giovedì 28 luglio 2011

"Se io se lei! Se io, se lui!" - Capitolo 18

 Un ballo atteso da tutti

Aveva appena messo piede nella sala da ballo che già sentiva un macigno enorme gravarle sulle spalle.
Altro che danze e divertimento…
Cioè, forse ci sarebbero stati anche quelli, ma prima aveva un paio di cose decisamente importanti da sistemare.
Aveva già parlato con Damon e avevano chiarito ogni cosa e, se aveva inizialmente pensato che il confronto con Damon sarebbe stato quello più difficile da affrontare, in quel preciso istante Elena si rese conto che aveva torto marcio: erano Bonnie e Stefan che la spaventavano.
Li guardò da lontano, con un imbarazzo tale che, probabilmente, neppure la maschera dorata che aveva sul viso e che richiamava il sole riusciva a nascondere del tutto. Per non parlare poi della mani improvvisamente zuppe di sudore e il cupore che batteva a mille.
Era lei, oppure in quella sala faceva un caldo micidiale?
Meredith le mise una mano su una spalla e le sorrise, incoraggiante.
“Puoi farcela!” - la esortò.
Elena inspirò ed espirò pesantemente, poi annuì.
“Grazie amica mia! E grazie anche a te Alaric!” - disse di cuore - “Sia per sostenermi che per avermi voluta con voi questa sera!”.
“Non preoccuparti, è stato un piacere!” - rispose gentilmente Alaric.
“Adesso vai!” - fece Meredith continuando a sorriderle - “Se avrai bisogno, noi saremo qui!”.
Elena sorrise ad entrambi un’ultima volta prima di avviarsi a passo deciso verso il bancone dei drink dove Bonnie e Stefan se ne stavano appoggiati.
Con la coda dell’occhio riuscì a distinguere anche Damon che si faceva largo tra la folla avanzando nella sua stessa direzione.
Elena pensò che probabilmente volesse parlare con Bonnie, così affrettò il passo: le dispiaceva per Damon, ma voleva essere lei a chiarire prima con la rossa perché non  si sentiva ancora pronta per un confronto con Stefan.
Arrivò giusto in tempo e vide Damon, a qualche passo da loro, esitare e tirarsi leggermente in disparte, confuso.
Elena gli lanciò un fugace sorriso di scuse e affiancò Bonnie.
“Ciao Bonnie! Ciao Stefan!” - li salutò ricevendo da entrambi un sorriso in risposta - “Bonnie….potrei parlarti un attimo?” - chiese esitante.
Bonnie si scambiò una sguardo con Stefan e poi tornò a rivolgersi a lei: “Ehmmm…certo! Magari possiamo andare a prenderci qualcoaa da mangiare, che te ne pare? Ho una fame tremenda!” - le rispose.
“Si, certo, come vuoi! E poi credo che un po’ di zuccheri potrebbero servire anche a me in questo momento!” - fece Elena, in risposta.
“Ok! Allora noi andiamo!” - disse Bonnie rivolta a Stefan che le annuì sorridente.
Camminarono fianco a fianco in silenzio finchè non giunsero al lungo tavolo dall’altra parte della sala dove donne e uomini si affacendavamo per riempire piattini di ogni ben di Dio.
Elena afferrò uno dei piatti e ne diede un altro a Bonnie prima di andare a piazzarsi davanti ai dolci per poter cominciare a scegliere.
“Bella festa, eh?” - fece Bonnie, imbarazzata.
E in effetti aveva ragione: la tensione era palpabile.
“Sei bellissima, Bonnie!” - fece Elena sorridendo.
Bonnie la fissò stranita e sorpresa per qualche secondo: “Beh..grazie! Anche tu sei molto bella! Ti ha sempre donato il bianco!” - le rispose lanciando un’occhiata al suo semplice vestito in seta bianca con ricami in oro che richiamava molto quello delle antiche dee greche.
Elena sorrise e annuì.
“E’ un  po’ imbarazzante…tutta la situazione, intendo!” - disse.
“Soltanto un po’?” - sorrise Bonnie.
Elena decise che era il momento di andare al sodo e, dopo un bel respiro, afferrò Bonnie e la trascinò un po’ più in disparte.
“Mi dispiace Bonnie! Ti chiedo scusa per come mi sono comportata con te, per quello che ti ho detto, per il tono che ho usato…non avrei dovuto perché ero io quella che aveva torto! Ma a quanto pare è servita Meredith per farmi capire il mio errore!” - disse, tutto d’un fiato.
Bonnie scosse la testa: “No, Elena, sono io a doverti chiedere scusa per come ti ho parlato e per le cose orrende che ti ho detto! Il fatto è che ….quel giorno io…ero così arrabbiata che me la sono presa anche con te quando potevo dirti quello che pensavo senza doverti aggredire in quel modo!”.
“No, non pensarci nemmeno a chiedermi scusa, Bonnie! Tu hai fatto quello che sentivi ed hai detto le cose come stavano…hai avuto coraggio, un coraggio che non mi è mai appartenuto! Io ho soltanto saputo incasinare la vita di tutti e di questo me ne rammarico tanto, ma…penso di aver capito adesso! Meredith mi ha aiutata a mettere le cose in prospettiva e….per quanto riguarda il motivo della tua arrabbiatura dell’altro giorno, ecco….forse può interessarti sapere che oggi io e Damon abbiamo chiuso e, beh…lui non era per niente contrario all’idea, anzi..” - fece Elena.
Bonnie divenne rossa per l’imbarazzo e cominciò a balbettare: “Ah! B-beh….è un be-bene! Per te, dico! E per Stefan…..dovresti…”.
“Lascia perdere ciò che dovrei fare io! Tu, piuttosto, dovresti parlare con Damon: ti stupirebbe quello che ha da dirti! Dagli una possibilità, Bonnie! Dà retta a me…so di cosa parlo!” - la interruppe Elena.
Bonnie sorrise e la guardò.
“Non mi piace litigare con te!” - disse.
“Neanche a me, per niente! Non facciamolo più!” - fece Elena.
“Sono d’accordo! Le amiche…anzi, no….le sorelle come noi non dovrebbero mai litigare! Neanche per due vampiri strafighi!” - disse Bonnie.
“Allora è deciso! Niente più litigate!” - rispose Elena.
Le due si abbracciarono e si tennero strette per diversi minuti.
“Ti voglio bene, Bonnie!” - disse Elena.
“Ti voglio bene anch’io…tanto!” - rispose l’amica.

- Certo che Elena un momento più adatto per portarsi via Bonnie non poteva proprio trovarlo, eh? - pensò Damon guardando le due ragazze allontanarsi - Anche se…. -
Già! Anche se….
Damon non lo avrebbe mai ammesso, ma era nervoso.
E, d’altra parte, non poteva neppure essere biasimato.
Insomma, nei suoi lunghissimi anni di vita aveva dichiarato il suo amore a solo due ragazze, ragazze che lo avevano puntualmente respinto…per il suo fratellino.
Prima c’era stata Katherine che lo aveva solo usato e che non aveva mai neppure preso in considerazione i suoi sentimenti.
Poi Elena alla quale, da come aveva capito da più o meno un pomeriggio, si era avvicinato solo ed esclusivamente per farla pagare al Stefan del primo rifiuto che gli era stato rifilato.
Con Elena, sì, aveva avuto la sua possibilità…ma come era andata a finire? Che lei si era innamorata di Stefan ancora più di prima!
Damon avrebbe sfidato chiunque a non essere nervoso in quel frangente, con quello che si apprestava a fare e con quelle belle esperienze che aveva avuto in passato in quel campo.
E, naturalmente, a tutto questo andava aggiunto il fatto che Bonnie poteva benissimamente essere la terza ragazza a rifiutarlo per Stefan visto il rapporto che aveva con quest’ultimo.
Certo, lei gli aveva detto di essere innamorata di lui…ma chi se la dimenticava quando, in tutto il suo splendore, se ne stava lì, davanti a lui, a dirgli a chiare lettere di essersi innamorata anche di Stefan e che loro due avevano un rapporto che lui non poteva neppure immaginare?!?
In nervosismo era il minimo che potesse provare.
Ma Damon sapeva bene che un tipo talmente figo come lui, e soprattutto con quel completo elegante rigorosamente nero e senza cravatta, non poteva permettersi di mostrasi nervoso. Così se ne andava in giro per la sala, dall’alto della sua magnificenza, con passo deciso e atteggiamento sicuro di se, sogghignando alle occhiate meravigliate e spesso languide delle signore presenti all’evento e sorridendo divertito nell’ascoltare i pensieri degli uomini in sala che, gelosi delle attenzioni che gli venivano riservate dalle loro donne, si chiedevano con astio perché mai non indossasse una maschera visto che era una festa in maschera.
Ma, avanti…Damon non era così crudele da privare gli occhi di quelle povere casalinghe annoiate della sua assoluta perfezione coprendosi il suo splendido viso con una maschera che non gli avrebbe sicuramente reso giustizia!!
Arrivò accanto a Stefan, che guardava Elena e Bonnie che si chiedevano scusa a vicenda rimpinzandosi di dolci, e gli battè il pugno su una spalla.
“Ehi, fratellino! Bella festa!” - esordì con un sorriso smagliante, ma inquietante al tempo stesso.
Stefan si voltò nella sua direzione senza fare una piega e lo guardò fisso per qualche attimo.
“Non indossi la maschera!” - disse.
Damon alzò un sopracciglio: “Ovvio che non la indosso! Devo pur distinguermi da questa massa di imbecilli in stile Mutt!” - rispose, sapendo bene che nella massa di imbecilli aveva incluso anche Stefan che continuava a guardarlo dal retro della sua maschera.
“Si chiama Matt!” - lo corresse - “E, poi, mi spieghi cosa c’entra adesso?”.
“Assolutamente nulla, ma stava bene ai fini della frecciatina!” - rispose Damon.
Stefan alzò gli occhi cielo e scosse la testa.
“Comunque sia non sono qui per parlare con te! Fosse stato per me, non ci sarei neppure venuto in questo mortorio, ma devo parlare con la streghetta!” - disse - “E, naturalmente, che a te piaccia oppure no non fa alcuna differenza!” - aggiunse.
“Naturalmente!” - ripetè Stefan - “Comunque Bonnie è con Elena!” - aggiunse facendo un cenno nella direzione delle due ragazze.
Damon si accigliò: “E credi che non lo sappia? Ma ti rendi conto con chi stai parlando, fratellino? Non ci volevi di certo tu per dirmi che la streghetta è impegnata con Elena adesso, lo vedo da me!” - fece Damon - “E comunque…..se ti interessa saperlo….adesso stanno parlando del fatto che Elena ed io abbiamo rotto!” - buttò lì.
Stefan si irrigidì per un istante e si voltò verso di lui di scatto: “Elena ti ha mollato?” - gli domandò, sorpreso.
“Non mi ha mollato lei!” - lo corresse Damon - “E’ stato…consensuale, diciamo!”.
Stefan sorrise e tornò a guardare le ragazze: “Come vuoi…” - gli concesse.
“Comunque…ti avverto, Stefan! Vedi di non intralciarmi la strada stasera perché da ora in avanti che tu lo voglia o meno io ho in programma di stare moooooolto vicino a Bonnie…appiccicato! Non so se rendo l‘idea!” - disse.
“La rendi perfettamente!” - rispose Stefan.
“Meglio così!” - fece Damon - “E…beh….non ti ci abituare, ma credo di aver capito che insidiare Elena quando stava ancora con te è stato uno sbaglio, e forse, ma molto forse, mi sento  vagamente responsabile delle tue sofferenze! Non che vederti soffrire non mi piaccia, anzi…lo adoro. Ma…insomma, se ogni volta che soffri ti abbarbichi alla streghetta come hai fatto in questi mesi, beh…allora mi sento in dovere di dirti che mi sento vagamente colpevole della cosa in modo da farti stare meglio e da farti staccare dallo scoglio a cui ti sei attaccato come una cozza!” - disse - “E lo scoglio ovviamente è Bonnie! Lo chiarisco perché non si sa mai….gli idioti come te sono, appunto, idioti quindi non capiscono parecchie cose…” - aggiunse.
Stefan sorrise: “Stai cercando di chiedermi scusa, Damon?” - gli chiese.
Damon si tirò leggermente indietro e cominciò ad agitargli un dito sotto il naso come si fa con i bambini quando hanno combinato qualche casino: “Hai visto che sei un’idiota? Non hai capito niente!” - disse - “Io ti sto soltanto rendendo partecipe del fatto che forse ho capito di averti arrecato sofferenze…non ti sto chiedendo scusa per averlo fatto!”.
Stefan sorrise nuovamente: “Va bene, mi accontenterò…” - disse - “C’è qualcos’altro che ti senti in dovere di dirmi?” - gli chiese.
“A dire il vero si, fratello!” - rispose Damon - “Volevo dirti che mi sono accorto anche che, quando vuoi, non sei mica così inutile! Hai avuto addirittura il coraggio di minacciarmi per difendere Bonnie!” - disse - “E, a tal proposito…non è che sei vagamente geloso, Stefan?”.
Stefan scosse la testa: “Lei mi è stata molto vicina e io…quello che voglio per lei è solo la felicità che merita…solo questo! Non si tratta di gelosia!” - rispose.
“Beh..meglio per te! Perché, come ti ho già detto…..non devi mettermi i bastoni tra le ruote, Stefan, non questa volta!” - fece Damon diventando improvvisamente serio.
Stefan annuì lentamente: “Ci prendiamo da bere?” - gli propose indicando il bancone del bar al quale erano appoggiati.
“Per me va bene! Sto per dichiararmi ad una ragazza che forse nemmeno mi vuole quindi mi serve un po’ d’alcol in circolo!” - accettò Damon.
Si voltarono simultaneamente verso il barista e Stefan ne attirò l’attenzione con un cenno della mano.
“Due di quello che ha di più forte, grazie!” - ordinò.
“Uno dei due lo faccia doppio!” - aggiunse Damon.

