva anche se….
Ci provava, ci provava con tutto se stesso a farsi andar bene quella situazione, ma era a dir poco impossibile.
Si teneva alla larga dal pensionato tutto il tempo che poteva, ma per forza di cose finiva con il passare lì dentro più tempo di quanto desiderasse.
Insomma….se Elena non aveva sempre sotto gli occhi la sua assoluta perfezione come faceva a rendersi conto di stare con l’idiota sbagliato?
Damon sbuffò annoiato, stiracchiandosi sul davanzale in pietra su cui se ne stava seduto da più o meno mezz’ora, cioè un’eternità visto che era stato costretto a passarla con tutta l’allegra Scooby Gang.
Volse distrattamente lo sguardo alla finestra alle sue spalle e ammirò il suo riflesso nel vetro trasparente e pulito mentre il cielo si riempiva di nuvole grigie che, era sicuro, non avrebbero portato pioggia.
Si sentiva così dannatamente annoiato che non lo divertiva neppure l’idea di starsene a guardare tutte quelle formiche insulse che erano gli umani mentre maledicevano le previsioni del tempo al telegiornale che avevano previsto una giornata soleggiata e cercavano riparo ovunque.
La risata serena del suo Angelo gli fece riportare l’attenzione a ciò che stava avvenendo nella stanza.
A quanto pareva Mutt aveva appena raccontato una storiella divertentissima che lui si era perso - fortunatamente - nella vana speranza di attirare l’attenzione della streghetta che se ne stava, invece, in un angolo appartato ad ascoltare pazientemente tutte le lagne di Miss Inquietudine per il via del fatto che il suo mezzo-fidanzato mezzo-cacciatore non si faceva sentire da due settimane e che, quindi, non aveva sentito neppure una mezza parola di ciò che aveva detto il biondone.
A Damon quasi scappò da ridere.
Quel Mutt era un tale imbecille da non rendersi neppure conto che la streghetta non lo vedeva in nessun altro modo se non come un amico.
Ci provava con lei in maniera spudorata, ma a Bonnie non faceva alcun effetto o almeno non faceva alcun effetto immediato: la streghetta doveva ragionarci su per capire che forse era il caso di arrossire e sorridere quando Mutt le portava dei fiori per nessun motivo preciso.
E questo era assolutamente patetico.
Insomma….quale uomo degno di essere definito tale non si accorge che la donna per la quale prova interesse non lo ricambia perché è interessata ad un altro?
E se quell’altro, poi, si chiamava Damon Salvatore allora la cosa avrebbe dovuto essere così semplice che persino Mutt sarebbe riuscito a capirla, no?
E, invece, quella sottospecie di homo molto poco sapiens non si decideva a vedere le cose per come stavano mentre la streghetta si struggeva per cercare di nascondere a tutti la cotta stratosferica che aveva per Damon.
Damon non aveva problemi ad ammetterlo: a volte la stuzzicava solo ed esclusivamente per vedere la sua reazione.
Però, doveva riconoscere che la streghetta era brava a non far capire a nessuno, neppure alle sue migliori amiche, ciò che provava per lui.
E questo, d’altra parte, era un gran bene.
Era risaputo che Damon era innamorato di Elena e che avrebbe voluto sempre e solo lei, quindi tenendosi tutto per se, la streghetta non faceva altro che evitargli ulteriori problemi.
In fondo lei non gli aveva mai fatto nulla di male e non gli stava neppure particolarmente antipatica, anzi….tra tutti quegli idioti che circondavano la sua Elena, forse era l’unica che era riuscita a guadagnarsi un minimo di rispetto da parte sua, quindi non voleva ferirla respingendola platealmente.
E poi sapeva di fragola e nessun può volere male a qualcuno che sa di fragola!
Un’improvvisa ondata di Potere gli liberò la mente e lo mise in allerta.
Era stata una sensazione talmente forte e vicina che addirittura Stefan se ne era accorto subito e adesso lo fissava stralunato mentre nella stanza era caduto un improvviso silenzio.
“Cos’è stato?” - fece Stefan.
Damon gli rivolse uno sguardo acido: “Che vuoi che ne sappia? Se lo sapessi non sarei più qui, ma sarei già andato ad ammazzare il bastardo che ci sta apertamente sfidando!” - chiarì.
“A dire il vero la mia non è una sfida! Più che altro volevo rendervi consapevoli della mia presenza!” - intervenne una voce profonda e sconosciuta che apparteneva ad un essere potente, ma invisibile.
