lunedì 28 novembre 2011

Spoiler "Forse..il destino..." - Capitolo 12

"Cosa ne pensi Matt? - chiese sussurrando Lilian. 
A quanto pare, perso nelle sue elucubrazioni mentali, Matt si era perso gran parte del discorso tra i tre.
Ci fu un leggero rumore di passi e Matt immaginò laltro se stesso che faceva avanti e indietro cercando di ragionare sul problema che gli era stato esposto.
"E..normale! In un certo senso era prevedibile! Io stesso lo avevo previsto, anche se non avevo mai messo in conto che una cosa simile potesse toccare anche te, Lilian! - rispose laltro Matt.
"Lo so esinceramente? E proprio questo che mi preoccupa maggiormente! - fece Lilian - Non fraintendeteminon sto dicendo che i miei sono perfetti e che i guai li avrebbero combinati solo Damon e Bonnie, ma.come hai detto tu era prevedibile che una cosa simile capitasse a Nicole per questo tutti non fanno altro che tentare di far aprire Damon sui suoi sentimenti per Bonnie! Ma nessuno ha pensato che potesse succedere a me e.e se fosse più grave proprio per questo? Li ho visti Stefan ed Elena ed è da ieri che lui la evita come la peste!".
Matt si accigliò.
Stefan stava evitando Elena? E questo cosa significava per Lilian? Cosa centrava con lei?
Per un solo istante, Matt si voltò verso la calca ancora intenta nei saluti e notò chiaramente quanto fosse fredda e tesa la distanza tra Stefan ed Elena.
Cosa stava succedendo?





Buon lunedì sera!!!
E come d'abitudine, ecco a voi lo spoiler al prossimo capitolo!
Ritroviamo il POV Matt che, volente o nolente, si ritroverà coinvolto nella faccenda dei malori di Lilian e Nicole!
In realtà....se non si fosse capito...Matt sta origliando mentre le due ragazze ne parlano con la sua versione futura, ma...ehi! Vanno tutti in missione, qualcosa da fare a chi rimane al pensionato dovevo pur dargliela, no? XD
E così, partendo da questo presupposto, nei prossimi capitoli al pensionato vedremo Elena che sarà costretta a domandarsi che cosa ha Stefan, Matt che sarà costretto a fronteggiare i suoi sentimenti per Bonnie e il fatto che l'esistenza stessa di Nicole significa che lui non avrà mai un futuro con la streghetta, l'altro Matt che dovrà consolare la sua verione passata e....prometto...racconterà qualcosa della sua storia. Poi conosceremo meglio l'altra Elena e vedremo quanto è cambiata e ovviamente ci sarà Bonnie che è ancora alle prese con i suoi dubbi!
Insomma....gli altri hanno le loro missioni da portare a termine, ma questo non significa che chi è rimasto a casa non avrà i suoi bei problemi da affrontare!!!XDXDXDX
Mi conoscete, no? Non so tenerli a riposo, devo sempre complicarmi la vita da sola!XD
ALLA PROSSIMA...BACIONI...IOSNIO90!!!

venerdì 25 novembre 2011

The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1




Mi sa che è inutile che comincio mettendomi a dire di che parla, da cosa è tratto e roba simile, no? XDXDXD
La cosa bella della saga di Twilight è che non devi ripetere ogni volta di cosa tratta, perchè tanto la storia la conoscono tutti, pure chi si rifiuta di leggere i libri e vedere i film!XD
Quindi la domanda è: l'avete visto? Cosa ne pensate?
Personalmente, sono andata a vederlo lo scorso week-end e se devo dire la mia: non lo avrei mai immaginato, ma è stato il film che mi è piaciuto di più di tutta la saga!
Forse sarà perchè tra i quattro libri Breaking Dawn è il mio preferito, ma obiettivamente parlando tutta la prima parte non è particolarmente carica d'azione e minacce.
C'è il matrimonio, la luna di miele, la nascita di Renesmee, ma tutte queste cose messe in un film potevano pure risultare noiose da vedere.
E invece...mi sbagliavo!
E' stato bello per davvero e anche se non c'erano nemici o lotte da affrontare, è stata raccontata meravigliosamente tutta la gioia iniziale e la cresciata che hanno dovuto subire tutti, indifferentemente, per via della gravidanza di Bella.
E poi...vogliamo mettere?....
Bella mi è sembre stata particolarmente antipatica perchè proprio non se ne scendeva lei, la sua indecisione e le sue fisime mentali, ma in questo film ha tirato fuori le cosiddette "palle" nonostante non si trovasse in una situazione propriamente piacevole.
E adesso sono rimasta con la voglia di vederla in Breaking Dawn - Parte 2 in versione vampira e mamma.
Se qui mi è piaciauta, non oso immaginare dopo...
E vogliamo parlare di come è stata gestita tutta la faccenda dei lupi?
Per la prima volta ci hanno fatto vedere, finalmente, solo il gruppo di lupi e i loro discorsi mentali, senza nessuno che facesse da tramite.
E poi c'è stata la scena che ho aspettato tutti questi anni, cioè quella dell'imprinting di Jacob ed è stata fenomenale.
Cioè...io ero tipo O_O..in fibrillazione nel cinema aspettando di vedere quella scena precisa e quando è arrivata ho trattenuto il fiato per tutto il tempo perchè è stata assolutamente fantastica.
Il generale, anche se non ho mai voluto che finisse con Bella perchè la coppia principale sono lei ed Edward e così doveva rimanere, Jacob mi è sempre piaciuto. Ma in questo film, così come nel libro, è stato meraviglioso davvero.
E adesso mi tocca aspettare un anno intero per poterlo vedere con Renesmee!!
Spero che l'anno d'attesa ne varrà la pena, così come è valsa la pena aspettare quattro anni per vedere l'imprinting!XD
Ma visto che il regista è lo stesso e con questa prima parte ha fatto un lavoro eccellente, sono fiduciosa che lo stesso sia anche per la seconda parte.
Adesso vi lascio.....ma vi lascio con una piccola citazione, qualla che davvero mi ha fatto illuminare gli occhi quando l'ho letta la prima volta:

   "Il mio tremore si fermò all'improvviso e fui invaso da un calore più intenso, nuovo. Che non bruciava.
Splendeva.
Tutto si sciolse dentro di me e rimasi immobile davanti al visetto di porcellana della bambina, metà vampira, metà umana.Tutti i lacci che mi stringevano alla vita, si spezzarono in un attimo, come lo spago di un grappolo di palloncini. Tutto ciò che mi rendeva ciò che ero - l'amore per la ragazza morta al piano di sopra, l'amore per mio padre, la fedeltà al mio nuovo branco, affetto per gli altri miei fratelli, l'odio per i miei nemici, per la mia casa, per il mio nome, per me stesso - si staccò da me in quell'istante - zac, zac, zac - e fluttuò nello spazio.
Ma non andai alla deriva. Un nuovo laccio mi tratteneva dov'ero.

Non uno: un milione. Non di corda, ma d'acciaio. Un milione di cavi d'acciaio che mi legavano a una cosa sola; al centro esatto dell'universo.
Finalmente capii che l'universo ruotava attorno a quel punto. Non avevo mai colto la simmetria dell'universo, che adesso mi era chiara.
Ora non era più la forza di gravità a imbrigliarmi.

Era la bambina fra le braccia della vampira bionda.
Renesmee."

...Non è adorabile?*_*
ALLA PROSSIMA...BACIONI...IOSNIO90!!!