La serata stava andando avanti senza intoppi.
Le donazioni per il canile, ormai, erano così tante e così generose che la signora Hill se ne andava in giro per la sala, con le lacrime agli occhi, tessendo le lodi dei magnifici cittadini della sua magnifica cittadina.
Bonnie la guardava pensando che non aveva mai visto quella donna tanto docile e che, forse, proprio per questo, sembrava più spaventosa del solito.
Scosse la testa e tornò a concentrarsi sul ritmo lento, ma incalzante della canzone che stava ballando stretta a Stefan.
Il chiarimento con Elena le aveva fatto così bene che, da quel momento, non aveva fatto altro che ballare e ballare.
“Te l’ho già detto che ho fatto pace con Elena?” - chiese a Stefan.
“Almeno un migliaio di volte!” - rispose il vampiro facendo scoppiare a ridere Bonnie.
Stefan le face fare una giravolta e poi la riattirò a se.
Durante il giro a Bonnie sembrò di cogliere lo sguardo di Eolena fisso su loro due che ballavano e le venne in mente un’altra cosa che forse Stefan non sapeva.
“Questo però non te l’ho detto: Elena e Damon hanno chiuso!” - disse.
Stefan annuì: “Lo sapevo…me lo ha detto Damon!” - disse.
“Oh! Se vuoi sapere come la penso…dovresti andare a parlare con Elena e dovresti invitarla a ballare! Ti conosco troppo bene e so che stai morendo dalla voglia di farlo!” - gli consigliò Bonnie, sorridendo e guardandolo fisso negli occhi.
Si fermarono al centro della pista.
“Va bene…lo faccio!” - fece Stefan - “A patto, però, che tu parli con Damon…adesso!” - aggiunse.
Bonnie si pentì all’istante del consiglio dato all’amico perché le si era ritorto contro.
Da quando aveva visto Damon in sala, aveva fatto i salti mortali pur di evitarlo. E questo, non perché non volesse parlargli, ma perché non sapeva cosa dirgli…e poi era nervosa! Troppa nervosa.
Stava per confidare i suoi pensieri e le sue paure a Stefan quando lui se ne uscì con un: “Buona fortuna!” - e sparì all’istante lasciandola sola e confusa senza sapere cosa fare.
Scrollò le spalle e cominciò a lasciare la pista da ballo, decisa a trovare Stefan e a chiedergli spiegazioni, quando una mano gelida le si posò su una spalla nuda.
Bonnie deglutì e si voltò, con il cuore che le batteva a mille.
Damon l’accolse sorridendole e afferrandole una mano: “Mi concedi l’onore?” - le chiese.
Bonnie annuì, come incantata, ma fu quando partì la canzone successiva, una canzone lenta e romantica, una di quelle che si balla incollati all’altro, che ritornò alla realtà e maledisse la sua cattiva stella che la costringeva ad affrontare una situazione così intima e romantica con Damon.
Lui, dal canto suo, non fece una piega. L’attirò dolcemente a se, le afferrò le mani e glielo portò all’altezza delle sue spalle, per poi portare le sue di mani al centro della schiena di Bonnie prima di farle scendere in una lunga carezza che terminò sui fianchi della rossa che lui strinse.
Mille brividi la invasero e Bonnie fu costretta a chiudere gli occhi per poter ritrovare un minimo di autocontrollo.
Cominciarono a muoversi e a ballare in sincrono, occhi negli occhi. Tra i loro corpi c’era appena lo spazio sufficiente a far passare un foglio di quaderno, ma l’imbarazzo, almeno per Bonnie, era evidente e quasi concreto.
“Forse dovremmo…non so…dirci qualcosa..” - sussurrò Bonnie, rossa come un pomodoro maturo.
“Forse..” - rispose Damon e Bonnie potè addirittura giurare di aver percepito un filo del suo stesso nervosismo in quella semplice parola che Damon le rivolse.
Questo l’aiutò a farsi coraggio e, dopo un bel respiro, si buttò.
“Io…ci sono tante cose che vorrei dirti, questa sera sono venuta per questo, ma…è difficile, così difficile che ho anche fatto le prove a casa davanti allo specchio della mia camera…” - disse lasciandosi scappare un risolino.
Anche Damon sorrise e l’atmosfera sembrò sciogliersi: “Sei incredibile, streghetta! Credo che mai nessuno abbia mai fatto le prove per un discorso che poi avrebbe dovuto fare a me!” - disse.
“Beh…forse qualcuno l’ha fatto e sei tu che non lo sai! Non tutti sono così sfigati da cominciare un discorso dicendo < Ehi, lo sai? Questo me lo sono preparato a casa! >, solo io le faccio queste cose!” - rispose Bonnie.
In quel momento alzarono entrambi gli occhi e si guardarono per diversi istanti, prima di lasciarsi andare ad una risata liberatoria e che li trasportò in un clima più disteso.
Bonnie si sentì rinascere e pronta a parlare per davvero.
“Damon, io volevo innanzitutto chiederti scusa per come mi sono comportata con te! Sono stata…dura…nell’allontanarti! Mi dispiace per questo!” - disse.
Damon scosse la testa: “Nessun problema! Anzi…visti i nostri trascorsi direi che sei stata fin troppo gentile con me!” - disse.
“Beh…a me dispiace lo stesso, ecco!” - ripetè Bonnie, sorridendo.
Scoppiarono a ridere nuovamente, ma presto le risate lasciarono il posto a sguardi intensi a quasi impossibili da gestire.
“Tra me ed Elena è finita…” - sussurrò Damon.
“Lo so, ma…..ho ancora paura che tu mi ferisca!” - rispose Bonnie presa dalla stessa urgenza di dire le cose come stavano che, a quanto pareva, aveva preso Damon.
Damon sorrise debolmente: “Ti capisco!” - disse - “Ma, adesso, vorrei che mi ascoltassi, ok?” - le chiese.
Bonnie annuì.
“Ok! Lo sai…io non sono molto bravo in queste cose, quindi ti chiedo scusa in anticipo se non lo dirò nel modo corretto  ma…vedi Bonnie, quando tu mi hai chiesto di starti lontano, io mi sono sentito male perché è vero che non ci riesco! Non so se riesci a sentirlo anche tu, ma qualcosa è cambiato dentro di me e non sono sicuro di riuscire a gestirlo! L’unica cosa che so è che non posso starti lontano! Fosse per me starei giorno e notte con te a parlarti, a guardarti, a toccarti…è più forte di me, è troppo forte!” - cominciò Damon - “E, adesso, probabilmente dirò la cosa più sdolcinata mai sentita che rovinerà per sempre la mia reputazione, ma….io ho l’eternità davanti a me, Bonnie, e so che tu tra poco potrai anche rifiutarmi per sempre e questo mi fa pensare e più penso più sento che….se tu mi rifiuti, io non so più che farmene dell’eternità! Prima avevo sempre un piano, c’era sempre una città nuova in cui fuggire, ma adesso…io non voglio fuggire!” - continuò - “Se tu non mi volessi davvero più nella tua vita io…beh…a me basterebbe passare il resto dei miei giorni a guardarti da lontano!” - le rivelò - “Ne ho parlato con Elena di tutte queste cose e lei mi ha detto che è amore, quello vero, ed io credo che lei abbia ragione! Io….io mi sono innamorato di te Bonnie, la mia streghetta!! Io ti amo!” - finì.
Bonnie aveva ascoltato tutto con il cuore in gola, gli occhi le si erano fatti lucidi per la commozione e sentiva le lacrime premere per venire fuori ad esternare la sua felicità.
Se lo sentiva dentro, lo sentiva dentro il cuore, dentro l’anima, e dentro la testa che Damon era sincero.
Tutti le dicevano sempre di fidarsi del suo sesto senso e, in quel momento….sentiva di poteri fidare ciecamente e questo la riempiva di gioia.
Una lacrime le rigò il viso e lei la lasciò scorrere al di sotto della maschera.
“Questa è stata la più bella dichiarazione di sempre!” - commentò.
Damon sospirò sollevato: “Quindi non devo limitarmi a guardarti da lontano?” - le chiese, scherzando.
“Assolutamente no!”- rispose Bonnie.
Damon, allora, le sorrise e le lasciò i fianchi per andare ad accarezzare la maschera che indossava prima di sfilargliela lentamente dal viso, continuando a guardarla negli occhi.
Quando la mascera fu tolta, Bonnie si sentì completamente nuda, esposta e vulnerabile davanti agli occhi di Damon, ma, allo stesso tempo, sentiva che era giusto così.
“Ti amo anch’io, Damon!” - gli disse - “E so…che stavolta posso fidarmi di te!”.
Damon non le rispose, ma Bonnie potè capire dal suo sguardo che il fatto che lei si fidasse di lui valeva mille volte di più di qualsiasi altra parola detta quella sera.
Le accarezzò le guance rosate e morbide e le si avvicinò con una lentezza estenuante, ma bellissima.
Bonnie chiuse gli occhi, continuando a tenergli le mani sulle spalle, fino a che non sentì il contatto con le labbra gelide del vampiro e allora capì di aver finalmente trovato il suo posto.

Con Alaric a tenerla stretta, Meredith avrebbe potuto dire che quella serata era davvero fantastica….se non fosse stato per il fatto che le ore passavano e di risultati concreti riguardanti il “piano” non ne aveva ancora visti.
Sembrava che tutti stessero girando intorno alla questione senza mai arrivare al sodo e questo la stava mandando in paranoia.
Alaric le accarezzò la schiena e la discostò da se quel tanto che bastava per guardarla negli occhi.
“Come credi che stia andando il piano?” - le chiese, sorridendo.
Meredith lo guardò di sbieco.
“Che fai? Prendi in giro?” - sbottò - “Lo sai benissimo che mi sento addosso un’ansia tremenda per tutta questa faccenda da giorni e adesso che dovrebbe essere la serata fatidica….niente, non so niente, tranne che Damon ed Elena hanno rotto, Bonnie ed Elena hanno fatto pace e Damon e Stefan non si stanno scannando!” - continuò - “E tu adesso starai pensando che sono parecchie cose da sapere, ed io ti rispondo dicendoti che hai perfettamente ragione, ma nesuna di questa cose è La Cosa, capisci? Non so ancora niente di Damon e Bonnie né di Stefan ed Elena e questo mi sta facendo uscire fuori di testa perché io credevo per davvero che finalmente avessero messo tutti la testa a posto e avessero capito, ma….” - le farneticazioni di Meredith vennero stroncate da Alaric che scoppiò a ridere.
Meredith lo guardò esterrefatta.
Cioè….lei gli stava confidando le sue ansie e lui si metteva a ridere? Era assurdo!
“Adesso mi spieghi cosa hai da ridere? Tutta questa situazione è un vero casino! Io ho cercato di sistemarla e adesso mi sento male per il fatto che, evidentemente, non ci sono riuscita e tu, che dovresti appoggiarmi e consolarmi, ti metti a ridere?!? Smettila!” - lo rimproverò.
Alaric scosse la testa, frenando di poco le risate.
“E tu non saresti riuscita a sistemane niente?” - le chiese retoricamente - “Ma ti sei guardata intorno negli ultmi dieci minuti?”.
Meredith lo guardò confusa. Allora Alaric si spostò dietro di lei e, afferrandola per le spalle, la voltò verso la sua destra.
“Cosa ti sembra di vedere laggiù?” - le chiese.
Meredith guardò tra la folla e poi….il suo viso si illuminò: Stefan ed Elena erano insime e stavano uscendo in giardino e parlavano e sorridevano e sembravano….beh…quelli di una volta.
Meredith non fece in tempo a saltare sul posto dalla felicità che Alaric la costrinse di nuovo a muoversi e la voltò verso il lato apposto, indicandole il centro della pista da ballo.
“E quei due cosa stanno facendo secondo te?” - le sussurrò all’orecchio indicando Damon e Bonnie che si scambiavano un bacio che poteva essere tranquillamente definito da bollino rosso.
Meredith strabuzzò gli occhi.
“Ci sei riuscita!” - le disse Alaric.
Meredith si voltò a guardarlo, sorridendo.
“A quanto pare…” - ammise - “Anche se guardare Damon e Bonnie che si baciano in quel modo vietato ai minori di diciotto anni fa uno strano effetto!” - aggiunse.
“Conoscendoli, credo che dovremmo farci l’abitudine!” - rispose Alaric.
Meredith scoppiò a ridere e tornò ad abbracciarlo lasciandosi cullare, finalmente serena, dalle braccia di Alaric.

Dopo aver lasciato Bonnie nelle mani di suo fratello, Stefan era uscito a prendere una boccata d’aria ed era da lì che, pochi minuti dopo, aveva scorto la figura di Elena che se ne stava tutta sola in un angolo a guardare la festa e quasi timorosa di farvi parte.
Decise di raggiungerla: a quanto pare quella sera era la sera dei chiarimenti e lui sentiva che era giusto parlare con Elena.
Aveva passato la notte intera a rimuginare sulle parole dettegli da Meredith il giorno prima e sentiva che prendere tempo era la cosa più giusta fa fare.
Non credeva di essere ancora in grado di tornare con Elena, ma allo stesso tempo sapeva che non riusciva ad tagliarla fuori del tutto e che, forse, non ci sarebbe mai riuscito.
Quindi…Meredith gli aveva dato un ottimo consiglio.
Si avvicinò ad Elena, lentamente, guardandola da lontano.
La sua bellezza lo aveva sempre colpito e quella sera era davvero perfetta.
“Cosa fai?” - le chiese, posizionandosi accanto a lei.
Elena sorrise leggermente e, continuando a guardare fissò davanti a se, gli rispose: “Guardo Damon e Bonnie! E sono molto felice per entrambi!”.
Stefan annuì poggiando gli occhi, anche lui, sulla felicità di suo fratello e della sua migliore amica.
“Anch’io sono molto contento per loro due e so che Damon, questa volta, non farà cavolate!” - disse - “Ti va di fare due passi in giardino?” - le propose dopo pochi attimi di silenzio.
Elena si voltò verso di lui e annuì.
Si incamminarono insieme, fianco a fianco, e bastarono pochi passi per far si che la musica arrivasse ovattata e lontana alle loro orecchie.
“Elena….scusami per essere stato così duro con te in questo periodo….” - le sussurrò Stefan.
Elena scosse la testa e lo guardò sorridendo: “Non devi scusarti! Io..mi meritavo ogni cosa, te lo assicuro! Anzi, scusami tu per essere stata così stupida!” - disse -”Ti garantisco che ho capito di aver fatto errori su errori e adesso provo soltanto una gran voglia di rimediare…” - aggiunse.
Stefan le sorrise dolcemente mentre, nella mente, rivedeva immagini di una Elena coraggiosa, altruista…..diversa da quella che ultimamente ne aveva preso il posto.
“Finalmente la Elena che ho tanto amato è ritornata!” - disse.
Le guance di Elena si tinsero di rosso, ma lei continuò a sostenere il suo sguardo: “Farò in modo di farla rimanere a lungo!” - disse - “Possibilmente a vita!”.
Si guardarono negli occhi per qualche istante infinito, percependo nient’altro che il frinire dei grilli, l’orchestra che suonava in lontananza, le risate dei presenti alla festa, il lieve vento che pizzicava i loro volti e la consapevolezza di essere giunti al momento cruciale in cui avrebbero deciso l’avvenire della loro storia.
Stefan fu il primo ad interrompere il contatto visivo, volatandosi e alzando gli occhi ad incontrare la luna.
“Sia Damon che Bonnie mi hanno già detto che tra te e lui è finito tutto, ma….io non mi sento ancora pronto per tornare con te!” - disse - “Spero che lo capirai…”.
“Lo capisco perettamente, infatti!” - lo rassicurò la tranquilla voce di Elena - “Per me, qualsiasi decisione tu decida di prendere, va bene! Ti chiedo soltanto di non escludermi dalla tua vita!”.
Stefan scosse la testa, capendo alla perfezione il sentimento che la stava spingendo a fargli quella richiesta.
“Non lo farei mai!” - le disse, per poi voltarsi verso di lei e prenderle entrambe le mani tra le sue - “Ascolta, Elena….tra noi due, io ci ho pensato, ed ho capito che è nato tutto troppo velocemente e troppo velocemente ha continuato ad andare avanti! Adesso, io non posso e non voglio riprendere da dove abbiamo lasciato, però…magari…potremmo ricominciare tutto dall’inizio e fare le cose come si deve, per gradi…” - le propose.
Elena lo ascoltò attentamente e annuì in risposta.
Così Stefan le lasciò le mani, fece un passò indietro, si chiarì la voce e poi protese verso di lei la sua mano destra: “Mi presento: io sono Stefan e sono un vampiro!” - disse.
Elena sorrise, ma lo assecondò stringendogli la mano con la sua.
“Piacere di conoscerti Stefan!” - disse - “Io sono Elena e sono stata prima umana, poi vampira, poi sono morta, poi sono tornata indietro dalla morte sottoforma di angelo bambino e adesso sono di nuovo umana ma mantengo ancora alcuni poteri…diciamo angelici!”.
“Avrai di sicuro una storia interessante da raccontare, allora!” - fece Stefan - “Prima, però, perché non balliamo!” - le propose - “ Ti va di tornare dentro e lanciarti con me in un ballo sfrenato?”.
Elena annuì solennemente e, insieme e con una storia tutta nuova da cominciare a scrivere, corsero verso la pista da ballo.