Damon si alzò in piedi e venne imitato da tutti gli altri che si portarono al centro della stanza, in gruppo, mentre lui continuava a guardarsi intorno.
“Vieni fuori!” - ringhiò.
Una risatina irritante rispose al suo ordine e un’improvvisa nuvola di fumo nero apparve dal nulla davanti ai suoi occhi.
“Eccomi!”.
Damon spalancò gli occhi per mezzo secondo alla vista del nuovo arrivato mentre Bonnie, alle sue spalle, si lasciò sfuggire un grido di terrore e sorpresa.
Quel..mostro…che si trovava davanti era la cosa più assurdamente rivoltante che avesse visto in vita sua.
Alto e imponente, aveva la pelle rossa e ricoperta di scaglie marroni con gli occhi gialli e affilati e la testa ricoperta da uno strano tatuaggio nero e lucente.
Indossava un classico completo nero gessato con una camicia di seta grezza e di un marrone leggermente più chiaro rispetto alle scaglie che lo ricoprivano.
L’unica nota stonata in quel suo elegante ed impeccabile abbigliamento era la cravatta: rosa acceso con una fila di koala attaccati a delle lunghe palme verdi che facevano < Ciao > con la mano.
A Damon quasi non scappò da ridere, ma si ricompose subito.
“Chi diavolo sei?” - chiese.
“Preferirei che non vi rivolgeste a me chiamandomi diavolo! Preferisco demone oppure Figlio del Fuoco! Altrimenti potete chiamarmi con il mio nome: Astaroth!” - rispose il nuovo venuto.
“Ok…Astaroth!” - fece Damon calcando l’accento sul nome del demone e accennando un ghigno ironico a cui Astaroth rispose annuendo - “Cosa vuoi?”
“Ecco la domanda giusta da fare!” - approvò il demone - “Io non voglio farvi del male o almeno non a tutti! Mi basta uccidere uno solo di voi….uno solo tra te, vampiro sfacciato, e la strega! A voi la scelta, per me non fa alcuna differenza chi dei due muore! E’ giunto il momento di estirpare il problema alla radice!”.
Damon restò spiazzato da quelle parole.
Che qualcuno ce l’avesse con lui, anche qualcuno che non conosceva, poteva capirlo. Insomma…nei secoli ne aveva combinate così tante, aveva calpestato i piedi a così tanti individui diversi che la trovava una cosa tragicamente ragionevole che uno sconosciuto venisse a riscuotere per un torto che nemmeno ricordava di avergli arrecato.
Ma Bonnie?
Perché voleva uccidere anche lei?
Astaroth era stato chiarissimo: o lui o Bonnie!
Ma com’era possibile se la streghetta non era in grado di fare del male neppure al una mosca per sbaglio.
Era una cosa assolutamente ridicola e, come lui, la pensavano così anche gli altri che gli stavano alle spalle.
“Perché Bonnie? Cosa ti ha fatto? Cosa vuoi da lei?” - pretese di sapere Meredith mentre stringeva tra le braccia una Bonnie in lacrime.
“Cosa mi ha fatto?” - ripetè il demone - “Ancora nulla! E’ per questo che deve morire! Per fare in modo che non possa mai farmi nulla!”.
“Aspetta un attimo! Tu, un demone con tutto quel Potere, sei venuto fin qui da chissà dove soltanto per paura che un giorno la streghetta possa farti qualcosa con i suoi poteri? Ma andiamo…..se non è neppure in grado di far levitare un oggettino minuscolo!?! Come strega è l’inutilità fatta persona!” - fece Damon, guadagnandosi uno pugno sul braccio da suo fratello che neppure in una situazione del genere poteva smettere per cinque secondi di fare il paladino moralista e attento ai sentimenti degli altri.
Ma, insomma, non si rendeva conto che parlando in quel modo, facendo notare al pazzo che si trovavano di fronte che Bonnie non la si poteva neppure definire strega, Damon le stava salvando la vita?…Forse?
Astaroth scoppiò in una sonora risata.
“Sentirti parlare così di lei…..quanti cambiamenti devono ancora avvenire!” - sospirò guardando il soffitto.
“Che vuoi dire?”.
“Non importa! Torniamo a noi!” - sminuì la questione Astaroth - “Io non sono venuto qui perché temo che lei un giorno possa farmi qualcosa con i suoi poteri perché so con certezza che, anche se li sviluppasse a pieno regime e imparasse a controllarli, non riuscirebbe mai a farmi davvero del male! Il motivo per cui voglio uno di voi due morto è un altro!” - spiegò.
“E quale sarebbe?” - chiese Damon.
Ma Astaroth non si degnò neppure di rispondere e agitò la mano in aria come per metterlo a tacere: “Adesso basta con le spiegazioni e con i convenevoli! Odio i convenevoli! Passiamo a noi: avete deciso chi dei due deve morire?” - chiese guardando uno per uno tutti i presenti.