giovedì 24 novembre 2011

"Forse...il destino..." - Capitolo 11

Pianificare
Era in ritardo! E lei non era mai in ritardo!
Dopo gli eventi della mattina e quella strana e confusionaria  conversazione con sua cugina, Nicole si era addormentata per poi risvegliarsi solo a sera inoltrata, in ritardo di un’ora per la riunione con suo padre, suo zio e Matt.
Non mangiò nulla e già sapeva che anche se ci avesse provato non ci sarebbe riuscita tanta era la preoccupazione per sua madre, l’ansia per se stessa e la pressione che sentiva gravarle addosso ogni volta che incontrava uno qualsiasi dei volti che popolavano il pensionato e che speravano in lei per sconfiggere Astaroth.
Si buttò giusto un po’ d’acqua sul viso per schiarirsi la mente e poi lasciò la sua stanza e corse su per le scale verso il soppalco sotto la soffitta che utilizzavano come loro piccolo studio privato di riflessione sulle varie lotte.
Spalancò la porta di colpo, senza bussare e biascicò una scusa a suo padre.
Lui le annuì e accennò appena un sorriso, ma a parlare fu suo zio.
“E’ normale che tu sia stanca, non proccuparti!” - le disse.
L’unico che non aprì bocca fu Matt che si limitò a scrutarla da lontano, come se fosse stato in grado di guardare oltre la stanchezza dovuta al viaggio e ai recenti avvenimenti, fino ad arrivare a quella debolezza più profonda e sconosciuta di cui stava parlando con Lilian poche ore prima e che era la vera causa del suo stato di spossamento.
Nicole non si stupì.
Dopotutto….esisteva qualcosa che Matt non fosse in grado di capire?
Esisteva espressione che non fosse in grado di decifrare?
Ne dubitava fortemente.
Con un sospirò Nicole si riassettò velocemente il lunghi capelli neri e si avvicinò al tavolo attorno al quale gli altri stavano discutendo tra loro indicando punti su varie mappe del bosco abbastanza dettagliate da poter risultare utili.
“Dobbiamo attaccare il castello!” - fece suo padre, riprendendo un discorso lasciato in sospeso dalla sua entrata, evidentemente.
Nicole si accigliò, ma non si mosse.
Suo zio Stefan, invece, si sporse in avanti e appoggiò saldamente una mano su una spalla di suo padre.
“Damon…non possiamo! Ascolta, so che sei arrabbiato e che l’unica cosa che vorresti fare è sfondare con la forza quel maledetto portone, afferrare Bonnie e tornartene qui, ma non farti accecare così tanto dalla rabbia da non capire che questo non ci porterà a nulla!” - gli disse.
Suo padre si voltò appena a fronteggiare suo zio.
“E cosa consigli di fare allora, eh?” - chiese in un tono pregno di macabra ironia - “Chiedere udienza a sua maestà Astaroth e supplicarlo di ridarci mia moglie? Oppure vuoi che mi metta a contrattare con quell’abominio il cui unico scopo nella vita è distruggere la mia famiglia?”.
“Nessua delle due!” - rispose, deciso, suo zio Stefan - “Voglio che tu sia furbo, che tu sia astuto, che torni ad essere quel dannatissimo manipolatore che eri un tempo, così calcolatore e freddo da non provare assolutamente nulla, da prevedere ogni eventualità e da riuscire sempre in ogni cosa che si meteva in testa, cocciuto com’era!”.
“Sono d’accordo con Stefan, Damon!” - si aggiunse Matt - “Tutti noi vogliamo salvare Bonnie, ma dopo due anni di lotte infruttuose dobbiamo riconoscere che rispondere a quei demoni usando la loro stessa carta, cioè la violenza gratuita, non ha fatto che causarci solo danni e disgrazie! Dobbiamo usare la testa e tentare di anticipare le loro mosse, di coglierli di sorpresa! E tu….sei in grado di farlo, sei capace di tanta freddezza!”.
Suo padre guardò prima l’uno e poi l’altro come se fossero impazziti e scosse vigorosamente la testa.
“Fatemi capire: voi due volete che torni a comportarmi come quel deficiente che è al piano di sotto quando ho impiegato tempo e sudore per riuscire ad acquisire un po’ di sanità mentale dopo cinque secoli passati a vivere da pazzo e illuso?” - chiese, incredulo.
Nicole non sapeva cosa dire, fare o pensare.
Tecnicamente, Matt e suo zio avevano ragione, ma vedendo la differenza tra suo padre e Damon neppure lei voleva che suo padre tornasse ad essere lo stesso menefreghista bastardo di un tempo.
Erano tutti così presi a guardarsi l’un l’altro che furono colti di sorpresa quando la porta si aprì e rivelò la figura di Damon appoggiato allo stipite che faceva finta di tossire per attirare la loro attenzione.
“Il deficiente è proprio qui, comunque…Giusto per farvelo sapere, eh?” - disse.
Nessuno rise di quel pessimo tentativo di fare del sarcasmo, anzi..suo padre si voltò più arrabbiato che mai.
“Questa è una riunione privata, Damon! Vattene!” - gli disse poco gentilmente.
Damon alzò le mani in segno di resa.
“Da quando ti ho incontrato non hai fatto altro che dirmi che dovevo accettare il fatto che il mio futuro era la streghetta e adesso che sono venuto a dirti che voglio aiutarti seriamente a ritrovare tua moglie mi cacci via? Non è molto coerente, non trovi?” - rispose Damon.
Suo zio e Matt sgranarono gli occhi, meravigliati.
Suo padre assottigliò lo sguardo, ma sensibile com’era al momento sull’ argomento < liberare mia moglie > sussultò leggermente e non potè nasconderlo.
Dal canto suo, Nicole rimase impassibile.
Era sorpresa, questi sì, ma non l’avrebbe mai mostrato ad anima viva, tantomeno a Damon.
“Ci aiuterai?” - chiese suo padre a Damon.
Damon annuì e si fece avanti richiudendosi la porta alle spalle: “Farò quello che mi direte di fare, qualsiasi cosa!” - disse.
Nicole sentì un clik sonoro nella sua testa e poi un’ondata di calore che l’avvolse completamente, scaldandola dall’interno e donandole nuova forza.
Per un solo momento, dopo quella frase di Damon, Nicole aveva percepito la debolezza sparire e aveva avvertito un tale benessere…come se nulla potesse sconfiggerla o intaccare la sua vita e la sua famiglia.
Cosa diamine era successo a Damon per spingerlo a deviare leggermente il corso dei suoi pensieri tanto da decidere di mettere da parte le sue ossessioni e aiutarli a liberare sua madre a qualsiasi costo?
- Bella domanda, Nicole! Bella domanda! - pensò.
Damon raggiunse il loro tavolo e le si mise di fianco, tra lei e suo padre.
“Allora….avete detto che vi serviva un bastardo freddo e manipolatore, no? Perfetto! Eccomi qui! Qualche idea su cosa voglia veramente Astaroth dalla vostra Bonnie?” - chiese.
Suo zio scosse la testa.
“No! Ed è questo che ci preoccupa maggiormente: il fatto che, apparentemente, sembra non avere un piano preciso quando Astaroth ha sempre un piano! Sempre!” - rispose.
Damon annuì.
“Quindi è probabile che ce l’abbia anche adesso…” - dedusse.
“Già, ma noi non sappiamo di cosa si tratta e oltretutto lui non ci fornisce nessun indizio di ciò che ha in mente!” - rispose suo padre.
Damon si accigliò.
“Beh…mi sembrate stupiti del fatto che non vi dica cosa gli passa per la testa quando, invece, io mi stupirei del contrario! Insomma…perché dovrebbe venire a dirvi cosa sta macchinando o, comunque, perché dovrebbe correre il rischio che voi lo capiate e che possiate fermarlo? E’ da idioti!” - disse.
Nicole sospirò: chiunque non conosceva Astaroth si faceva le stesse domande.
“E’ da idioti se non si tratta di Astaroth!” - rispose - “Nel caso di Astaroth è da megalomani montati!”.
“Nicole ha ragione!” - la supportò Matt - “Astaroth vive sin dall’alba dei tempi ed ogni volta che si è messo in testa una cosa è riuscito nel suo intento! Ha rovesciato nazioni, distrutto uomini e donne, popoli interi e ha sempre fatto tutto alla luce del sole perché per quanto il suo nemico potesse essere potente, non lo sarebbe mai stato quanto lui! E’ anche per questo che ci tiene tanto ad uccidere Nicole, perché lei è l’unica che potrebbe strappargli via la vita e togliergli dalle mani il suo giocattolino preferito, cioè la vita di ogni singolo essere, umano o soprannaturale che sia. Vuole creare il suo regno di demoni e lei gli è d’intralcio!”.
Damon ascoltò e annuì lentamente, restando attento.
“Quindi quel cretino con quelle cravatte improbabili è davvero così potente, eh?” - fece.
“Siamo a Fell’s Church e ci chiamiamo Salvatore! Che ti aspettavi?” - gli chiese suo zio Stefan.
Damon si voltò verso di lui e gli ragalò uno sguardo che a Nicole dava tanto l’impressione che volesse dire qualcosa tipo: “Beh…in effetti…”.
Quasi le scappò un sorrisino, ma lo trattenne.
“Morale della favola: Astaroth sembra non avere un piano, ma siamo tutti del parere che ce l’abbia perché ce l’ha sempre e che questa volta sia davvero preoccupante perché non ne ha fatto parola neppure nei suoi più recenti eccessi di megalomania acuta, giusto?” - fece suo padre.
Annuirono tutti.
“Quindi senza sapere praticamente nulla dobbiamo pensare a qualcosa che ci permetta di riprenderci Bonnie evitando di peggiorare la nostra situzione in questo suo piano ipotetico di cui non ha fatto parola a nessuno, ho ragione?” - si accodò Damon.
“Direi che questa è una base perfetta da cui partire, si!” - approvò Matt.
“Ah! Ok!” - fece Damon - “Allora dovremmo riuscire a tirare fuori qualche idea, perché no?”
Tutto quel semi-entusiasmo di Damon la lasciava perplessa, ma in quel momento Nicole sapeva che la priorità spettava a sua madre, quindi i cambiamenti della versione passata e stupida di suo padre potevano aspettare.
Nel frattempo, Matt riprese a fissarla con uno sguardo che era un misto tra il preoccupato e il curioso.
- Dopo - gli sussurrò telepaticamente Nicole.
Quello era un argomento che andava affrontato anche alla presenza di
Lilian.


Essere una persona pacata e riflessiva l’aveva sempre aiutata nei momenti di crisi quando c’era da restare lucidi e non farsi sopraffare dalle preoccupazioni.
Ma essere costretti a guardare se stessi morire senza fare nulla non le permetteva di essere esattamente calma come avrebbe voluto o sarebbe stata in una situazione differente.
Meredith sapeva che c’erano mille cose a cui pensare: c’era il pensionato, c’era la guerra, c’era l’altra Bonnie….
Ma non riusciva a smettere di pensare a se stessa!
Tentava di autoconvincersi che non si trattava di una questione di egoismo dicendosi che si preoccupava per Owen e per l’altro Alaric, ma la verità era che si trattava per davvero di una questione di puro egoismo perché restare a guardare l’altra Meredith morire senza cercare di cambiare il corso della cose significava continuare a vivere con la consapevolezza che sarebbe morta nel 2034 in quel preciso giorno di fine aprile e Meredith non riusciva a sopportarlo, o meglio…sapeva che non sarebbe riuscita a sopportare una vita in cui conosceva la data, l’ora e la modalità esatta della sua stessa morte.
E questo era un comportamento egoista perché fondamentalmente stava aiutando l’altra Meredith solo per non essere costretta a dover vivere con quel peso.
Meredith amava sapere, amava conoscere, ma per quell’unica volta, su quell’unico argomento, preferiva restare aggrappata alla sua beata ignoranza.
Nessuno avrebbe dovuto sapere il momento in cui sarebbe passato a miglior vita e lei non aveva nessuna intenzione di trasformarsi nell’eccezione che confermava la regola!
Certo! Anche il viso costantemente distrutto dell’altro Alaric e gli occhi carichi di dolore con cui la guardava Owen avevano il loro bel peso!
Non capiva il perché, ma Meredith aveva l’impressione che in quella famiglia contassero davvero tanto su di lei e aveva paura che se avesse lasciato che l’altra se stessa morisse, poi l’altro Alaric e Owen sarebbero rimasti da soli con la loro sofferenza e senza un appiglio a cui aggrapparsi. Il che era ridicolo perché per lei Alaric era sempre stato un appiglio più che sufficiente su cui fare affidamento, quindi pensare che anche lei significava o avrebbe significato lo stesso per lui la straniva non poco.
Possibile che fosse stata così accecata dal fatto di essergli sempre lontana, da non capire quanto fosse profondo il loro legame?
Forse Bonnie aveva ragione quando le diceva che era fortunata perché, nonostante la distanza, lei e il suo Alaric erano riusciti a costruire un rapporto solido e a portarlo avanti.
Ogni volta che ci pensava Meredith si sentiva decisamente infantile.
Era sempre stata lei quella matura del gruppo, ma forse era il caso di ammettere che era impreparata nei confronti dell’amore vero, quello con la A maiuscola.
Si ripromise di parlare con Alaric non appena fosse ritornata nel suo tempo per potergli chiedere scusa di tutte le volte che non l’aveva neppure ascoltato e si era ostinata a credere che tra loro due non ci fosse niente solo perché non stavano appiccicati ventiquattro’ore su ventiquattro.
Fuori il cielo era diventato di un assurdo nero impenetrabile, senza stelle, solo con un'enorme luna inquietante che di certo non ti faceva pensare a quanto fosse bello il panorama notturno.
Meredith scese lentamente le scale diretta verso il piano inferiore dove le avevano detto che si trovava Bonnie.
Voleva sapere come stava il suo braccio e poi voleva chiederle di aiutarla ad aiutare l’altra Meredith.
Non era una strega né se ne intendeva troppo di magia, ma Meredith sapeva che il sonno magico non bloccava l’avanzare del veleno nel cuore dell’altra se stessa, semplicemente lo rallentava e questo voleva dire che sarebbe morta comunque, più lentamente, ma sarebbe morta.
E aveva passato abbastanza tempo nella camera con l’altra Meredith per vedere il suo cuore diventare completamente nero e capire che non le restava più molto tempo.
Servivano tre cose per salvarla: il suo sangue, l’incantesimo e una strega.
Il sangue lo avevano di sicuro: l’avrebbe donato lei stessa.
L’incantesimo doveva essere recuperato dal castello di Astaroth e quella era, forse, la parte più difficile.
Era sul terzo punto, quello che riguardava la strega, che Meredith voleva l’aiuto di Bonnie.
Nicole non poteva aiutarla perché non era una strega pura, ma un ibrido e l’altra Bonnie era tenuta prigioniera dal loro nemico, quindi Bonnie, la sua Bonnie, era l’unica speranza che avevano nel caso in cui fossero riusciti a recuperare per puro caso l’incantesimo, ma non a liberare l’altra Bonnie.
Non potevano sapere che piani avesse Astaroth per la sua prigioniera, quindi non potevano sapere come avrebbe reagito se fosse stato attaccato su due fronti.
Cosa avrebbe difeso il demone?
L’incantesimo o l’altra Bonnie?
Meredith non sapeva cosa pensare, ma aveva bisogno di credere che recuperare l’incantesimo sarebbe stato relativamente semplice.
Trovò Bonnie accanto all’imboccatura delle scale al piano terra e la raggiunse sforzandosi di sorridere.
L’amica non aveva la fasciatura e sembrava stesse bene.
“Stai bene, per fortuna!” - constatò Meredith.
Bonnie annuì e le sorrise, grattandosi leggermente il braccio sinistro.
Meredith glielo accarezzò di sfuggita e si sedettero insieme su due vecchie poltrone consunte a ridosso del muro scrostato lì di fronte.
“Tu come stai?” - le chiese Bonnie - “Ho saputo dell’altra Meredith!” - specificò.
Meredith alzò il viso a guardare l’amica, curiosa.
“E’ da ieri che sei completamente scomparsa e l’unica volta che ti ho vista eri strana, così ho chiesto a Lilian e lei mi ha raccontato tutto!” - spiegò Bonnie con un tono quasi colpevole.
Meredith sorrise intenerita: era tipico di Bonnie sentirsi in colpa perché si preoccupava troppo per i suoi amici tanto da credere erroneamente che chiedere notizie in merito significava ficcare il naso dove non era desiderata.
Meredith le accarezzò il dorso di una mano.
“Ti mentirei se ti dicessi che sto bene!” - rispose - “Dovresti vederla, Bonnie, è…è uno spettacolo terrificante! Quello che le hanno fatto è atroce e, sto cercando di dare una mano, ma sentire costantemente gli occhi dell’altro Alaric e di Owen su di me è quasi angosciante, direi!”.
“Owen è tuo figlio, vero? Tuo e di Alaric!” - chiese Bonnie - “L’ho visto durante la lotta di stamattina, combatteva con Lilian e la proteggeva!”.
Meredith annuì: “Si, è mio figlio! Cioè…sarà mio figlio!” - rispose.
“Dev’essere molto difficile per lui vedere te e vedere lei…” - commentò Bonnie.
“Lo penso anch’io e, a dire la verità, mi sento un po’ in colpa per questo! Quando mi guarda so che la mia vista gli causa dolore, ma non riesco a stare lontana da quella stanza, mi capisci?” - fece Meredith.
Bonnie sospirò e si lasciò andare all’indietro poggiando la testa contro il velluto strappato della poltrona su cui era seduta.
“L’altra me stessa è prigioniera di Astaroth! Non sai cosa darei per poterle parlare….” - disse.
Meredith annuì: “Già!” - disse.
Tra loro due calò un breve silenzio ristoratore che servì ad entrambe per rimettere apposto le loro idee per poter andare avanti.
Meredith deglutì e si voltò verso Bonnie.
“Lilian ti ha detto in che modo si può salvare l’altra Meredith?” - le chiese con gli occhi carichi di speranza: non sapeva se sarebbe riuscita a ripetere tutto senza l’aiuto di qualcun altro.
Bonnie si voltò verso di lei e annuì: “Si! Non voleva dirmelo perché non voleva che mi preoccupassi ulteriormente, ma alla fine ha ceduto!” - rispose - “L’incantesimo ce l’ha Astaroth…” - aggiunse.
“Si! Ma…ti prego, Bonnie…aiutami!” - la pregò Meredith con gli occhi lucidi di un pianto represso da troppo tempo.
Bonnie corrugò la fronte e si sporse verso di lei afferrandole le mani in segno di conforto e amicizia.
“Ma certo che ti aiuterò, Meredith! Dimmi ciò di cui hai bisogno e io lo farò…” - le disse.
Meredith scosse la testa: “Voglio andare a prendere l’incantesimo, voglio trovare il modo per arrivarci e rubarlo ad Astaroth e poi vorrei che tu lo pronunciassi!” - disse.
Bonnie la fissò per qualche istante, in silenzio.
Non le disse che entrare nel castello di Astaroth era pericoloso, non le disse che era un piano suicida perché sapeva anche lei che, prima o poi, qualcuno ci sarebbe entrato comunque in quel castello per recuperare l’altra Bonnie.
Si limitò a fissarla e poi disse: “Io voglio aiutarti, Meredith! Ma…non sarebbe meglio chiedere a Nicole o all’altra Bonnie quando sarà libera? Lo sai che io non valgo nulla come strega, non ancora almeno…”
“Nicole non può aiutarmi perché è una strega solo per metà e non sappiamo quanto tempo ci vorrà per liberare l’altra Bonnie né in che condizioni sarà quando la libereranno…” - disse - “…e il tempo di Meredith sta finendo, Bonnie! Quindi…ti prego! Lo so che la magia ti spaventa e che non ti senti pronta ad accettarla, ma…ti chiedo solo di promettermi che quando sarà il momento, se l’altra Bonnie non sarà in grado o non ci sarà ancora, tu farai comunque quell’incantesimo…per me!”.
Bonnie abbassò gli occhi.
Meredith poteva distinguere ogni minimo cambio di luce nei suoi enormi occhi marroni per via delle emozioni di paura e senso di giustizia che, con ogni probabilità, stavano attanagliando l’animo della sua amica in quel momento.
Quando Bonnie alzò gli occhi era ancora titubante, ma sospirò come qualcuno che ha appena preso una decisione importante.
“Un giorno diventerò una strega abbastanza potente da riuscire a tenere tutto il pensionato al sicuro nonostante un demone psicopatico che mi tiene prigioniera in un assurdo castello nero per torturarmi e indebolirmi, quindi….devo accettare la mia magia presto o tardi! E come potrei non tentare neppure di aiutarti solo per una stupida paura?” - disse - “Si! Te lo prometto, Meredith!”.
L’abbraccio che seguì quelle parole fu un abbraccio sincero e sentito, ma soprattutto fu un abbraccio maturo tra due ragazze appena diventate
donne.