“Direi che il piano non ha funzionato…di più!” - si complimentò con lei Alaric scoccandole un bacio su una guancia ed indicandole la pista dove adesso, al ritmo di una musica meno tradizionale, ma più….beh…da sabato sera in discoteca, Stefan ed Elena ballavano come due pazzi ridendo in continuazione accanto a Damon che non perdeva occasione per stuzzicare Bonnie e riempirla di baci.
Meredith sorrise apertamente e, questa volta, si concesse per davvero la libertà di saltare sul posto battendo le mani come se fosse una bambina la mattina di Natale.
“Penso che sia giunto il momento che tu ti goda ciò che sei riuscita a fare, che ne dici?” - le propose Alaric facendole segno di buttarsi in pista mentre anche Elena e Bonnie cercavano, a gesti, di richiamare la sua attenzione.
Meredith sorrise ed annuì alle amiche per poi appoggiare una mano sulla spalla di Alaric: “Comincia ad andare, io devo prima avvertire qualcun altro…” - gli disse mostrandogli il cellulare.
“Ringraziale!” - fece Alaric.
“Sicuramente!” - rispose Meredith lasciandolo andare e voltandosi dall’altro lato.
Compose in fretta il numero del pensionato e, con il telefono attaccato all’orecchio destro e la mano libera a coprire l’orecchio sinistro, Meredith attese battendo il piede a ritmo di musica.
“Pronto?” - chiese, dall’altro lato, la voce pacata della signora Flowers.
“Signora Flowers, mi sente? Sono Meredith! Metta il vivavoce e chiami anche la signora Stones!” - disse - “Ho grandi notizie!”.
“Certamente, cara!” - rispose la signora Flowers e un atimo dopo Mereith percepì un rumore di tasti e qualche bip che l’avvertirono che era stato inserito il vivavoce.
“Dicci pure, cara Meredith!” - disse la signora Stones.
Meredith si voltò a guardare i suoi amici, felici, che ballavano e sorrise.
“Ha funzionato alla grande! Voi due siete delle grandi!” - esultò Meredith - “Avevate ragione su tutto! Ieri ho parlato con ognuno di loro e adesso…adesso sono tutti sulla pista da ballo! Stefan ed Elena si tengono per mano e ridono come due matti e Damon e Bonnie..beh..è praticamente impossibile riuscire a staccarli tanto sono appiccicati!”.
“Ne siamo davvero molto felici, Meredith!” - fece la signora Flowers, dalla cui voce era percepibile la commozione che stava provando in quel momento sapendo che tutti i suoi “cari” erano felici.
“Non so se hanno capito oppure riusciranno mai a capire la grandezza e l’importanza di ciò che voi due avete fatto per loro, ma io lo so, so quanto vi siete date da fare per garantire a tutti una vita serena e felice e….grazie di tutto cuore!” - fece Meredith.
“Quando c’è di mezzo la famiglia, Meredith, si farebbe di tutto per dare gioia e felicità a coloro che ami e voi tutti siete la nostra famiglia! Mia e della vostra tanto cara signora Flowers!” - rispose la signora Stones - “Adesso va a ballara anche tu e goditi l’affetto e l’amicizia delle persone che hai intorno!”.
“Certo!” - fece Meredith - “E grazie ancora!” - aggiunse.
Rimase ancora qualche secondo ad ascoltare le risate di gioia delle due donne che la raggiungevano dall’altro capo del telefono, poi chiuse la chiamata e corse sulla pista venendo praticamente risucchiata dall’abbraccio riconoscente delle sue amiche.

lunedì 25 luglio 2011

Spoiler "Se io, se lei! Se io, se lui!" - Capitolo 18

“Comunque…ti avverto, Stefan! Vedi di non intralciarmi la strada stasera perché da ora in avanti che tu lo voglia o meno io ho in programma di stare moooooolto vicino a Bonnie…appiccicato! Non so se rendo l‘idea!” - disse.
“La rendi perfettamente!” - rispose Stefan.
“Meglio così!” - fece Damon - “E…beh….non ti ci abituare, ma credo di aver capito che insidiare Elena quando stava ancora con te è stato uno sbaglio, e forse, ma molto forse, mi sento vagamente responsabile delle tue sofferenze! Non che vederti soffrire non mi piaccia, anzi…lo adoro. Ma…insomma, se ogni volta che soffri ti abbarbichi alla streghetta come hai fatto in questi mesi, beh…allora mi sento in dovere di dirti che mi sento vagamente colpevole della cosa in modo da farti stare meglio e da farti staccare dallo scoglio a cui ti sei attaccato come una cozza!” - disse - “E lo scoglio ovviamente è Bonnie! Lo chiarisco perché non si sa mai….gli idioti come te sono, appunto, idioti quindi non capiscono parecchie cose…” - aggiunse.
Stefan sorrise: “Stai cercando di chiedermi scusa, Damon?” - gli chiese.




Penultimo spoiler per questa storia!!!!
Non è un granchè, ma capite bene che non potevo mettermi qui a scrivervi pezzi dei dialoghi più importanti che avverrano in questo fatidico capitolo!!! XDXDXDXDXDXD
Comunque credo che Damon che tenta di parlare con Stefan...beh...sia uno spoiler non così da buttare, che ne pensate?
A giovedì...BACIONI...IOSNIO90!!!

sabato 23 luglio 2011

Citazioni....

Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia. Non dimentica mai la prima volta che avverte nel sangue il dolce veleno della vanità e crede che, se riuscirà a nascondere a tutti la sua mancanza di talento, il sogno della letteratura potrà dargli un tetto sulla testa, un piatto caldo alla fine della giornata e soprattutto quanto più desidera: il suo nome stampato su un miserabile pezzo di carta che vivrà sicuramente più a lungo di lui. Uno scrittore è condannato a ricordare quell'istante, perché a quel punto è già perduto e la sua anima ha ormai un prezzo.


Tratto da “Il gioco dell’angelo” di Carlos Ruiz Zafon.

giovedì 21 luglio 2011

"Se io, se lei! se io, se lui!" - Capitolo 17

 Voglia di verità
“Tu lo sai, vero, che non dovresti essere qui mentre scelgo il vestito da indossare stesera?” - gridò  Bonnie dall’interno del camerino in cui si era rifugiata con l’ennesimo vestito.
Quella sera ci sarebbe stato il grande ballo di beneficenza di Fell’s Chuch che lei aveva aiutato ad organizzare.
Peccato che si era accorta soltanto all’ultimo minuto di essere senza vestito!
Per questo Stefan l’aveva accompagnata in giro a fare shopping e, con un’ infinita pazienza, la stava aiutando e consigliando.
“Perché non dovrei essere qui?” - chiese di rimando il vampiro.
“E che ne so! Non c’è, tipo, una regola che dice che il cavaliere deve vedere il vestito soltanto all’ultimo secondo mentre la dama scende dal piano di sopra di casa sua tutta agghindata e con un sorriso timido stampato in faccia e lui, allora, la guarda come se fosse l’ottava, la nona e la decima meraviglia del mondo tutte insieme?” - fece Bonnie.
“Beh…se la metti così, forse hai ragione!” - rispose Stefan - “Ma mi sembra eccessivamente maleducato lasciarti qui e farti tornare a Fell’s Church a piedi!”.
Bonnie uscì dal camerino reggendosi la gonna del vestito che aveva addosso e gli fece un profondo inchino: “Allora la ringrazio immensamente per la sua bontà, Signor Salvatore!” - scherzò.
Stefan sorrise di rimando: “Non c’è di che!” - rispose - “Ma se posso dire la mia….mi piaceva di più il vestito che avevi prima!” - aggiunse.
“Intendi quello blu?” - chiese Bonnie.
Stefan annuì.
Bonnie, allora, si avvicinò allo specchio e ammirò il suo riflesso.
Anche il vestito che aveva addosso in quel momento era molto bello, tutto rosso con corpetto stretto e gonna ampia, ma a a dire il vero anche lei preferiva quello blu di cui parlava Stefan.
“Allora prendo quello blu!” - decise, voltandosi di scatto - “Con la maschera abbinata, naturalmente!” - aggiunse tornando in camerino per rimettersi i suoi vestiti.
“Ottima scelta!” - concordò Stefan.
“Già! A proposito…non è che potresti cominciare a portare tutto alla cassa? Io arrivo tra un attimo…” - fece Bonnie.
“Nemmeno per sogno!” - rispose Stefan - “C’ è ancora qulla commessa di prima e ti giuro che mi fa paura! Ma, dico io, non dovrebbe essere il contrario? Non dovrebbe guardarmi e provare l’istinto..che ne so…di correre via urlando?”.
Bonnie rise per il tono angosciato dell’amico e lo raggiunse sistemandosi i capelli.
“Stefan, tu non sei esattamente il tipo oscuro e misterioso che  mette i brividi!” - commentò.
“Cioè, io non sono come Damon!” - concluse Stefan.
A quel nome, Bonnie si agitò.
Aveva promesso a Meredith che avrebbe parlato chiaramente con Damon non appena lo avrebbe visto e quasi sicuramente lui sarebbe stato al ballo di quella sera, ma lei non aveva ancora pensato a nulla da dirgli e questo la stava mandando nel panico assoluto.
“Damon? Perché parli di Damon? Io non ho mica nominato Damon, tu hai nominato Damon! Perché hai nominato Damon? Insomma…non che tu non possa nominarlo, però non capisco perché lo devi nominare proprio adesso…certo, non..” - cominciò a farneticare, ma per fortuna Stefan l’afferrò per le spalle e la interruppe.
“Ehi, ehi…Bonnie!” - la richiamò  - “Stai parlando a macchinetta! Che succede? Cos’è tutto questo nervosismo riguardo a mio fratello?” - le chiese.
Bonnie si posò una mano sul cuore e scosse la testa: “Accidenti, hai ragione…scusami tanto! Comunque..non lo so…è che ieri sera ho parlato con Meredith e lei mi ha consigliato di mettere le cose in chiaro con Damon una volta per tutte ed io ho intenzione di farlo stasera e questo mi innervosisce!” - spiegò.
Stefan si accigliò: “Meredith ieri ti ha parlato di Damon e ti ha dato consigli?” - le chiese.
“Si! Perché?” - fece Bonnie.
“Perché ha fatto lo stesso con me! Beh…ovviamente a me ha parlato di Elena e mi ha consigliato di prendere tempo!” - rispose Stefan.
Bonnie all’improvviso ricordò anche un’altra cosa che le aveva detto Meredith: “Da quello che ne so Meredith ha parlato anche con Elena e le ha consigliato di darti tempo, se ho capito bene!” - disse.
Stefan scosse la testa e sorrise: “Quella ragazza è incredibile! Meredith, intendo..” - disse.
“Sono d’accordo! Comunque….tu che farai? Seguirai il suo consiglio?” - gli chiese Bonnie.
Stefan sospirò: “Mi sembra la cosa più sensata da fare!” - rispose.
“Ok! Quindi…tu seguirai il consiglio di Meredith, io seguirò il consiglio di Meredith, presumibilmente anche Elena seguirà il consiglio di Meredith e di Damon non so che dirti perché non so se la mia cara amica ha avuto il fegato di parlare persino con lui, anche se…trattandosi di Meredith...tutto e possibile!” - ragionò Bonnie.
“Mi sa che ci aspetta una gran bella serata…” - commentò Stefan mettendole un braccio attorno alle spalle e guidandola verso la cassa con i suoi acquisti nell’altra mano.
“Lo penso anch’io!” - sospirò, impaurita, Bonnie.