Non ricevendo nessuna risposta, annuì e continuò: “Bene! Allora vi ucciderò entrambi!” - decise.
Stefan, a quel punto, fece un passo avanti ed affiancò Damon.
“Torna indietro, idiota!” - gli sibilò Damon, ma Stefan non lo ascoltò nemmeno e fece di testa sua.
- Questa è già la seconda volta che nemmeno mi rispondono, devono darsi una regolata! Accidenti! - pensò Damon, frustrato.
“Dovrai passare sul cadavere di tutti noi!” - fece Stefan ad Astaroth.
Il demone annuì: “Allora vi ucciderò tutti!” - disse per poi sfregare le mani e far comparire una lunga lingua di fuoco che gli gettò contro, costringendo l’intero gruppo a sparpagliarsi per l’intera stanza.
Damon si ritrovò sbalzato contro l’armadio di Stefan e, suo malgrado, gli ci vollero un paio di secondi a rimettersi in piedi a causa del contraccolpo subito da quell’ondata di Potere immenso che aveva accompagnato il fuoco.
Tutti gli altri erano messi peggio di lui ed Elena si teneva il ginocchio destro che aveva battuto contro lo spigolo del comodino e sul quale si era procurata una ferita che sanguinava leggermente, ma quel tanto che bastava per rendere l’aria della stanza chiusa densa dell’aroma del suo sangue.
Damon, un po’ per via della rabbia e un po’ per via delle sete, cominciò a vederci rosso e si lanciò contro il demone senza riflettere.
Lo attaccò ad un fianco, ma Astaroth lo bloccò in una presa ferrea all’altezza torace e lo sollevò da terra, stritolandolo con un braccio solo mentre con un unghia dell’altra mano gli graffiava la pelle del viso.
“Sei ancora così giovane e impulsivo….” - gli sussurrò all’orecchio - “Mi fai quasi tenerezza, sai?” - un attimo dopo lo lasciò cadere ai suoi piedi e gli poggiò un piede sul viso schiacciandogli la guancia contro il pavimento.
Stefan, ripresosi, fece per reagire, ma Astaroth lo bloccò sul posto con un cenno solo della mano. Pochi secondi dopo anche Meredith, Matt ed Elena erano diventati immobili ad opera di Astaroth. Immobili ad eccezione delle palpebre che continuavano a sbattere frenetiche come ad indicare che erano ancora perfettamente coscienti di ciò che stava succedendo durante quel pomeriggio infernale.
Gli unici liberi di muoversi erano Damon e Bonnie.
Damon ancora a terra sotto il peso di Astaroth e Bonnie rannicchiata in un angolo, spaventata a morte.
Astaroth rise.
“Siete tutti così patetici! Non che non lo sarete anche in futuro, ma adesso siete di una pateticità unica!” - commentò - “Sai cosa penso che farò adesso, Damon? Penso che…mi accanirò sulla strega!” -  e a quel punto un singulto di paura e dolore uscì dalle labbra di Bonnie.
Damon cercava di reagire, ma non ci riusciva: Astaroth gravava su di lui come un macigno e ormai Damon aveva capito che il demone non aveva bisogno neppure di avvicinarsi a Bonnie per ucciderla, poteva farlo anche a quella distanza,  semplicemente agitando le mani.
Intorno a loro, gli altri, immobili, continuavano a muovere gli occhi da un lato all’altro della stanza, come spiritati.
Astaroth alzò una mano in direzione di Bonnie e, persino dalla sua posizione, Damon poteva vedere le fiamme che gli crepitavano attorno alla mano, già pronte per colpire  la ragazza.
Guardava dal basso quella scena con così tanta ira in corpo che non riusciva davvero a capacitarsi del fatto che, nonostante ci provasse con tutto se stesso e spingesse sul pavimento per rialzarsi, non accadeva nulla.
Bonnie, intanto, aveva smesso di piangere e stava affrontando il demone a viso aperto, ancora accovacciata nel suo rifugio accanto al letto.
“Oh…non sai quanto te ne pentirai Damon per non averle dato la giusta importanza adesso che potevi!” - sospirò Astaroth - “E tu, Bonnie, saresti diventata così potente….Ma le cose devono andare così!”.
“Prenditela con me, vigliacco!” - cercò di dire Damon, ma le sue parole morirono trasportate dal vento che inondò improvvisamente la stanza.
Un rumore assordante sovrastò per pochi attimi ogni cosa e, solo quando Astaroth fece un passo indietro e lo lasciò libero di rialzarsi, Damon capì ciò che era successo.
I vetri della finestra erano andati in frantumi e sul davanzale, adesso, erano comparse due figure femminili sconosciute e inondate di luce.