Perdersi nei suoi stessi pensieri era sempre stata una sua caratteristica, molto probabilmente ereditata da suo padre.
Spesso si era sentita dire che estraniarsi totalmente dal mondo per rimuginare su ciò che ci passa per la testa a volte non era la cosa migliore da fare, ma Lilian aveva sempre trovato un che di confortante nel ragionamento solitario che l’accompagnava quando aveva dei dubbi o delle preoccupazioni.
Trovava che rifletterci su, valutare tutti i vari pro e contro, tutte le varie ed infinite possibilità fosse molto più d’aiuto che aprire bocca senza neppure sapere cosa si stesse dicendo.
In quel momento i suoi pensieri erano tutti catalizzati dalla confessione che si erano fatte lei e Nicole quando era andata a trovarla nella sua stanza.
Sua cugina aveva ragione: che fosse Nicole a sentirsi strana era forse anche scontato, ma che fosse lei era preoccupante.
Troppe cose stavano cambiando da quando passato e futuro si erano incrociati e Lilian si stava chiedendo se non fosse il caso di intervenire e separare le due linee temporali adesso che erano ancora in tempo. Ma poi si rendeva conto che ormai erano fuori tempo massimo: le versioni passate avevano già visto troppo del futuro per sperare che decidessero di non cambiare nulla una volta tornate nel loro tempo.
Dovevano restare insieme e combattere Astaroth fino alla sua morte, tenendo le dita incrociate e sperando che la situazione sua e di Nicole non peggiorasse troppo velocemente.
A dire il vero..non era neanche la sua sorte che le interessava al momento, quanto proprio quella di sua cugina, l’unica in grado di uccidere il loro nemico.
Una volta morto Astaroth di cambiamenti potevano essercene quanti ne volevano, ma fino a quel momento doveva essere tenuto tutto sotto controllo.
Ovviamente avrebbe preferito che tutto restasse invariato, ma di certo non poteva costringere i suoi passati genitori a fare ciò che lei voleva.
Nelle ore precendeti li aveva osservati da lontano e aveva capito: qualsiasi cosa era successo tra loro adesso si stavano lentamente allontando.
Stefan se ne andava in giro evitando accuratamente di incrociare Elena e lei sembrava non preoccuparsene più di tanto.
Mettere a confronto Elena e sua madre era quasi doloroso.
Se avesse saputo a cosa stava pensando, Nicole le avrebbe riso in faccia dicendole che non c’era nessunissima differenza tra le due, ma Lilian la differenza la vedeva eccome.
Elena era viziata, menefreghista ed egocentrica.
Sua madre aveva davvero a cuore l’incolumità di chi le stava attorno.
Paradossalmente sembrava che con la trasformazione in vampira fosse migliorata invece che peggiorare.
Senza nemmeno accorgersene i suoi piedi l’avevano condotta davanti alla porta chiusa dietro la quale Owen stava vegliando sua madre e Lilian non potè fare a meno di provare una calda emozione all’altezza del petto sapendo che lui era dall’altra parte di quel semplice pannello di legno che li separava.
La sua mano si mosse da sola ed afferrò la maniglia, abbassandola.
“Owen?” - chiamò Lilian - “Posso entrare?” - chiese imbarazzata.
Il ragazzo era da solo nella stanza e stava passando uno straccio umido sulla fronte della povera Meredith.
Si voltò a guardarla al richiamo della sua voce e stirò la bocca in uno stanco sorriso.
“Tu puoi entrare sempre, Lilian!” - le rispose con un tono così dolce e morbido da assomigliare ad una colata di miele.
Lilian sospirò impercettibilmente e sorrise, entrando e richiudendosi la porta alle spalle.
Restò in silenzio.
Come sempre, non sapeva cosa dire.
Era inutile, banale e superficiale chiedergli come stesse Meredith, quindi evitò.
Ma non riusciva a stargli lontano sapendo che passava quasi tutti i momenti delle sue giornate a vegliare e a pregare per la sua povera madre che non meritava assolutamente ciò che le era successo.
Nicole non metteva quasi mai piede in quella stanza perché si vergognava troppo a dover guardare Alaric ed Owen e si sentiva responsabile per ciò che era successo a Meredith, nonostante nessuno le desse la colpa, quindi Lilian si sentiva anche in dovere di portarle costantemente notizie sulle condizioni della loro adorata zia, anche se non era esattamente una loro vera parente.
Owen lasciò che lo straccio che teneva in mano si riempisse di nuovo d’acqua per poi appoggiarlo sulla fronte di sua madre e lasciarlo lì.
“Come stai?” - le chiese, spostandosi ad un tavolino lì vicino e rimettendo in ordine file di medicinali che tenevano lì nella speranza che potessero alleviare il dolore che probabilmente Meredith stava soffrendo.
Lilian scosse la testa.
Era lei che doveva chiedergli come stava, non lui!
“Bene! Non preoccuparti per me..” - rispose.
Owen si voltò a guardarla, serio in volto.
“Come puoi chiedermi di non preoccuparmi per te? Io mi preoccupo sempre per te! Come potrei fare altrimenti se proprio la mia preoccupazione per te è l’unica cosa che riesce a mantenermi saldo nella mia pelle senza farmi impazzire per il dolore che tutto ciò che sta succedendo a mia madre mi sta causando? Pensare costantemente a te riesce a mantenermi…sereno!” - le rispose.
Lilian boccheggiò.
Era dannatamente difficile non andargli incontro e dirgli che lo amava, ma avevano stabilito che avrebbero avuto tempo dopo, quando tutto si sarebbe sistemato.
Ma se Nicole aveva ragione?
Se non ci sarebbe mai stato un dopo?
Lilian abbassò gli occhi e nascose il viso tra i capelli.
“Non dirmi queste cose, Owen…” - la sua era una supplica.
Se davvero dovevano aspettare, se davvero era giusto così, allora non poteva farle battere il cuore così furiosamente, non poteva farla sentire così amata soltanto guardandola, non poteva farla sentire così speciale con le sue sole parole, semplicemente…non poteva.
Owen le si avvicinò e le sollevò il mento per poi prenderle le mani nelle sue.
“Perché non dovrei se è quello che penso?” - le rispose.
Lilian lo guardò per un solo istante negli occhi: “Lo sai il perché!” - sussurrò per poi sfilare le mani dalle sue e cercare di divincolarsi per poter mettere una certa distanta tra i loro corpi, distanza che chissà come diminuiva sempre di più.
Ma Owen non glielo permise e le afferrò saldamente la vita attirandola a se.
Lilian si bloccò a quel contatto così inaspettato, rude e…intimo, in un certo senso.
Lo guardò con il cuore in gola e poggiò le mani sulle sue braccia sentendo i muscoli di Owen che si tendevano per il contatto con la sua pelle.
“Ho creduto di impazzire quando eri nel passato! Mi chiedevo: e se qualcosa andasse storto? E se Astaroth avesse la meglio? E se Nicole non la proteggesse abbastanza? E se si ritrovasse nel bel mezzo di uno scontro senza neppure accorgersene?” - le disse - “Io non posso permetterlo, Lilian! Mia madre è in quel letto da mesi, ormai, e ….non so se riusciremo a salvarla. Mio padre si dispera e deperisce ogni giorno di più ed io…io non posso rischiare di perdere anche te! Non te! Io…ho bisogno…di saperti sempre al sicuro…con me!”.
Gli occhi di Lilian si riempirono di lacrime a stento trattenute e sospirò un paio di volte prima di riuscire a mandare giù il magone che le si era formato in gola per poter finalmente trovare la forza per parlare.
“Ed io voglio essere sempre al sicuro…con te!” - rispose.
Restarono a guardarsi per un tempo infinito.
Lilian sapeva che non sarebbe successo niente, che non sarebbero andati più in là delle parole perché nessuno dei due voleva infrangere la tacita promessa che aveva fatto all’altro e che dava ad entrambi una speranza per il futuro.
Ma, nonostante sapessero entrambi queste cose, ogni volta che erano insieme da soli finivano sempre con il ritrovarsi in una situazione simile, era inevitabile: tanto vicini eppure tanto lontani.
Era straziante.
La porta alle loro spalle si aprì di scatto ed entrambi sobbalzarono per la sorpresa.
Owen tirò velocemente via le mani dai fianchi di Lilian, disegnandole sul corpo una scia di dolorosa separazione.
Era Meredith, la giovane Meredith e adesso li stava guardando con lo sguardo fiero e la postura eretta.
Lilian afferrò la mano di Owen.
Ne avevano parlato, sapeva che per il ragazzo era sempre un colpo durissimo vedere la versione più giovane di sua madre e Lilian si era accorta del fatto che, probabilmente, anche Meredith lo aveva capito e facesse di tutto per non stargli troppo intorno, infatti le volte in cui lo aveva guardato dritto negli occhi e gli aveva parlato si potevano contare sulle dita di una mano sola, ma in quel momento lo stava guardando senza alcuna remora, decisa e sicura di se.
Lilian si accigliò.
“Meredith! Che succede?” - le chiese.
“Voglio andare a cercare l’incantesimo nel castello di Astaroth! So che è un piano pericoloso e suicida, ma non ho nessuna intenzione di passare qui un giorno di più a guardare me stessa morire in un letto senza fare nulla! Intesi? Voglio quell’incantesimo e se per quando lo avrò ottenuto, perché potete stare certi che lo otterrò, gli altri non saranno ancora riusciti a liberare l’altra Bonnie….beh…ho convinto la mia…Bonnie…ad aiutarmi!” - esclamò - “Allora…siete con me oppure no? E’ giunta l’ora di darsi una mossa!”.
Lilian restò profondamente colpita da quelle parole e potè vedere la meraviglia farsi strada anche sul volto di Owen prima che lui si aprisse in un sorriso e andasse ad abbracciare Meredith, che ricambiò dopo appena un attimo di esitazione.
“Mamma…” - sussurrò Owen.
“La salveremo!” - rispose Meredith.
Lilian sorrise a sua volta e lanciò appena un’occhiata alla Meredith ferita prima di tornare a guardare quella giovane e sana.
“Vi aiuterò anch’io! E sono certa che ci aiuteranno anche gli altri!” - disse - “Tutti hanno a cuore il destino di Meredith e adesso che il nostro numero è aumentato, non vedo perché non potremmo attaccare Astaroth su più fronti! Tra poche ore zio Damon dovrebbe richiamarci tutti in salone per discutere del piano che hanno messo su lui e gli altri questo pomeriggio, si potrebbe approfittare di quel momento per dire chiaro e tondo ciò che anche noi abbiamo intenzione di fare!?!”.
Meredith annuì.
“Perfetto…” - disse.
Owen si limitò a guardarla fisso e a mimarle un “Grazie” con le labbra.