Era pomeriggio inoltrato e i caldi raggi del sole filtravano dalla finestra e scaldavano la delicata pelle di Elena.
La ragazza era sola nel pensionato e percorreva a grandi passi la sua stanza aspettando, in preda all'ansia, che Damon si facesse vivo.
Gli aveva inviato un messaggio mentale quella mattina e, seppure non aveva avuto risposta, sapeva che lui si sarebbe presentato a momenti.
Elena sentiva il nervosismo crescere.
Sapeva bene che era giusto così, che doveva parlare con Damon e mettere al loro posto le cose una volta per tutte, ma non poteva fare a meno di sentire uno strano ed ingombrante nodo all'altezza della gola.
Si fermò un attimo e guardò verso la finestra spalancata.
Si conosceva troppo bene per non ammettere il perchè di tutta quell'ansia.
Non era solo per Damon e per quello che, di lì a poco, gli avrebbe detto. Ma per quello che comportava il discorso che stava per affrontare.
Da esperta di piani A e strategie, come tutti la ritenevano, non poteva fare a meno di valutare i pro e i contro della situazione.
Da un lato c'era la possibilità di perdere la fiducia di Damon e di ferire il suo stesso orgoglio ammettendo di aver fatto soltanto un grosso insieme di errori colossali da quando aveva conosciuto Stefan e Damon, ma dall'altro c'era l'amore per Stefan che era più forte che mai.
Questa volta valutare da che parte pendesse l'ago della bilancia non fu difficile.
Per riavere Stefan doveva ferire il suo stesso orgoglio? Perfetto! Lo avrebbe fatto!
Per riavere Stefan doveva perdere la fiducia di Damon? Le dispiaceva, ma non poteva fare altro!
Un attimo dopo, la porta della camera si spalancò.
Damon entrò senza proferire parola, ma rivolgendole soltanto un cenno del capo, e si fermò al centro della stanza.
Sembrava del tutto rilassato e dalla sua espressione non traspariva niente che le potesse far temere che lui fosse di cattivo umore.
Elena si guardò intorno e si stupì parecchio di quello che percepì nella stanza.
Si era aspettata che l’aria fosse tesa e quasi ingestibile, invece tra di loro aleggiava soltanto un lieve alone di imbarazzo e non era neppure così male come sensazione.
- Forse è la conferma che sto per fare la cosa giusta…. - pensò Elena sorridendo leggermente.
“Allora?” - la incitò Damon all’improvviso.
Elena tornò a portare lo sguardo su di lui e annuì.
“Si, scusami, hai ragione! Ti ho chiesto di venire qui e, invece di dirti ciò che devo, me ne sto qui a guardare per aria!” - disse.
Damon scosse la testa e si mise scompostamente a sedere sul bordo del letto.
“Niente di cui preoccuparsi!” - le rispose liquidando le sue scuse con un noncurante gesto della mano.
Elena annuì nuovamente e sospirò una, due, tre volte prima di comiciare a parlare.
“Ascolta, Damon…c’è una cosa di estrema importanza che voglio dirti! Forse ti farà soffrire o forse no, ma io devo dirtelo, devo farlo!” - esordì.
Damon inclinò la testa di lato e la guardò incuriosito.
“Continua!” - le disse.
“Ok! Mettiamola così….Hai mai provato quella strana sensazione d’angoscia e confusione che deriva dal fatto che tu sai di avere ciò che volevi, sai che hai fatto delle scelte per avere quello a cui aspiravi e finalmente sei riuscito a prendertelo, ma, nello stesso tempo, senti che non ti basta, ti senti a disagio, come se ti mancasse qualcosa, come se quel qualcosa che tu credevi di volere, quel qualcosa che hai scelto….beh..in realtà fosse un errore? L’hai mai provata una sensazione simile?” - gli chiese.
Damon la guardò con uno sguardo serio e concentrato per qualche attimo prima di risponderle.
“Credo di sapere a cosa tu ti stai riferendo…” - le disse.
Elena annuì: “Ok! Beh…questa sensazione l’ho provata anch’io ultimamente e questo mi ha spinto a pensare! Ho ragionato sulla mia vita, sulle mie scelte, sulle persone che mi circondano e sui ruoli che ricoprono nella mia vita…” - disse.
“E a quale conclusione sei arrivata?” - le chiese Damon.
Elena sospirò: “Ho capito che c’è qualcosa di sbagliato!” - rispose.
Damon annuì e la incitò a proseguire con un cenno.
“Damon, io…non so come la prenderai…ma voglio confessarti la verità!” - disse - “Ho capito di essere ancora innamorata di Stefan. Ho capito di averlo sempre amato e di non aver mai smesso di farlo. Ho capito che ho sbagliato a scegliere te. Non che non ci tenga a te, anzi…ci tengo molto, ma non è amore!”.
Restò in silenzio per qualche attimo guardando Damon intensamente e cercando di capire cosa stesse pensando in qul preciso momento, ma Damon non tradiva nessuna emozione.
Elena gli si avvicinò e gli si sedette accanto.
Damon si voltò a guardarla ed Elena si meravigliò moltissimo della serena tranquillità che gli occhi del vampiro emanavano.
Aveva creduto che si sarebbe arrabbiato, che sarebbe partito in quarta pronto ad uccidere Stefan, e invece…niente.
“Lui lo sa?” - le chiese soltanto.
Dopo un primo momento di stupore per quella domanda inaspettata, Elena annuì: “Si…io gliene ho parlato, ma lui non ha voluto credermi!” - rispose - “E non posso dargli torto visto trutto il male che gli ho fatto!” - aggiunse.
“Qualcun altro lo sa?” - le chiese Damon.
Elena lo guardò negli occhi: “Sì! Meredith e Bonnie!” - rispose - “Con Bonnie ho parlato il giorno in cui abbiamo fatto giardinaggio, ma anche lei non mi ha creduto e con Meredith ci ho parlato ieri ed è stata in grado di aiutarmi e di farmi capire quali sono stati relamente i miei errori e mi ha consigliato…”.
“Di ascoltare il tuo cuore?” - la interruppe Damon.
Elena si accigliò: “E tu come lo sai?” - gli chiese sinceramente curiosa.
Damon sorrise lievemente e scosse la testa: “Mi sa che Miss Inquietudine ieri se ne è andata in giro a dispensare consigli!” - disse.
“Ha parlato anche con te?” - gli chiese Elena.
“Diciamo che non me ha utilizzato l’antica arte della minaccia!” - fece Damon - “Comunque…torniamo a noi!”.
Elena si riprese subito da quell’attimo di distrazione e tornò ad affrontare decisa gli occhi di Damon.
“Damon…penso che tu abbia capito dove voglio andare a parare e, come ti ho già detto, spero che questo mio desiderio non ti rechi sofferenza, ma…..io amo Stefan! E’ lui, adesso lo so! E sono stata una vera stupida a non accorgermene prima!” - disse - “So che sarà dura riconquistare la sua fiducia e tornare ad essere degna del suo amore, ma….io voglio e devo provarci! Capisci?”.
Damon annuì e le sorrise.
“Quindi la chiudiamo qui? Una volta per tutte?” - le chiese.
“Si!” - confermò Elena - “La chiudiamo qui!”

Quindi avevano chiuso, kaput, zac zac zac.
Anni passati ad inseguirla e poi erano bastati pochi mesi per far sparire qualsiasi sentimento vagamente romantico che fosse mai esistito tra loro.
Damon se ne stava seduto sul letto di Elena e guardava una macchiolina più scura sulla parete di fronte e si sentiva….sollevato.
Insomma, a rigor di logica, avrebbe dovuto sentirsi furioso, sbraitare, usare parole volgari contro Elena e pianificare nei minimi dettagli la morte cruenta e dolorosa del fratello e invece….si sentiva sollevato, come se si fosse appena tolto un grosso peso dallo stomaco.
Sbuffò e abbassò la testa a guardare il tappeto rosso al centro della stanza e il suo pensiero corse a Bonnie.
Il rosso scuro ed intenso del tappeto era molto simile a quello dei capelli della streghetta.
Era un rosso parecchio strano, un rosso molto simile a quello del sangue, il sangue di Bonnie dall’aroma dolce e fruttato che lui non aveva mai osato assaggiare.
Il perché, poi, non era mai riuscito a spiegarselo.
Lui era quello cattivo che avrebbe dato qualsiasi cosa per del sangue bevuto direttamente dalla gola del proprietario. Aveva anche bevuto quello di Elena, la ragazza che aveva sempre creduto di amare, e lo aveva fatto senza nessuna esitazione.
Allora perché con Bonnie non ci era mai riuscito?
Non che di occasioni non ce ne fossero state….
Ma ogni volta che ci pensava anche solo lontanamente si sentiva sporco e vigliacco.
Bonnie era una creatura tanto pura ed ingenua che solo un codardo si sarebbe approfittato di lei bevendone il sangue.
Però c’era anche qualche altra cosa, una specie di istinto di protezione nei confronti della streghetta che lo aveva sempre portato a difenderla senza stare lì a pensare ai se e ai ma.
E poi andava anche aggiunta quella sensazione strana che sentiva ogni volta che era con lei. Era una sensazione quasi primordiale, una sensazione di…possesso assoluto che lo stava facendo uscire di senno e che, soprattutto nell’ultimo periodo, si era talmente acuita da portarlo a fare cose sconsiderate.
Ad esempio: erano nella grotta e lui invece di preoccuparsi e di cercare ogni metodo possibile per tirarli fuori da quel guaio, non aveva fatto altro che insidiarla e toccarla ogni volta che ce n’era stata l’occasione. Poi erano usciti da lì dentro e si era appigliato a quella scusa banale dell’insonnia per dormirci insieme e, infine, aveva preso a monopolizzarle i sogni.
Parliamo chiaramente: se non era strano questo, allora cosa lo era?
Ma Damon non potè rifletterci su perché Elena gli poggiò una mano su una spalla attirando la sua attenzione.
- Ecco un’altra cosa senza senso: Elena mi ha appena mollato e a me non potrebbe fregarmene di meno! Anzi…mi ero pure dimenticato che era ancora qui…. - pensò Damon scuotendo la testa.
“A te sta bene, Damon? La nostra rottuta, intendo!” - gli chiese la bionda con aria preoccupata.
Damon si sentiva leggermente a disagio per la risposta che stava per dare perché non lo avrebbe mai detto: “A dire il vero…si, mi sta bene!” - e lo disse con un tono che faceva capire a meraviglia che lui stesso era stupito dalla cosa e non riusciva a spiegarsela.
Elena sorrise: “E’ per Bonnie?” - gli chiese.
Damon si voltò a guardarla di scatto.
Cosa doveva rispondere? Si? No? Forse?
Ma non dovette restare lì a pensare molto alla risposta perché questa venne da se nel momento in cui la mente di Damon, che continuava a guardare Elena, sostituì al viso della bionda quello della streghetta.
Damon scosse la testa per tornare alla realtà: “Sì, decisamente!” - ammise.
Una delle poche cose buone che aveva portato il suo rapporto con Elena era che adesso lui sentiva di poterle confessare ogni cosa. Il che era piuttosto sorprendente visto che lui non si fidava nemmeno della sua stessa ombra.
“Cosa provi esattamente per lei?” - gli chiese Elena con voce pacata e comprensiva.
Damon scosse la testa e si appoggiò con i gomiti alle ginocchia: “Non lo lo! Sono confuso perché è tutto assolutamente senza senso per me!” - rispose.
Elena annuì lentamente e ci riprovò: “Facciamo così…” - disse, alzandosi e parandoglisi davanti - “Adesso io sono Bonnie! Sostituisci la sua immagine alla mia e descrivimi cosa provi!”.
Damon accettò senza fare storie e, di nuovo confuso, si rese conto che era estremamente facile immaginare di avere davanti Bonnie e non Elena.
In pochi secondi l’immagine di Elena era scomparsa e al suo posto lui vedeva soltanto una ragazza non tanto alta, dalla pelle nivea ed un sorriso splendente incorniciato da una massa di capelli rosso fragola, che se ne stava lì davanti e lo guardava con quei suoi occhioni grandi color del cioccolato. Bellissima. Assolutamente perfetta.
Damon ricordò la sensazione che aveva provato nel sogno di qualche notte prima, il loro ultimo sogno, quando le aveva accarezzato il viso e le aveva stretto la vita sottile mentre la baciava.
Era stato…inebriante.
Si ricordò giusto in quel momento della richiesta di Elena di descrivere quello che sentiva.
“Quando la guardo penso che sia perfetta!” - disse - “Mi sento preda di una strana ed infinita tenerezza, come se lei fosse un essere prezioso da proteggere e talmente fragile che potrei romperla anche soltanto sfiorandola.” - aggiunse  - “Ma poi la guardo negli occhi e allora quella tenerezza cambia e si trasforma in una voglia irrefrenabile di starle vicino e di toccarla senza stare lì a badare alla delicatezza perché sento che lei è abbastanza forte da riuscire a sopportare di tutto, persino me! Sento il bisogno che lei mi guardi, che mi tocchi. Voglio che si aggrappi a me e mi tenga con lei. Sento la dolcezza mista alla rudezza, sento la tranquillità mista al caos più totale ed assordante, sento la voglia di averla accanto mista alla voglia di saperla il più possibile lontano da me perché so che quando mi guarda vede ciò che sono veramente e non quello che mi sforzo di essere!” - fece, con lo sguardo ormai perso nel vuoto - “E tutto questo è talmento intenso da lasciarmi spiazzato e confuso!” - aggiunse, subito prima di tornare a guardare Elena negli occhi - “E’ strano, Elena! Durante queste ultime settimane, quando ero con lei….non mi è mai importato nulla di te, era come se nemmeno esistessi!” - ammise - “E un’altra cosa strana sai qual è? Che poco fa, quando mi hai chiesto di immaginare che ci fosse lei al posto tuo….mi ci sono voluti meno di due secondi per dimenticarmi che tu fossi in questa stanza!” - concluse.
Elena ascoltò tutto con estrema attenzione e, non appena Damon finì di dire ciò che aveva da dire, gli si avvicinò e gli si inginocchiò davanti, poggiandogli le mani sulle sue e alzandogli il mento per costringerlo a guardarla.
“E’ amore, Damon!” - disse, decisa e sicura.
Damon scosse la testa: “Non ne sono così sicuro!” - disse sorridendo amaramente - “Io ho sempre pensato di amare te, ma per te non ho mai provato nulla di simile! Quindi se quello era amore, allora questo non può esserlo!”.
Ma Elena gli sorrise e lo corresse:“Ed è qui che ti sbagli!” - disse - “ Come hai appena detto, tu hai sempre creduto di amarmi, ma la realtà è che non lo hai mai fatto, non mi hai mai amata veramente! Pensaci un attimo….Tu sei arrivato a Fell’s Church seguendo Stefan e avendo come unico scopo quello di rovinargli la vita. Fu allora che conoscesti me e scopristi che io e Stefan ci amavamo, quindi decidesti che per farlo soffrire dovevi portargli via me! Ero questo per te all’inizio: una pedina da mangiare per dare scacco a Stefan, niente di più!” - disse - “Poi, però, hai cominciato a conoscermi ed io ho cominciato a conoscere te e tu hai cominciato ad affezionarti a me ed è stato allora che hai scambiato quell’affetto per amore, anzi…che abbiamo scambiato quell’affetto per amore!” - si corresse Elena - “Ma era solo affetto e sempre resterà tale!” - aggiunse - “Con Bonnie, invece, è diverso! Tu l’hai conosciuta senza avere un piano in mente ben preciso per lei. Hai imparato a conoscerla, ad apprezzarla e a volerle bene. Poi questo sentimento è cresciuto e adesso sta esplodendo e tu non puoi fare nulla perché è troppo forte e ti travolge totalmente.” - gli disse sempre con il sorriso sulle labbra - “E c’è una sola forza in grado di crescere pian piano e poi di travolgerti totalmente ed è l’amore! Quello vero, quello forte, quello che capita una sola volta e che è per sempre! Fidati, Damon: è amore!” - concluse Elena sbilanciandosi in avanti per poi abbracciarlo.
Damon la lasciò fare e, nel frattempo, ripensò a tutto quello che lui aveva detto e a tutto quello che aveva detto Elena.
Possibile che fosse stato tanto stupido da non rendersi conto di quello che stava succedendo?
Possibile che la sua voglia di riscatto a discapito di Stefan lo avesse assorbito così tanto da fargli commettere un errore madornale nella valutazione dei suoi stessi sentimenti?
Possibile che fosse così ottuso da non saper distinguere tra amore e affetto?
Damon non riusciva a crederci, ma adesso riusciva a ripensare a quella sensazione primordiale che provava nei confronti di Bonnie e a vederla sotto una nuova luce, una luce più chiara.
Sentiva quel senso di possesso verso Bonnie e adesso, forse, ne capiva il perché.
Lui sentiva che Bonnie era sua, che gli apparteneva, l’aveva sempre sentito e questo perché…….lui l’amava? Possibile?
Possibile che fosse davvero amore?
Come un lampo gli ritornò alla mente quella furia che gli era montata dentro quando aveva sorpreso Stefan e Bonnie che si baciavano.
Ci aveva visto rosso come non era mai successo prima.
Allora ripensò anche a tutte le volte che aveva visto Stefan che baciava Elena, ma non riuscì a ricordare nemmeno una volta in cui guardando una scena simile se la fosse, anche solo minimamente, presa.
Allora era vero, era vero che lui era innamorato di Bonnie.
E, a questo punto, era anche vero che lui era un emerito idiota per non averlo capito prima, ma ovviamente questo non lo avrebbe mai ammesso.
Elena sciolse l’abbraccio più sorridente di prima.
“Allora? E’ scomparsa la confusione?” - gli chiese.
Damon sorrise di rimando, uno di quei sorrisi sinceri che si concedeva di rado: “Si, mamma!”  - la prese in giro, alzandosi e aiutandola a rimettersi in piedi.
Elena gli diede un piccolo buffetto sul braccio in risposta: “Bene! Ne sono felice! Ne parlerai con Bonnie?”.
“Beh…mi sembra d’obbligo!” - rispose Damon.
“Se ti interessa stasera sarà alla festa in maschera, quella di beneficenza a cui andremo tutti! Ci verrai?” - fece Elena.
“Penso che ci farò un salto, si!” - rispose Damon.
“Beh..ovviamente ci verrai da solo perché io non ho alcuna intenzione di andarci con te e complicarmi ulteriormente la vita!” - disse Elena.
“Ovviamente!” - fece Damon - “Allora ci si vede lì!”.
“A stasera!” - lo salutò Elena.
Lui rispose con un cenno del capo e le lanciò un’ ultima occhiata silenziosa ma carica di gratitudine prima di lanciarsi dalla finestra e di scomparire nel caldo sole del tramonto.