mercoledì 14 settembre 2011

Rubrica telefilmica: Misfits

                            

Carissimi! Ho deciso che oltre a rompervi le scatole con le mie fanfiction e con gli spoiler e con le citazioni e con i post fatti tanto per farli, adesso sarò qui a rompere settimanalmente anche con questa nuova sottospecie di rubrica sui vari telefim che adoro....e vi assicuro che sono parecchi! XDXDXD
Voglio cominciare con un telefilm che ho scoperto da poco ma del quale mi sono immediatamente innamorata: Misfits!
E' una serie televisiva inglese e, se non l'avete mai vista, vi consiglio vivamente di correre ai ripari e guardarla appena potete perchè merita tantissimo.
Io la conoscevo per sentito dire, ma non ne avevo mai visto un episodio. Poi successe che vidi uno spot su Sky e mi incuriosii. Mi misi sul pc a cercarla e quella sera stessa...beh...avevo già visto tutti gli episodi della prima serie perchè mi ha preso tantissimo.
La storia, in breve, parla di un gruppo di ragazzi finiti per motivi diversi (tutti crimini), a svolgere i servizi sociali in un ipotetico quartiere di Londra.
Il primo giorno vengono colpiti da una strana tempesta che conferisce a tutti loro e ad altre persone in giro per il mondo dei poteri come l'immortalità, il viaggio nel tempo, la lettura del pensiero e altre cose.
Detta così a chi non l'ha visto può sembrare un telefilm banale, uno dei tanti che si vedono in giro con gente dotata di poteri che salva il mondo in stile Superman, ma il bello è proprio questo: loro fanno tutto con questi poteri tranne che salvare il mondo!
O meglio, lo salvano ma questa è solo una conseguenza dell'essersi coperti le spalle a vicenda.
Cioè, già alla fine del primo episodio ammazzano il loro responsabile al Centro perchè questo è impazzito e vuole toglierli di mezzo.
Non si preoccupano di sapere cosa gli è sucesso o se possono aiutalo, no....lo ammazzano direttamente!
E questa è solo la prima delle morti che si susseguiranno e tutte per, concedetemi il termine, pararsi il culo l'uno con l'altro! XDXDXDXD
Comunque...davvero...è da vedere!
Per il momento sono uscite soltanto due stagioni e a breve uscirà la terza! Sono le classiche stagioni da telefilm britannico cioè con pochi episodi, dai 6 agli 8 al massimo!
Beh.....per chi l'ha vista: bene!
Per chi non l'ha vista: io vi ho dato il mio parere, ecco! XDXDXDXDXD
AL PROSSIMO POST...BACIONI...IOSNIO90!!!

lunedì 12 settembre 2011

Spoiler "Forse...il destino..." - Capitolo 1

Era nata lei.
All’improvviso, come comparsa dal nulla, se l’era ritrovata davanti in tutta la sua enigmatica potenza.
Se si fosse fermato a guardarla meglio, Astaroth ne sarebbe rimasto affascinato, ma da quando era venuto a conoscenza che un essere simile era venuto al mondo, che davvero si era andati contro ogni regola del mondo soprannaturale e della natura stessa per permetterle di nascere…beh…lui aveva avuto troppo da fare per potersi concedere una pausa.
Astaroth aveva cominciato a lottare.
Aveva mandato al diavolo ogni sua precedente idea di aspettare il momento adatto, il momento in cui il mondo sarebbe stato abbastanza corrotto da essere degno della sua presenza, per lottare.
Lottare per salvarsi la vita.