La riunione era stata indetta qualche ora prima e durante quel lasso di tempo il salotto del pensionato si era riempito man mano sempre di più persone fino a che tutte le altre stanze si erano svuotate, fatta eccezione per i feriti ovviamente.Il caldo era asfissiante e Bonnie si ritrovava costretta tra Meredith e una ragazzina con gli occhi troppo spalancati e troppo rassegnati a quella brutale realtà: le fece pena.
Stefan, Elena e Matt erano insieme dall’altro lato della stanza e Lilian ed Owen erano ai due lati opposti del piccolo palchetto improvvisato con qualche panca raccolta in giro su cui c’erano Nicole, gli altri Matt, Damon e Stefan e persino il Damon del suo tempo se ne stava lassù con le braccia incrociate al fianco della sua controparte futura.
Era strano vederli così vicini senza che ci fosse ostilità o cinismo tra loro due.
Qualsiasi cosa avessero da dire era importante visti gli sguardi trepidanti e carichi di aspettative che gli abitanti umani di Fell’s Church stavano rivolgendo all’altro Damon, come se fosse il loro unico salvatore.
Era incredibile e assurdo il modo in cui sembravano affidarsi a lui senza alcun timore, seguendolo come se fosse stato da sempre il loro giusto e degno capo.
L’altro Damon si schiarì la voce e il silenzio calò nella stanza.
Gli unici rumori erano lo sgocciolio del rubinetto della cucina che perdeva e la tosse dei feriti ai piani superiori.
“E’ un momento difficile…lo è per tutti da due anni a questa parte! E so che adesso che mia moglie è stata fatta prigioniera da Astaroth non solo il mio umore, ma anche quello di tutti voi che la vedevano come una guida e una spalla fedele a cui apoggiarsi è precipitato sempre più nel terribile abisso della sofferenza! Beh….abbiamo aspettato troppo! Ho…aspettato troppo! Combattere Astaroth e il suo esercito buttandoci a capofitto contro di loro è poco intelligente e molto pericoloso: dobbiamo combattere con l’astuzia avanzando di traguardo in traguardo fino ad arrivare alla vittoria finale che ci renderà liberi! Perché io ci credo, credo che riusciremo a vincere e a riavere le nostre vite!” - disse l’altro Damon - “Il pensionato è il nostro ultimo baluardo di pace e vi prometto che resterà così, ma dobbiamo muoverci! Quindi vi prego di non farvi prendere dal panico quando né io, né la mia famiglia ci saremo! Sappiate che, anche se è lontana, Bonnie sta continuando a proteggervi, ma dobbiamo liberarla!”.
A quelle parole un boato di approvazione e numerosi gesti d’assenso si sollevarono dalla piccola folla e molti volti si voltarono verso di lei sorridendole e approvando ciò che l’altro Damon aveva detto.
Le guance di Bonnie si colorarono per l’imbarazzo e le fu chiara una cosa: se tutte quelle persone vedevano l’altro Damon come una guida, allora lo stesso valeva anche per l’altra Bonnie.
Meredith doveva aver pensato la stessa cosa perché le strinse la mano e poi le rivolse un sorriso carico d’orgoglio.
L’altro Damon annuì.
“Partiremo domattina all’alba! Matt resterà qui e farà le mie veci mentre non ci sono! Sappiate che potete rivolgervi a lui per qualsiasi cosa!” - comunicò.
Solo allora Meredith si fece avanti e alzò la mano.
“Meredith! Dimmi….” - fece l’altro Damon.
“Capisco che salvare l’altra Bonnie sia importantissimo per il benessere di tutti ed io stessa non desidero altro che vederla libera, ma la mia versione futura sta morendo e l’unico modo per guarirla è nelle mani di Astaroth…” - disse Meredith.
Owen si fece avanti e si rivolse al palco.
“Noi abbiamo intenzione di partire e recuperare l’incantesimo!” - disse il ragazzo.
“Si! Ed io andrò con loro!” - fece Lilian - “Non dico che mi auguro che Astaroth si concentri solo su di voi, ma recuperare quell’incantesimo è un’altra priorità e se davvero lui dovesse dividersi su due fronti diversi, allora forse avremmo più possibilità tutti, no?”.
L’altro Damon si accigliò.
“E’ pericoloso! Se noi ci concentriamo sul recupero di Bonnie, voi sarete scoperti…” - disse, rivolgendosi a Meredith.
Solo a quel punto Alaric si fece avanti ed oltrepassò la soglia della stanza: “Sappiamo cavarcela contro qualche demone…” - disse.
Bonnie guardava Meredith, l’altro Alaric, Owen e Lilian e si sentiva fiera di loro.
Parlavano già come una squadra e sapeva che se c’era qualcuno che aveva davvero una motivazione così valida per recuperare quell’incantesimo erano loro.
Alzò gli occhi e poggiò una mano sulla spalla di Meredith.
“Lasciali andare, Damon! Possono farcela, lo sai…” - disse rivolgendosi direttamente all’altro Damon.
Lui spostò i suoi occhi su di lei e dopo appena un momento di esitazione sorrise ed annuì.
“Beh…allora direi che domani sarà una giornata impegnativa per il nostro vicino di casa, no?” - fece.
Bonnie gli sorrise mentre Meredith le lanciava uno sguardo carico di gratitudine per il suo appoggio.
La riunione venne sciolta mezz’ora dopo e alla fine si era deciso che lei ed Elena sarebbero rimaste al pensionato con Matt, l’altro Matt che aveva il compito di gestire tutto e tutti mentre l’altro Damon era in missione e con loro sarebbe rimasta anche l’altra Elena che avrebbe continuato ad accudire l’altra Meredith che non poteva essere mai lasciata sola.
Per il resto…
Lilian, Owen, Meredith e l’altro Alaric sarabbero partiti alla ricerca dell’incantesimo necessario alla salvezza dell’altra Meredith.
Nicole avrebbe cercato di tenere a bada Astaroth.
E le due coppie di fratelli Salvatore si sarebbero occupati del recupero dell’altra Bonnie.
Tutto sembrava essere stato deciso ed ognuno aveva accettato il suo compito con la giusta mentalità e la giusta concentrazione.
Dal canto suo, Bonnie era felice di rimanere al pensionato, ma era anche immensamente preoccupata per tutti coloro che il giorno dopo avrebbero lasciato quel tetto sicuro.
Raccolse i capelli in una treccia morbida e si sedette sul davanzale della finestra della camera che condivideva con Meredith che, in quel momento, era fuori a parlare con Lilian degli ultimi dettagli o roba del genere.
Era al buio e indossava soltanto una camicia da notte di pregiata seta blu che Nicole le aveva portato direttamente dall’armadio di sua madre.
La stanza era illuminata soltanto dalla luce dell’enorme luna piena che aveva ammantato il bosco di silenzio e minacciosità.
Qualcuno bussò alla sua porta.
“Avanti!”  - disse.
L’uscio si aprì appena e il volto di Damon fece capolino chiedendole silenziosamente di entrare.
Bonnie corrugò la fronte, sorpresa.
“Damon?” - chiese.
“Non esattamente! O almeno…non esattamente per te!” - rispose lui.
Bonnie sospirò e sorrise anche se la meraviglia era comunque visibile sul suo volto.
“Capito! L’altro Damon…” - disse.
Il vampiro annuì: “Posso entrare?” - le chiese.
“Certo! Entra pure!” - rispose Bonnie, scostandosi di lato per fargli spazio.
L’altro Damon la raggiunse e le si sedette di fianco volgendo anche lui lo sguardo alla luna che gli illuminò i lineamenti perfetti.
“Quella gliel’ho regalata io…non ricordo in che occasione, però! Forse non c’era nemmeno un’occasione….forse gliel’ho regalata e basta!” - disse improvvisamente lui indicando con un cenno della testa la camicia da notte che lei stava indossando in quel momento.
“Oh…non lo sapevo…” - rispose Bonnie, sentendosi in colpa perché forse, indossandola, lo stava facendo soffrire.
L’altro Damon, però, sorrise.
“Non preoccuparti, streghetta! Dopotutto è…tua, in un certo senso, no?” - scherzò.
Bonnie si accigliò.
“E’ vero…in un certo senso…” - concordò lasciandosi andare ad una lieve risata.
Quando il silenzio calò nuovamente aspettò dieci secondi prima di parlare.
“Come mai sei venuto qui?” - gli chiese.
L’altro Damon scrollò le spalle: “Mi conforta vederti! Lo so che è strano perché dovrebbe farmi stare male, ma non è così! Vederti mi fa ricordare di tutto ciò che abbiamo passato per arrivare alla felicità che abbiamo adesso e allora penso che neppure uno stupido demone potrà mettersi tra noi due!” - rispose.
Bonnie restò in silenzio e scosse la testa, incredula.
L’altro Damon la guardò e alzò le mani in segno di resa.
“Lo so, lo so…non sei abituata a sentirmi parlare così di te e ti sembra un’assurdità! Ma ti posso assicurare, Bonnie, che anche quando ero il Damon del tuo tempo infondo io l’ho sempre saputo di amare te e presto o tardi anche lui, Damon, se ne renderà conto!” - le disse - “Devi solo aspettare ancora un po’! Bisogna avere una pazienza infinita con me….”.
Bonnie sorrise: “Oggi l’ho visto come mi guardavano tutti mentre parlavi dell’altra Bonnie e allora ho pensato…ho pensato che forse sono io quella sbagliata, no? Cioè…che forse sono io quella che deve maturare, quella che non è ancora pronta! Insomma…Elena è così..” - disse, ma la voce dell’altro Damon la interruppe.
“Credimi Bonnie, se c’è qualcuno che deve maturare tra te ed Elena quella è Elena! Tu sei perfetta così come sei! Sei sempre stata perfetta così come sei…” - le disse.
Bonnie restò a guardarlo per qualche attimo, sognando il momento in cui quelle parole le sarebbero state rivolte dal suo Damon e non dalla versione futura del vampiro….sempre che quel momento sarebbe mai arrivato, ovviamente.
Con quel viaggio e con quello che stavano vedendo, chi poteva dire se avrebbero mai intrapreso la stessa strada!?!
“State attenti domani…tutti voi..” - gli disse.
L’altro Damon annuì e le battè leggermente una mano su un ginocchio nudo.
“Ti salverò, te lo prometto! Ti salverò sempre!” - rispose lui.