“Allora…Damon, dobbiamo parlare!”  - fece Bonnie con aria risoluta e sguardo fiero e deciso guardando la sua immagine riflessa nello specchio di fronte a lei.
“No, non va!” - decise subito dopo - “Proviamo così: Damon, non so tu, mai io credo che noi due abbiamo un paio di cose da chiarire!” - provò con uno sguardo ed una voce più accondiscendente e vellutata.
Poi, però, scosse di nuovo la testa e pensò di ritentare con un approccio più conciso e diretto: “Damon, adesso tu mi dirai chiaramente cosa provi per me! Dillo adesso…”.
“Oppure taci per sempre?” - la interruppe la voce divertita di Stefan.
Bonnie si bloccò sul posto e si voltò lentamente a guardare l’amico, completamente rossa in viso.
Stefan se ne stava tranquillamente appoggiato con una spalla allo stipite della porta della sua stanza e si trattenva a stento dal riderle in faccia.
Bonnie si sentì così in imbarazzo che avrebbe voluto sotterrarsi.
“Da quanto tempo sei lì, esattamente?” - gli chiese, titubante.
“Da abbastanza per assistere alla scena di te che fai le prove davanti allo specchio di quello che dirai stasera a Damon!” - confermò Stefan - “Esilarante!” - aggiunse per poi lasciarsi andare ad una risata decisamente chiassosa.
Bonnie sbuffò e incrociò le braccia al petto aspettando che Stefan la finisse.
Quando la risata parve terminare Bonnie lo guardò con un cipiglio fintamente irritato.
“Hai finito?” - gli chiese - “Guarda che è una cosa seria! Io mi sto praticamente dannando l’anima per riuscire a capire come aprire il discorso con tuo fratello e tu non sei per niente d’aiuto!”.
Stefan le si avvicinò  e le mise le mani sulle spalle.
“Hai ragione, scusa, ma avresti dovuto vederti!” - disse lasciandosi scappare un nuovo risolino che sparì subito quando Bonnie gli lanciò un’occhiata che definire truce era dire poco.
Stefan alzò le mani in segno di resa: “Ok, ok, ok…calma, adesso!” - disse -“Ascoltami Bonnie…lo so che sei agitata per ciò che potrerbbe o non potrebbe succedere stasera tra te e Damon, ma devi stare tranquilla, ok? Io sarò lì con te e per te, quindi non hai nulla da temere!”.
Bonnie si sciolse in un sorriso dolce e lo abracciò di slancio: “Grazie mille, Stefan! Non so che farei senza di te!” - disse.
“Non preoccuparti e…a proposito…” - fece il vampiro scostandole e guardandola da capo a piedi - “…lo sai che sei bellissima?”.
“Ho fatto del mio meglio!” - rispose Bonnie volatandosi di nuovo verso lo specchio.
In effetti non stava per niente male.
Forse bellissima era un tantino esagerato, ma….carina, era decisamente carina.
Aveva indossato un vestito di un blu splendente che le metteva in risalto l’incarnato naturalmente pallido e il rosso dei capelli lasciati liberi sulle spalle.
Il vestito, nel dettaglio, era corto fin sul ginocchio e decisamente semplice.
Aveva delle spalline sottiti, ricoperte di minuscoli brillantini e uno scollo squadrato  con ricami in argento. Nella vita era tenuto stretto da una fascia grigio ghiaccio con rifiniture blu e la gonna le scendeva morbida e leggermente svasata ad accarezzarle i fianchi.
Ai piedi aveva optato per un paio di sandali non molto alti, argentati e tempestati di piccole pietre blu e al polso destro aveva un braccialetto in oro bianco che aveva messo poche volte e che le aveva regalato sua madre per i suoi diciotto anni insieme alla catenina anch’essa in oro bianco, ma con uno splendido zaffiro che portava al collo.
Infine la sua maschera era una semplice maschera a farfalla, argentata con rifiniture in tulle blu tutt’intorno.
Bonnie la indossò e afferrò il braccio che Stefan le stava offrendo.
Anche lui era particolarmente in tiro quella sera con il suo completo scuro e la camicia blu in coordinato con lei.
“Possiamo andare, direi!” - fece Bonnie.
Stefan sorrise ed annuì.
Arrivarono al ballo  con l’auto di Stefan e ci misero appena pochi minuti.
Il parcheggio era praticamente pieno e avevano dovuto aspettare parecchio prima di trovare un posto libero, ma alla fine avevano scoperto che la signora Hill aveva riservato dei posti auto per le varie organizzatrici quindi a Bonnie bastò presentarsi per ottenerne uno.
La sala era bellissima, quasi eterea con le sue luci bianche, i boccioli di rose che pendevano dall’alto in grossi festoni anch’essi bianchi e le statue di ghiaccio tutt’intorno.
Era davvero spettacolare e, non appena entrarono, vennero travolti dall’allegria della festa e dalla musica che l’orchestra stava suonando da un piccolo palco adibito ai musicisti.
Stefan si fermò un attimo al banco delle offerte di beneficenza per il canile e firmò subito un assegno che, visto il tempo che ci impiegò per scivere tutti i vari zeri e il sorriso raggiante e commosso che gli rivolse la signora Hill, Bonnie pensò dovesse bastare non solo per il canile di Fell’s Church, ma anche per quelli dell’intero Stato.
Stava per ringraziarlo, quando lui alzò semplicemente le spalle e le propose di andare a prendere qualcosa da bere.
Bonnie accettò, felice e grata per la generosità dell’amico.
Ed erano proprio lì che sorseggiavano i loro drink alla frutta quando li videro entrare.
Da un lato della sala entrò Elena accompagnata da Meredith ed Alaric, mentre dall’altro sbucò fuori Damon ed entrambi cominciarono ad avanzare verso di loro.
Bonnie guardò Stefan e lui le restituì lo stesso sguardo in cui si leggevano preoccupazione ed ansia.
“Buona fortuna!” - si augurarono nello stesso momento.

mercoledì 20 luglio 2011

Harry Potter: La fine di un'era!!!!

                              


Harry Potter è finito, concluso, terminato, andato, kaput!
E, in questo momento, l'unica domanda che aleggia incessantemente nella povera testa bacata che ho è: E adesso cosa ne sarà della mia vita?
Un pochettino esagerato come reazione, dite?
Forse avete ragione, tutta la ragione del mondo, ma mettetevi nei miei panni, che poi saranno anche i panni di molti di voi probabilmente e quindi non c'è neanche bisogno di dirvi di mettervi nei miei, ma vabbè....sorvoliamo....
Piuttosto, dicevo: mettetevi nei mei panni!!!
Avevo dieci anni quando mio cugino portò me e sua sorella e vedere Harry Potter e la Pietra Filosofale al cinema.
Io e mia cugina, consapevoli che i nostri rispettivi genitori erano impegnati e che mio cugino era l'unico che potesse accontentarci, fummo costrette ad intraprendere un'opera di convincimento che durò per ben due settimane per ottenere una risposta positiva.
Mio cugino diceva che erano tutte cavolate, che era un film per bambini e che non ci sarebbe mai venuto al cimena con noi.....
Fu dura...estremamente dura...Ma sapete come è andata a finire alla fine? Che lui si è appassionato ancora più di noi e che negli anni successivi cominciava ad assillarci mesi prima affinchè non ci dimenticassimo della nostra "uscita tra cugini", come diceva lui!!!
E adesso è finita! Dopo dieci anni è finita!
L'ho ammetto senza nessuna vergogna: domenica sera, al cinema, sulle scene finali non sono riuscita a trattenere una lacrimuccia, ma per fortuna sono riuscita a nasconderla a mio fratello altrimenti mi avrebbe preso in giro a vita!!!!XDXDXDXDXDXDXD
Che dire.....Harry Potter mi ha accompagnato per così tanto tempo che mi sembra stranissimo il solo pensiero che l'anno prossimo non ci sarà un unovo film della saga da vedere!
Mi mancherà il maghetto e pure Voldemort col naso inesistente e quella voce che, a tratti, mi metteva i brividi!
Beh...è stato bello finchè è durato e credo che ci vorrà parecchio tempo prima che arrivi un nuovo progetto simile che metta d'accordo praticamente tutti, maschi e fammine, bambini ed adulti!
Oggi come oggi di saghe ce ne sono parecchie e parecchie sono in procinto di essere lanciate nel mercato cinematografico, ma di Harry Potter ce n'è uno solo!!!!
Non fraintendetemi...anch'io sono una di quelle trilioni di ragazze in tutto il mondo che è innamorata pazza di Edward, pensa che Bella abbia una fortuna sfacciata e sbava sugli addominali di Jacob, ma....Harry Potter è Harry Potter!!!!
Addio maghetto!!! Hai proprio spaccato di brutto!!!XDXDXDXDXDXD
AL PROSSIMO POST...BACIONI..IOSNIO90!!!

lunedì 18 luglio 2011

Spoiler "Se io, se lei! Se io, se lui!" - Capitolo 17

Era pomeriggio inoltrato e i caldi raggi del sole filtravano dalla finestra e scaldavano la delicata pelle di Elena.
La ragazza era sola nel pensionato e percorreva a grandi passi la sua stanza aspettando, in preda all'ansia, che Damon si facesse vivo.
Gli aveva inviato un messaggio mentale qualla mattina e, seppure non aveva avuto risposta, sapeva che lui si sarebbe presentato a momenti.
Elena sentiva il nervosismo crescere.
Sapeva bene che era giusto così, che doveva parlare con Damon e mettere al loro posto le cose una volta per tutte, ma non poteva fare a meno di sentire uno strano ed ingombrante nodo all'altezza della gola.
Si fermò un attimo e guardò verso la finestra spalancata.
Si conosceva troppo bene per non ammettere il perchè di tutta quell'ansia.
Non era solo per Damon e per quello che, di lì a poco, gli avrebbe detto. Ma per quello che comportava il discorso che stava per affrontare.
Da esperta di piani A e strategie, come tutti la ritenevano, non poteva fare a meno di valutare i pro e i contro della situazione.
Da un lato c'era la possibilità di perdere la fiducia di Damon e di ferire il suo stesso orgoglio ammettendo di aver fatto soltanto un grosso insieme di errori colossali da quando aveva conosciuto Stefan e Damon, ma dall'altro c'era l'amore per Stefan che era più forte che mai.
Questa volta valutare da che parte pendesse l'ago della bilancia non fu difficile.
Per riavere Stefan doveva ferire il suo stesso orgoglio? Perfetto! Lo avrebbe fatto!
Per riavere Stefan doveva perdere la fiducia di Damon? Le dispiaceva, ma non poteva fare altro!
Un attimo dopo, la porta della camera si spalancò.



Mi rendo conto che non è un granchè come spoiler, ma, dato ho delle lettrici geniali, so per certo che avete già capito di cosa tratterà il prossimo capitolo!!!!XDXDXDXDXD
ALLA PROSSIMA..BACIONI...IOSNIO90!!!

venerdì 15 luglio 2011

Citazioni....

La bellezza non era il tradimento che lui aveva immaginato; era piuttosto una terra inesplorata dove si potevano commettere mille errori fatali, un paradiso selvaggio e indifferente senza nulla che indicasse la presenza del male e del bene. Nonostante tutti gli affinamenti della civiltà che cospiravano per creare l'arte, la perfezione inebriante del quartetto d'archi, e la grandiosità distesa delle tele di Fragonard, la bellezza era selvaggia. Era pericolosa e senza leggi come lo era stata la terra molti millenni prima che l'uomo avesse un solo pensiero coerente o scrivesse codici di comportamento sulle tavolette d'argilla. La bellezza era un Giardino Selvaggio.
 