Ed eccolo qua! Il primo spoiler!
E' un piccolo pezzettino tratto da un POV Astaroth, il cattivone della situazione!XDXDXDXD
Anche lui si ritrova a pensare a questa fantomatica "lei" di cui già si parlava nel prologo!
Questa è solo un piccola parte della riflessione che il demone fa sulla sua nemica, ma da qui è già possibile capire che ciò che si era detto nel prologo era vero, cioè "lei" è davvero l'unica in grado di spaventare ed uccidere Astaroth!
Chi sarà lei? Dove si trova Astaroth? E cosa ha intenzione di fare?
ALLA PROSSIMA.....BACIONI...IOSNIO90!!!

sabato 10 settembre 2011

Citazioni...

La vita è come la tua prima partita di scacchi.
Quando inizi a capire come funziona hai già perso.
 

Tratto da “Il palazzo della mezzanotte” di Carlos Ruiz Zafon.

giovedì 8 settembre 2011

"Forse...il destino..." - Prologo

 Prologo

Aprile 2034



Il fuoco ringhiava e distruggeva ogni cosa, sbuffando volute di fumo nero ed acre che saliva al cielo rendendolo di un tempestoso grigio screziato di piccole scintille rosse che ricadevano al suolo in una leggera e sinuosa danza a spirale.
Erano piccoli incendi circoscritti, ma tanto furiosi e tenaci da aver abbattuto case ed alberi secolari, giorno dopo giorno, anno dopo anno senza mai estinguersi.
L’aria era calda e talmente impregnata della cenere degli edifici distrutti da essere quasi irrespirabile ed ogni cosa, di quel poco che era rimasto della cittadina Fell’s Church, aveva assunto un unico colore: il rosso.
Il rosso delle fiamme, il rosso dei mattoni ormai esposti, il rosso del sangue che imbrattava le strade.
Le grida dei poveri disgraziati che quel giorno avevano incontrato la morte tremenda per combustione riecheggiavano ovunque levandosi alte verso il cielo in una preghiera di aiuto che sapevano non sarebbe mai arrivato perché ormai troppo tardi per sperare nella salvezza.
Il vampiro guardava quell’orrendo spettacolo dalla solita finestra sospirando di rassegnazione e abitudine.
Gli ritornò alla mente come un tempo aveva desiderato anche lui un mondo fatto solo di morte e sangue e si biasimò aspramente per questo.
Nonostante sapesse che all’epoca di quei pensieri terribili era sotto l’influenza di qualcosa tanto forte da poterlo spingere a pensare cose che non gli appartenevano, non riusciva a non rimproverarsi. Esattamente come si rimproverava ogni giorno per la quantità di sciocchezze che aveva detto, fatto o pensato nel corso della sua lunga esistenza.
Adesso che le cose erano cambiate si vedeva con occhi di versi e più critici e non riusciva a capire come i suoi alleati avessero deciso all’unanimità di renderlo il capo di quella loro assurda resistenza.
Non riuscivano a vedere che non era all’altezza della situazione?
In gioventù, aveva viaggiato per il mondo intero ostentando il Potere che la sua condizione di vampiro di concedeva, proclamandosi il re tra le creature della sua stessa specie e prendendo in giro chiunque non raggiungesse il suo livello.
Con il passare degli anni, più nemici riusciva a sconfiggere, più cresceva la sua boria e la sua smania di apparire come l’essere perfetto.
E adesso?
Adesso si guardava allo specchio e capiva che era stato soltanto uno stolto a credere di essere talmente potente che mai niente avrebbe potuto abbatterlo.
Eppure, nonostante tutto, avevano scelto lui e gli avevano affidato le loro vite.
Era ormai da due anni che combatteva strenuamente contro il loro nemico, colui che aveva messo a ferro e fuoco Fell’s Church, ma non aveva ottenuto nessun risultato concreto se non quello di perdere più vite di quelle che era riuscito a strappare all’esercito avversario.
Alzò gli occhi e guardò dritto davanti a se puntando il suo sguardo all’enorme e spaventoso castello nero dalla guglie appuntite ed argentate che, appena un paio di anni prima, era comparso dal nulla nel bel mezzo del bosco che una volta era stata la sua casa.
Ricordava ancora quel giorno, la furia dell’affronto subito e la vergogna per la rapida sconfitta che stava quasi per portarlo alla morte.
Da allora aveva cominciato a combattere per difendere se stesso e coloro che contavano qualcosa per lui.