lunedì 21 novembre 2011

Spoier "Forse..il destino..." - Capitolo 11

“E cosa consigli di fare allora, eh?” - chiese in un tono pregno di macabra ironia - “Chiedere udienza a sua maestà Astaroth e supplicarlo di ridarci mia moglie? Oppure vuoi che mi metta a contrattare con quell’abominio il cui unico scopo nella vita è distruggere la mia famiglia?”.
“Nessua delle due!” - rispose, deciso, suo zio Stefan - “Voglio che tu sia furbo, che tu sia astuto, che torni ad essere quel dannatissimo manipolatore che eri un tempo, così calcolatore e freddo da non provare assolutamente nulla, da prevedere ogni eventualità e da riuscire sempre in ogni cosa che si metteva in testa, cocciuto com’era!”.
“Sono d’accordo con Stefan, Damon!” - si aggiunse Matt - “Tutti noi vogliamo salvare Bonnie, ma dopo due anni di lotte infruttuose dobbiamo riconoscere che rispondere a quei demoni usando la loro stessa carta, cioè la violenza gratuita, non ha fatto altro che causarci solo danni e disgrazie! Dobbiamo usare la testa e tentare di anticipare le loro mosse, di coglierli di sorpresa! E tu….tu sei in grado di farlo, sei capace di tanta freddezza!”.
Suo padre guardò prima l’uno e poi l’altro come se fossero impazziti e scosse vigorosamente la testa.



Eccomi!! Sorry, sorry, sorry!!
Sono in ritardissimo, ma questa settimana sono in ritardo proprio con la stesura e la revisione del capitolo, quindi lo spoiler mi era passato di mente, sorry ancora!
Però, dai...ve ne ho messo uno carino!XDXD
Si cominciano a fare piani, fanciulle! Questo spoiler è, infatti, tratto da un pov Nicole con lei, suo padre, suo zio, Matt e...verranno poi raggiunti da qualcun altro!IHIHI
Ma ritornerà anche Meredith e scopriremo cosa vuole fare e...rullo di tamburi...ci sarò la prima scena solo ed esclusivamente tra Lilian ed Owen! *_* Che carini*_*
ALLA PROSSIMA...BACIONI...IOSNIO90!!!

giovedì 17 novembre 2011

"Forse..il destino.." - Capitolo 10

Quando il dubbio ti assale
La speranza è l’ultima a morire.
Era sorprendente quanto quella piccola frase era passata dall’essere una delle tante frasi fatte che si dicevano nei momenti di crisi quando non si sapeva più che dire, all’essere lo slogan della sua vita.
Elena, insieme e tutti gli altri, ne aveva passate così tante negli ultimi anni che, spesso, sperare si era rivelata l’unica cosa vagamente intelligente da fare.
Avere dubbi o esitazioni non le era permesso, ma una buona dose di speranza non faceva male se accoppiata ad un buon piano d’azione.
Era uno solo il dubbio talmente forte ed insistente da riuscire a scavalcare gli alti muri di speranza che aveva costruito intorno alla sua anima, alla
sua mente e al suo cuore.
Sempre il solito dubbio che non la lasciava andare neppure durante il sonno: Stefan o Damon?
A volte Elena cercava di valutare la situazione obiettivamente, come se non vi fosse conivolta, dal di fuori…ed ogni volta fuggiva alla sensazione di disgusto per se stessa che arrivava quasi a provare.
Lo sapeva, sapeva che i suoi sentimenti per entrambi erano sinceri, ma quanto poteva essere sbagliato quel suo modo di amare che la spingeva in entrambe le direzioni?
Elena guardava Meredith e pensava che, seppur con i loro alti e bassi, seppure ci fosse di mezzo la lontananza, la sua amica non amava altri che Alaric. Meredith non si lasciava distrarre da altri ragazzi, non si lasciava nemmeno sfiorare dal pensiero di farsi distrarre.
Elena ricordava i suoi genitori e pensava che avevano trascorso anni insime, prima dell’incidente, senza mai nessun intoppo, senza mai volgere le loro attenzioni a nessun altro.
Quindi, cosa aveva lei che non andava?
Era cresciuta con il perfetto esempio del vero amore in casa, per cui come era possibile che, proprio quando pensava di aver trovato anche lei il suo vero amore in Stefan, si lasciava distrarre da Damon?
Amava Stefan con tutta se stessa fin dal primo istante ed era certa che avrebbe continuato ad amarlo con la stessa intensità fino alla fine dei suoi giorni.
Ma come poteva essere definito quel sentimento così forte e travolgente che provava per Damon se non anch’esso con la parola < amore >?
Ma forse era vero che quella sbagliata era lei.
Ormai, per quanto riguardava quella situazione, persino lei, Elena, la ragazza che aveva sempre la risposta ad ogni problema, un piano geniale per risolvere ogni situazione, non sapeva più come affrontare la cosa.
Quindi aveva provato a lasciarsi trascinare dalle situazioni, sperando che assecondando i suoi istanti sarebbe giunta alla dissoluzione di quel dubbio, ma l’unica cosa che aveva ottenuto era stato illudere Damon facendogli credere di essere vicino alla sua totale conquista; offendere Stefan che, in uno dei suoi rari momenti di rabbia, le aveva fatto presente quanto lo stesse ferendo non solo perché continuava a tradirlo con suo fratello, ma soprattutto perché lo aveva creduto così stupido da non accorgersene; e deludere se stessa che mai aveva pensato di poter essere una persona del genere, traditrice e bugiarda.
Arrivata a quel punto Elena non sapeva più se sarebbe mai uscita da quel circolo vizioso, ma poi era arrivata Lilian ed era arrivato quel viaggio nel futuro.
Per quanto a tutti sembrasse pazzesco ed irreale, per quanto nessuno sembrasse così felice di ciò che aveva trovato, per quanto lei stessa non riusciva a credere che Damon un giorno avrebbe amato così tanto Bonnie e non aveva ancora capito cosa ne pensasse della cosa….Elena, appena era approdata in quel nuovo tempo, aveva avvertito un’infinita sensazione di puro sollievo.
Perché combattere ancora così tanto contro quel suo dubbio se aveva la risposta lì davanti ai suoi occhi?
Era Stefan quello giusto e adesso lo sapeva.
Non doveva più rifletterci o passare notti insonni tormentata dall’impossibilità di riuscire a scegliere perché ora sapeva su chi doveva ricadere la sua scelta.
Era stata l’altra Elena a prendere quella decisione, ma tecnicamente era come se l’avesse fatto lei, giusto?
Dopo la lotta avvenuta quella mattina, Elena aveva deciso di lasciare per un po’ l’aria tesa che gravava sul pensionato per tornare nella stanza che le era stata assegnata.
Prima era passata da Bonnie per assicurarsi che stesse bene e, mentre risaliva le scale verso la sua camera, aveva scorto da lontano le figure dell’altra Elena e dell’altro Stefan che parlavano tra di loro teneramente abbracciati.
Elena fino a quel momento aveva accuratamente evitato di trascorrere troppo tempo con l’altra se stessa perché, dopo aver più volte assistito alle prese in giro del Damon del futuro verso quello del suo tempo, non sapeva se era preparata al confronto diretto con l’altra Elena.
Ma guardarla da lontano non era un crimine, no?
In mezzo a quell’Apocalisse, l’altra Elena e l’altro Stefan sembravano essere stranamente capaci di ritagliarsi un loro angolo di paradiso ovunque si trovassero e guardarli le faceva spesso stringere il cuore per la tenerezza.
L’altro Stefan avvolse l’altra Elena in un abbraccio ancora più forte dei precedenti e l’altra Elena sorrise.
Contemporaneamente, due braccia forti le avvolsero la vita sottile.
“Ehi? Dov’eri finita? Ti stavo cercando!” - le disse Stefan - “Stai bene?”.
Anche Elena si lasciò andare ad un sorriso e, voltandosi per guardare Stefan in pieno viso, affondò i suoi occhi azzurri in quelli verdi di lui e gli afferrò il viso con le mani lasciandogli un bacio carico di dolcezza sulle labbra.
“Benissimo!” - rispose.
Stefan le sorrise.
“In molti non la pensano così! Damon, ad esempio, sta impazzendo!” - le fece notare.
Elena scosse la testa: “Beh…io no! Io sono contenta di essere qui!” - ribattè - “Certo, ovviamente non sono affatto felice per ciò che è successo all’altra Bonnie e dobbiamo assolutamente aiutarli a liberarla e a togliere di mezzo Astaroth, ma…Stefan…ora che so come andranno le cose, ora che so che stare con te è davvero il mio destino, come posso non esserne felice?”.
La reazione di Stefan non fu quella che si aspettava.
Lo vide accigliarsi e staccarsi da lei.
Lo vide guardare alle sue spalle verso l’altro Stefan e l’altra Elena.
Poi lo vide scuotere la testa e andare via senza dire una parola.
Elena era confusa, non riusciva a spiegarsi perché Stefan avesse reagito così.
Cosa aveva detto di male?
Non si supponeva che avrebbe dovuto essere felice anche lui del fatto che lei non avrebbe più dovuto sprecare tempo prezioso a scegliere e poteva, quindi, dedicarsi solo a lui visto che proprio lui era il suo futuro?
Una nuova risata dell’altra Elena la fece voltare di nuovo nella direzione verso cui guardava poco prima e allora, con la prova lampante che per essere felice aveva bisogno di stare con Stefan, Elena sorrise serena e mise da parte ogni dubbio e preoccupazione.