Tratto da “ Scelti dalle tenebre” di Anne Rice.

giovedì 14 luglio 2011

"Se io, se lei! Se io, se lui! - Capitolo 16

 La saggezza è donna
“Alla fine si è rivelato tutto un grosso, grossissimo, stratosferico disastro!” - s’infervorò Meredith battendo una mano sulla scrivania.
“Ehi, ehi….calmati!” - fece Alaric con un sorriso - “Forse la situazione non è così tragica come credi! Ne hai parlato con le nostre due care signore?”.
“Non ancora….” - ammise Meredith a mezza voce.
“Allora penso che dovresti parlarne con loro prima di dare sentenze! Ci deve essere un motivo se la situazione che si è venuta a creare non le infastidisce più di tanto…Insomma, magari è quello che volevano!” - fece Alaric.
“Cioè loro volevano che tutti litigassero con tutti?” - Meredith sbarrò gli occhi.
“Magari il loro è un piano più grande e farli discutere tra loro non era il fine di questo piano ma soltanto una tappa per arrivare da qualche altra parte….!” - suppose Alaric.
Meredith sospirò.
“Forse hai ragione…” - si arrese, sorridendo alla lucina rossa della webcam e guardando il viso di Alaric sorriderle a sua volta dallo schermo del suo pc.
“Dovresti andare al pensionato a parlare con la signora Flowers e la signora Stones!” - le suggerì Alaric.
“Si, dovrei farlo!” - rispose Meredith - “Anzi, ci vado subito! Tanto dovevo passarci lo stesso per parlare con Elena visto che mi ha telefonato pregandomi letteralmente di raggiungerla!”.
“Mi sa che qualcuno deve tirare fuori il suo costume da SuperConsigliera!” - ironizzò Alaric.
Meredith rise della battuta: “Tu, piuttosto, quando ti decidi a tornare?” - gli chiese.
“Torno stasera da  Seattle e ci rivediamo domani!” - rispose Alaric.
“Domani sera c’è il ballo…” - fece Meredith.
“Allora credo proprio che sarà il caso di far prendere aria allo smoking!” - rispose lui.
“A domani, allora!” - lo salutò Meredith mandandogli un bacio con la mano.
“Io te ne mando mille, di baci!” - fece Alaric, sorridendole - “A domani e buona fortuna con la consulenza!” - aggiunse.
Meredith sorrise un’ ultima volta e interruppe il collegamento.
Parlare con Alaric le faceva sempre bene.
Lui poteva essere anche a mille miglia di distranza o in un altro continente dall’altro lato del pianeta, ma sapeva sempre trovare le parole giuste per consolarla, incoraggiarla e farle vedere le cose da una prospettiva diversa.
Era il ragazzo ideale per lei e ogni giorno ringraziava chiunque ci fosse lassù nel cielo per averglielo mandato.
Certo, era dura con tutti gli spostamenti di Alaric per via del suo lavoro, ma Meredith capiva quanto era importante e non se lo faceva pesare troppo.
Vivendo a stretto contatto con due vampiri e una strega e avendo avuto a che fare con demoni, vampiri originari e dimensioni oscure, Meredith stessa aveva sviluppato il forte desiderio di saperne di più, di studiare quel mondo oscuro che era il Mondo della Notte come faceva Alaric.
E sapeva che un giorno lo avrebbe fatto….sarebbe partita con Alaric.
Si scostò dalla scrivania facendo scivolare all’indietro le rotelle della sedia su cui era seduta e, afferrata la borsa, lasciò la sua stanza e uscì di casa, raggiungendo la sua auto parcheggiata sul vialetto.
Era primo pomeriggio e, nonostante il caldo afoso, le nuvole erano tornate a coprire il sole e, di tanto in tanto, si riusciva persino a percepire il grido lontano di un tuono.
Climaticamente parlando non era mai un bene buttare giù il morale di Damon.
Il viaggio in macchina fino al pensionato durò poco e, una volta accostato accanto al marciapiede dall’ altro lato della strada, Meredith si diresse a passo svelto verso il giardino posteriore del pensionato: sapeva che, a quell’ora, non c’era altro posto al mondo in cui avrebbe potuto trovare le due anziane donne.
E, infatti, erano lì a sorseggiare thè freddo sedute attorno ad un tavolo che, probabilmente, avevano fatto mettere lì da Stefan la sera prima.
“Oh, salve Meredith!” - la salutò la signora Flowers sorridendo.
La signora Stones si limitò a farle un cenno con la testa e ad alzare il bicchiere nella sua direzione.
“Buon pomeriggio!” - le salutò Meredith.
“Siediti pure, cara!” - la invitò la signora Stones scostandole la sedia di fianco alla sua.
“Grazie!” - rispose Meredith mettendosi seduta.
“Io sono venuta perché Elena vuole parlarmi, ma dato che sono in anticipo vorrei prima farvi qualche domanda!” - disse.
Le due donne la guardarono attentamente e sorrisero.
“Ce lo aspettavamo dopo gli eventi di ieri!” - chiarì la signora Stones - “Chiedi pure!”.
Meredith prese un bel respiro: “Ok!” - disse - “Ieri, stando qui tutti insieme, hanno praticamente litigato tutti e adesso la situazione è  peggio di prima, ma sembra che a voi stia bene così….”.
“Infatti noi siamo molto contente di come sono andate le cose!” - rispose la signora Stones.
Meredith scosse la testa: “Non capisco…” - ammise.
La signora Stones si sporse verso di lei e le mise una mano su una spalla: “Cara Meredith , è normale che tu non capisca e questo è colpa nostra perché non ti abbiamo spiegato nulla! Ma….essenzialmente, la domanda che devi porti è una sola: Perché i tuoi amici hanno discusso tra loro e se la sono presa tanto?” - le disse.
Meredith la guardò, confusa.
“Ed anche la risposta è una sola: perché ognuno di loro tiene troppo a tutti gli altri e si sono stancati di recitare i ruoli delle coppie felici che in relatà non sono!” - aggiunse la signora Flowers.
“Vedi, Meredith! Il nostro piano è sempre stato uno solo: quello che ti abbiamo raccontato dopo che ci hai sorprese a fare quell’incantesimo! Non è cambiato nulla da allora!” - disse la signora Stones - “Tu credi che quel piano sia cominciato con l’incantesimo e sia finito nel momento in cui abbiamo confessato, ma non è così…..è andato avanti!”.
“Cioè?” - chiese Meredith.
“Noi abbiamo sempre voluto una cosa, cioè far capire loro che si stavano rovinando la vita stando insieme alla persona sbagliata! Ma non potevamo semplicemente andare lì e dirglielo perché dovevano essere loro a capirlo!” - fece la signora Flowers.
“Così avete fatto l’incantesimo!” - s’intromise Meredith.
“L’incantesimo lo abbiamo usato semplicemente per farli scontrare violentemente con la verità dei loro reali sentimenti, verità che li ha lasciati spiazzati, ma che hanno negato!” - disse la signora Flowers.
“Poi è arrivata la seconda fase: noi abbiamo confessato e ribadito quella verità che si è risvegliata in loro e li ha incuriositi. Così hanno cercato di indagare i loro stessi sentimenti e, sicuramente, sono successe delle cose, cose che noi non vogliamo sapere, ma che li hanno portati a dubitare!” - aggiunse la signora Stones.
“Si, ma poi ieri…” - fece Meredith.
“Ieri era il momento della svolta, il momento in cui hanno accettato la verità con cui noi li abbiamo colpiti all’inizio!” - rispose la signora Stones.
“Ma se hanno accettato questa verità significa che Elena ha capito di amare Stefan, Stefan ha capito di amare Elena, Bonnie ha capito di amare Damon  e Damon ha capito di amare Bonnie, giusto?” - fece Meredith.
La signora Stones annuì: “Giusto!”.
“E allora perché adesso stanno tutti male? Le avete viste le facce con cui si ritrovavano ieri sera? Mi hanno fatto una tenerezza assurda….persino Damon!” - fece Meredith.
“Perché la verità fa male, Meredith!” - rispose la signora Flowers con il suo solito tono gentile e pacato.
“Questa è un’assurda frase fatta!” - disse Meredith - “Ma che ci sta a pennello…” - aggiunse - “Non c’è nulla che possiamo fare per aiutarli a capire che non c’è niente da temere e che devono avere il coraggio di dichiarare ad alta voce i loro veri sentimenti senza paura che possano far male?” - chiese.
“Beh….noi non possiamo immischiarci più di quanto abbiamo già fatto!” - fece la signora Stones.
“Ma tu adesso devi andare da Elena, giusto?” - le chiese la signora Flowers sorridendo.
Meredith annuì.
“Chissà di cosa mai vorrà parlarti così urgentemente!” - ironizzò la signora Stones scambiandosi un’occhiata complice con la signora Flowers.
“Voi volete che io li faccia ragionare tutti?” - chiese, sconcertata, Meredith.
“Non abbiamo detto questo!” - fece la signora Stones - “Ma è vero che se ci fosse qualcuno a mettere un po’ di ordine in quelle loro testoline confuse, magari tutto si risolverebbe prima!”.
“E chi potrebbe svolgere questo compito meglio della ragazza che rappresenta la voce della ragione dell’intero gruppo!?!” - aggiunse la signora Flowers.
Meredith le fissò divertita e quasi spaventata da tanta arguzia.
“Potrei farlo!” - disse -“Ma anche se ci riuscissi, credo che il massimo che potrei fare sarebbe parlare con Elena, Bonnie e Stefan! Per quanto riguarda Damon…..io e lui non siamo grandi amiconi, sapete? Mi chiama Miss Inquietudine!”.
“Tre su quattro è comunque un bel risultato!” - fece la signora Stones.
Meredith sospirò pesantemente, rubò il bicchiere di thè freddo dalle mani della signora Stones e si alzò.
“Allora…..vado!” - disse - “E mi porto pure il thè!”.

Aspettò davanti alla porta di Elena per più di dieci minuti senza muoversi prima di bussare.
Doveva ammetterlo: Meredith era leggermente in ansia.
Certo, non era la prima volta che dava consigli o che le chiedevano di dare consigli, anzi era un po’ quello il suo ruolo nel gruppo, ma adesso si sentiva agitata.
Già la situazione era grave, se poi lei si metteva magari a dire cose che non c’entravano nulla o che sortivano l’effetto sbagliato, avrebbe finito di rovinare ciò che era già abbastanza rovinato di suo.
Respirò lentamente riempiendosi i polmoni d’aria e bevve un lungo sorso di thè, poi raccolse il coraggio e diede tre colpi alla porta della stanza di Elena.
Nemmeno tre secondi dopo la porta si aprì di scatto rivelando una Elena decisamente non al meglio di se con tutti i capelli in disordine e le occhiaie che l’afferrò per il braccio e la tirò bruscamente all’interno della camera per poi chiudere a chiave la porta e lanciarla, letteralmente, su una poltrona.
Meredith era frastornata e francamente anche un po’ seccata visto che tutto il suo thè si era rovesciato sul pavimento.
“Sei in ritardo!” - fece Elena parandolesi davanti a braccia conserte e gambe divaricate.
“Mi sono fermata a prendere del thè di sotto, ma ormai….” - rispose Meredith mostrandole il bicchiere vuoto che era riuscita a salvare lanciandolo sul letto e la pozzanghera al profumo di pesca che era al centro della stanza.
Elena annuì, solenne, poi cominciò a fare avanti e indietro davanti a Meredith.
“Non vorrei disturbare la tua passeggiata...” - ironizzò Meredith - “Ma posso sapere perché sono qui?” - le chiese, cautamente.
Elena si fermò di colpo, si lasciò cadere sulla polltrona di fianco alla sua e, guardandola dritta negli occhi disse: “Ho detto a Stefan che lo amo!”.
Meredith sbarrò gli occhi: “Ah!” - fece.
“Anche lui ha detto che mi ama!” - continuò Elena.
Meredith annuì lentamente.
“Ma…..? Perché a questo punto c’è un ma, giusto?” - le chiese.
Elena annuì.
“Lui non mi crede ed io non so più che fare per fargli capire che dico sul serio!” - disse Elena - “Ho anche provato a parlarne con Bonnie, ma abbiamo finito col litigare di nuovo e neppure lei mi crede! Anzi…mi ha detto che sono un’egoista e che non faccio altro che fare il doppiogioco con Stefan e Damon!”.
“Bonnie ha detto così?” - chiese Meredith.
“Testuali parole…più o meno!” - confermò Elena - “Ma non è così, vero Meredith? Insomma….io non sono come dice lei, giusto?”.
Meredith si bloccò un attimo senza sapere cosa rispondere.
Mentirle non avrebbe portato a niente, ma se le diceva la verità finiva col ferirla.
Vendendo il suo attimo di tentennamento, Elena se ne uscì proprio con la frase di cui Meredith aveva bisogno: “Voglio la verità, Meredith!”.
Meredith si arrese.
“Ok! Senti, Elena! Io ti voglio bene, lo sai, ma…..insomma….tu non sei esattamente una santa! Ti piace stare al centro dell’attenzione e questo ti rende spesso egoista, per non parlare poi di quanto hai fatto soffrire gli altri quando dovevi prendere una decisione tra i due fratelli. Non facevi altro che dire che eri confusa e che ti ci voleva tempo senza pensare a quanto potessero soffrire le persone intorno a te!” - rispose.
Elena si lasciò andare sulla poltrona: “Insomma….è vero! Sono egoista!” - disse, sospirando.
Meredith non avrebbe voluto dirle quelle cose, ma se il suo lavoro era farla ragionare, allora doveva farlo.
Si sporse verso di lei e le mise una mano su un ginocchio per attirare la sua attenzione.
Gli occhi di Elena corsero a lei.
“Cosa posso fare per non essere più egoista? Cosa posso fare per far si che Stefan mi creda?” - le chiese quasi in una supplica.
“Ascolta! Se davvero non vuoi più essere egoista la prima cosa che devi fare è metterti nei panni di Stefan!” - le disse.
“Ma mi ci sono già messa! Lo so che l’ho fatto soffrire e che è tutta colpa mia! Credimi!” - la interruppe Elena.
“Ok! Mi sembra evidente che tu abbia capito dove hai sbagliato, ma non è vero che tu ti sei immedesimata in lui! Perché se davvero ti fossi messa nei panni di Stefan avresti capito quanto è grande la portata del dolore che gli hai inferto e non te ne staresti qui a lamentarti come una bimba di due anni perché lui non corre da te e si getta ai tuoi piedi! Anzi….è meglio che ti ci abitui al nuovo atteggiamento di Stefan, perché dopo quello che ha passato a causa tua, dubito che, se anche si rimettesse con te, tornerebbe a farti da cavalier servente come faceva prima! Ormai quello Stefan è morto e ad ucciderlo sei stata tu!” - fece Meredith, duramente.
Gli occhi di Elena si intristirono.
“Possibile che io non abbia capito proprio niente?” - le chiese.
“Tu non c’eri, Elena! Per un intero mese Stefan ha tenuto te e Damon fuori dal pensionato e fuori dalla sua vita! Non hai visto quanto ha sofferto perché, quando lui ti ha ridato il permesso di tornare qui, Bonnie aveva già operato il suo miracolo su di lui facendolo tornare alla vita! E ti assicuro che non esagero quando parlo di miracolo!” - cominciò Meredith - “Stefan era a pezzi, completamente distrutto, dilaniato a causa tua! Se ne stava sempre rinchiuso qui dentro e spesso è capitato che siamo stati noi a procurargli il sangue che il suo corpo necessitava perché altrimenti si sarebbe lasciato morire di fame! Ha continuato così per giorni fino a che una mattina Bonnie non lo ha praticamente trascinato di peso fuori in giardino, poi lo ha trascinato in strada, poi lo ha trascinato a caccia…..immaginati quella figurina piccola piccola che è Bonnie caricarsi sulle spalle quel pezzo di ragazzo che è Stefan e portarselo ovunque come se fosse uno zaino….sembra impossibile, ma lei lo ha fatto!” - continuò Meredith, sorridendo al ricordo - “E nel frattempo lo riempiva di schiaffi per farlo reagire, ma lui non dava segni di vita fino a che, un bel giorno, Bonnie stava per colpirlo per l’ennesima volta e lui si è voltato e le ha bloccato il polso….un attimo dopo erano scoppiati a ridere entrambi!” - finì di raccontare Meredith - “ Vedi, Elena….quel periodo è stato davvero brutto per Stefan e tutti noi gli siamo stati vicini condividendo con lui il suo dolore e ti giuro che era straziante vederlo ridotto in quel modo….molto più di quanto si possa immaginare! Quindi….non è neppure colpa tua se non riesci a capire quanto ha sofferto perché se non lo si è visto con i proprio occhi non lo si può capire e tu non c’eri!” - aggiunse.
“Bonnie ha davvero fatto tutto questo?” - chiese Elena in un sussurro.
Meredith annuì: “Sì! Quindi non prendertela neppure con lei se non ti crede e si schiera con Stefan! Vedi….come ti ho detto, noi tutti qui abbiamo visto il dolore di Stefan, ma Bonnie lo ha vissuto in prima persona e questo deve essere stato mille volte peggio!” - rispose - “Forse lei è l’unica che riesce a capirlo per davvero!” - aggiunse.
Elena annuì, sovrappensiero.
“Bonnie, ieri, mi ha detto anche che devo dimostrare con i fatti quello che dico…che devo troncare con Damon!” - fece Elena.
Meredith si stupì: “Perché, non lo hai ancora fatto?”.
Elena scosse la testa.
Meredith le diede un colpetto sul braccio: “E si può sapere che aspetti?” - le disse - “E’ logico che Stefan non ti creda se stanno così le cose!”.
Gli occhi di Elena si riempirono di lacrime.
Aveva un’espressione così atterrita e smarrita che le faceva tenerezza.
“Ascoltami!” - sospirò, Meredith - “Io ti credo, Elena! Ma se vuoi che anche Stefan cominci a crederti devi darti una mossa! Devi capire che ormai la fiducia che lui nutriva nei tuoi confrointi è andata a farsi benedire e le prima cosa che tu devi fare, prima di riconquistare il suo cuore, è riconquistare la sua fiducia! Ma per farlo devi porre fine alla tua relazione con Damon una volta per tutte e definitivamente, questa volta! Basta giochetti! Devi andare da Damon, dirgli che ami Stefan e solo lui, mollarlo e fargli capire per bene che tra te e lui non ci potrà mai essere nulla perché, metti caso che tu e Stefan torniate insieme…..se Damon ricomincia a comportarsi con te come faceva una volta e tu lo lasci fare come facevi una volta, Stefan non ti perdonerà mai!” - la avvertì - “Allora? Sei pronta a farlo? A dire addio a Damon?”.
Elena ci penso su per un po’, poi strinse i pugni e la guardò con determinazione.
“Si! Troncherò con Damon non appena lo vedo e poi andrò da Stefan a dirglierlo!” - disse.
“No!” - la fermò Meredith - “Non puoi pretendere che Stefan torni magicamente a confidare in te! Devi dargli tempo, tutto il tempo che vuole senza fargli pressioni!”.
Elena annuì e si corresse: “Ok! Allora mollo Damon e dò a Stefan tutto il tempo che vuole! Nel frattempo mi tengo lontana dai guai!”.
Meredith annuì sorridendo.
Ma Elena si rabbuiò di colpo: “E se Damon non ne vuole sapere? Si, insomma…se non sarà così facile troncare con lui?” - le chiese, nel panico.
Meredith sorrise, sorniona: “Non credo che opporrà tanta resistenza, sai?” - disse.
Elena la guardò, curiosa: “Sai qualcosa che io non so, Meredith?” - le chiese.
“Oh, andiamo, Elena! Nel nostro gruppo, tu sei quella bella, Bonnie è la dolce strega magicamente dotata e io sono quella intelligente! E’ mio preciso dovere sapere più cose di tutti voi messi insieme!” - scherzò Meredith strappando un sorriso ad Elena.
“Bonnie…devo chiederle scusa!” - disse.
“Beh…allora ti lascio! Si sta facendo tardi ed ho un ballo da portare in scena domani sera!” - fece Meredith alzandosi e avviandosi alla porta seguita da Elena - “A proposito…ti consiglio di procurarti una maschera se vuoi venirci anche tu…naturalmente senza Damon!”.
“Ovvio!” - sorrise Elena  - “Ma…aspetta…una maschera, hai detto?”.
“Stefan ci ha detto della tua idea e della voglia che avevi di partecipare al ballo, così io e Bonnie ci siamo date da fare e abbiamo avanzato la proposta di un ballo mascherato! E devo dire che ha riscosso grande successo!” - spiegò Meredith - “Lo vedi che ci tiene ancora a te?” - aggiunse.
Elena arrossì.
“Quindi niente cavolate Elena!” - la rimproverò Meredith - “Sta in campana, dagli tempo e….ascolta il tuo cuore!”.
“Grazie, Meredith!” - fece Elena.
Meredith le mandò un bacio e un sorriso prima di sparire oltre la porta e scendere di corsa le scale.
Mentre montava in auto, lanciò uno sguardo alla finestra della camera di Elena e sospirò sollevata: “La prima è andata!”.