Ma il mostro aveva presto rivelato il suo vero piano ed aveva rinchiuso l’intera cittadina all’interno di una barriera magica invalicabile per loro all’interno e che rendeva Fell’Church invisibile ed introvabile per chi stava all’esterno.
Cominciarono i rapimenti, gli incendi e le morti atroci e, ben presto, tutti gli umani sopravvissuti riconobbero in lui non il mostro che avrebbero visto in altre situazioni, ma l’unico in grado di tenerli al sicuro.
Adesso tutti conoscevano la sua vera natura, ma a nessuno importava: sapevano che il vero mostro non era tra loro, ma se ne stava rintanato all’interno del castello nero del bosco.
Il pensionato ormai era l’ultimo posto sicuro che era rimasto alla resistenza.
Era affollato, il cibo scarseggiava e i lamenti dei feriti riecheggiavano tra le pareti giorno e notte, ma almeno lì i mostri non potevano entrare per via dell’incantesimo di protezione che tutti ringraziavano come se fosse una persona viva.
La porta alle sue spalle cigolò leggermente e nella stanza entrò una donna bellissima e preoccupata che gli si affiancò.
Era lei l’artefice dell’incantesimo che li teneva al sicuro: la strega.
“Com’è la situazione?” - chiese il vampiro.
“Sempre la stessa!” - rispose la strega.
“Mi sento in colpa! Non avrei dovuto mandare lei! Che razza di persona sono?” - fece il vampiro.
La strega gli poggiò una mano leggera e delicata su una spalla: “Non biasimarti! Capisco alla perfezione ciò che senti, ma sai bene quanto me che era l’unica cosa giusta da fare!”.
“Se Astaroth scoprisse che lei l’ha seguito non ci penserebbe due volte ad attaccarla!” - disse il vampiro.
“Lei saprà difendersi! E’ l’unica davvero in grado di difendersi da sola da Astaroth!” - rispose la strega.
“Lo so, ma vorrei essere lì ad appoggiarla!” - ribattè il vampiro.
“Ma tu ci sarai!” - controbattè la strega.
“Si, ma….non sarò davvero io e non l’aiuterò perché sarò troppo stupido per capire di avere davanti agli occhi l’unica cosa buona che io abbia mai fatto!” - fece il vampiro.
“Io non ci giurerei!” - disse la strega - “Lei sa che Astaroth ha avuto l’ardire di compiere il Viaggio essenzialmente per impedire la sua venuta al mondo e sappiamo entrambi che, se c’è una cosa che lei ama più di noi due…beh….è se stessa! Quindi farà di tutto per impedire al nostro nemico di condannarla all’inesistenza e, se sarà necessario, costringerà chiunque ad aiutarla!”.
Il vampiro si lasciò andare ad un lieve sorriso tirato.
La strega aveva ragione. Lei era così testarda che avrebbe smosso mari e monti pur di salvarsi la vita e tornare a casa: questa era una cosa che aveva ereditato da lui.
“Piuttosto…hai scritto la lettera?” - gli chiese la strega.
Il vampiro ebbe un tuffo al cuore morto che aveva nel petto.
“Non ancora!” - rispose.
“Come mai?” - fece la strega.
“Se dovessi scrivere quella lettera e dovessi inviarla…allora le cose che succederebbero come conseguenza potrebbero cambiare ogni cosa, potrebbero cambiare l’intero corso degli eventi, potrebbero cambiare noi due….ed io non voglio!” - rispose il vampiro.
La strega si voltò verso di lui e gli accarezzò il viso.
“Neanch’io voglio che le cose cambino, ma…adesso non si tratta più soltanto di noi due! Se Astaroth dovesse vincere qui a Fell’s Church, poi passerebbe ad una nuova città e poi ad un’altra e ad un’altra ancora! E’ dell’intero mondo che stiamo parlando e, se è per salvare l’intero mondo allora…beh…dobbiamo essere disposti a sacrificare anche noi stessi e ciò che siamo l’uno per l’altra!” - rispose la strega.
Era sempre stata la più ragionevole tra loro due.
“L’intero mondo….sacrificare noi due per l’intero mondo…” - sospirò il vampiro - “A volte mi sorprendo di quanto possa essere smisurato il mio egoismo!”.
La strega sorrise e tornò ad accarezzarlo.
“Vorrei tanto che avessimo la possibilità di essere egoisti, ma non ce l’abbiamo!” - disse tristemente.
Il vampiro l’attirò a se e la strinse forte lasciandole un leggero bacio sulla testa.
La strega strinse gli occhi e si aggrappò a lui nello stesso istante in cui un nuovo grido di atroce dolore squarciava il cielo nero di Fell’s Church.