“Adesso sembra una ferita orribile, lo so, ma l’ho trattata con del sangue di vampiro, quindi guarirà in un paio d’ore!” - disse Lilian mentre sistemava la fasciatura intorno al braccio ferito di Bonnie.
“Sangue di vampiro?” - chiese Bonnie.
“Si! Siamo in guerra e abbiamo i sopravvissuti a cui badare! Il sangue dei vampiri può guarire qualsiasi tipo di ferita, quindi ogni vampiro presente in casa si sottopone a delle…mmm…donazioni mensili, se così vogliamo chiamarle! Per i casi d’emergenza, sai…” - spiegò Lilian - “L’unica che riesce a competere con Astaroth è Nicole e lui ha a disposizione un esercito molto numeroso, cosa che noi non abbiamo, quindi cerchiamo di tenerci sempre tutti in ottima forma e di limitare le vittime in ogni modo possibile!”.
“Quindi mi hai guarito con sangue di vampiro…” - ripetè Bonnie.
“Si! Matt è stato categorico su questo: voi dovete tornare nel passato così come siete arrivati, senza nemmeno un graffio perché, già tenervi qui è rischioso, ma se dovesse anche succedervi qualcosa, qualsiasi cosa qui nel futuro, Dio solo sa cosa potrebbe comportare questo! Quindi, si: ti ho guarito con sangue di vampiro!” - rispose Lilian.
“E…di chi era il sangue?” - chiese, timidamente, Bonnie.
Lilian scosse la testa: “Non lo so con certezza! L’ho preso da uno delle sacche delle donazioni più…consistenti e numerose, ecco. Quindi, probabilmente, sarà di mio padre oppure di zio Damon: di solito loro sono quelli che ne donano di più!” - rispose - “Comunque…ho finito! Tra due ore ci incontriamo di nuovo qui così posso toglierti la fasciatura e tu riavrai il tuo bel braccio nuovo di zecca! Ma, mi raccomando, per i prossimi giorni evita di morire, ok?” - scherzò.
“Certo! Altrimenti potrei trasformarmi in un vampiro e Matt è stato categorico, giusto?” - fece Bonnie, sorridendo.
“Giusto!” - ribattè Lilian - “Allora…ti fa male? Stai bene?” - le chiese.
“Sto bene, si! E no, non mi fa male…non tanto almeno!” - rispose Bonnie - “Ci rivediamo tra due ore?”.
“Ci rivediamo tra due ore!” - confermò Lilian.
Bonnie le rivolse un ultimo sorriso prima di alzarsi e lasciare la stanzetta al piano terra del pensionato dove tenevano le scorte di medicinali e bende di ogni genere.
Lilian sospirò.
Aveva seriamente creduto che il viaggio nel passato avrebbe rappresentato la situazione più assurda della sua intera vita, ma aver portato nel futuro tutto il gruppo del passato...beh…aveva superato di gran lunga le sue aspettative in quanto ad assurdità e difficoltà.
Fino a quel momento c’era stata un’unica cosa su cui non si era trovata d’accordo con suo padre: lui credeva che le persone potessero cambiare sia in meglio che in peggio mentre lei credeva semplicemente che le persone non potessero cambiare affatto.
Nonostante tutte le storie che i suoi zii e i suoi genitori le avevano raccontato sul loro passato, Lilian aveva continuato a credere che era impossibile cambiare, che se si è tondi non si poteva morire quadrati e che anche se si fosse presentato un cambiamento, in realtà non si sarebbe trattato di un cambiamento vero, ma solo della naturale e vera espressione della personalità di una persona che fino a quel momento aveva vissuto nella menzogna.
Era stata costretta a ricredersi.
Le era bastato vedere a confronto una volta sola le due versioni dei suoi zii e genitori per capire che si era sempre sbagliata di grosso.
Ogni volta che li vedeva tutti insieme, riuniti in una stessa stanza, si rendeva sempre più conto di quanto le controparti future fossero dei completi estranei per le controparti passate.
Ma come si poteva essere degli entranei per se stessi?
Quando si era ritrovata per caso a pensare quella stessa frase a voce alta, suo padre le era accanto e le aveva risposto con una semplice parola: Cambiamento.
E aveva ragione!
Solo un cambiamento radicale dettato da un altro altrettanto radicale evento poteva trasformare così le controparti future tanto da renderle irriconoscibili a quelle passate.
Ma, nonostante Lilian fosse riuscita ad arrivare a quel concetto, non poteva non continuare a sentirsi a disagio ogni volta che erano tutti insieme.
Forse il cambiamento di Matt o quello di suo zio Damon erano quelli più lampanti, ma i suoi genitori avevano subito la stessa evoluzione che, anche se meno visibile, c’era e lei riusciva a coglierla.
La lotta di quella mattina e il conseguente ferimento di Bonnie, poi, avevano fatto scaldare gli animi di tutti e Lilian aveva fatto in modo di tenersene fuori il più a lungo possibile.
Avrebbe voluto dare una mano per risolvere quella situazione così tesa, ma era giunta alla conclusione che forse era meglio lasciare che le cose si sistemassero da sole.
Cosa poteva fare lei per risolvere le cose quando persino Matt non sapeva gestire ciò che stava succedendo e non aveva, evidentemente, messo in conto la possibilità che le versioni passate e le  versioni future non andassero d’accordo proprio per via di quel cambiamento che aveva reso loro diversi, ma che non era ancora avvenuto nelle controparti passate?
Aveva, quindi, passato il resto della giornata a riflettere nella sua stanza, ad aiutare in giro dove poteva, ad intrattenere i bambini, a fasciare il braccio di Bonnie e a stare vicino ad Owen con tutta se stessa.
Owen…
Aveva impedito a se stessa di sentirne la mancanza mentre era in viaggio con Nicole perché era sempre tremendamente difficile doverlo lasciare anche se, ufficialmente, tra loro non c’era niente di concreto, fatta eccezione per tante parole.
Due anni prima, Astaroth era arrivato giusto nel momento della sua vita in cui aveva deciso di dare una chance al suo cuore che, sin da bambina, aveva battuto sempre e solo per Owen.
Nicole l’aveva presa in giro così tante volte per la sua eccessiava timidezza con lui e l’aveva provocata così tanto con la storia che se non si decideva a parlare una volta per tutte l’avrebbe perso per sempre, che alla fine ci era riuscita a spingerla fino alla soglia di casa Saltzman.
Avevano appena fatto in tempo a salutarsi e a confessarsi di provare qualcosa l’uno per l’altra che il castello nero di Astaroth era apparso nel bel mezzo del bosco, la terra aveva tremato e i demoni si erano riversati nelle strade di Fell’s Church.
Lei ed Owen avevano provato a riprendere quel discorso lasciato in sospeso diverse volte, ma dopo quello che era successo a Meredith avevano tacitamente concordato di non parlarne fino a che le cose non si fossero risistemate, dando la precedenza al benessere di Fell’s Church e delle loro famiglie piuttosto che ai loro sentimenti.
Nicole non la capiva.
Nonostante sua cugina avesse sempre la sua solita maschera da ragazza ribelle e cinica, in realtà aveva un concetto dell’amore molto elevato e puro e non faceva che ripeterle che era una stupida a voler rimandare al futuro ciò che poteva esserci tra lei ed Owen perché non erano sicuri che ci sarebbe realmente stato un futuro, quindi doveva approfittare del presente per dimostrare a tutti i suoi cari l’amore che nutriva per loro.
Ogni volta che Lilian la prendeva in giro definendola una romanticona dal cuore di zucchero filato, Nicole scrollava le spalle, sorrideva e le diceva che non poteva essere altrimenti visto che era cresciuta con l’esempio dell’amore perfetto e sdolcinato dentro casa.
E adesso con sua zia Bonnie nelle mani di Astaroth, suo zio Damon disperato e Damon e Bonnie che si evitavano bellamente, Lilian poteva solo immaginare quanto Nicole stesse soffrendo per quell’improvviso cambio di scenario.
Per Nicole, che stava sempre a lamentarsi per il fatto che i suoi genitori erano davvero troppo “affettuosi” tra loro, doveva essere stato davvero un duro colpo vedere Damon che lasciava Bonnie alla mercè dei demoni per fiondarsi a salvare Elena che, di certo, non aveva alcun bisogno di essere salvata.
Lilian scosse la testa e si diresse al secondo piano del pensionato.
Camminò spedita e si fermò solo quando si ritrovò davanti alla porta socchiusa della camera di Nicole.
Bussò, ma non ricevette risposta, quindi si affacciò oltre la porta per accertarsi che sua cugina fosse realmente lì prima di entrare.
“Nicole? Niki? Ci sei?” - chiese.
Passarono alcuni secondi prima che una voce le rispondesse dalla stanzetta minuscola e comunicante che Nicole aveva fatto costruire apposta per poterla usare come sua personale camera oscura: “Sono qui!” - disse.
Lilian annuì al nulla ed entrò richiudendosi la porta alle spalle.
Le piaceva definire la camera di Nicole una camera dei ricordi.
Era arredata da un enorme letto con due comodini, un armadio a muro, una lunga scrivania, una piccola libreria e la vecchia toletta che era stata regalata a sua madre da sua nonna poco prima che morisse e le svelasse la sua discendenza druidica. Tutto, persino i mobili, erano o in rosso o in nero e le pareti stesse erano dipinte di un rosso accesso e brillante ed erano completamente ricoperte di foto, disegni, scritte…..tutto con un significato preciso, tutto riportava indietro ad un momento preciso della vita di Nicole.
E su ogni diegno e ogni foto c’erano scritti ora e giorno.
A Lilian piaceva credere che quello fosse il personale modo di Nicole di tenere un diario dettagliato della sua vita.
Sua cugina, d’altronde, non era mai stata una ragazza dedita alle tante parole, lei preferiva le immagini, di qualsiasi tipo esse fossero.
Avanzò nella stanza fino a raggiungere la porta scorrevole che portava nella camera oscura di Nicole.
La trovò lì, con la luce accesa, intenta a guardare una nuova serie di fotografie fresche di stampa.
A Lilian si strinse il cuore quando notò che quelle foto ritraevano tutte sua zia Bonnie, da sola o con suo zio Damon.
“Nicole…stai bene?” - le chiese.
Nicole le rispose annuendo distrattamente.
Poggiò di lato la foto che stava guardando: sua zia Bonnie che correva nel giardino dietro il pensionato mentre suo zio Damon cercava di bagnarla con il tubo dell’acqua che usavano per innaffiare l’erba e i fiori che ancora crescevano lì dietro.
“Come sta Bonnie?” - le chiese, invece, girandosi a guardarla.
Lilian annuì.
“Sta bene! L’ho curata io stessa usando un po’ del sangue che abbiamo di scorta!” - rispose.
“Bene! Matt avrebbe dato di matto se avessimo permesso che tornasse indietro nel tempo in quelle condizioni!” - fece Nicole, tentando di fare l’indifferente.
Ma Lilian non si lasciò ingannare e si fece avanti poggiandole entrambe le mani sulle spalle e guardandola dritta negli occhi.
“Adesso smettila di fingere che io non ti conosca abbastanza per capire che la tua indifferenza è solo pura finzione e dimmi sinceramente come stai, Nicole!” - pretese.
Sua cugina la guardò negli occhi restando in silenzio per qualche attimo prima di sospirare e appoggiarsi al bancone che aveva alle spalle.
Si era arresa.
Qualsiasi tormento la facesse essere così triste, era così stanca di combatterlo che si era arresa subito.
“Come vuoi che stia? L’hai visto anche tu cosa è successo stamattina durante lo scontro, no?” - le disse - “Non pensavo sinceramente che sarebbe stato così difficile, Lilian! Sapevo che i miei avevano un passato difficile, che mio padre era cambiato moltissimo, ma non credevo che si trattasse di un cambiamento così radicale! Mio padre dice che non devo preoccuparmi, che devo stare tranquilla perché tanto il cambiamento ci sarà comunque anche se li abbiamo portati qui, ma…io non ci riesco a stare tranquilla!” - le confessò - “Ogni volta che Damon rigetta Bonnie io mi sento sempre più strana, come se questo suo comportamento stesse avendo degli effetti anche su di me!”.
Lilian si accigliò.
“Strana? In che senso? Come quando stavi svanendo? E’ la stessa sensazione di allora?” - chiese.
Nicole scosse la testa.
“No! Quella volta è stato un qualcosa di repentino, ma che altrettanto repentinamento ha trovato una sua soluzione!” - rispose.
“E questa volta com’è?”.
“Questa volta è…non so spiegarlo…è come se si trattasse di un qualcosa di più subdolo, capisci? Ogni volta che si scontrano o che si respingono io mi sento un po’ più debole! Sembra qualcosa di più lento, ma ha un sapore più definitivo, credimi!” - tentò di spiegarle Nicole.
Lilian annuì.
“Ti credo!” - sussurrò.
“Però, può darsi anche che sia io che mi stia facendo un sacco di paranoie mentali e che non sia vero niente, quindi…” - riprese Nicole, ma Lilian la bloccò.
“Non sono paranoie, Nicole!” - le disse - “Adesso che mi ci fai pensare, è da dopo la lotta che mi sento strana anch’io, che mi sento esattamente come hai dei appena detto tu!” - le confessò.
Riflettendoci, la strana sensazione di debolezza la stava provando anche lei e per descriverla avrebbe usato esattamente le stesse parole di Nicole.
All’inizio aveva pensato che si trattava della stanchezza dovuta alla lotta e nulla più, ma se non fosse stato quello?
“Ma…aspetta, Lilian! Io questa sensazione la provo in relazione al fatto che Damon allontana Bonnie e la tratta da schifo, tu che motivo avresti? I tuoi genitori, che si tratti di quelli passati o di quelli futuri, stanno sempre insieme, no?” - le fece notare Nicole.
Ma Lilian, dopo averla identificata, adesso riusciva a percepirla sempre più distintamente quella sensazione. E se era correlata ad un cambiamento nel rapporto tra i suoi genitori passati, allora doveva scoprire cosa stava succedendo.
“Comunque….stavo pensando ad una cosa!” - fece Nicole - “E se questo viaggio che hanno fatto quelli del passato non porterà al cambiamento di cui mio padre parla? E se rovinerà le cose anche per i tuoi genitori? Se si stesse lentamente creando una vera e autentica frattura tra le versioni passate dei nostri genitori allora questo spiegherebbe perché più i loro rapporti diventano tesi, più noi ci sentiamo strane!”.
Lilian annuì: “Se è così dobbiamo parlarne con qualcuno di ciò che ci succede!” - disse.
“Matt?” - propose Nicole.
“Matt!” - concordò Lilian.