Arrivò al palazzo comunale con qualche minuto d’anticipo.
Aveva avvertito Bonnie che non avrebbe potuto passarla a prendere quel giorno e, infatti, nel parcheggio notò subito la bici verde smeraldo dell’amica.
A Meredith scappò un sorriso: Bonnie doveva averla maledetta parecchio per averla costretta a farsi tutta quella strada in bici e con quel caldo!
Fece scattare l’antifurto dell’auto e si avviò verso il giardino posteriore dove fervevano i preparativi per il ballo della sera dopo quando, in lontananza, intravide la figura solitaria di Stefan che usciva dal cancello principale: doveva aver fatto compagnia a Bonnie durante il tragitto.
- Beh…già che è qui! - pensò Meredith gettandosi all’inseguimento del vampiro.
Stefan camminava lentamente così che Meredith non ci impiegò molto a raggiungerlo sulla via principale di Fell’s Church.
Sarebbe arrivata tardi all’incontro, ma aveva una missione più importante da compiere.
“Ehi, Stefan! Fermati!” - lo chiamò.
Il vampiro si bloccò all’istante e si girò verso di lei.
“Ehi, Meredith!” - disse, per poi raggiungerla -  “Tutto bene?” - le chiese.
Meredith annuì: “Si, ho soltanto corso un po’ per raggiungerti e poi fa un gran caldo che quasi non si respira!” - rispose sorridendo.
Stefan ricambiò il sorriso: “Hai corso per raggiungermi?” - le chiese curioso - “Volevi dirmi qualcosa?”.
- Ok, Meredith…buttati! - pensò la ragazza riavviandosi i capelli all’indietro.
“Si, io…ehmm…ho parlato con Elena prima e mi ha raccontato un po’ di cose..” - disse.
Stefan annuì, consapevole: “Cose su di me e su ciò che lei pensa di provare, immagino…” - disse.
“Si, mi ha detto che non le credi….” - fece Meredith.
Stefan sospirò e si passò le mani sul viso dall’espressione tormentata prima di risponderle: “Come faccio a crederle, Meredith? Non posso…semplicemente…non posso!” - disse - “Ci sono già passato e non voglio ricominciare tutto d’accapo perché se dovessi ripiombare in quello stato pietoso in cui lei mi ha ridotto….questa volta credo che neppure tutte le Bonnie del mondo riuscirebbero a rimettermi in sesto!”.
Meredith annuì, lentamente - “Ti capisco…lo so, l’ho visto con i miei occhi quello che ti ha fatto, ma…..Stefan…io mi preoccupo per te!” - disse.
Stefan si accigliò: “Ti preoccupi? Perché?” - le chiese.
Meredith si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla destra: “Ascolta….Hai mai provato a pensare come sarebbe davvero la tua vita senza Elena? L’eternità senza Elena?” - gli chiese - “Io capisco che hai paura di soffrire ancora e che non ti fidi più di lei e ti appoggio, ma pensa a te stesso….insomma….lei mi ha detto che tu le hai praticamente confessato di amarla ancora, è vero?”.
Stefan annuì, rassegnato.
“Ecco! Pensa a questo: dopo tutto quello che ti ha fatto passare tu la ami ancora. E sai perché? Perché nonstante la tua testa sia ormai passata oltre, sia mille miglia lontano da Elena, nonostante la tua razionalità le abbia detto addio……il tuo cuore non l’hai mai dimenticata e continua ad amarla!” - gli disse - “Sai, una volta Alaric mi ha raccontato una cosa su voi vampiri, mi ha detto che anche se il vostro cuore è fisicamente morto, voi paradossalmente siete le creature in grado di provare l’amore più profondo e duraturo che possa esistere….e lo provate per una sola persona ed è per sempre!” - continuò Meredith - “Certo, ha anche aggiunto che non per tutti i vampiri è così! Ci sono anche i vampiri che rifiutano totalmente l’amore e qualsiasi altro sentimento e ci sono anche quei vampiri che non credono in questa leggenda e pensano di poter amare più di una volta nella loro esistenza….ma tu non sei così! Tu sei esattamente quel tipo di vampiro che ama una sola volta e per sempre, sei quel tipo di vampiro che riconosce a prima vista la donna della sua vita e fa di tutto per starle vicino!” - finì Meredith.
“E questo che significa? Che stai cercando di dirmi?” - le chiese Stefan guardandola negli occhi.
“Significa che tu sei speciale, Stefan! Significa che hai un cuore capace di grandi cose, prima fra tutte: amare! Sei in grando di provare un amore forte e smisurato, alle volte persino esagerato….e lo provi per un’unica persona: Elena! Che tu lo voglia oppure no!” - rispose Meredith.
Stefan scosse la testa: “Non posso tornare con lei come se nulla fosse!” - disse.
“Ed io non ti sto dicendo di farlo!” - ribattè Meredith - “ Ti sto solo dicendo di tenere a mente questa cosa e di pensarci, di pensare al tuo futuro! Preferisci pensare all’eventualità di dare, un giorno, una seconda possibilità ad Elena oppure preferisci trasformarti in uno di quei vampiri che rifiutano ogni sentimento e che sono soltanto dei mostri? - gli chiese.
Stefan la guardò senza rispondere.
“Prenditi il tuo tempo! Pensaci, riflettici su…..una cosa che non ti manca è proprio il tempo!” - lo esortò Meredith  - “Pensa a quello che ti ho detto e non ti costringere ad escludere Elena dalla tua vita! Così, forse, potrai capire cosa realmente le passa per la testa! Dopotutto non hai niente da perdere, ma soltanto da guadagnarci: se decidi di darle un’altra chance allora sarai felice, se, invece, capisci che lei non è davvero cambiata…beh…almeno ti sarai tolto un dubbio e ti sarai evitato parecchie sofferenze!” - aggiunse, sorridendo.
Stefan la guardò per diversi istanti prima che un debole sorriso apparisse sulle sua labbra: “Prendere tempo……forse hai ragione!” - ammise.
Meredith gli battè due volte sulla spalla, delicatamente: “Ascolta il tuo cuore, Stefan! In certe situazioni è la cosa migliore da fare!” - gli consigliò.
Stefan annuì, sorridendo e sospirando.
“Beh…io adesso vado, sono già in ritardo!” - fece Meredith, cambiando argomento.
Stefan guardò distrattamente l’orologio che aveva al polso: “Si, sarà meglio che vai….lo dico per il tuo bene: non è una cosa consigliabile lasciare da sola Bonnie in balia della signora Hill per troppo tempo!” - disse Stefan.
“Si, si, si….hai ragione! Se non mi sbrigo finisce che la mia cara amica mi scuoia viva!” - ironizzò Meredith, indietreggiando.
Stefan le rivolse un ultimo sorriso sereno: “Ciao, Meredith!”.
Meredith alzò una mano nella sua direzione: “Ciao, Stefan!”.