Il colpo era stato così repentino ed inaspettato che la maggior parte del dolore che aveva provato fin da subito era dovuto alla sorpresa più che alla ferita stessa, per quanto profonda essa fosse.
Bonnie aveva seriamente rischiato di perdere i sensi alla vista di tutto quel sangue che le fuoriusciva dal braccio, ma Lilian aveva avuto ragione: una volta pulita la ferita la situazione non era poi così grave, per fortuna.
Aveva passato diverse ore in infermeria, ma non era mai restata da sola nemmeno un minuto.
Stefan e l'altro Stefan l’avevano accompagnata lì e l’avevano stesa delicatamente su una barella, poi erano arrivate Elena e Meredith, Matt e l’altro Matt, persino l’altro Alaric aveva fatto un salto a salutarla e l’altro Damon aveva fatto avanti e indietro davanti alla sua porta per tutto il tempo che era servito a Lilian per curarla.
Bonnie, dal canto suo, aveva trascorso gran parte di quel tempo a guardare l’altro Damon che la teneva d’occhio pur senza rivolgerle la parola.
Era turbato e si vedeva, ma Bonnie non riusciva davvero ancora a capire tutta quella preoccupazione per lei.
Quella mattina avevano avuto tutti, lei compresa, la lampante dimostrazione di come Damon, quello del suo tempo, si comportava con lei e quanto la tenesse in considerzione, cioè un bel niente visto il pericolo in cui l’aveva lasciata senza battere ciglio.
Bonnie avrebbe voluto arrabbiarsi così come aveva fatto l’altro Damon, ma non ci riusciva  e questo le provocava fitte ondate di nausea dovute alla delusione che provava per se stessa.
Insomma…Quale ragazza con un minimo di amor proprio e rispetto per se stessa continuava ad amare un ragazzo che non faceva che trattarla nel peggiore dei modi, riservandole, se era fortunata, giusto qualche sorrisino sarcastico di tanto in tanto?
Quanto doveva essere stupida per andare avanti su quelle strada che non le riservava altro che sofferenza?
Doveva dare un taglio netto! Se lo ripeteva in continmuazione.
Ma come poteva prendere davvero in considerazione quell’eventualità adesso che aveva conosciuto Nicole?
Cancellare Damon dalla sua vita per sempre significava dare un colpo di spunga a quel futuro in cui adesso si trovavano tutti ed annullare la vita di Nicole.
E che razza di persona poteva pensare di fare una cosa simile alla propria figlia, anche se non l’aveva ancora avuta?
Bonnie ricordava benissimo quella sensazione di terrificante immobilità e impotenza che aveva avvertito mentre Nicole stava svanendo e sapeva con certezza che non sarebbe riuscita a sopportarla di nuovo.
Ma allora cosa doveva fare?
Continuare a soffrire e a calpestare quel poco di dignità che ancora la rimaneva?
Dubbi, dubbi e ancora dubbi…
Bonnie non ne poteva più, era stanca, infinitamente stanca di tutti quei pensieri che le si accavallavano nella mente e che aumentavano ogni volta che incrociava lo sguardo carico di distacco di Damon e poi quello carico d’amore dell’altro Damon.
Stava seriamente cominciando a credere che la testa le sarebbe scoppiata molto presto e più passavano le ore più avvertiva il bisogno urgente di incontrare l’altra se stessa e chiederle come aveva fatto a stare dietro ai cambiamenti di Damon senza impazzire.
Mancava ancora un’ora abbondante all’incontro con Lilian che le avrebbe tolto la fasciatura e Bonnie decise di andare in giardino per prendere un po’ d’aria, sperando che le avrebbe schiarito le idee.
Il giardino sul retro del pensionato era protetto, come il resto dell’edificio, dall’incantesimo lanciato dall’altra Bonnie che, anche se a quanto pareva si era indebolita, continuava a tenerli tutti al sicuro persino dalla prigione in cui era trattenuta da Astaroth.
Ecco un altro motivo per cui Bonnie desiderava incontrarla: voleva chiederle come accidenti aveva fatto a diventare così forte, caratterialmente e magicamente parlando.
Bonnie scosse la testa: si stava di nuovo stressando i neuroni con domande a cui non sapeva rispondere quando voleva soltanto mettere un po’ il cervello a riposo.
L’unica panchina ancora agibile era occupata…da Stefan.
Bonnie si accigliò nel vederlo e quasi si chiese quale dei due Stefan fosse, ma poi osservò le spalle ricurve del vampiro e la sua espressione triste rivolta al suolo e capì che si trattava dello Stefan del suo tempo.
Non che Stefan fosse sempre triste o roba simile, ma l’altro Stefan le era sembrato, sin dalla prima volta in cui l’aveva visto, non esattamente il tipo di persona che si lasciava abbattere se non per qualcosa di realmente grave e nemmeno il tipo di persona che si lasciava assalire dai dubbi.
E Bonnie conosceva abbastanza il suo amico Stefan per capire quando un dubbio gli ronzava per la testa e quello Stefan che aveva davanti stava decisamente facendo sfoggio della sua migliore espressione da vampiro dubbioso.
Bonnie si svvicinò e gli si sedette accanto.
Stefan alzò gli occhi e le sorrise debolmente.
“Come stai?” - gli chiese Bonnie.
“Dovrei chiedertelo io…” - fece Stefan indicando il braccio fasciato con un cenno della testa.
“Beh…io sto bene! Lilian mi ha guarito e tra un po’ mi toglierà la fasciatura e il mio braccio sarà come nuovo!” - rispose Bonnie scrollando le spalle - “A quanto pare, dato la guerra in atto e tutti gli umani da proteggere, l’altro te e l’altro Damon donano un sacco di sangue che poi viene tenuto in un frigorifero in infermeria!” - spiegò.
“Ah! Capito!” - fece Stefan - “Sono contento che tu stia bene!”.
“Lo so! Grazie!” - rispose Bonnie - “Allora, me lo dici come stai?” - tornò a chiedergli.
Stefan sospirò pesantemente, come per farsi coraggio, e poi si lasciò andare contro lo schienale della panchina restando in silenzio.
“Ascolta Stefan, lo so che forse io non sono esattamente la persona adatta con cui sfogarsi perché quasi mai riesco a dare un consiglio decente, ma se
vuoi sono qui!
- disse Bonnie, con la voce tremante per l’imbarazzo.
Stefan scosse la testa.
“Non è per quello, Bonnie! Tu sei una persona fantastica e una preziosa amica per me e ti assicuro che non esiterei un attimo a confidarmi se non fosse che ho paura di dire ad alta voce quello che sto pensando!” - rispose Stefan.
“Paura?”  - chiese, confusa, Bonnie.
“Si, paura! Ho paura che se dico a voce alta ciò a cui penso poi questo diventerà ancora più reale di quanto già non sia…”.
La voce di Stefan esprimeva un tale reale tormento che gli occhi di Bonnie le si inumidirono.
Aveva pensato che il vampiro stesse così a causa del viaggio e di tutte le conseguenze a cui poteva portare, ma adesso si stava chiedendo se non c’entrasse altro, magari qualcosa di più personale.
“E’ successo qualcosa tra te ed Elena?” - azzardò.
Stefan alzò il viso verso il cielo e sorrise.
“O tu mi conosci troppo bene, Bonnie, oppure io sono davvero così noioso e prevedibile come dice Damon!” - scherzò.
Bonnie scosse la testa: “Ho solo tirato ad indivinare…” - disse.
Stefan si voltò verso di lei e le prese la mano sana tra le sue.
“Non dovresti sottovalutarti tanto, sai?” - le disse dolcemente.
Le guance di Bonnie divennero rosse per l’imbarazzo: “Grazie..” - sussurrò timidamente, sfilando la mano dalla presa di Stefan per portarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“E’ per Elena, si!” - le confermò il vampiro mentre il suo sguardo tornava ad incupirsi.
“Avete litigato?” - chiese Bonnie.
Stefan scosse la testa: “No, per niente, anzi…Da quando siamo arrivati nel futuro Elena è felicissima e non fa che ripetermi quanto mi ama…” - rispose Stefan.
Bonnie aggrottò la fronte.
“E allora non capisco quale sia il problema, scusa…” - gli disse - “Non è una cosa bella?”.
Io non le credo!” - buttò fuori Stefan - “Cioè..le credo quando mi dice che mi ama, ma non credo a tutta questa sua sicrurezza nel voler stare con me….non mi fido..”.
Bonnie era sempre più sinceramente confusa.
Stefan non si fidava di Elena? E da quando?
“Non riesco ancora a capire..” - disse.
Stefan calò lo sguardo e le riafferrò la mano che le aveva tenuto poco prima, cominciando a giocare distrattamente con le sue dita.
“Elena ha scelto tra me e Damon ed ha scelto me!” - confessò - “Lo so che dovrei esserne contento e lo sarei anche se non fosse per il fatto che lei ha preso questa decisione non perché ci ha pensato per davvero, ma solo in virtù di ciò che ha visto in questo futuro! Ha passato anni ad aspettare prima di fare la sua scelta definitiva e alla fine ha deciso di restare con me solo perché la sua versione futura è sposata con la mia versione futura! Se avesse trovato l’altra Elena tra le braccia dell’altro Damon non avrebbe esitato un attimo a lasciarmi…” - disse - “Forse è sciocco, lo so! Forse dovrei accettare le cose così come sono, ma quando mi ha parlato era così sollevata di non dover più scegliere che…mi sono sentito ingannato, capisci?” - continuò spedito - “Non sono stupido, lo so quello che succedeva tra lei e Damon, ma in cuor mio ho sempre sperato che l’amore che provava per me fosse più forte di qualsiasi sentimento provasse per lui, ma tutto quel sollievo mi ha fatto dubitare! Insomma…Se era così sollevata era perché, per lei, io e Damon eravamo sullo stesso livello, perché ha sempre provato per entrambi le stesse cose, lo stesso tipo d’amore e allora…come posso essere felice del fatto che ha scelto me solo perché ci ha visti insieme nel futuro e non perché ha capito di tenere più a me che a lui? Messe così le cose, come posso essere certo che io rappresento il suo unico amore così come lei è l’unica per me? E’ stata l’altra Elena a fare la sua scelta, non lei! Ma l’altra Elena, a suo tempo, non ha compiuto nessun viaggio nel futuro, quindi ha scelto l’altro Stefan per dei motivi che la mia Elena non ha capito, per delle ragioni a cui lei non è giunta! Lo so che sei la sua migliore amica e che, probabilmente, ti sembro solo un pazzo e un ingrato, ma come faccio ad essere felice, Bonnie?” - finì.
Riflettendo sulle parole di Stefan, Bonnie si stupì nel ritrovarsi d’accordo con lui.
Conosceva Elena talmente bene da sapere con assoluta certezza che la sua bionda amica non si arrendeva mai davanti a nessuna sfida. Elena non sceglieva mai la scorciatoia più semplice per risolvere un problema a meno che non le restasse più nessuna opzione. E il fatto che Elena aveva deciso di scegliere in base a ciò che aveva fatto la sua versione futura invece di arrivare da sola alle sue conclusioni, le lasciava capire che Stefan aveva ragione quando diceva che Elena amava lui e Damon così tanto e allo stesso modo che non aveva visto altra opportunità se non quella di prendere la via più facile.
Poteva quindi biasimarlo per i suoi dubbi?
“Non so che dire, Stefan! Hai ragione…perché conosco Elena e so che hai ragione, ma..che hai intenzione di fare adesso?” - gli chiese.
Stefan si strinse nelle spalle e le lasciò andare la mano tornando a guardare dinanzi a se.
“Non ne ho idea, ma mi chiedo se sia giusto, per me e per lei, continuare a stare insieme a queste condizioni…” - le rispose.
Bonnie annuì: conosceva la sensazione e conosceva anche il problema che si presentava a quel punto del ragionamento.
“Ma c’è Lilian..” - disse.
“Esatto! C’è Lilian!” - confermò Stefan - “E allora mi chiedo se non sto sbagliando ad avere tutti questi dubbi e mi chiedo anche che razza di persona sono anche solo per pensare di averli questi dubbi!”.
Bonnie sosprirò e si rilassò contro la panchina.
“Io penso lo stesso riguardo a Nicole!” - disse - “Perché tutta questa storia di Damon e dell’altro Damon mi confonde e non poco! Guardo l’uno e lui mi dà le spalle, guardo l’altro e lui spalanca le braccia pronto a stringermi! Allora penso che sarebbe meglio darci un taglio, ma poi mi viene in mente Nicole e il resto lo sai anche tu!”.
“Sei davvero innamorata di Damon, vero?” - le chiese Stefan.
“Ormai negare non serve più a niente!” - rispose Bonnie, apprezzando molto il fatto che l’amico non continuasse con nessun’altra domanda del genere né cominciasse nessuna ramanzina su quanto Damon fosse sbagliato per lei.
Stefan, invece, si lasciò andare ad un lungo sospiro di comprensione e Bonnie lo seguì a ruota.
“Siamo messi male…” - commentò, poggiandogli la testa sulla spalla.
Stefan la lasciò fare e la strinse a se passandole un braccio dietro la nuca.
“Lo penso anch’io!” - le rispose.


In più di cinque secoli aveva sempre vantato una calma ed un’impassibilità quasi uniche nel suo genere.
Poche erano le cose che riuscivano a farlo innervosire e ancora di meno erano le persone.
Anzi…forse non era mai esistito qualcuno in grado di fargli letteralmente saltare i nervi.
Ma era anche vero che Damon non aveva mai creduto possibile di potersi trovare, un giorno, faccia a faccia con se stesso.
Non lo avrebbe mai ammesso, ma adesso cominciava a capire perché tutti continuassero a dirgli di trovarlo irritante oltre ogni limite.
Era difficile avere a che fare con Damon Salvatore, soprattutto quando aveva idee, modi ed atteggiamenti del tutto discostanti dai tuoi.
Gli erano bastate due “divertenti” conversazioni con quell’altro Damon per desiderare con tutto se stesso di rintanarsi in un posto tranquillo onde evitare che gli crollasse del tutto il sistema nervoso.
E Damon era conosciuto anche per assecondare sempre e comunque ogni suo desiderio.
Dopo la lotta se n’era tornato nella stanza che gli era stata messa a disposizione e che avrebbe dovuto dividere con quell’idiota patentato di Mutt, ma…andiamo….era ovvio e scontato che Mutt era stato cacciato via a calci.
Aveva come la sensazione che l’altro Damon stesse facendo di tutto per accelerare la nascita di un qualsiasi rapporto di fiducia tra lui e Mutt, cosa impensabile e che mai si sarebbe verificata anche se in quel futuro del cavolo tutto faceva supporre che prima o poi lui e Mutt sarebbero diventati…amici? Aaargh….Damon non voleva neppure prenderlo in considerazione.
A dirla tutta, erano così tante le cose che non voleva prendere in considerazione che quasi gli stava venendo un’emicrania a furia di pensarci.
Cosa impossibile, giusto? Perché lui era una vampiro e i vampiri non hanno l’emicrania!
Ma, giusto per tornare al discorso precedente, avere a che fare con Damon Salvatore non era facile, affatto.
Lui e la sua stupida amicizia con l’altro Mutt.
Lui e il suo stupido rapporto idilliaco con Nicole.
Lui e le sue stupide pacche sulle spalle a Stefan.
Lui e le sue stupide preoccupazioni per gli umani.
Lui e il suo stupido amore per Bonnie.
Quando l’altro Damon l’aveva afferrato dopo ciò che era successo a Bonnie, gli aveva rinfacciato così tante cose che Damon si chiedeva ancora da dove gli fossero uscite.
Non avrebbe mai ammesso che, forse, l’altro Damon aveva ragione.
Non avrebbe mai confessato che sentire Bonnie urlare di dolore non gli era piaciuto affatto.
Non avrebbe mai ammesso che si ricordava anche lui delle volte in cui l’aveva baciata.
E non l’avrebbe mai ammesso perché non voleva che tutti cominciassero a farsi idee sbagliate.
Insomma…il fatto che Bonnie non gli stesse poi così indifferente come voleva far credere non significava che era innamorato di lei, no? Lui amava Elena! Solo lei!
Ma, chissà perché, quelle parole persero di potenza persino nella sua mente quando si avvicinò alla finestra e guardò in basso, verso il giardino posteriore del pensionato.
Su una panchina c’erano Bonnie e Stefan e…si stavano abbracciando?
Che diavolo stavano facendo?
Perché lui la stringeva e perché lei lo lasciava fare?
E da quando erano così intimi, quei due?
Damon irrigidì impercettibilmente la mascella e si avvicinò ancora di più al vetro della finestra chiusa poggiandoci su una mano stretta a pugno e senza staccare mai, dalla coppia di amici appena venuta allo scoperto, i suoi occhi confusi.
Confusi perché non aveva idea del rapporto che c’era tra i due.
E confusi perché non aveva idea di come si sentisse al riguardo.
Un lieve risolino provenne dalle sue spalle.
Damon non si voltò neanche: aveva utilizzato tante volte quella risatina di scherno che ormai ne conosceva tono, cadenza e colore di voce.
L’altro Damon si fece avanti e lo raggiunse passandogli un braccio intorno alle spalle, in un evidente presa in giro a cui Damon si ribellò, scrollandosi l’altro se stesso di dosso.
L’altro Damon alzò le mani in segno di resa.
“Che c’è? Siamo permalosetti?” - lo schernì.
“Non permetto neppure a te di prendermi in giro…” - fece Damon.
“E chi ti stava prendendo in giro?” - chiese, innocentemente, l’altro Damon.
“Devo forse ricordarti che siamo la stessa persona e che ti conosco meglio di chiunque altro?” - fece Damon, retorico.
“Ah! Quindi adesso siamo la stessa persona?” - disse l’altro Damon, ghignando.
Damon sbuffò: “Smettila!” - disse, senza staccare gli occhi dalla scena che Bonnie e Stefan gli stavano offrendo molto poco carinamente.
“Si chiama gelosia, Damon, quella che senti! Capita di provarla quando vedi la ragazza che ami tra le braccia di un altro!” - gli disse l’altro Damon battendogli una mano su una spalla.
Damon lo guardò di traverso.
“Beh…allora, trattandosi di Bonnie, non può essere gelosia, visto che io sono innamorato solo di Elena!” - ribattè ostinatamente.
“Devo ammetterlo: è divertente il modo i cui ti ostini a restare fermo nella tua posizione!” - rise, l’altro Damon.
“Io non sono geloso di Bonnie, levatelo dalla testa!” - ripetè Damon.
“Ok, ok….come vuoi…” - cantilenò l’altro Damon.
Damon stava per ribattere, stava per dirgli di andarsene prima che gli spaccasse il muso, stava per dirgli di smetterla di provocarlo in quel modo, ma la porta si spalancò prima che lui potesse aprire bocca e l’altro Mutt si affacciò richiamando l’attenzione dell’altro Damon.
“E’ tutto pronto, di sopra…” - disse l’altro Mutt.
“Ma tu non sei in grado di bussare?” - fece, indispettito, Damon.
L’altro Mutt lo guardò e sorrise alzando gli occhi al cielo, prima di voltarsi verso l’altro Damon.
“Mi ero quasi dimenticato di quanto fossi indisponente a quel tempo…” - disse e poi scomparve oltre la soglia.
L’altro Damon sorrise e si avviò verso la porta.
“Se vuoi scusarmi, Damon…ho una moglie da salvare!” - gli disse.
“Non è che la tua cara mogliettina dovrebbe preoccuparsi? Insomma…passi un sacco di tempo con Mutt….” - ghignò Damon.
L’altro Damon si accigliò.
“Ti rendi conto che stai mettendo in dubbio la tua stessa identità sessuale, vero?” - gli chiese come se stesse parlando ad un cretino - “Comunque…a me sembra che quello che dovrebbe preoccuparsi sei tu!” - gli fece notare, lanciando un occhiata alla finestra e a ciò che c’era oltre.
“Che vuoi dire?” - gli chiese Damon.
“Nulla! Solo che ho l’impressione che tu stia diventando pazzo, caro mio!” - rispose l’altro Damon - “Per questo ti dico di starmi a sentire! Insomma…guarda me: io ho finalmente ammesso i miei sentimenti per la mia adorabile streghetta e sto una favola! Tu, invece, ti ostini a volerli negare e stai uno schifo! E’ un dato di fatto!”.
Ancora una volta, Damon avrebbe voluto replicare in qualche modo, ma ancora una volta il rumore della porta non gliene diede il tempo.
L’altro Damon aveva fatto un’altra delle sue filosofiche uscite ed era andato via.
Damon rimase lì a guardare un punto indefinito nella sua stanza ancora per un po’, prima di tornare a voltarsi verso la finestra da dove l’aveva richiamato la risata cristallina di Bonnie.
Evidentemente Stefan si stava addirittura sforzando di non essere noioso con lei!
Damon aggrottò la fronte e restò a fissarli.
E se l’altro Damon avesse davvero avuto ragione sulla storia della gelosia?
Nel giro di un giorno e mezzo la sua controparte futura era stata capace di annebbiargli la mente e caricargliela di così tanti dubbi che adesso non riusciva più a ragionare lucidamente senza interrogarsi su cosa provasse per Bonnie.
L’unica cosa che sapeva era che quel legame tra la streghetta e il suo fratellino non gli piaceva proprio.