Come previsto, Bonnie la aspettava a braccia conserte e con un cipiglio non proprio amichevole all’entrata della sala per il ballo.
“Scusa, scusa, scusa! Sono in ritardo…lo so…” - tentò di giustificarsi Meredith appena arrivata.
L’espressione di Bonnie si addolcì, ma solo di poco.
“Ti perdono solo in onore della nostra decennale amicizia!” - disse - “Se si fosse trattato di qualcun altro non avrei esitato a togliergli l’amicizia su Facebook! Sai quanto mi irrita stare da sola a sorbirmi le lamentele della signora Hill!”.
Meredith accennò un sorriso e le si avvicinò, mettendole una mano dietro la schiena e guidandola verso la loro postazione da decoratrici: “Lo so ed è per questo che ti chiedo perdono, ma sono stata trattenuta…” - disse.
“Ah, si? E da chi?” - chiese Bonnie.
“Da qualcun altro a cui non toglieresti mai l’amicizia su Facebook: Stefan!” - rispose Meredith.
Bonnie sbuffò: “E’ davvero stressante essere amica di voi due: non riesco mai ad arrabbiarmi come si deve!” - disse mettendo su un broncio da bambina decisamente adorabile.
Meredith sorrise e le fece l’occhiolino, ma non si era dimenticata della “missione” che le avevano affidato la signora Stones e la signora Flowers, così colse la palla al balzo per entrare nell’argomento anche con Bonnie.
“Allora mi reputo fortunata!” - buttò lì - “Elena mi ha detto che quando ti arrabbi fai paura!”.
Restò a guardare Bonnie per qualche secondo per vedere che effetto sortiva il suo commento e, infatti, la risposta non tardò ad arrivare.
“Elena ti ha detto che abbiamo litigato di nuovo, eh?” - le chiese Bonnie.
Meredith annuì.
“E ti ha detto anche il perché?” - fece Bonnie appoggiandosi al tavolo da lavoro che era stato assegnato a loro due.
“Si, mi ha detto tutto!” - disse Meredith, con un tono che faceva ben intendere che Elena le aveva raccontato proprio tutto tutto.
Bonnie annuì: “E cosa ne pensi?” - le chiese.
“Penso che Stefan abbia ragione a non fidarsi e che Elena ha sbagliato a non mollare subito Damon e ha sbagliato anche a stare troppo addosso a Stefan! Le ho detto di rimediare a tutti e due gli sbagli!” - rispose Meredith.
“Beh…mi sembra sensato!” - fece Bonnie.
Si misero entrambe a sedere e, mentre Bonnie faceva l’inventario di tutto ciò che era stato usato e di tutto ciò che era stato lasciato negli scatoloni, Meredith riprese a controllare che tutti i permessi fossero in ordine e che tutti i fornitori fossero all’opera.
Arrivata a metà del lavoro, mentre il sole cominciava a calare, Meredith disse: “E tu che mi racconti? Stai bene?”.
Bonnie le rispose senza guardarla: “Mi hai vista piangere ieri?”.
Meredith sospirò, guardò lo sguardo neutro che l’amica continuava a rivolgere alle pile di fogli davanti a se e si infuriò: “Sinceramente non capisco proprio perché diamine devi sempre farti del male, Bonnie! Comincio a temere che tu abbia seri problemi di autolesionismo emotivo!” - sbottò battendo una mano sulla scrivania.
Bonnie sbiancò e la guardò con occhi spalancati.
“Si può sapere di che cosa stai parlando?” - le chiese, come se fosse lei la matta.
Meredith le si avvicinò e abbassò il tono della voce: “Sto parlando di te, Bonnie! E sto parlando dei tuoi sentimenti e di Damon! Ecco di cosa sto parlando!” - disse.
Bonnie si ritrasse scuotendo la testa: “Non c’è nulla tra me e Damon!” - negò.
“Ok! Quindi deduco che vuoi continuare a giocare  a < Io non sono innamorata di Damon >!” - disse Meredith.
“Io non sono innamorata di Damon, Meredith! Mettitelo in testa!” - disse risoluta Bonnie.
“Senti, Bonnie! Come hai detto tu prima, in onore della nostra decennale amicizia….vedi di non raccontarmi cavolate!” - rispose altrettanto risoluta Meredith.
Restarono a fissarsi occhi negli occhi per attimi interminabili.
La prima ad abbassare lo sguardo fu Bonnie.
“Ok! Lo ammetto! Sono innamorata di Damon!” - si arrese - “E adesso? Mi spieghi cosa cambia?” - le chiese.
“Se non ti metti in gioco non cambierà mai nulla!” - rispose Meredith.
Bonnie sembrò spazientirsi e alzò gli occhi al cielo.
“Oh, andiamo, Meredith! Mettermi in gioco per cosa? Per soffrire ancora? Per continuare a vederlo sbavare dietro ad Elena per il resto dei miei giorni?” - fece Bonnie - “No, grazie, Meredith! Ci sono già passata e non mi è piaciuto per niente!”.
“Elena…certo!” - fece Meredith - “Perché era Elena quella che guardava in continuazione ieri! Ed era Elena quella per cui si è quasi fatto pestare da Stefan! Così com’ era Elena quella che lo ha reso uno straccio ieri sera quando se ne è corsa via!” - disse - “Sarò anche rimasta in disparte ieri, ma ho visto tutto! E, sinceramente, quello sguardo perso con cui l’ho visto dopo che te ne sei andata…lo ammetto….mi ha fatto quasi pena, sembrava un poveraccio!”.
“Perché mi stai dicendo tutte queste cose? Per farmi sentire in colpa?” - fece Bonnie.
“No!” - rispose Meredith scuotendo la testa e afferrandola per le spalle - “Bonnie io ti voglio bene e voglio che tu sia felice! Se non credessi che Damon prova davvero qualcosa di forte per te io non starei qui a difenderlo, ma sarei la prima a dirti di stargli alla larga anche a costo di doverti trasferire in Cina!” - aggiunse strappando un sorriso alla rossa - “Ma sono qui e ti sto dicendo di parlargli, di lasciare che si spieghi chiaramente una buona volta e di non saltare subito alle conclusioni basandoti soltanto su eventi passati!”.
“Come fai a definire evanto passato il fatto che lui adesso sta con Elena e che stravede per lei?” - fece Bonnie.
“Strevede per lei? Sul serio?” - fece ironicamente Meredith - “Bonnie, tu e Stefan sembrate una coppia di innamorati diecimila volte di più di quanto non lo sembrino Damon ed Elena! E dammi retta che io queste cose le vedo chiaramente dall’esterno! Tra quei due….non funziona! Insomma, se funzionasse Elena non si sarebbe ricreduta sulla sua scelta e..beh….deve pur essere successo qualcosa tra te e Damon per farti ripiombare in questo stato, no?” - le chiese.
Bonnie annuì: “Si, sono decisamente successe delle cose…” - confermò.
“Ecco, questo vorrà pure dire qualcosa, no?” - fece Meredith.
Bonnie annuì lentamente e sospirò: “E come faccio a sapere che per lui non è tutto un gioco?”.
Meredith scosse la testa: “Non lo so! L’unica cosa che puoi fare è…parlare con lui e scoprirlo!” - le consigliò.
“Quindi, secondo te, dovrei andare dritta da Damon a chiedergli cosa prova per me? Correndo il rischio che mi scoppi a ridere in faccia?” - fece Bonnie.
“Si, è esattamente quello che devi fare!” - rispose Meredith - “ Bonnie tu non sei una bambina indifesa e probabilmente non lo sei mai stata! Siamo stati noi gli sciocchi a considerarti tale perché tu…insomma….soltanto negli ultimi mesi hai: risollevato dal baratro un vampiro depresso con cui hai instaurato un rapporto invidiabile, portato avanti la tua vita umana, fatto enormi progressi come strega e le hai cantate per più di una volta ad Elena!” - elencò Meredith - “Penso che tu sia forte abbastanza per riuscire a reggere un confronto con Damon!” - aggiunse.
“Quindi…devo parlargli?” - fece Bonnie.
“Quindi devi parlargli!” - confermò Meredith.
Bonnie annuì e, sorridendo, abbracciò Meredith.
“Sai? Mi sono improvvisamente ricordata perché la nostra è un’amicizia decennale!” - fece Bonnie.
“Ne sono felice!” - rispose Meredith, alzandosi e facendo per andare via nell’istante in cui la signora Hill cominciò a gridare a gran voce che tutto il lavoro era stato svolto e che potevano ritornare a casa ed essere orgogliose perché il ballo della sera dopo sarebbe stato spettacolare.
“Un ultimo consiglio?” - le gridò Bonnie.
Meredith si voltò e sorrise, conoscendo già la risposta perfetta: “Quando gli parlerai e lui ti risponderà, poi dovrai essere tu a valutare se fidarti oppure no!” - disse - “Beh….ti do una dritta per capirlo rapidamente: ascolta il tuo cuore, Bonnie!”.
Bonnie sorrise e annuì: “Te lo prometto!”.

Per la maggioranza delle persone il momento più opportuno per fare jogging era all’alba, ma Meredith non era la maggioranza delle persone.
Lei adorava fare jogging al tramonto, dopo cena.
Le piaceva correre per ore con il sole che tramontava alle sue spalle e sentire i caratteristici tintennii dei bicchieri che provenivano dalle case dove le donne si davano da fare per caricare la lavastoviglie.
Era rilassante.
Ma la cosa che le piaceva più di tutte era tornare a casa dopo una bella corsa, farsi una doccia rinfrescante e buttarsi sul suo comodo lettone per una dormita lunga e rigenerante.
Quella sera, poi, si sentiva fiera di se stessa mentre le goccioline di sudore le imperlavano la fronte e la coda con cui aveva legato i capelli le dondolava sulle spalle.
Era riuscita a portare a termine la sua “missione”, aveva parlato sia con Elena che con Bonnie ed anche con Stefan.
Certo, il quadro non era al completo perché c’era anche Damon, ma…andiamo…lei che parlava con Damon di sentimenti? Era assurdo! Soprattutto perchè Damon non parlava con nessuno di ciò che provava, figurasi se ne andava a parlare a lei….Miss Inquietudine.
Ma la signora Stones le aveva detto che anche tre se quattro era un bel risultato, quindi….
Meredith svoltò lungo il viale alberato che costeggiava la casa di Bonnie e che, di solito, a quell’ora di sera era sempre deserto e aumentò l’andatura della corsa spostandosi liberamente verso il centro della strada.
Fu in quel momento che uno strano movimento sull’albero di fronte alla casa della sua migliore amica attirò la sua attenzione.
Meredith si fermò sul posto e strinse gli occhi nel tentativo di riuscire a vedere di cosa si trattava, ma non c’era più nulla che si muoveva.
Scosse la testa e pensò di essersi sbagliata, ma proprio mentre ricominciava a correre un nuovo movimento sull’albero seguito dall’apparizione di lucenti capelli neri le fece scappare un risolino.
Damon stava spiando Bonnie!
Era spassosissimo, sembrava di assistere alla scena di uno di quei fim di bassa lega in cui il quindicenne brufoloso e in preda agli ormoni si arrampica su un albero per spiare la reginetta del ballo a sua insaputa.
Meredith rise di gusto e si avvicinò.
Non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea di parlare anche con Damon, ma già che se lo trovava lì….insomma…aveva fatto trenta, tanto valeva fare trentuno.
Lanciando un’occhiata alla casa di Bonnie per controllare che non ci fosse nessuno in vista, bussò con le nocche al tronco dell’albero e guardò in alto.
Damon si voltò di scatto con l’espressione di chi è irritato perché non voleva essere disturbato, ma appena la riconobbe sbuffò e alzò gli occhi al cielo.
Meredith lo indicò e, a gesti, gli fece capire che doveva scendere, ma Damon si piazzò sul viso quel ghigno divertito che lei odiava a dismisura e scosse la testa.
Meredith annuì e non perse coraggio, piuttosto disse: “Ok! Allora sarò costretta ad andare ad informare Bonnie che c’è uno spione sull’albero che ha in giardino!” - parlò con un tono di voce naturale sapendo che Damon avrebbe potuto sentirla comunque.
E, infatti, un secondo dopo se lo ritrovò davanti.
“Cosa vuoi, Miss Inquietudine?” - le chiese Damon incrociando le braccia al petto.
Meredith sospirò e si lanciò nell’ennesimo discorso della giornata.
“Nulla! Mi piacerebbe soltanto sapere perché stai qui a spiare Bonnie quando hai Elena, la ragazza che hai sempre desiderato?!?”- fece Meredith.
“Non sono affari tuoi!” - replicò Damon.
“E invece lo sono perché Bonnie è la mia migliore amica e ha già sofferto abbastanza a causa di un bastardo cronico come te!” - disse Meredith, durantemente.
A quel punto l’attenzione di Damon fu tutta concetrata su di lei: “Siamo in vena di complimenti a quanto pare, eh?”.
Meredith fece un passo avanti e gli puntò un dito contro.
“Ascoltami bene! Non so cosa provi per Bonnie, ma spero per il tuo bene che sia qualcosa di abbastanza forte da spiegare il perché di questo tuo comportamento, Damon!” - disse - “Io voglio solo il meglio per Bonnie e, chissà per quale ragione, lei pensa che il meglio sia tu e ti ama per questo e, dopo quello che è successo ieri sta ancora peggio di prima! Quindi, dato che sono una buona amica, nonostante non ti sopporto, ho passato l’intero pomeriggio a cercare di convincerla a parlarti per decidere se questa volta può fidarsi di te!” - aggiunse.
“Quindi dovrei ringraziarti?” - fece Damon.
“Si, esatto, dovresti!” - rispose Meredith - “Perché è soltanto grazie a me se lei deciderà di darti una seconda opportunità! Ma stà attento a come te la giochi perché sarà l’ultima! Quindi, prima di parlare con Bonnie, ti consiglio di fare chiarezza su ciò che veramente vuoi!” - continuò - “Se vuoi Bonnie e ne sei innamorato, anche se < innamorato > è una parola grossa da usare con te, comunque….se ami Bonnie allora vedi di smetterla di comportarti come se fossi il personale cagnolino scodinzolante di Elena, se al contrario Bonnie è solo un gioco per te e non hai alcuna intenzione di mollare Elena…beh…allora evitala, evita Bonnie e quando vorrà parlarti tirati indietro ed esci fuori dalla sua vita! Mi hai capita?” - fece Meredith.
“Devo prenderla come una minaccia? Oppure era un amichevole consiglio?” - fece Damon guardandola negli occhi.
“Niente amichevoli consigli tra me e te, Damon!” - rispose Meredith facendo per andarsene.
Pochi passi dopo, però, si bloccò e tornò a voltarsi: “Ascolta….non prendermi in giro per quello che sto per dirti, non subito almeno, ma….oggi mi sono ritrovata a dire una frase parecchie volte e sempre in situazioni come questa quindi la dico anche a te!” - disse.
Damon la guardò assottigliando lo sguardo.
“Beh….quando parlerai con Bonnie, se..le parlerai..ascolta il tuo cuore, Damon!” - disse - “Sempre che tu ne abbia uno, ovvio!” - aggiunse.
Lanciò un ultimo sguardo al vampiro e riprese la sua corsa.
La voce divertita di Damon la raggiunse poco dopo, da lontano: “Ehi, adesso posso prenderti in giro?” - le chiese.
Meredith agitò in aria una mano, senza voltarsi, mentre in lontananza la risata di Damon si perdeva nell’aria.
Non poteva certo aspettarsi di meglio dopo avergli detto una frase del genere.

“Quindi?” - le chiese Alaric al telefono.
“Quindi ho fatto quello che mi hanno detto e ho cercato di aprire gli occhi sui loro sentimenti ad Elena, a Stefan, a Bonnie e….persino a Damon!” - rispose Meredith mentre si frizionava i capelli con l’asciugamano.
“Tu hai dato consigli sentimentali a Damon?” - fece Alaric, divertito.
“No! Io ho dato minacce sentimentali a Damon, non consigli!” - rispose Meredith.
“Ok! Quindi adesso che si fa? Si aspetta per vedere che succede?” - chiese Alaric.
“Mi sa di si! A quanto pare questa era l’ultima parte del piano strategico delle due signore, quindi adesso dobbiamo solo aspettare e vedere se ha funzionato!” - rispose Meredith.
“Io credo di si!” - fece Alaric - “La SuperConsigliera non sbaglia mai!” - scherzò.
Meredith rise e si lasciò cadere con un tonfo sordo sul materasso del suo letto.
“Allora ci vediamo domani?” - chiese.
“Puoi giurarci! Arrivati a questo punto non mi perderei quel ballo per nulla al mondo!” - rispose Alaric - "Quindi...buonanotte!!".
“Buonanotte!” - fece Meredith, chiudendo la telefonata e poggiando il cellulare sul comodino.
Si rilassò con un sorriso enorme e guardò il soffitto.
Quel giorno era stato a dir poco strano, ma….doveva ammettere che si era divertita, soprattutto quando aveva puntato il dito contro Damon!
- Però è anche vera un’altra cosa… - pensò massaggiandosi una spalla e sbadigliando -
…essere saggia è proprio sfiancante! -.